L'equivoca resipiscenza tattica si tramuterà in ravvedimento realistico?

L'equivoca resipiscenza tattica si tramuterà in ravvedimento realistico? L'equivoca resipiscenza tattica si tramuterà in ravvedimento realistico? Interrogativi berlinesi: l'Inghilterra è disposta a rinunciare alla politica di accerchiamento, alla guerra economica, ai "no" categorici a tutte le legittime aspirazioni? Berlino, 10 giugno. Gli ottimisti ragionanti possono sorridere soddisfatti: nelle manifestazioni oratorie d'oltre Manica è lecito vedere un sintomo di resipiscenza. Con ciò non è detto naturalmente che la resipiscenza sia positiva e costruttiva. Si tratta di una virata di bordo a sfondo tattico, suggerita, anzi imposta, dagli sviluppi sfavorevoli della politica di accerchiamento. Sta di fatto che mentre i piccoli Stati diventano di giorno in giorno più recalcitranti e alcuni cominciano a capire che la garanzia più sicura della pace europea è l'Asse Roma-Berlino, la Russia di Stalin è decisa a trar profitto dalla situazione in cui Francia e Inghilterra si sono cacciate per realizzare i suoi obiettivi. Messa tattica E' appunto dinanzi a simile prospettiva che Chamberlain e Halifax hanno deciso all'ultimo momento di effettuare una mossa che nella peggiore delle ipotesi consentirebbe un ripiegamento su vecchie posizioni. Molto interessante e sopratutto istruttivo è sull'argomento un articolo di Dimitroff, pubblicato dall'organo ufficiale del Comintern alla vigilia della partenza per Mosca di Mr. Strang, inviato speciale del Forelgn Office. Il segretario generale dell'Internazionale comunista illustra la lotta del proletariato contro la borghesia nei paesi democratici occidentali affermando ad un certo punto che il partito comunista in detti paesi è riuscito non solo a riguadagnare terreno ma anche ad aumentare la sua influenza sulle masse e perfino a esercitare determinate pressioni sulla politica estera rispettivamente di Daladier e di Chamberlain. Le masse lavoratrici sia in Francia che in Inghilterra hanno riconosciuto che i veri rappresentanti dei loro interessi sono i comunisti e che questi sono in grado di mobilitare gli spiriti per la lotta e la guerra contro il nazionalsocialismo e il fascismo. Come si vede, questo cinismo tradisce le eccellenti disposizioni da cui sono animati i dirigenti del Cremlino nei riguardi delle due democrazie, future alleate dell'Unione sovietica. Bisogna dunque augurarsi, e anche molti inglesi se l'augurano, che- abbia a verificarsi l'ipotesi peggiore e cioè che le potenze occidentali, falliti gli ultimi sforzi per inserire l'Unione sovietica nel « blocco di difesa », ripieghino un poco alla volta sulle vecchie posi zioni, su quelle cioè a cui, frementi di sdegno e tremanti di paura ac cennano i fogli laburisti, preoccu patissimi che lo spirito di Monaco torni a far capolino. Bisogna, in somma, augurarsi che la equivoca resipiscenza tattica si tramuti in un ravvedimento realistico, che alle labili parole seguano i fatti. Tra i commenti interpretativi della stampa londinese ha suscitato in questi circoli la massima attenzione l'editoriale del Daily Express. Il diffusissimo foglio isolazionista sostiene che le dichiarazioni di Chamberlain e particolarmente il discorso di Halifax devono essere accolti come una iniziativa di pace nel miglior senso della parola. Difatti l'Inghilterra invita la Germania a rinunciare ai « metodi di violenza » e a portare le sue rimostranze sul tappeto di una conferenza internazionale. Si offre, dunque, al governo di Berlino un'occasione eccellente per dimostrare coi fatti la sua buona volontà e i suoi leali propositi e con ciò creare un'atmosfera di fiducia suscettibile di favorire e facilitare una pacifica realizzazione di tutte le legittime rivendicazioni. Una dimostrazione pratica potrebbe essere per esempio l'adesione ad un programma di disarmo o a una limitazione degli armamenti, adesione che darebbe modo al Reich di formulare appunto le sue rimostranze e di precisare i suoi obbiettivi. Una pronta risposta Poiché simili considerazioni hanno tutta l'aria di essere state suggerite dall'alto evidentemente allo scopo di valorizzare in determinato senso quella che dovrebbe essere una sorta di iniziativa per la pace, è necessario che da parte tedesca si risponda subito e come si conviene. E rispondiamo — scrive il Dentscher Dienst — rivolgendo a Chamberlain un paio di domande: da Versaglia a questa parte la Germania ha fornito una serie interminabile di prove di buona volontà e di leali propositi, mostrando e dimostrando che era disposta a portare sul tappeto di conferenze internazionali le sue rimostranze e a veder realizzate, per questo pacifico tramite, le sue vitali rivendicazioni. Delle rimostranze ne portò parecchie a Ginevra e altrove, ma dappertutto trovò sempre la più ostinata incomprensione e la più incomprensibile ostilità. « Ora noi, — continua il giornale — saremmo disposti a dimenticare le passate esperienze se alla buona volontà e ai leali propositi del Reich corrispondesse effettivamente un'analoga attitudine da parte degli altri. Vuole per esempio l'Inghilterra fornire una prova di questo genere dimostrando che è disposta ad affrontare seriamente