L'arrivo dei potamesi di Corrado Alvaro

L'arrivo dei potamesi L'arrivo dei potamesi lè La della ad una vana caccia polizia londinese misteriosa automobile Londra, 15 giugno. svcedsLa polizia di Londra sta dando,cuna disperata ma finora vana cac- mcia a un'automobile con la quale ' laalcuni ladri compiono quasi cgni j mnotte operazioni criminose in rgrande stile. La polizia metropo-1 dlitana dispone di automobili velocissime e affidate a guidatori di particolare valentia eppure, per quanto spinte a tutta velocità, le vetture della polizia non sono mai riuscite a raggiungere quella dei ladri. Questa è stata scorta in diverse occasioni e immediatamente inseguita, ma invariabilmente i seseilsor|Dmalandrini sono riusciti a mettere jtaln breve tra sè stessi e la polizia i tquei 200 o 300 metri che sono suf- aficenti per fare una svolta o due cche consentono di ccclissarsi. vzi sa che la macchina dei ladri lz lè stata rubata nell'aprile di que- sfanno. Si tratta di una grossa vettura americana, d'un modello che è stato venduto in soli dodici esemplari : il rappresentante londinese della ditta costruttrice assicura che la macchina supera fa,cilmente i 200 chilometri all'ora mentre la più veloce di quelle del ' la polizia arriva ai 170. Inoltre, la j macchina dei ladri ha una accele razione rapidissima. Le indagini 1 della polizia sono state accuratis sime; si è riusciti ad accertare, peresempio, che la combriccola ladresca lavora, ogni notte, tra le due e le quattro; si sa anche che fatto il colpo quotidiano (qualche nette sono state compiute anche due operazioni) fugge verso il quartiere sud-occidentale della metropoli. |Dove essa si ripari non si è tut- jtavia mai riusciti a sapere. L'iden i tificazione della macchina riesce abbastanza difficile giacché i ladri cambiano targa tutte le sere e ri verniciano spessissimo la carroz lzeria. ii e- a o ci nsaa la eni s Strilli, grida, richiami ; si chiudono le porte e i cancelli di legno, si ritira la biancheria dalle siepi dove sta a sbiancarsi nel sole, si ritirano i sacchi dalle soglie delle botteghe, e se si potesse si leverebbero gli anelli di ferro per le soste delle cavalcature; arrivano i potarnesi. Non sono gente cattiva i potaniesi, sonò religiosi e fedeli, ma soltanto non distinguono tra la roba loro e quella degli altri. Ci sono i negozi con la roba fuori in mostra e gli stoccafissi appesi all'architrave* e le scope, e ogni sorta di cose; c'è tanta grazia di Dio che è un peccato non profittare. Ma quella è proprietà degli altri, non lo capiscono questo i poteìu esi ? Così parla il signor Macrino ha ragione: «Non mi parlate dei! potamesi. Per me. non sono al-1 tro che dei ladri matricolati», j II signor Burgi non è della stes- sa opinione. Egli sta terminando gli siudi all'università. «Perchè ii chiamate ladri?» egli dice. « Non hanno il senso della proprietà. Essi non vedono mai roba manufatta perchè da loro iti montagna non c'è. E siccome credono a loro volta di essere imbrogliati da lutti quelli che sanno leggere scrivere e far di conto, si rifanno quando possono. Essi considerano la roba l'atta a macchina come se non costasse niente, e come il seguo d'un mondo prospero e felice. l'n. potamese che andò a Napoli credeva che le fioraie per la strada regalassero i fiori ai passanti. Essi hanno un'idea molto gentile e facile della civiltà. Essi credono che, essendoci le macchine...». TI signor Macrino osservò : «Ma ditemi, perchè dovrebbero schiodare i cancelli di legno? E die cosa se ne fauno, quando sono riusciti