Cifre di Johannesburg

Cifre di Johannesburg Meli* lLlctoa*a<1c ausfyale Cifre di Johannesburg Da 3.000 a 600.000 abitanti in mezzo secolo - Dai "Comitati dei cercatori,, del libero Transvaal al regime dei conquistatori - Grattacieli, folla e febbre (DAL NOSTRO INVIATO) JOHANNESBURG. Ohi da Kimberley arriva a Ioliannesburg, ha ima grossa sorpresa. La differenza tra la capitale dei Diamanti e la Capitale dell'Oro sembra la stessa tra una modesta città di provincia e un centro metropolitano. Kimberleij conia circa 30.000 abitanti; Johannesburg circa 600.000. Non è soltanto la cifra cruda della popolazione dì Johannesburg a impressionare, ma il ritmo cól quale la Capitale dell'Oro è giunta a questo censimento, ciò che ha permesso di definirla « città meteorica ». Ascesa vertiginosa Nel 1887, cioè un anno dopo la sua fondazione, Johannesburg contava 3000 abitanti: un borgo. Nel 1890 questa cifra è quasi decuplicata. Nel 1896 Johannesburg ha portato la sua popolazione da 30.000 a 100.000 abitanti. Nel 1911 esso arriva a 202.000. La grande guerra non rallenta questo ritmo. Nel 1921 la Capitale dell'Oro censisce 288.000 abitanti. Nel 1931 il numero di questi sale a 347.807. Nel 1939 la Capitale dell'Oro ha superato di parecchio il mezzo milione, battendo così tutte le altre grandi città dell'Unione. Iti questo quadro la popolazione è screziata, direi meglio macchiata. Il bianco predomina, è vero; ma l'afflusso dei colorati non appare meno impressionante. E' un contributo pletorico, a ondate, dirò meglio a bolle dense e scure, che emergono, s'inabissano, riaffiorano nel calderone urbano. Inquietanti fenomeni d'ebullìzione, che ben si può dire tropicale. Si tratta in gran parte di negri; una percentuale, assai più bassa, è costituita dagli Asiatici. I primi, attratti dalle regioni più Tontane del Capricorno dal miraggio della città stratificata di grattacieli e sfolgorante di luci, s'imbucano nelle voragini tetre delle miniere. Gli Asiatici invece, meno estuosi, più sottili e calcolatori, si contentano della superficie; si dedicano ai piccoli negozi, al commercio minuto, che cerca di spremere agli « indigeni sotterranei » quel poco argento che guadagnano a spremere latito oro. E' l'opposizione fra « plebe del sottosuolo » e « plebe della superficie », come mi è avvenuto di tratteggiare in un mio romanzo esotico uscito nel 1929: « La Pista del Sud »; stranamente anticipatore circa i conllitti colorati. Vediamo le cifre dei bianchi e dei colorati. Nel 1921 i « colorati » raggiungono quasi la metà di tutta la popolazione di Johannesburg con 132.685 colorati contro 150.000 bianchi. Nel ISSI si numerano HiS.OOO colorati e circa 200.000 bianchi. Nel 19S!,, 154.000 colorati e 221 mila bianchi. La percentuale dei colorati è rappresentata, strapotentemente, dai negri, gli ostatici non raggiungendo che l'I/100 della popolazione totale. ' Diametro: 100 chilometri Questo aumento della popolazione di Johannesburg, in solo mezzo secolo, merita il titolo di « fenomenale ». C'è chi mi assicura che i 600.000 abitanti non forniscono che la cifra della città propriamente detta, cioè del nucleo urbano più compatto e diciamo così verticale; (quel che sarebbe, in proporzioni più vaste, Manhattan entro il polipuio di New York). Sono anch'io di questo parere. « Se calcoliamo — mi assicura uno studioso di cifre — i sobborghi e i borghi minerari che ininterrottamente continuano la città verso ogni punto cardinale, ma specialmente verso Ovest e verso Est, constatiamo l'esistenza d'una sola, enorme città, nella quale un milione di abitanti non è eccessivo ». Cid oggi Johannesburg è annoverata ira le «più vaste città» del mondo. Il suo diametro è di circa 25 chilometri. Moltiplicando, secondo