la soluzione dei problemi vitali del popolo tedesco ? Da Versaglia in poi la Germania ha dato prove innumerevoli di volere la pace con tutti gli Stati di Europa e di non pensare, nemmeno lontanamente, a egemonie di sorta a danno di terzi. Orbene, l'Inghilter- '. è discosta a convincerci di estere pnimata da uguali propositi e a dimostrarlo abbandonando e rchsBgiGcmsnpffdvnsIcdcsnvetncscgfld«h e ripudiando la sua politica di accerchiamento? Sempre la Germania ha dato prove inequivocabili della sua lealtà noi confronti della Gran Bretagna; essa non si è mai sognata di colpirla nei suoi vitali interessi politici o economici. La Gran Bretagna è disposta a rinunciare alla guerra economica che mira a jugulare la Nazione tedesca? Infatti il Reich di Adolfo Hitler non si è mai immischiato nelle faccende interne di un altro Audgsapaese. Non potrebbe l'Inghilterra !<fare altrettanto? Quanto a talune 'F'dacnovpItifrasi di Halifax, che secondo i suoi diligenti esegeti dovrebbero convincere il mondo circa le intenzioni costruttive del suo paese, basteranno un paio dì constatazioni. Il capo della diplomazia britannica afferma che a Londra ci sì rende perfettamente conto delle necessità, per la Germania, di uno spazio vitale. Questa comprensione avrebbe potuto manifestarsi in varie occasioni. Sono 20 anni, per esempio, che ci si rifiuta di restituire le colonie rubate, le quali, nessuno può metterlo in dubbio, costituiscono la base del nostro spazio vitale. Del resto anche recentemente si sono avuti dei saggi ben curiosi di comprensione. Non più tardi di poche settimane fa Chamberlain dapprima e Daladier poi giudicarono opportuno di rispondere con un categorico «no » a tutte le nostre naturali aspirazioni. Il Premier britannico ha definito semplicemente fantastica l'idea che la Gran Bretagna si proponga l'annientamento del commercio tedesco. Se questo non è obiettivo inglese, perchè ci si porta via sotto il naso tutto l'olio di balena disponibile pur sapendo ^lnoad?eS»aEVrchnira": re una furibonda campagna diidenigrazione diretta a colpire il j buon nome della produzione ger manica e, in definitiva, la pacifica espansione economica tedesca in quel settore balcanico ? E il medesimo ministro del commercio Stanley, che è venuto ieri di rincalzo con la constatazione che la Germania ha dei mercati naturali da cui non può essere scacciata, tre giorni fa dichiarava tutto giulivo che le esportazioni del Reich sono in continua diminuzione. E non basta ancora. Il ministro per il commercio d'oltre mare Hudson l'altro ieri, e precisamente dopo le dichiarazioni di Stanley, riteneva necessario di informare la Camera in merito a presunte rimostranze di importatori esteri secondo cui la Germania fornirebbe prodotti di scadente qualità. Hudson coglieva poi l'occasione per constatare con soddisfazione che i metodi commerciali della Germania non sono più efficaci come prima. Come si può sostenere dopo simili fatti che l'Inghilterra è animata delle migliori intenzioni nei riguardi del Reich ? ». Il commento ufficioso si richiama infine all'accusa mossa da Halifax al Reich di non aver mantenuto la parola. « A questo proposito '— scrive — sarà bene ricordare una frase di Chamberlain il quale motivando l'introduzione del servizio obbligatorio disse: mutate circostanze impongono mutate misure. Ciò che vale per l'Inghilterra deve valere anche per la Germania, la quale fu indotta a risolvere radicalmente il problema cecoslovacco appunto in vista delle mutate circostanze. Lord Runciman che fu a Praga per tanto tempo ne sa e ne può dire qualche cosa. Tensione con Varsavia |Alcuni giornali esteri interpre- tando l'attitudine riservata del Reich di fronte alle sistematiche provocazioni polacche come un se- gno di resipiscenza, hanno scritto che il governo di Berlino avrebbe in animo di modificare la sua tattica; anzi sarebbe disposto ad accettare una soluzione di compromesso. Un quotidiano danese ha affermato persino che sarebbe già In corso una mediazione in tale senso. Simili interpretazioni e informazioni, si dichiara da fonte competente, sono prive di qualsiasi fondamento. L'attitudine del Reich è immutata. La tensione permane e la colpa non è certo di Berlino. Credere che il Governo germanico possa anche solo pensare a una soluzione di compromesso è semplicemente assurdo. Il Filhrer ha precisato in termini precisi e definitivi il punto di vista tedesco. La sua offerta costruttiva costituiva l'unica base di una soluzione soddisfacente per le due parti. Notevoli dichiarazioni hanno [atto ieri a Stoccarda il grande ammiraglio Raeder, capo supremo della flo'.ta, e il luogotenente della Baviera, generale Epp, in occasione della seduta di chiusura del convegno annuale dell'istituto dei tedeschi all'estero. Essi hanno riaffermato la necessità per la Germania di riavere le sue colonie. Del resto, ha detto Raeder, Si tratta di riparare una grossa ingiustizia. Le colonie furono tolte alla Germania con l'inganno e col ricatto. Pertanto la loro restituzione è imposta anche da un principio di elementare onestà. Ad ogni modo, il popolo tedesco non può, non vuole e non deve rinunciare a quanto sacrosantamente gli spetta e di cui ha ! assoluto bisogno. Vice