La superba sfilata dinanzi al Re

La superba sfilata dinanzi al Re I piloti legionari in trionfo a Genova La superba sfilata dinanzi al Re Il Conte Galeazzo Ciano e il Segretario del Partito presenti alla grande manifestazione -1 gloriosi aviatori nell'ardente atmosfera delle acclamazioni popolari // generale Kindelan al nostro inviato: « Ai primi giorni della guerra la nostra situazione era seria e sull'aviazione di Mussolini si fondò la prima speranza di vittoria » Genova. 15 giugno. ìNon c'erano più apparecchi, cu- \ pannoni, ordini di partenza, ca-ìriclii di bombe, eliche di motori]rullanti, questa mattina; il mareIed i moli di Genova protesi, la folla, sugli scali, gli aeroplani della R.U.N.A. in aria, tntl'unu gala di rosso e oro, di tricolore per le colline della Dominante. Già al largo di Savona l'incrociatore Diaz, i caccia Tarigo e Malocello avevano dato il primo saluto, pigliando in mezzo il Duilio. Le famiglie in attesa Impazienti, sulle banchine, le famiglie aspettavano il momento dell'attracco per mettere piede sulla nave, dove adesso il brulichìo dei ritornanti era fitto come quello di un alveare. Gioia, gioia schietta e serena in quegli abbracci lunghi, stretti, delle madri con i figli, delle fidanzate (quante fidanzate hanno gli aviatori...) con i fidanzati, delle mogli giovani con i mariti giovani, delle sorelle con i fratelli. Sono state le prime a salire a bordo, quando quasi le eliche non erano ancora ferme, queste soavi e forti donne degli aviatori, che hanno trepidato e taciuto tante volte durante tanti mesi. I ponti e i saloni del Duilio, rosi fastosi e pieni di luce, si sono mutati in una sola grande casa, ove una famiglia innumerevole si sparpaglia qua e là, in gruppi commossi, ridenti, felici. Si scambiavano -ortesie e presentazioni; qualche ufficiale presentava al papà e alla mamma una bella amorosa, la moglie o la fidanzata trovata nella serra calda della guerra. Prime parole in italiano da una parte, in castigliano dall'altra. Sorpresa d'intendersi, sorpresa di trovare che certe volte — chissà perchè — una lingua si può apprendere in pochissimi mesi. Incontri con le madrine di guerra (non l'avrei mai creduta così carina...); progetti, progetti, date di nozze, villeggiature prossime, un po' di riposo ci vuole. Un vasto, amabile bisbigliare dappertutto e qua e là dei momenti di tristezza all'incontro di un famigliare vestito di nero, che non attendeva più nessuno, ma era venuto lo stesso all'arrivo del Duilio per accogliere l'amico del caduto, il compagno di apparecchio o di squadriglia che ha « visto » ed è ritornato sul campo di battaglia per cercarlo ancora, sfidando le granate e le mitragliatrici... Così è trascorso tutto il mattino sul Duilio, ove si è recato il comandante della prima squadra aerea, generale Porro, a portare il saluto del Sottosegretario Valle al generale Kindelan, capo dell'aeronautica spagnola durante la guerra. Popò più tardi, alla spicciolata, sono saliti a bordo gli aviatori rimpatriati prima della fine della guerra, per avvicendamento, e venuti a partecipare al giusto trionfo dinanzi alla Maestà del Re Imperatore. Naturalmente si trattengono a bordo anch'essi, fin dopo colazione. E' tanto piacevole circolare per questa nave, dove il più acceso spirito eroico si addolcisce in un fraternità sancita dinanzi alla morte. I vecchi ed i nuovi comandanti delle squadriglie si raccontano le novità e ciò che hanno potuto osservare nei periodi successivi della guerra. Esperienze vissute e segnate da tanti apparecchi vittoriosi, da tanti avversari abbattuti; emulazione e discussioni di piloti; rievocazione di nomi, di date