AUDACI SCALATORI SCOPRONO i relitti dell'aereo Milano-Francoforte di Guido Tonella

AUDACI SCALATORI SCOPRONO i relitti dell'aereo Milano-Francoforte ii i inumimi ii li mistero delia B ondasse a AUDACI SCALATORI SCOPRONO i relitti dell'aereo Milano-Francoforte La scoperta fatta a dieci mesi dalla tragica scomparsa ■ Il racconto di un animoso alpinista Soglio in V. Bregaglia, 10 luglio. • II tragico mistero che circondava la scomparsa dell'aereo Francoforte-Roma della Lufthansa, caduto presumibilmente nel settore centrale delle Alpi, è stato oggi dissipato a quasi dieci mesi di distanza dalla sciagura. Preso iti un turbine temporalesco, il velivolo germanico è andato a percuotere contro l'immane granitica parete nord del Pizzo Cengalo (m. 3340) nella Val Bondasca, la quale pure essendo già al di qua del grande strapiombo alpino, si trova politicamente su territorio svizzero come tributaria della Val Bregaglia nel Cantone dei Grigioni. Il corpo centrale dell'apparecchio non è stato ancora ritrovato, ma numerosi frammenti di legno, di alluminio, di gomma, dei pezzi di targa sparsi per un raggio di un centinaio di metri, stanno a testimoniare la violenza dell'urto a seguito della quale l'opparecchio deve essersi completamente sfasciato. Affannose ricerche Se fino a ieri, quando è stata casualmente effettuata da parte di una carovana di alpinisti svizzeri la prima scoperta di una placca di alluminio e di due schegge di legno compensato, poteva sussistere qualche dubbio sull'effettiva appartenenza di questi relitti all'apparecchio della Lufthansa, ciò che è stato trovato oggi da una carovana espressamente partita da Val Bragaglia fino dal primo annunzio, guidata da un tecnico dell'Aeronautica svizzera, non può più dar luogo ad alcuna esitazione. Sullo strato nevoso che il sole di una estate incipiente con singolare ritardo fonde appena ora, si sono trovati alcuni fogli del libro di bordo con l'intestazione della Compagnia a cui apparteneva l'aeropla no caduto. Ho avuto la fortuna arrivando stasera in Val Bregaglia d'incontrarmi con uno dei membri della comitiva che fino da ieri, nel corso di un audace tentativo di ascesa sul versante nord del Colle dei Gemelli, ha trovato i primi resti. Da quando nell'ottobre scorso si è sparsa la notizia della scomparsa del velivolo tedesco chissà quante spedizioni sono state organizzate per ricercarne una parte qualsiasi tale da permettere di diradare il segreto che rendeva ancora più cupa questa terribile tragedia, in cui ben tredici persone avevano lasciato la vita. Spinti dalla speranza di assicurarsi il premio promesso dalla Direzione della Lufthansa a chi avesse dato indicazioni atte a far ritrovare l'apparecchio, chissà quanti montanari delle vallate delle Alpi centrali hanno creduto di poter arrivare per primi sul luogo della sciagura, scandagliando burroni e nevai. Perfino delle donnicciuolc di Val Calanca e di Val San Giacomo, hanno corso l'alea, affermando di avere udito nella tempesta il rombo del motore ed il fragore delle rocce percosse... Ma tutte le indicazioni cosi finora raccolte erano destinate a rivelarsi assolutamente infondate. E stava scritto 'che chi avrebbe scoperto il punto esatto della disgrazia e posto alla luce i relitti della tragedia non doveva essere della gente spinta dalla brama del lucro, contrabbandieri o cacciatori di frodo speranzosi di assicurarsi il premio della Lufthansa, ma dei puri ideaiisti, di quelli che vanno in montagna per la montagna, scalatori di buona tempra. La difficile escursione Questi sabato scorso sono parliti da Val Bregaglia salendo su per la Bondasca fino al Rifugio dì Sdora: che banale non è certo l'ascenscione da essi progettata lungo il preàipite versante occidentale del Colle dei Gemelli, definito dalla famosa guida Klucker che per primo l'ha scalato, come la più difficile ascensione di ghiaccio delle Alpi Centrali. « Stavamo salendo lungo il canalone ghiacciato dei Gemelli — ci racconta Rodolfo Honegger, guardiafrontiera a Soglio e a tempo perso esploratore di vaglia degli ultimi segreti alpinistici della Val Bondasca — stavamo salendo lungo il pendio, quando giunti a pochi metri dallo strapiombo ghiacciato, il primo della nostra comitiva, Bernhard di Coirà, scopriva improvvisamente una lastra di alluminio incastrata nella neve. « Subito dopo anche gli altri della comitiva, dott. Hug di Zurigo, Antonio Siemens di Lucerna, ed io stesso, scoprivamo incastrati nella crosta nevosa degli altri frammenti, pezzi di alluminio e scheggie di legno compensato. « Mentre i miei compagni continuavano l'ascesa io ho ritenuto mio dovere, scendere immediatamente a valle per rendere edotti della scoperta i miei superiori. Alla sera io ero nuovamente al Rifugio Sciora con altri due commilitoni. Nella notte da domenica a lunedi, ci raggiungeva lassù un ufficiale delle Guardie di frontiera che accompagnava il delegato del servizio aeronautico elvetico dell'Alta Engadina, Gustavo Risch. Stamattina, di buon'ora ci portavamo al basso del canalone, e sistematicamente procedevamo a delle ricerche lungo un fronte di un centinaio di metri. « Senza che ci affannassimo a sondare nella massa nevosa, scoprivamo, affioranti alla superficie, un pezzo di cilindro di motore, frammenti di legno, un interrutto¬ re e, più in là, paginette del libro di bordo ». Honegger, dopo qualche esitazione aggiunge che stamane era pure stato trovato sulla superficie nevosa un brandello di carne umana. Tragico destino . Al dire di Honegger, che conosce perfettamente la cerchia dei monti della vai Bondasca, l'appa recchio tedesco che, malgrado l'infuriare della tempesta era riuscito a passare al di qua della catena alpina, probabilmente attraverso la larga insellatura del Maloggia, andava a infilarsi per un tra gico destino entro la chiostra montagnosa della Val Bondasca, men tre con una differenza di rotta di poche centinaia di metri avrebbe potuto arrivare agevolmente, lungo la valle di Chiavenna ed il lago di Como, fino alla pianura. Malgrado la situazione terribile in cui deve essersi venuto a trovare il pilota, chiuso tra le altis sime muraglie del pizzo Badile, del pizzo Cengalo e dei torrioni dei Ge metti, l'aeroplano tedesco, al dire di Honegger, avrebbe ancora po tuta trovare una via di salvezza attraverso il passo di Bondo che arriva appena all'altitudine di tremila metri. Ma la tormenta deve aver fatto perdere completamente la rotta al pilota che andava a dare di cozzo contro la parete granitica del Cengalo. Honegger ritiene che l'aereo sia andato in gran parte in frantumi {ed infatti i pez zi che sono stati ritrovati portano le tracce del cozzo contro le rocce) e che il corpo centrale del velivolo sia scivolato lungo il canalone del colle dei Gemelli finendo in bas so, in qualche crepaccio. Spezzato il pugno che reggeva solidamente il timone nell'infitriare della tormenta, la bella nave aerea si fran fumava contro le rocce e scompariva ìlei bianco lenzuolo di neve. Guido Tonella iiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Antonio Siemens, Honegger, Rodolfo Honegger

Luoghi citati: Bondo, Chiavenna, Como, Francoforte, Milano, Roma, Soglio, Zurigo