Tragico grido degli Armeni del di dolore Mussadagh

Tragico grido degli Armeni del di dolore Mussadagh dopo IIm baratto dei* saggiaccato Tragico grido degli Armeni del di dolore Mussadagh Come la Francia ha abbandonato al turco sterminatore una popola zione cristiana ■ Le reazioni nel mondo arabo per Alessandretta Parigi, 24 giugno. Si apprende in questi ambienti non senza una soddisfazione alquanto ironica, che proprio questa mattina la Commissione permanente dei mandati presso la Lega delle Nazioni ha ultimato l'esame del rapporto sulla Siria, e che il chdmtoJudadocumento è stato approvato come mpienamente regolare. L'alienazione di una parte del territorio affidato alla Potenza mandataria non sembra aver fatto oggetto di obiezioni di sorta da parte della Commissione. Secondo Paris 8oir non è escluso che la Francia renda prima o poi spontaneamente conto a Ginevra del proprio operato. Ma poiché il negoziatore del Patto turco siriaco è stato Massigli, e poiché la Commissione dei mandati come tutte le altre Commissioni ginevrine non oserebbe mai dare un dispiacere al proprio ex Segretario generale, anche in tale caso l'as- resoluzione plenaria è assicurata, mdmcotanntrdqchGlucolanDedichiamo l'episodio a coloro che non hanno mai voluto prendere sul serio la qualità di azienda franco l'tainglese della Lega delle Nazioni e Idsi sono ostinati a vedere candida-j iemente in essa nazionale. un istituto inter- Una lettera drammatica jrevfIl Consiglio dei Ministri si è in-1 caricato degli affari diplomatici in ! corso e si è compiaciuto con Bonnet per la conclusione del Patto franco-turco. Ignoriamo tuttavia se il Capo del Quai d'Orsay abbia portato a conoscenza dei colleghi la lettera che gli armeni del Mussadagh, territorio passato alla Turchia in forza del Protocollo firmato ieri ad Ankara, hanno scritta giorni or sono all'Alto Commissario per la Siria Puaux. In questo documento drammatico si può leggere testualmente quanto segue: «-■ Se la Francia ci abbandona ai nostri nemici, uccideremo le nostre mogli e i nostri figli con le nostre stesse mani e morremo combattendo. Mai e poi mai i turchi prenderanno vivi gli armeni del Mussadagh! ». Come accennavamo sere or sono alludendo al pericolo di veder sorgere quanto prima in questo settore montuoso dell'Asia Minore una nuova Armenia sanguinante, le cose vanno proprio nel modo che quelle disgraziate popolazioni mussulmane temevano. La Francia ha da principio tentato di ottenere per loro qualche garanzia. Ma la netta ostilità del Governo turco l'ha convinta di 11 a poco che era meglio non insistere. Il fatto è esplicitamente confessato nella nota diramata a Parigi per illustrare la cessione del Sangiaccato: « Per quanto riguarda i gruppi etnici di sangue non turco, dice il Governo francese, era chiaro che Ankara avrebbe escluso risolutamente qualsiasi tentativo di assicurare loro una protezione dal ai fuori. Abbiamo dovuto quindi eliminare dai Protocolli tutte le disposizioni che avrebbero potuto servire ad assicurare agli elementi in causa talune franchigie e garanzie ». Parigi soggiunge che chi non vorrà sottostare alla dominazione turca potrà andarsene. Gli si lasciano sei mesi di tempo per optare tra la nazionalità siriaca e libanese, e diciotto mesi per liquidare i proprii beni e passare la frontiera. Ma il rimedio era già stato previsto dagli armeni nella lettera di cui sopra, e aveva strappato loro questo grido pietoso: « Una emigrazione in massa sul l'esempio di quanto avvenne in al tri tempi in Cilicia, sarebbe pel nostro popolo di agricoltori una condanna alla morte lenta nella miseria e nel disonore ». Che avverrà dunque domani delle migliaia di cristiani abbandona ti senza difesa al beneplacito del nemico ereditario ? Alla luce degli avvenimenti i vistosi onori resi di recente nella capitale francese al Patriarca di Antiochia acquistano un senso quanto mai singolare. In quanto alla dichiarazione contenuta nella stessa nota esplicativa del Quai d'Orsay, che « la Francia non ha la menoma intenzione di rinunziare in favore di terzi alla propria missione nella Siria e nel Libano », questi ambienti si compiacciono interpretarla non solo come l'esclusione di qualsiasi ulteriore abbandono territoriale alla Turchia, ma come