in un continuo passeggiare, sostare, in attesa che venga l'ora della sfilata. Incontri, richiami. Corrono i nomi delle squadri glie: — Ehi, «Cucaracha»! Dì, « Asso di Bastoni ». Quello là, « Gamba di Ferro » come ti chiami?, e via di seguito. A colloquio con Kindelan Sul ponte delle barche appoggiato ad un bastingaggio, il generale Kindelan guarda Genova con aria tranquilla. Veste la sua vecchia divisa di guerra, quella divisa azzurra, un poco sbiadita, che portava su per gli osservatori durante le battaglie, la stessa fascia rossa ai fianchi, distintivo del suo grado di comandante supremo dell'aviazione. Ed anch'essa è un poco consunta. Così come lo vedo all'improvviso sul Duilio, appare perfettamente eguale al tempo recente e remolo: alto, grigio, calmo; nano in aria ad osservare, con gesto projes&iónàle, l'evoluzione degli aeroplani civili che gironzuno sulla nave. Mi avvicino, mi riconosce, gli dico se può, in questa giornata di trionfo, parlarmi degli aviatori legionari, del passato, del presente, dell'avvenire. « Encantado » mi risponde, e comincia colla sua voce benevola e pacata, in quel castigliano rapido e molle che si parla in Aragona: « La prima cosa che debbo dirvi è che la Spagna deve tutto alla rapidità e alla comprensione del Duce. Ai primi giorni della guerra la nostra situazione era seria e sull'aviazione di Mussolini si fondò la prima speranza ili vittoria. In quei giorni iniziali non esisteva praticamente un'aviazione nazionale; ma non era ancor mor to per la causa di Franco un solo pilota spagnolo, che già molti dei vostri erano caduti. Si può dire che il sacrificio degli italiani ha preceduto gli stessi nostri soldati le stesse nostre bandiere, « Non ritengo di commettere una ingiustizia per gli altri caduti legionari, se ricordo qui il nome del capitano Bonomi, sepolto nel Mediterraneo il 9 di agosto, meno di una settimana dopo l'inizio del « Movimento Salvador », quando la guerra quasi non era incominciata. Quel primo intervento dell'aviazione legionaria doveva segnare una nuova tappa della lotta delle Nazioni per il dominio del mare. Dodici aeroplani si misero contro una squadra rossa di più di trenta navi da guerra, che disponeva di basi da considerarsi amiche più che neutrali, e dominava le acque. La piccola squadriglia italiana ci permise lo sbarco che dalle rive del Mediterraneo portò poi le truppe della colonna Castejon fino alle porte di Madrid. Contemporaneamente avveniva l'epopea delle Baleari. Una sola squadriglia sulla line di agosto sventò l'avventura del capitano Bayo su Palma di Maiorca. Alle due arrivarono gli aerei sull'isola. Alle sei del pomeriggio il primo apparecchio atterrava all'aerodromo, alle undici del domani aveva già fatto piazza pulita del nemico. «I nostri morti sono vostri» « Questo per 1 primordi della grande storia di eroismo e di valore dell'aviazione legionaria. Il coordinamento delle forze e dell'azione aerea, subito seguito, ci obbligava ad assumere due tattiche: per le Baleari azione autonoma, mentre l'aviazione nazionale, caccia e bombardamento, andava creandosi accanto a quella legio- \naria; e voglio citare un dettaglio|per dimostrare quale perfetta compenetrazione si raggiunse nella fatica comune. Il modo, lo stile e la sincronizzazione perfetta tra piloti spagnoli e legionari era arrivata al punto che il caccia nazionale proteggeva automaticamente i bombardieri legionari e viceversa. Insomma, la nazionalità dei combattenti dell'aria si era completamente unificata ed identificata nella causa. « Capite quale importanza assume sul piano tecnico questa unione di sentimenti e di stili: mal si verificò la più