a portarseli via?». Il sii in ba gnor Burgi rimase imbarazzato. non sapeva come rispondere; non | sapeva perchè i potamesi si por- tasserò via anche i cancelli di i legno. «Perchè... perchè non possono vedere niente che non sia assicurato. Porse perchè pensano che r|sV, uua ™sa 3i .Puo Poltar via fa: 1 umente ee o e e ei. t- ne ri iz! non interessa troppo il proprietario. Come volete capire i pensieri di un potamese che abita in montagna e non ha mai visto niente». Ma una nuova idea venne in mente al signor Burgi : « Scusate: i pellai, gl'incettatori di miele, di cacio, di grano, quando vanno dai potaniesi in montagna, non li ingannano? Voi sapete che basta far vedere a un potamese un oggetto che egli non ha mai visto, e vi dà tutto quello che ha, e spesso nel cam- bio è grossolanamente ingannato. E i bottegai non li ingannano? E specialmente le loro donne, che sono golose e curiose, sono capaci di darvi la riserva del loro grano se voi vi presentate con un carico di noccioline, e meglio ancora con quei fazzoletti da pochi soldi, a grandi colori, che fanno a loro tanta impressione. Siccome fanno una vita aspra, per stare allegri un'ora sono ca- Eaci di togliersi il pan di occa ». «Ah sono cos'i le loro donne?» chiese curioso il signor -Macrino «Sono ghiotte e curiose. E so-jno proprio belle. E non apprez- |zano i loro uomini sé non souo;abili e scaltri» ! «Eccoli eccoli i potarne,! !.. JRichiami, strilli, sbattere eli | porte, e su tutto la voce forte e i pronta dei potaniesi che. mentre vengono avanti ili fila per uno. ; si parlano gridando senza volta-re la testa. La strada è larga gialla sotto il sole; si sente ili sul venticello fresco del mare che barbaglio del sole giti a liti velo celeste; si sente l'odore dell'abitato dove sono le merci e lo stoccafisso e le sardelle e la carta da involgere, più forte a mano a mano che cresce il sole. Alcuni po-, tamesi vengono a piedi, altri sul- l'asino, in fila. I.e donne forma-jno un'altra fila in fondo giubbetti rossi e violacei culo: e di processione, e coi sacchi vuoti I ripiegati sulla testa. Anch'esse parlano, ma è come se squittissero, gorgheggiassero, tubassero: tengono dritta la testa piccola sul collo forte lungo e largo, e non si voltano nè a destra uè a siili- stra; ah avanti nò indietro. E a tratti strillano come se facesse- ro coccodè. Siccome si fermano davanti alla porta d'una botte-1 eoli i dietro, uno per volta», mesi portano sottane lai o tre sovrapposte ga. il proprietario esce Inori, e li allontana con la canna clic serve per misurare. «Indietro, in~.e potatile, due grandi grembiuli; sotto i grembiuli tengonojle mani giunte: non a hnire sotto 1 che cosa vada grembiuli. «Ladri, famosi ladri» dice il negoziante. I potaniesi ridono bianco. Seduti sul balcone, il signor Macrino e il signor Burgi fjuardano sorridendo. Si volgono e donne verso gli uomini, gli uomini verso le donile, come se ricevessero una gran Inde. « Famosi e celeberrimi ladri ». Ridevano i potaniesi. e tutti insieme facevano una cosa colili' un armento, come un bugno, come un fruito, come t'itto quello che è denso e sano. A vederlo dall'alto era bello, l'in in là, l'arco d ni in la, laico d?l maresi stendeva fino al promontorio! calcinato, colore di rosa vecchia,1 le agavi in fiore si confondevano i eoi pali del telegrafo, e la ìnon-jtagna dei potamesi dritta in fon- no tra le valli pareva l'adorasse- ro i monti più bassi intorno e! curvi verso di lei. Per la spiag-l già deserta le pecore brucavano1 ì cardi turchini e azzurri