IL VINO non fa male

IL VINO non fa male IL VINO non fa male Replica a una levata di scudi: il vino è un prezioso alimento: basta non abusarne Dopo parecchi anni di tranquil-1 qnta, durante 1 quali parve tramon- Itata definitivamente l'ingiusta confusione fra vino e alcole, fra abuso e regolare uso del vino, siamo ad un risveglio di attacchi contro la millenaria bevanda di nostra gente. Veramente si tratta di casi isolati, ma poiché partono da persone di riguardo, non si devono trascurare. Poco tempo fa si ebbe occasione di controbattere qui alcune affermazioni, che suonavano come aberrazioni intorno al vino, da un medico pubblicate in una autorevole rivista milanese. Ora è la volta della prof. Elena Fambri la quale, secondo ne scrive il senatore prof. Giordano in « Ateneo Veneto », avrebbe compiuto una « buona azione, coraggiosa, patriottica » coll'ampio capitolo su l'alcolismo nel più recente trattato di « Medicina sociale » che si sta pubblicando ora. tlcl9demmtpmecpEsag erazwnt Senza dubbio la prof. Fambri ha compiuto e compie opera santa muovendo in lotta contro l'alcolismo, sulle cui deleterie conseguenze tutti sono d'accordo. E bene fa anche ad estendere la lotta contro gli abusi del vino e delle altre bevande alcoliche fermentate. Tutti gli abusi fanno male; e tabacco, e carni, e perfino il pane! Ma la distinta scrittrice mette tutto in fascio; inesorabilmente inequivocabilmente vorrebbe veder sparire il vino dalle abitudini del nostro popolo. Nell'ampio capitolo di « Medicina sociale » scritto dalla Fambri si dimostra che esiste un vero alcolismo in Italia, tanto da piaz zare la nostra nazione al secondo posto europeo! La cosa sorprenderà i viticoltori e dispiacerà a tutti gli italiani perchè era ben noto e dimostrato che (a parte la Fran eia) gli Stati che non conoscono il vero alcolismo sono proprio vinicoli, Italia, Spagna, Grecia. Del fatale, vero alcolismo la scrittrice fa il triste quadro coni pleto nei rapporti, anche, con la tubercolosi, i malanni gastrolntestinali, l'arteriosclerosi, le malattie veneree, quelle nervose, il cancro, la pazzia, il suicidio, ecc. ecc. Tutte cose che hanno poco a che fare con l'uso abituale ai pasti di modiche 'quantità di vino, per quanto l'autrice insista sempre a mettere sullo stesso piano i due generi di libazioni. La trattazione circa l'azione delle bevande* alcoliche sull'organismo umano lascia a desiderare perchè la scrittrice non cita che i pareri di quegli autori favorevoli alla sua tesi, trascurando i molti altri contrari. E dimentica completamente proprio i ricercatori italiani che hanno portato tanta luce sull'azione fisiologica del vino, come Albertoni e Rossi, Baglioni, Serianni, Puntoni, Di Mattai, ecc. Ora, proprio i nostri, convalidando altre ricerche fatte all'estero, affermano quello che la prof. Fambri nega: che cioè il vino è un alimento, che sviluppa azione termodinamegenica, che è alimento di risparmio, che è un nervino dei più innocui, che aumenta il tasso di emoglobina e dei globuli rossi nel sangue, che aumenta la resa del lavoro, ecc. In uno degli ultimi lavori, quello del dott. R. I. Weissenbach, capo servizio degli ospedali e degli ospizi civili di Parigi, si afferma anche che il vino è un antisettico; è alimento bioenergetico, è antitossico, facilita digestione ed assimilazione, regola V equilibrio acidi-basi, ha effetti favorevoli sul sistema neurovegetativo e sullo psichismo. Naturalmente, questi studi non sono ricordati e cosi non si è tenuto conto del parere dei più grandi clinici italiani favorevoli all'uso moderato del vino, pareri raccolti e stampati a cura della Federazione commercio enologico. Si è preferito citare soltanto le conclusioni di scienziati e medici contrari al vino, di valersi di statistiche alquanto arretrate, alcune di quindici e ventanni; di citare qualche dato er- sroneo, come i famosi 17 milioni di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii quintali di uva secca importata in Italia.. cosa semplicemente fan