ITALIA-UNGHERIA 3-1 (1-0)

ITALIA-UNGHERIA 3-1 (1-0) Il viaggio dei nostri calciatori prosegue vittorioso ITALIA-UNGHERIA 3-1 (1-0) La squadra azzurra, per quanto non nel fulgore della sua classe, contiene la pressione dell'avversaria più aggressiva, ma meno realizzatrice, e sancisce con tre goals - ano di Piola e due di Colaussi - una chiara superiorità tecnica ITALIA: Pepetrini, Olivieri; Foni, Rava; Ardreolo, Locatelli; Biavati, Perazzolo, Piola, Meazza, Colaussi. UNGHERIA: Szabo; Koranyi, Biro; Lazar, Turay, Balog; Klncses, Sarosi, Zsengeller, Kiszely, Gyetvay. ARBITRO: terra). Thompson (Inghil- Budapest, 8 giugno. Anche questa fatica del viaggio nei Vulcani delia nostra squadra nazionale è superata. Una delle fatiche maggiori, la fatica centrale, quella da cui, sotto l'aspetto tecnico, tutto dipendeva. Gli altri avversari incontrati o da incontrare rappresentavano o rappresentano difficoltà ugualmente gravi, per motivi di ambiente piuttosto che per rltro. Qui a Budapest, contro i secondi arrivati nel campionato del mondo, contro i nostri ex maestri e attuali avversari tradizionali in fatto di tecnica del calcio, bisognava giuocare bene per vincere la prova. Orbene, gli « azzurri » hanno realizzato il piccolo miracolo di superarlo, questo ostacolo massimo, in modo chiaro, con un risultato netto — con un risultato, anzi, che sino a pochi minuti dalla fine era addirittura saliente —■ pur senza riprodurre mai, in nessun momento dell'incontro, nò la loro forma migliore, ne quello che è il loro grado di funzionamento di squadra consuetudinario. L'Italia aveva la ventura di portarsi in vantaggio subito all'inizio. Un minuto è mezzo dal calcio d'invio era appena trascorso che già Biavati, ben servito da un traversone in profondità, filava via leggero, giungeva a pochi metri dalla linea di fondo e centrava forte. Piola riprendeva di testa e inviava la palla in rete proprio a filo del montante, sulla destra del portiere. Si verificava, così, l'opposto di quello che era nel programma dei magiari. Le intenzioni dei magiari erano di attaccare a fondo proprio sul cominciare della partita, per assicurarsi in qualche modo un vantaggio che avrebbe rinvigorita il loro incerto morale e che avrebbe modificato, assieme alla situazione psicologica, un po' tutta la situazione tattica dell'incontro. Ci volle qualche tempo perchè dallo smacco iniziale i nostri avversari potessero riprendersi. Quando poterono farlo, fecero le cose con furia, invece che con ordine. Partirono all'attacco un po' sulla falsariga dei jugoslavi dì domenica scorsa: senza scorrettezze, questo si, e con maggior tecnica, ma con uguale base di velocità c forza di propulsione, come se fosse necessario fare le cose in fretta in fretta, come se il terreno bruciasse sotto i piedi. E furono sfortunati a non acciuffare il pareggio al momento in cui un pallone, sfuggito alla presa di Olivieri, accecato dal sole, picchiò nel montante, tornò ad urtare nel palo trasversale e finì pei uscire dalla linea di fondo. Ebbero, per segnare, l'occasione delle occasioni, quando Zsengeller venne atterrato in arca di rigore, e l'arbitro concesse senza indugio un rigore. Momento solenne della partita. Sarosi che avanza per eseguire la punizione, Olivieri che si piazza, giuocatorì che, di qua e di là, ammiccano. Intelligenza contro intelligenza. E' Olivieri che, proprio in questo lavoro di cervello, batte il più intelligente der/lì ungheresi, intuisce, indovina e para. Poi, come primo tempo, fu tutto finito, per i padroni di casa, in quanto • .