i calcoli del circolo, questa cifra per S,l'i si ottiene una circonferenza di circa 80 chilometri: il vero periplo d'una più grande Johannesburg. Ma c'è di più. Se veramente si vuol intendere per «Capitale dell'Oro » la massa di costruzioni che invade e quasi copre il « Wìtwater Rand», cioè tutta la zona mineraria, siamo davanti allo spettacolo di una Johannesburg mastima. «Quasi tutto il «Wituuters Rand» — mi conferma lo stesso elucidatore — è oggi Johannes¬ burg. Non andrà (molto (e forse'già oggi siamo giunti a questo ca-' so) che il diametro della Capitale \ deli' Oro andrà misurato sulla « Main Reef Road », l'arteria che traversa tutto l'altipiano dell'oro. Ora quest'arteria diametrale è lunga oltre 100 chilometri. Ne risul- fa una circonferenza superante i.300 chilometri ». L'oro e il resto Si tratta, evidentemente, d'una visione urbanistica di apparenze, apocalittiche, o babeliche, tale da ricordare i colossi edilizi delle antichità mesopotamica ed egizia. Esagerazioni? Ma basterà ricordare che il Wihvaterismo dà circa il 75 per cento dell'oro mondiale e darà ancora oro per tutto questo secolo. E dopo l'oro ci sarà il platino; l'argento e anche tutti i metalli più utili come il ferro, il rame, lo stagno, il piombo, ecc. La carta mineralogica del SudAfrica dà l'elenco di tutti i metalli esistenti sul globo. E poi c'è anche il carbon fossile, a giacimenti enormi: essi superano 13 volte quelli inglesi; quanto basta per far marciare per un secolo ancora tutto questo gigantesco, congegno industriale. Chi mi ha favorito questi duti è un tecnico eccellente, che non soltanto mi ha squadernato le ci fre di quanto affermava; ma mi ha dimostrato la sua fede inconcussa nel divenire di questa cittàfenomeno. Che Johannesburg possa ancora aumentare il proprio volume e la propria estensione in tutte le direzioni dilla Rosa dei Venti, e diventare una delle più impressionatili metropoli di quelle civiltà nuove che sono note p stanno abbozzandosi sotto la Croce del Sud, lo prova anche il pianoro sul quale la città si distende. Esso ha vasti limiti; senza barriere od ostacoli fino ai suoi orli. E poi la Capitale dell'Oro, già nel suo disegno originario sembra geometricamente predisposta alla moltiplicuzione e all'espansione. Il suo piano infatti non appare confuso e caotico come quello di Kimberley, che sorse dai cento\tortuosi sentieri tracciati dai pas- ! si dei «digqers» e dalle ruote dei\loro carri'. Kimberley emerse dal-\l'alluvione del «rush» diamanti-] fero, istintivamente. Johannesburg ha avuto invece una formazione più razionale. I pionieri e % « diggers » avevano dietro di sè le esperienze degli altri paesi auriferi: America e Australia. D'altra parte personalità mammoniche lavano già da Londra e dagli '.vigi altri centri del finanziamento internazionale. Bisognava impedire, più che possibile, il romanzo, la avventura, buoni per scrittori e 'per cineasti, non per la specula' zione mineraria, \ I capi della nuova impresa sud- africana erano ormai smaliziati dalle non sempre felici esperienze del « rush » diamantifero e delle corse all'oro d'America e d'Australia. Essi capivano che era fi.nita, per l'oro, l'epoca fantasista e cominciava invece quella della disciplina, cioè della meccanizza zione industriale. Occorrevano metodi e leggi: — una bardatura di interesse collettivo. E questa calò presto: lentamente, ma implacabilmente. Prima e dopo la guerra boera Fin dai primi tempi del « rush» aurifero venne creato un organo embrionale, ma sintetico che doveva, sviluppandosi, dare tutta una impronta matematicamente definita alla enorme materia sottoposta al suo controllo. Fu questo il « Digger's Committee », o « Consiglio dei Cercatori ». Era un organo a funzioni amministrative, tecniche e di polizia, che doveva soprattut to pensare a una divisione netta e razionale di tutto il prezioso territorio. Il lavoro andò così, fin dall'inizio, regolarizzandosi e geometrizzandosi. I Sindacati minerari, benché innumeri, non si ribellaro- rio; anzi mostrarono subito la ten denza a seguire ciecamente un'imi ca direttiva di sfruttamento, quale il « Consiglio dei Cercatori » dettava. Cercarono invece, di quando in quando, di ribellarsi le masse operaie, soprattutto colorate. Ma le repressioni furono senza pietà. E anche in ciò i Sindacati furono perfettamente d'accordo col « Digger's Committee ». Ma i tempi si evolvevano. Quest'organo sembrava ormai troppo indifferenziato davanti al complicarsi della situazione aurifera e alle sue grandiose prospettive. Al « Comitato dei Cercatori » succedette così nel 1897 uno «Stadsraad» di 12 membri, presieduto da un Borgomastro nominato dal Governo. Era ancora l'epoca del libero Transvaal. Scoppiò intanto la guerra angloboera e lo « Stadsraad » cessò virtualmente di funzionare. Furono \anni ™*2 e cnldeli' Do»° '« «*" ! torio inglese, venne nominato da- \'Jh <w?osori' al >>°st° del ufcWo \organumo amministrativo boero, ] "!* « 0o,m^ »• * Consiglio di transizione, che, a sua volta, fece posto, nel 1903, a un « Town Council » o « Consiglio della Città », risultato di regolari elezioni. Cominciava l'èra dell'Unione SudAfricana. Questo Consiglio ha cumulato, '.in questi ultimi anni, se non le at tribuzioni, certamente le responsabilità di un Ministero. E' il Ministero dell'Oro. Oggi la Capitale del metallo ago- gnato e maledetto è dunque, più che unii città, una « regione urbana », divisa in immensi quartieri. Quelli centrali sono di carattere pubblico, bancario, commerciale, industriale, e sono jopoluti di grattanuvole. Vi sono poi i quartieri ferroviari, automobilistici, tecnici, ullineati lungo il margine del « rand » aurifero propriamente detto. Infine i quartieri eleganti dilagano con ville, villini, « bunguloios », giardini e parchi, verso nord e ovest. Aspetto standardizzato, quindi, ha questa metropoli australe, e pei creatori di colore, forse alquanto delusivo! Ma anche sotto questa impostazione monocalibra, imponente ma monotona come tutti i prodigi del calcestruzzo novecentesco, c'è una poesia segreta. E' la poesia della vecchia, della primitiva Johannesburg. L'enorme scacchiera attuale è stata tracciata col sudore e col sangue dei primi pionieri. Essa risulta infatti dalla curiosa divisione di terreno fatta dal «Digg's Committee», nei primordi del «rush» aurifero. Quelito Comitato, infatti, oltre ad asseignare a ugni cercatore d'oro un •lotto di sfruttamento, gli attribuit'U anche, fuori della zona aurifera \propriamente detta, un quadro di terra detto «stand» sul quale il | pioniere poteva depositare, nelle [Ore di riposo, gli utensili del pro' pi-io lavoro. ! In questi «. stunds » sorsero le prime baracche e le prime case dei cercatori. Da questa ripartizione primordiale è emersa ed è dilagata \la Capitale dell'Oro. Il grattacielo d'oggi innalza la sua mole altera [sópra l'antico e povero «stand* ove giacquero un tempo il piccone. \e. il badile del primitivo pioniere. Il passato, il mito lievitano dun¬ que sotto queste cubitali masse di 'cemento armato, nelle quali s'agirla la folla febbrile, formicaio di ihitle le grandi speculazioni. Ma il \fascino di Johannesburg non è an\cora tutto qui... Curio Mortari frfodelii d'estate: tinte fresche, linee semplici, Il oentro di Johannesburg fotografato dall'aeroplano di Kimberley

Persone citate: Curio Mortari, Main, Rand

Luoghi citati: America, Australia, Kimberley, Londra, Manhattan, New York