tastlca. Nel campo economico Sui riflessi economici dell'alcolismo, passato in rassegna quello che avviene in altri Stati, p«r l'Italia si afferma una spesa di 900 lire per persona in vino, .Ti dotta pel 1931 a soli 6 miliardi e 313 milioni. Ma non basta: si mettono in conto 109 milioni per morti e malati di cirrosi epatica (la quale colpisce anche dei bevi tori d'acqua!), 92 milioni per le pazzie, 600 milioni pei morti di malattie dell'apparato respiratorio e 114 per quelli di tubercolosi; in complesso altri 915 milioni, e la prof. Fambri ci fa grazia, .citan do solo cinque o sei dati presi a caso. Guai se approfondiva la. que i a o l o i n i a i stione! Ma, poiché siamo nel campo economico, ci vorrebbe dire l'esimia scienziata, come sostituire il mezzo miliardo di giornate lavo rative che vite e vino domandano alla nostra gente, se la vite scomparisse per far piacere .ai pochi medici sociali che la odiano? Coltivando grano, barbabietole da zucchero, come pare si voglia accennare? Ma la vite viene proprio là dove altre colture non verrebbero, ed è l'unica pianta che si presti a valorizzare terreni che ben difficilmente si potrebbero meglio utilizzare; è l'unica che affezioni stabilmente, che leghi alla terra l'uomo dei campi, con i riflessi demografici e sociali che sono ormai ben dimostrati. E veniamo alle proposte concrete fatte per lottare contro l'alcolismo, ripetendo la protesta di mettere insieme il fenomeno alco lista e l'uso moderato del vino. La prof. Fambri crede nell'ut! lità e nell'efficacia della propaganda fatta dalle associazioni di temperanza. Bene: utente di male, anche se qualche volta i dirigenti di tali associazionii si sono veduti bere allegramente, vino nei banchetti o nei « ranoi ». E vada per la propaganda scolastica se diretta a combattere J'uso dei liquori e l'abuso del vino, per le restrizioni alle licenze (ma ci sono già n legge) agli orari di vendita, ed altre simili prescrizioni da tempo ventilate. Ma noai si consente nella richiesta di abolizione completa del vino nell'esercito, nella marina, nell'aviazione. Si chiegga ai comandanti di reparti in guerra il parere sui benefici di un buon bicchiere di vino-! Non nella pretesa di preferire gli astemi negli impieghi (chi non beve vino ha qualcosa da nascondere, ha detto Baudelaire e ha ripetuto Carducci). Non poi, certissimamente, nella peregrina proposta di una tassa sul vino di almeno 80 lire per ettolitro!! per avere fondi per asili antialcolici, premi alle società antialcoliche, ai bettolieri che trasformino i loro esercizi in ristoranti antialcolici, ecc. La prof. Fambri vorrebbe anche fossero vietate le mostre nazionali del vino, la pubblicità alle bevande alcoliche, ecc.. ecc. Il razzo finale a tutta questa baldoria pirotecnica è che, sia. pure gradualmente, la soluzione invocata da questi medici sociali deve venire. E la soluzione presentata in questo volume è che l'Italia ritorni la terra dei begli uliveti, che non basta incoraggiare il consumo di uva, la produzione di uve secche e la distillazicme: bisogna affrontare in pieno « con animo sereno » il problema: il vino deve sparire dalla mensa degli italiani. Ebbene, con animo altrettanto sereno, dobbiamo dire che la soluzione del problema è... nel buon senso che agli italiani non ha mai fatto, difetto. Tanto che di questi pochi fanatici avversari del vino si è riso, e da millenni si rallegra il pasto con la sana igienica bevanda confortatrice dei latini, che non ha mai prodotto i misfatti dell'alcole e di altri nervini ben più dannosi, che non ha mai fatto degenerare questo popolo italico, avviato, oggi più che mai per genialità, laboriosità, disciplina, ad essere uno dei primissimi popoli del mondo. Arturo Marescalchi eguceèmfinstzSlrtrBespvgdèAfpdcisrsHRdatqdadsrsi iiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii

Persone citate: Albertoni, Arturo Marescalchi, Baglioni, Baudelaire, Carducci, Puntoni, R. I. Weissenbach, Rossi, Serianni

Luoghi citati: Grecia, Italia, Parigi, Spagna