< situazioni da rete più nessuna. Parecchie a vantaggio dei nostri, invece, col portiere Szabo che al solito alterna a delle parate belle delle sciocchezzuale; Biavati giunge tutto solo fino a due passi dal portiere stesso e lo batic: Szabo si volta e acciuffa la palla, Dio solo sa se di qua o di là dalla linea. Biavati giura che è dì là; i magiari tirano su svelti, che non se ne parli. Primo tempo quindi, a vantaggio tecnico italiano. Alla ripresa l'Ungheria tenta di fare quello che non le è riuscito nel primo tempo. Scatta furiosa in avanti e ci vuole del bello e del buono per tenerla a freno. Anche questa volta, però, in area di rigore l'attacco è caotico e impreciso. Per un piccolo capolavoro di precisione invece l'Italia aumenta il suo vantaggio poco prima del quarto d'ora. Il punto che Colaus si, lanciata da Meazza, segna, e del tipo di quelli del campionato del mondo: una frecciata bassa nell'angolo lontano da quello in cui è piazzato il portiere. Quando sei minuti dopo Colaussi ripete la prodezza, non a base di precisione, ma col concorso di uno svarione del portiere, l'incontro pare senz'altro finito. La squadra nazionale italiana non la si muove da un risultato dì S a 0. L'Ungheria invece, non dispera. Si rovèscia tutta in avanti e picchia, picchia finché, a dodici minuti dalla fine, riesce a diminuire la distanza con Kiszely nel modo che la cronaca descriverà. Allora l'incontro che, fin lì, era filato li scio, si guasta. Durezze su durezze. Gli ungheresi vunno giù come catapulte è qualcuno dei nostri risponde per le rime. Meazza è già stato portato fuori per « riparazioni »; quindi Perazzolo, poi Locatelli, poi Piola, poi Kiszely sono a terra. Finché l'ala sinistra Gyetvag commette un fattaccio su Depe'trini e questi risponde apertamente. L'arbitro, che accorre, vede la seconda fase del battibecco ed espelle l'italiano. Piccolo tafferuglio con eccitazione da ambe le parti. Per fortuna che mancano poco più di due minuti al termine della partita. Difendendosi puramente % nostri conservano fino al fischio finale il distacco dei due punti. Questo l'andamento delle ostilità e la situazione, come si è venuta, attraverso di esso, sviluppando. Ma, come contenuto tecnico, occorre dire che il giuoco non ci ha offerto materia per soddisfazione. La squadra nostra ha giuocato infinitamente meglio che a Belgrado, dove del giuoco era materialmente impossibile farne, una sincerità vuole che si ripela che all'altezza del livello suo migliore non ci è giunta mai. Era nervosa, priva di quella calma che così spesso la contraddistingue nelle difficili. Sarà effetto trmzegemNdadopobeesprdasocuqlauncoRsqpdfepriladstasssassIdtoqpfausmfilMtcaacnizpspsrBtpuptpdstlnmtbrrtrpplgggpgncnltbmpvsaZzllcsdtddlcgtosituazioni] del ca/dol snervante e soffocante a cui, pur-ì troppo, si è perso l'abitudine ultimamente; saranno le conseguenze dell'incontro di Belgrado e, in genere, delle difficoltà balcaniche, ma la squadra non era se stessa. Nel primo tempo accennò a un dato punto a ritrovarsi, combinando qualche cosa di buono come impostazione di attacchi, lanciando bene Biavati e inscenando discese essenzialmente in profondità. Da parte sua, sempre in questo primo tempo, la difesa ebbe il suo da fare a superare la difficoltà del sole negli occhi. Alla ripresa la compagine accusò nettamente il colpo, cioè la quantità di colpi nicassati contro la Jugoslavia. Meazza fu toccato un'altra volta, Piota non poteva correre, Locatela era sfiancato e Rava dolorante. Troppi feriti in squadra. Gli « azzurri », un giuoco piacevole anche solo di levatura di quello del primo tempo, non ne. fecero più, nella ripresa. Il solo punto sul quale i