FIERA DELLA SUA FLOTTA IMPERIALE l'Italia celebra oggi la Giornata della Marina

FIERA DELLA SUA FLOTTA IMPERIALE l'Italia celebra oggi la Giornata della Marina FIERA DELLA SUA FLOTTA IMPERIALE l'Italia celebra oggi la Giornata della Marina Ieri e domani In Roma Imperiale, nei porti muniti della Patria, .dovunque sui mari del mondo siano navi italiane, sono oggi dati al vento bandiere e pavesi di gala. Sotto l'impulso delle istituzioni premarinare create dal Regime e dalla Lega Navale s'inizia la settimana del mare, destinata a radicare sempre più profondamente e più vastamente nell'anima del popolo quella coscienza marinara che è divenuta indispensabile per la realizzaziozinne delle aspirazioni imperiali. Questa coscienza nasce e si potenzia dall'orgoglio delie imprese passate e dalla meditazione sulla realtà presente e sulle possibilità future. Quest'anno per la prima volta la Marina ha, come le altre tre Forze Armate la propria giornata di festa. E' stato scelto l'anniversario di un fatto che è uno dei più ardimentosi che la storia delle guerre sui mari ricordi, il contemporaneo siluramento di due delle maggiori corazzate nemiche in navigazione. L'affondamento di una di esse, la Szent Istvan precedette di pochi giorni quella clamorosa sconfitta dell'esercito dall'Astico al mare, che fece tramontare ogni speranza di vittoria. Il capitano di corvetta Luigi Rizzo aveva trascorso la notte 9-10 giugno in una missione lungo le isole dalmate al comando di due MAS uno dei quali era comandato dal guardiamarina Aonzo, quando all'alba scorge abbondante fumo di navi e, avvicinatosi, constata trattarsi di due grosse unità scortate da 8 a 10 siluranti. Decide di attaccarle coi siluri ed ecco come Rizzo si esprime nel rapporto ufficiale: « portai la velocità da 9 a 12 miglia riuscendo, senza essere scorto, ad oltrepassare di 100 metri la linea dei caccia e lanciare due siluri contro la prima nave ad una distanza di non oltre 300 metri. I due siluri colpivano la nave e scoppiavano, quello di dritta fra il primo e secondo cimiero, quello di sinistra fra il ciminiero poppiero e la poppa sollevando due grosse nuvole di acqua e fumo nerastro. I due siluri, preparati per l'attacco contro siluranti, erano regolati a metri 1,5. La nave non eseguì alcuna manovra per evitare i siluri. Il cacciatorpediniere alla mia sinistra accortosi del lancio dirigeva per tagliarmi la ritirata, riuscendo ad e voli''ione compiuta del MAS a mettersi sulla mia scia ad una distanza da 100 a 150 metri. Apriva il fuoco con un sol pezzo con colpi ben diretti ma leggermente alti che scoppiavano di prora... esso accostò poi decisamente di 90" ed io con accostata a sinistra ne aumentai la distanza, perdendolo poco dopo di vista... « Il MAS 21 (quello di Aonzo) aveva eseguito l'attacco contro l'altra nave. Il lancio del siluro di dritta procedeva regolarmente ed il siluro regolato a due metri scoppiava a poppavia delle ciminiere. Il lancio del siluro di sinistra per incompleta apertura della tenaglia non avvenne regolarmente ed il siluro mancò il bersaglio. Il Comandante del MAS 21 che effettuò il lancio poco dopo il MAS 15 dichiara di aver veduto la prima nave sbandata ». Attraverso il sobrio e preci•sn linguaggio professionale ciascuno vede chiaramente la somma di perizia, di audacia e di sangue freddo occorsa per attuare l'impresa. Rizzo ed Aonzo ebbero in sorte di compierla, ma mille e mille altri marinai albergavano in cuore le stesse doti e cento e cento diedero la dimostrazione di possederle. Nata dalla fusione delle due marine sarda e napoletana, entrambe apprezzate per sapere e valore, erede naturale e ringiovanita delle secolari tradizioni delle repubbliche marinare di Genova, Pisa, Amalfi e Venezia, la Marina italiana deve affrontare il nemico ereditario pochi anni dopo, troppo pochi perchè abbia potuto compiersi l'indispensabile unità di dottrina nei comandanti. Lissa è certamente un nostro insuccesso, ma le dimensioni di esso sono stale di molto esagerate dal nemico ed