e grigi,'le erbe sapide e dure. Si sentivajsull'aria lieve l'odore del treno che era passato, odore di fumo, di legno caldo, di baracca frequentata dagli uomini. «Sarà difficile che vediate bare a un potamese. Non c'è jchio umano che lo possa sòrpren- |dere. E' inutile che guardiate i;così fisso. Anch'io mi domando ! fonie fanno», disse il signor JBurgi. " j | « kono turbi, b vero Z », chiede- iva Macrino. « Sono furbi » ripetè Burgi. «E! ; se provate a parlargli non rispondono mai dritto» i « E come rispondono?». •«Rispondono con proverbi pologhi, favole, sentenze, strofette e canzoncine ». « E sono ladri » Macrino. L'idea che to ladri, alla fine divertiva anche lui. E si mise a ridere. Piano piano, i potamesi si , spandevano come una marchia jturchina, pavonazza, rosa, arri vi. ed era sempre 'aggiungeva fossero tali-1 I lei stesse gi d la testa «Ma perche in gruppo gente?», 1 «Non c'è vando dalla strada grigia di aga- vi. ed era sempre lo stesso arrivo. I[rida, gli stessi goiglieg donne, gli stessi salti Quello che stava- in testa alla fila ' parlava a voce alta senza voltarsi ! indietro, e gli rispondeva l'ulti-1mo della fila senza neppur levare Ijtdlo, non camminanoleome tutta l'altra k-erso. Siccome han- no camminato sempre per i viot- toli, seguitano ancora. Ora ci so-lno le strade grandi, e loro segui- tano lo stesso a camminare per ano. Hanno traci-iato sulla stia- da nuova, da una parte, un viot- furia di canini inaici. E spendere un soldo pei e altre per- viaggiare come tutte sone non è cosa per loro. Vanni: a piedi dappertutto». Così spiegava Burgi, come se Macrino non sapesse chi erano i potamesi. Ma Maerino non ci aveva mai fattoiattenzione, e Burgi li vedeva ora come vede le cose chi ritorna nei suoi luoghi. . potamesi venivano avani :, ano , sold, del raccolto e fa-; avev cevano spesa. Anche dove era la;sosta delle cavalcature avevano messo i guardiani che stavano là fermi e guardavano gli asini e i' muli dai potaniesi; questi guar-|diani. perchè avevano la bcrret- !ta cou la visiera e i pantaloni di ,1 fustagno guardavano dallalto i o i potamesi vestiti di lana turchi-jna cou quel caldo. I potaniesi ri- spondevano ai frizzi con indovi- nelli e strafotte come usano tra e! di loro. -l Kd ecco che dall'altra parteo1 della strada si sentì suonare un,'piffero, e tra il polverone si videajavanzare un armento di neeoreo , armento di pecorecol suo colore di terra che cani-mina, col rumore di corpi che simuovono, si sfiorano, saltano, siurtano, roanirano hanno ener-già: cou respirano. Hanno ener-vii-i "rande e diffu- la sa degli armenti. E pota- - mese che riportava il suo armene ito in montagna. Perchè, bisogna o dirlo, sono bravi pasturi i pota- r mesi Non c'è niente di più stu- jpidd delle pecore, coi loro musi- denudati, gli occhi molli, le lane E! si a cliesi portano indosso come strac- ci; tuttavia tanno sempre un pressione, specialmente se la guida è un potamese col suono del suo strumento che pare la voce appannata di erte giovani potamesi un anno dopo le nozze ; un 'suono lungo, festevole, e su tre a o quattro note soltanto, che non -1riesce a comporsi ih un'armonia e ricade continuamente su se stes so. La marina è bianca nel sole, splendono lontano sulla strada i pezzi di vetro e si sente odore di llati e di limone. 