il segno che Parigi intende ormai considerare la Siria « quale territorio incluso per sempre nell'Impero francese»: la frase è dell'ufficioso Petit Parìsien. Non più mandato, dunque, ma annessione. Annessione larvata per il momento: ma alla prima occasione ufficialmente notificata. Quale risveglio per i nazionalisti di Damasco! La Siria che al tempo di Vienot ere deva già toccare con mano la propria indipendenza, ricasca a pie' pari nella condizione d'una provincia francese, come una Tunisia qualsiasi. Il Comitato segreto panarabo ha da oggi un nuovo irredentismo sulle braccia! La finiranno per lo meno di mettere in ballo l'Albania... Il lavorio balcanico Dall'insieme dei commenti dedicati al Patto franco-turco dalla stampa parigina, non è difficile intendere comunque che uno dei primi effetti attesi dal Protocollo di Ankara consiste nell'assicurati! attraverso la Turchia la ricostituzione di quell'egemonia balcanica della Francia che l'amicizia ita Iojugoslava aveva messa fuori gioco. Nel pensiero di Parigi la forza militare turca deve servire prima di tutto o sostituire sul fianco dell'Italia la minaccia rappresentatavi in altri tempi dall'esercito jugoslavo. Notizie da Bucarest informano cabgcLcpRVssLslAdT che Gafencu sta lavorando a redigere il testo di un Patto fra Romania, Turchia e Grecia destinato a spalleggiare militarmente la Jugoslavia e ad impedirle di cedere alla pressione dell'Asse. In altri termini i turco romeni vor- Osgqras mitragliatrici collocate alle spalle rebbero assumersi l'ufficio delle s mutilatori. di un reparto malsicuro al momento di mandarlo all'attacco. Nei confronti della Jugoslavia la metafora non 6 un complimento: ma non siamo noi a perpetrarla. Per I'.esecuzioné di questo piano i francesi e gli inglesi hanno trovato in Gafencu un agente modello. Vero è che il prestito di cinque milioni e mezzo di sterline che Londra sta per accordare al Governo romeno aprirebbe qualunque intelligenza. Ma resta l'incognita della Bulgaria. Che farà la Bulgaria? Senza dubbio essa non può essere dalla parte dei suoi Lasciando ora l'Occidente per l'Oriente, la cronaca della giorna ta c'impone due o tre rilievi degni Idi nota. Le nostre previsioni di j ieri sera circa i risultati della con gailrdufadbsbcdeqticnlsjrerenza di Singapore hanno rice- nvuto conferma. Il comando delle forze interalleate in Estremo Oriente è stato effettivamente assegnato sino da ora all'ammiraglio inglese Sir Percy Noble. In quanto al Siam le manovre di irretimento sembrano ancora più avanzate di quanto non supponessimo. I franco-inglesi mettono già sul tappeto la questione di una garanzia da accordare in comune a quello Stato e pretendono che il governo di Banglcock sia favorevole all'idea. Su tali sentimenti del Siam c'è probabilmente più di una riserva da formulare. Sta di fatto però che il mese prossimo è annunciata la visita di una squadriglia di aeroplani siamesi alla base di Singapore e che gli inglesi e francesi confessano senza ambagi di non poter fare a meno del controllo dell'istmo di Kra, n5 della libera disposizione dei porti e dei campi di aviazione dell'inquietante vicino dell'Indocina. L'appetito, come dice quel no to proverbio, viene mangiando. E il Ministro Bonnet per provarci che ha buoni denti, lancerà domani un messaggio radiofonico alla lontana Argentina, dove l'ambasciatore Peyrouton inaugura la nuova sede dell'ambasciata, Concetto Pettinato esemplo, in buona fede scrive: « Il progetto di Bagdad è evidentemente pratico e menta di essere accettato dai paesi arabi in generale e in particolare dall'Egitto. Noi ci siamo finora rivolti troppo verso Occidente, nella cultura, nella industria, nel commercio e financo nella moda e nei sistemi di difesa. L'assimilazione e l'imitazione possono giovare, ma possono anche nuocere. Dobbiamo ritornare all'Oriente da noi cosi lungamente abbandonato perchè questo ritorno ci presenta dei vantaggi innumerevoli e sicuri, non solo, ma è inbacanistpeusqutivapopovepadeprMfanecessario per il consolidamento j^della posizione che ci siamo fatta setra ì popoli orientali ». fr. dAZÌOne iniQlia |saIl « Mokattam » osserva il dolo- chqu„ rioo-u ors>w noi ,.