in parte anche da noi stessi sotto l'impressione del dolore in quanto che la storia imparziale ha potuto dimostrare che gli errori e le colpe non furono così gravi come allora venne asserito. Comunque, la lezione non va perduta e la Marina si dedica tutta, silenziosa e tenace, a quell'opera di costruzione spirituale e materiale, che non conoscerà più soste nell'ascesa verso la perfezione. Meno di vent'anni dopo — ed ognuno sa quanto tempo occorra per progettare, esperimentare e costruire navi — i nostri tipi segnano svolte sul cammino delfarchitettura navale, destano ammirazioni e sono presi a modello; restano ad indicare que¬ ste tappe i nomi del Duilio, della Lepanto,, della Sardegna, della Napoli, e di quel famoso incrociatore Garibaldi, che è riprodotto tale a quale per marine estere in parecchi esemplari. La prima pagina di guerra della nuova Marina è scritta in Estremo Oriente nella guerra contro i Boxers, dove il valore dei marinai italiani sbarcati as isieme ad altri reparti europei è consacrato dalle medaglie d'oro Iconcesse ai loro due comandan- j ti Paolini e Carlotto. Dieci an-ini dopo abbiamo gli sbarchi' preceduti dal preciso tiro di-1 struttore delle artiglierie, a Bengasi e a Tripoli colla leggendaria battaglia della Bu-Meliana combattuta dai « garibaldini del mare » di Cagni. Durante la guerra mondiale non fu colpa nostra se non vi fu la battaglia di masse, che noi ricercammo invano perchè le navi nemiche rimasero ostinatamente nei muniti porti « a covare — come disse Gabriele d'Annunzio — la gloriuzza di Lissa ». Questo ricusare la battaglia pur avendo la superiorità numerica e di armi (prima del concorso delle marine alleate) dimostra anzi quale sacro rispetto incutessimo. Fatto.è che controllammo sempre l'Adriatico, rendemmo impossibili i pericolosi sbarchi sulla destra del nostro esercito, trasportammo e rifornimmo durante tre anni gli ingenti corpi d'occupazione di Albania e Macedonia, salvammo i resti dell'esercito serbo, com piemmo innumeri escursioni, fra le quali famose la beffa di Buecari ed il siluramento della Vi ribus Unitis in pieno porto di Pola. Non potendo dare per mare tutto il desiderato contributo la Marina coopera nelle opera-ì zioni della fronte terrestre dal principio alla fine della guèrra, dalle batterie servite dai superstiti del silurato ' incrociatore Amalfi all'eroico reggimento marinai San Marco sul Basso Piave. Meritato prèmio a tanto valore ed a tanta costanza è la entrata trionfale della flotta a Trieste, a Pola, a Fiume. La Rivoluzione fascista ha trovato la Marina perfettamente disciplinata ed all'altezza dei proprii compiti, ma le ha infuso il suo caratteristico fervore ed il ritmo accellerato del suo procedere. Così, potenziando i mezzi e stimolando al massimo gl'intelletti e le energie, in tre lustri il Fascismo ha oggi in mare una! flotta che, se non è la più potente, rappresenta però un for-i midabile complesso offensivo edi è certamente la più moderna, del mondo per età dei suoi elementi e per omogeneità. La più chiara dimostrazione delle forze potenziale della nostra Marina ci è stata data dall'atteggiamento di altri al tempo della guerra di Etiopia. Il velo, che copre l'ope-| ra della Marina durante la guer-] ra di Spagna, non è ancora sol-i levato, ma dalle frammentarie notizie private appare già indubbia l'importanza della cooperazione fattiva e silenziosa. « Navi di legno e cuori di ferro », ammoniva l'ammiraglio Ferragut ai suoi marinai imbarcati su navi di classe inferiore a quella del nemico al tempo della navigazione velica. Oggi, sulle navi tutto assolutamente è metallo, i cuori debbono essere del più temprato acciaio. Ed i marinai d'Italia, anziani e giovani, hanno cento volte dimostrato che così è. Le Missioni militare e navale spagnole si recano a palazzo Littorio per rendere omaggio al Sacrario dei Caduti fascisti. La Missione militare spagnola, ospite di Roma, fotografata col generale e Carlo Delcroix durante la visita alla Casa madre dei Mutilati, Gambara ITélefoto)