1 ragazzi si - affacciano, i signori della mari- . Ina sfilano la testa dall'altra par- zulù». E i a ' frizzo : « Stupidi si ! tamesi ridono, -1 II signor Macrino e il signor e I Burgi guardano dal balcone dov na girano la .. r— te e non guardano i potamesi se non per rivolgere a loro qualche : po arriva l'odore sfatto del pecorec olcio. E' mezzogiorno e si chiudoa no Putì dopo l'altro i negozi, sgombrano le cavalcature, e ì po- tamesi sono partiti alla spicciot- lata. Nel sole alto tutto sembra -ll'ià piccolo, anche i potamesi. Pili - tardi, e il giorno dopo, e chissà r per quanti giorni ancora, si sell- tira dire che è mainata qualche - ''osa. e di tutto pigliano la colpa ,. E i - i potamesi se. presso i: n a Sulle soglie delle cale porte azzurre, si stende la pace vuota del pomeriggio domenicale. Meiitie il signor Macrino sonnecchia nel pomeriggio, vede tra lusco e brusco la sua domestica oi con la bocca aperta; ella sta di-a cendo qualche cosa che egli nonei intende. «Sì. sì» dice, levandosi «ora mi rinfresco e vengo subi- :, to ». Ma ella continua a parlare, -; e leu Umente le parole che ella a;ha dette rispuntano una per una o nella memoria del signor Maà crino. i' «Che cosa è successo ! » egli -|chiede senza credere a quello che gli si stampa improvviso nella i a el n!guardarli dov'erano!» e] «Non lo so» ei 1 guardiani tt u t. i' . j- s«Hanno rubato 1 armento . d.: vce la donna facendo gesti grandi tmontagna dei pota-j verso la mesi. «Tutto?». «Tutto quanto». «E come hanno fatto? E i) ej 1- guardiani eli -! fuori sul pianerottolo, tremava ii"° e si stringevano 1 uno all'ai ii Irò. Cominciarono a spiegare eh' -|da tanto tempo tra loro -|aa tanto tempo tra loro e i po - tamesi c'era rivalità e uimicizia, ' Ila ai - che due anni prima uno d marina ave va rubato un bov caspettavano pruba a - - ; 1 altro. Era una questione di ri- icalità e di abilità. E poi. « il la- de ' oro deve esse he ti rubo. Un paese rubava al- lassato nronrin g' '' M - «ina sotto questa casa» ante uno dei guardiani. A questo il signor Macrino si senti soffocare: lo a- veva veduto, quello col piffero, in testa al suo armento. « E voi che cosa, facevate? » dis- se fuori di se 'n« Stavamo'sotto il ponte del- raceva l e n e n 'a ter a "-'a'1'0 " ovia, a il fresco. 5>i prepararono a partire per la montagna. «Sono furbi. Troveremo la montagna diserta, e , i i siccome sono tutti d accordo i poi tamesi, nessuno ci dira di aver - veduto un armento. O Ci dira di - averlo veduto da tutt alt rampar r , e lt'- & P«" s' avvertono tra di lo e ro..? ).armento si sposta di qua * vorranno quindici crinrni nor ritrovarlo» gioini pei ritrovano». «Ma come si fa a rubare un utero? Non capiscono di là. Ci armento u , a i à e a . |che uno se lo riprende di sicuro, che ci manda i carabinieri e che jalla fine c'è l'arresto?» chiedeva he si era unito il signor Burgi alla spedizione. « Non ci pensano biuieri uè all'arresto, Sono pota mesi, e i potamesi non pensano mai a quello che verrà, disse uno dei guardiani. Ma tacque di colpo, perchè il signor Macrino udii i a a de! ca- -ij ■ • n1 - cara- mai potaniesi : molto più caro, il:il triplo, perchè i pota-imesi sono stupidi. iMacrino e i suoi si misero in voleva pai sentir parlare ratiere dei potamesi. Si misero in istrada. A quell'ora, col fresco, i mercanti scendevano in negozio a vedere se mancava qualche cosa. E si ripromettevano di vendere tutto più caro clic ai istrada. I carabinieri con la man, teU tracolla, il fucile e i gama baletti> erano RÌà andati avallti. a C'era in ci'lo i e a a luna d'estate. «Ma come si fa a rubare un armento .intero con un piffero? E chi era quell'uomo? Orfeo? » chiese il signor Burgi. Corrado Alvaro 1

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