giuocatorì nostri riuscirono a raggiungere l'altezza, la levatura loro solita, degna, cioè, del loro grado, fu quello che con¬ cerne il senso, il fiuto della rete. Lanciati in avanti o a mezzo di puntate individuali o a ondate collettive, essi si rendevano immediatamente pericolosi. Con media fortuna avrebbero potuto raggiungere un punteggio più elevato ancora. Come mai l'Ungheria non abbia saputo o potuto fare meglio di fronte a un avversario che si trovava in evidente difficoltà e che si teneva costantemente al dì sotto del suo livello migliore è un piccolo mistero. Non ha avuto la fortuna dalla sua, l'Ungheria, questo è certo, ma la conclusione più positiva è che essa ha giocato male, peggio dell'Italia. Ha attaccato di più, ha dominato a metà campo, per lunghi periodi, ha sfoggiato velocità, impegno, ardore, ma non ha, concluso quasi nulla. Anche questa fatica è superata. La squadra, duramente provata, ha un po' i nervi scossi. Si riprenderà per 1 prova ultima di questo movimentato viaggio... Vittorio Pozzo scono a essere sempre minacciosi. Il pubblico, indispettito dall'andamento del giuoco, richiede in coro 10 spostamento di Sarosi al centro nonché le dimissioni del Commissario Tecnico. Al 13', una bella rovesciata del centro attacco ungherese passa a lato. Al 14' Colaussi riceve da Meazza la palla a metà campo. Tallonato da Biro, stringe sulla porta e, benché il terzino faccia tentativi disperati, 11 triestino sferra un forte tiro da pochi passi che Szabo non riesce a fermare. I magiari reagiscono non solo energicamente, ma anche qualche volta fallosamente. Al 16" minuto, un forte tiro da lontano di Sarosi è bloccato da Olivieri in tuffo. Poi Meazza, toccato a un piede duramente, deve uscire dal campo. Siamo al 20' ed è in questo momento che, assente il capitano della squadra, Colaussi segna il terzo punto per la propria squadra. Il triestino è servito in profondità da Locatelli, sfugge nuovamente Biro e da 10 metri sferra un forte tiro; Szabo riesce a fermare la pai la soltanto oltre la linea della por ta. Questa volta l'arbitro ha vedu to bene e fa segno di rimettere la palla al centro. Finale movimentato Ormai gli stono oltre, consideruzione della tèrza e ultima partita che dovranno giocare domenica a Bucarest. Ne approfittano gli ungheresi per porre la nostra squadra in una specie di assedio, che la nostra difesa però riesce a neutralizzare con calma assoluta e con scelte di tempo aramiratissime, che irritano sempre più gli avversari. Soltanto al 33' gli ungheresi ottengono il loro unico punto. Su un cpzpsptiroprdaatstrvlfKessc« azzurri » non insie si risparmiano, in Mtpdvncvlcqlm iiiimiiiiiiiimiiiiniiiiii ninni iiiiiiiiiiiiiinii centro dell'ala destra, Sarosi riprende e spara. Il pallone rimbalza sul montante e finisce quasi in porta. Rava, con una bella rovesciata, Io rinvia lontano. Se ne impossessa Kiszely, il quale da venti metri circa sferra un potente tiro a mezza altezza, Olivieri, coperto da molti uomini, e appena rialzatosi sulla minaccia del tiro di Sarosi sul montante, non riesce a vedere il pallone, che si insacca a mezza altezza sulla sua sinistra Dopo alcune azioni inconcludenti da ambo le parti, si hanno, verso la fine dell'incontro alcuni scontri fra giocatori. Depetrini è duramente toccato da Gyetvay; il juventino ha il torto di reagire e l'arbitro lo espelle dal campo. Dopo qualche altro battibecco fra Rava e Turay, fra Locatelli e Kincses, l'arbitro fischia la fine e il pubblico... fischia per il pessimo comportamento della propria squadra e per il finale di gara non certamente molto edificante. Fredy Werner