„,i » lÙLimfg^u« ^L, • L 6 lazi?ne dimqua della Francia che smembra jvinfio è a l a i — a a e t o o i l i . e n e o e i i o : i e t k r o ndi a aae ala o e k' la Siria. L'« Ahram » riceve da Beirut che il patto ha avuto una penosa ripercussione negli ambienti siriani i cui giornali disapprovano il mercato che ha alienato una parte integrale della Siria la quale da venti anni non cessa di essere vittima di esperienze e di atrocità. Però gli ambienti arabi non tanto si preoccupano dell'attuale atto di cessione quanto degli sviluppi della nuova politica della Turchia, che si vede riconoscere in solenne forma internazionale le proprie pretese al ritorno egemonico sui Paesi arabi dove oggi ha rimesso piede. E' l'azione della Turchia quale sarà tra cinque o dieci anni che allarma soprattutto gli arabi i quali vedono ripresentarsi l'antico odiato padrone fattosi più prepotente e contro il quale hanno tanto lottato. Gli arabi sanno che la Turchia, inghiottito l'attuale boccone, medita una prossima azione per Aleppo e Gezlra, ricca di petroli, per le quali regioni ha già chiesto la forma di governo autonomo sotto il proprio protettorato. Le richieste turche sono state messe a tacere all'ultimo momento su intervento dell'Inghilterra allo scopo di non sollevarsi contro il mondo arabo nell'attuale momento internazionale, ciò che ha determinato la dichiarazione francese di non alienazione del mandato, ma l'azione turca appare soltanto differita, anzi ora si rivela che durante le recenti trattative di Ankara con l'Ambasciatore Massigli, il Governo turco si era dichiarato disposto a desistere dall'annessione del Sangiaccato purché la Francia accettasse di trasferirle il mandato della Siria. Altre rivelazioni ci mostrano che gli incitamenti degli inglesi alla Turchia per chiedere Alessandretta risalgono ad anni addietro, quando, non esistendo l'alleanza anglo-francese ma la rivalità, specie per il prossimo Oriente, l'Ammiragliato britannico non voleva che Alessandretta diventasse base navale francese. Gli incitamenti continuarono poi, seppure con differente obiettivo, ddcl'oscncddnurtvmhdvcmèrnprbdMluAntonio Lovato La Bulgaria si orienta verso l'Italia e l'Ungheria Budapest, 24 giugno. Irritata più che delusa dal peggioramento dei rapporti determinato, nei suoi confronti, dal viaggio di Ganfencu ad Ankara ed Atene, la Bulgaria, che deve attribuire questa situazione alle garanzie promesse dall'Inghilterra e dalla Francia alla Romania, sembra affaticarsi alla ricerca di un nuovo sentiero per la sua politica estera. Attenti lettori della stampa bulgara mandano da Solia che quei giornali vanno alla ricerca di alleati, e si rivolgono verso l'Italia, che non ha mancato di deplorale l'incerto carattere del viaggio di Gafencu, e verso l'Ungheria. Non più tardi di ieri abbiamo visto che la buona armonia fra Sofia e Roma dispiace ai turchi. ì quali invece avevano sperato una evoluzione nei rapporti fra le due capitali. Oggi segnaliamo un ravvivarsi dell'amicizia fra Sofia e Budapest che non ha cessato di essere una realtà dal giorno in cui Gombòs e Kanja visitarono la capitale bulgara. Re Boris, insignito della massima onorificenza unghe rese ha diretto a S. A. il Reggente o ri r a ote a i oala an ln». nbi er DtvsgnzpipddpescntcsstlsmtnsrpfHorthy un caloroso telegramma di'ringraziamento, dicendo dt Vedere,fenel gesto, 1 espressione della sim- patia verso il suo paese. i« Ccn viva commozione — con- elude il lungo dispaccio - mi sf- fretto a manifestare la mia pro-fonda gratitudine e esprimere an- cora una volta a Vostra Altezza la mia stima e l'amicizia e fcrmu- . ,, .• lare gli auguri per il benessere di Vostra Altezza e della nobile na- zione magiara». A questo telegramma si dedica- no articoli e commenti. Con essi sembra rinasca la fratellanza di armi bulgarc-magiara. L'O Mtt: yyarsau afferma essere la Bulgaria uscita dal suo stato ili immobilità, rinunciando alla politica della silente attesa. « Prima o poi — scrive il giornale — l'energica ed attiva politica estera bulgara, che già oggi batte con passo sicuro e ferino la seconda via, darà i suoi frutti 1 sentimenti esternati da Re Bo- ris al Reggente Hcrthv, il giornale li considera come un* Incoracela- 1^7,1 1? 11 1 «u" n mento a insistere nella lotta stenuta dal popolo ungherese perla vittoria della giusta, vera pace.