piccola discrepanza di criterio, mai la minima divergenza, non solo dei comandi, ma delle attuazioni. Ciò venne dimostrato nelle giornate di Brunete, che io ritengo le più dure di tutta la guerra. Un gruppo legionario, La Cucaracha, precedette tutti e dovette affrontare 1 tre terribili giorni della battaglia di arresto, battendosi contro un'aviazione nemica numericamente otto volte, dico otto volte, superiore. Si arrivò ad una media di cinque combattimenti quotidiani, oltre le crociere di protezione dei bombardieri, che arrestarono per sempre la spinta rossa seconda battaglia dell'Ebro sui ponti dinanzi à Gandesa. La « caccia » nemica, quattro volte più numerosa, non potette attraversare le linee; le costava troppo In uomini e macchine. L'impeto del cacciatori legionari quei giorni fu cosi « Subito dopo debbo ricordare la violento e micidiale, che alla fineil dominio del cielo diventò totale. Ogni pomeriggio andava sul nemico un nostro apparecchio da ricognizione, lento, indifeso e, ciò che più conta, solo. Rimaneva suUe linee un'ora o due. La « caccia » rossa non osava levarsi per abbattere quel moscerino insignificante. Il contributo dell'aviazione legionaria appartiene alla storia della nostra guerra gloriosa. t Occorre pensare adesso che la unione delle--«lue-forze aeree nel Mediterraneo farebbe di questo un lago intransitabile al nemico. Ieri mattina ho tenuto un discorso ai piloti e ricordavo la frase di un Re di Aragona che diceva: " Nemmeno i pesci debbono nuotare nel Mediterraneo se non portano le armi aragonesi ". Io aggiungevo che, i stazacozoragiodi vimdatitcoqubamdi se si arriva in un avvenire che non j mposso pronosticare, alla unione delle due aviazioni, nè i pesci potrebbero navigare e nemmeno i gabbiani potrebbero volare senza il nostro permesso. La unione spirituale è fatta, non so che cosa ci riserverà il domani; comunque, nessuna delle armi spagnole, e l'aviazione in prima linea, potrà rimanere impassibile se le trmi italiane fossero impegnate. « I nostri morti sono i vostri. Voi avete lasciato in Spagna non solo gli apparecchi, ma qualche cosa che dura di più : lo spirito degli italiani nuovi, lo slancio ed il mgnsecachtrvoimnepaGrardrizorecutodisinteresse eroico, e gli esempii/oche tutta la Spagna seguirà. Per\stconto mio, sono lieto e commosso;^ ài avere potuto accompagnare 1 le gionari dell'arma azzurra fino in Patria. Ogni combattente è lieto di ritornare alla sua terra depo la viqudoglvittoria, ma una gioia più alta rimprofonda deve essere nei ìuori de-1 gli italiani, perchè la loro Patria daè rappresentata dal vostro Impero ' e dal vostro Duce ». Queste sono, quasi testualmente, le parole che il generale Kindelan mi ha detto. Era già l'ora dello sbarco. Sui ponti è squillato l'attenti, le miriadi di ufficiali che gremivano i \saloni_ j barcarizzi e il molo ove |j7 Duiiio e attraccato, s'irrigidì-]scgapetravl'eessepefascono. Il generale Kindelan passa\cotra un uragano di applausi, grida c'di «evviva» al Duce e a Franco,] redi cui adesso un gruppo di giovani i capiloti inalbera itti gigantesco ri-\Mtratto. Si leva il canto pieno e po-\glente di « Cara al Sol ». Si formano i plotoni, si ordina il gruppo delle fiamme legionarie, si sbarca. l'undah Stemmi ili nobiltà guerriera Sulla piazza della Vittoria, enorme, solenne, dominata dall'arco massiccio di struttura romana, splendido di sole, si prepara l'apoteosi dell'ala italiana in Spagna. Lungo il monumentale violone, si sono allineati i 1600 legionari ed i 230 ufficiali arrivati col Duilio, ai quali occorre aggiungere ì 1200 uomini fra ufficiali, sottufficiali ed avieri rientrati prima. Vediamo ; „ i adesso per la pinna vo/ra nunita[la legione aerea sparsa sulla Spu-'gna dinante la guerra. I suoi voti molteplici sono terminati quesVog- gi sul suolo della Patria, nel\trionfo. ìEcco il gruppo delle fiamme: 80.na sedici', precedute dal gagliar- detto rosso-oro, su di una faccia,lo scudo di Castiglia Aragona e\ | £eon, coi motto « Una grande y yij emblemi ed i motti scun |SOnaii, inventati sui campi di '/eur.' hanno il pipistrello; il {amo. lib-e », le armi di Ferdinando e Isabella fiorite dell'insegna della nuova Spagna; dall'altra il campo azzurro di Savoia con l'aquila imperiale. Le sedici fiamme t riangolari \portano, diventate insegna di no- uvinaione tra un bombardamento e l'altro, tra una crociera e l'altra. I volatori notturni delle. Ba stasimo gruppo du cuccili battezzato dui mori sul fronte di Madrid, con il ritornello della vecchia canzone di Pancho Villa, « La Cucaracha », un -umoristico scarafaggio che suona il saxofono; gli scudi delle «Frecce» e degli «Sparvieri » sono descritti dal nome: la meravigliosa squadriglia della medaglia d'oro Botto, che vuole intitolarsi alla gamba perduta in combattimento dall'eroe, ha- inquartato in uno scudo « unti gamba di ferro » di vecchia armatura medioevale; il gruppo dell'* Asso di bastoni » mostra un bellissimo manganello fiorito di buona memoria; e le instancabili « Cicogne » da bombardamento. che ogni sera a buio rientravano ai loro campi, le cicogne faticone, cosi chiamate per i loro carrelli retrattili, gambe nascoste durante il volo, hanno adottato la famigliare immagine dell'uccello nordico; i negri falchi delle Baleari. un rapace grifagno in campo d'oro. Grossa difficoltà è stuta il rendere araldicamente il motto della squadriglia «Mi fai un baffo», scunzonatissimo motto, non c'è che dire, da far inorridire il più paziente cultore di scudi e stemmi; gli aviatori se la sono cavata con un gri- fmrncfmuagfdvdISlC/one jn campo rosso. Più fucile èìstato per le « linci », che una volta ^ chiamavano « puppugalli » per\via della loro lentezza; erano\quelli della ricognizione, quelli che dovevano vedere, scrutine.e pi- gliarsi fior di cannonate senza imuoversi dal loro pezzo di cielo.'1 Stanno adesso tutti, coi coman-\ danti, i piloti, i sottufficiali, i gre-'. ' ]scidi, il motto «No hay prenda gari, schierati in attesa del Re Im-\ peratore. Accanto, compugna di trionfo, vi è una rappresentanza duaviatori spagnoli al comando dcl-\l'eroico colonnello Buroga. Anchei essi hanno i loro motti, scudi e in- segue beffarde. La ricognizione. per esempio, ha adottato tre ele-:fanti con una lanterna alle probo-'\como la vista », traduzione: « : c'è nulla che afferri come il vede-U] re »; l'insegna della squadriglia da i caccia del grande asso Garda [\Morato, morto dopo due anni diì\gueiTa e 38 apparecchi abbattuti. l'unica croce laureata dell'qviazio-ine spagnola, è perentoria r rupi- da: «Vista, suerte y al tiro » iOc-\chio, fortuna e via); quella delleìfamose « cadenas ». immortale ca-\rosello per il mitragliamento a/suolo: «Echale gumidas». che L'uniidire, press'a poco: «Dagli spa-\. », e via dicendo. go... », e via dicendo. | La sfilata sotto ,. II Re Imperatore, preceduto di, poco dal Segretario del Partito S. E. Starace. | che ha ispezionato ! io schieramento e si e soffermato! con gli uviatori spagnoli e >llì assi l„..;~ : j 11.. ' legionari decorati, arriva sullu piazzu in auto. Siede accanto a lui a. E. Galeazzo Ciano, giunto ti (ai- nova nella mattinata. Il lunyhis-ì simo rettilineo di uomini c di Min-1 diere scatta; le fanfare intonano, f inno reale. Accompagnato dai 'ir «ero'e comandante la legione avla-\ , . tosegretarx alle Forze. Armate, dal- le autorità locali, il Santino per-'. corre lentamente la riga di volti] bruniii e fissi, su cui splendono diì fiera lietezza gii sguardi Il popolo è ammassato di la, siili 1™- fluito dal Ministro degli', ?aten> da .S- E- Starare, dal Sol viale della Vittoria /questa prima parte della rivista è avvenuta siilicorso Duca d'Aosta, ove. pochi an-\ ni fa correva il Bisogno > : se ne i ode la voce, potente. L'im mensa Ipiazza è gremita, vi è tutta Geno- va, dalle tribune alle sterconate: Iiavoraiori del porto, operai dellel pAafabbriche, donne dei sestieri, le masse fasciste, gruppi in costumi regionale, la colonia tedesca in uniforme nazista colla bandiera, la colonia spagnolu, un gruppo di fiammanti « baine » rosse sulle camicie azzurre della Falange, gli u),urtali del presidio, la Milizia; | altre masse sono incolonnate lungo i portici di via XX Settembre, fino a piazza De Ferrari. Ogni donna ha un fascio di fiori: è un vivaio immenso di garofani e rose della riviera. Il Re Imperatore è adesso sulla tribuna, il conte Ciano accanto a Ini col generale Kindelan, il miniSiro Starace, i ministri militari, l'Ambasciatore di Franco a Roma, Carcia Conde. Avanzano sul rettilineo le truppe del presidio, poi reparti di Camicie nere legionarie, iSDgnsìstancabile bombardiere, Botto « gamba di ferro », Cassinelli, tut\ti medaglie d'oro e poi: Coserò, poi la banda ed i reparti dell'Ae-, ronautìca; ed ecco gli aviatori. E'\ un grido di gioia e di orbito, una pioggia senza tregua di fiori. Passa il gagliardetto della legione^ poi i generali Monti e Velardi, che,\poi i gene con i generali Bernasconi e Bonomi, diressero l'aviazione legionaria durante la campagna; poi il manipolo dei comandanti di stormo e di gruppo (vediamo Muti, Vin¬ \Rampelli. Corrado, Drago, Zotti); ; condottieri delle battuglìe più fa mose della campagna, quelli delle gesta di Belchite, di Fuentes de 'Ebro, di Temei, di Brunete, di Afa\jiri&. '. Passano i gruppi di piloti da \ càccia — or/nì uojho un eroe —, da bombardamento — i tenacissiumi che si trovarono spesso a dover \„s(lre j pesanti trimotori contro i i micidiali ed agili Rata da caccia e „e uscirono vittoriosi —; vedia ìno E,in Biondi, l'eroe giovinetto :chei perduto un piede in volo, per 'scoppio di granata nell'interno della carlinga, rimasto ucciso Vuf :/icia/e in capo di equipaggio, feriti U due altri compagni, rientra al campo dissanguato e, accortosi [della imperfetta uscita di un semi ìCarrello di atterraggio, ripiglia il volo con supremo sforzo di volon ità, perchè la manovra sia compie ta: medaglia d'oro unch'egli. \ Sfilano, e sono legione questi ìuomini; la folla grida di orgoglio \e tf., fenere^a. Piovono i fiori sui foro passi, sui loro « gorros », sui i (oro petti luminosi. La Maestà del \Sovrano saluta gruppo per grup- | po, plotone per plotone. I fiori ran¬ no sul Suo palco a salutarLo, insieme al conte Ciano, che, fedele in- terprcte della volontà di Mussoli, ni> tante delìe sue (N(re aeajco a/(„ | vittoriosa impresa di Spagna, ! fo „, ljeneraìe Kindeian; G/i !aviatori s,)I(„„o(i sfilano tra una . ' Ju spugno turnazione e l'altra di legionari. ed n ,oro Q x.-wne ritmato dal cunto de„a /o//(( fi du//e jda di <,^n.ji)a Espana » ì Si cftjl(je questa grande uior1 „„,„ „e„ovese_ Gli aviatori passa, per ,Q „ja xx Sette,„bl.e, poi rrompono le file, e l'impeto di le-\ nera e commossa simpatia di ognuno li stringe e li abbrucciu . più da vicino, per le strade gre- „,ite di donnc % ar0,anL -'. i] Giovanni Artieri iì — " • "— i', Il Sovrano con S E. Ciano assiste allo sviamento degli aquilotti legionari, (Telefulo)