LA MINIERA CIECA di Curio Mortari

LA MINIERA CIECA Nel paese dei dtamanft LA MINIERA CIECA Nel 1928 i giacimenti sudafricani produssero per 17 milioni di sterline e ne esportarono la metà; nel 1929 produssero per circa 11 milioni e ne esportarono meno di tre; oggi siamo allo zero (dal nostro inviato) CULLINAN, maggio. Per pausare dalla voragine di Rimberley alla «Premier Mine» — altro abisso diamantifero del Sud Africa. — bisogna fare una corsa d'ol(re 500 chilometri: circa otto oie di buona macchina. Dal Griqualand si salta cosi nel Transumai, nella zona di Cullinan, a una trentina di chilometri da Pretoria. Il giacimento transvaaìiano ha vn carattere di sporadismo insolito. E' un gigantesco cùneo di diamanti, profondato in un suolo prevalentemente aurifero. A spiegare questi misteri geologici non basta certo lo spazio cartaceo d'una pagina di giornale. Qui si entra nel dominio della Geologia pura. L'attrattiva della «Premier Mine » (che significa « Prima Miniera ») diventa quindi più calamitante. Non per quanto riguarda la sua cronologia. (Non si comprende infatti perchè questa miniera abbia il nome di «prima», essendo entrata in attività soltanto nel 1903, mentre la « Grande Buca » e tutta la regione diamantifera di Kimbcrley hanno, in suo confronto, un'anzianità ultra trentennale). Il primato della «Premier Mine » ò un altro. Essa infatti passa, per <•■.- la più grande voragine scavata dall'opera individuale dell'uomo, nel mondo ». Cosi affermano almeno le nomenclature sudafricane. Ora, se non più v,asta della «Kimberley Mine», la «Premier Mine» è certo più profonda. La bocca del cratere misurando un chilometro circa di circonferenza: il baratro si inabissa per 1,50 metri. Veramente i dati tecnici (espressi dalle nomenclature locali in « piedi » inglesi) non dicono propriamente « profondità » ma « obliquità ». La sfumatura ha la sua ragion d'essere. La misura non è presti infatti a perpendicolo, ma seguendo il pendio dell'abisso. D'ultra parte questa prospettiva obliquante dà anche, dal punto di vista ottico, il carattere distintivo tra il baratro di Kimberley e quello transvaaìiano. Mentre le pareti della « Grande buca » scendono quasi a picco; quelle della « Premier Mine » presentano un declivio meno pauroso. Il fondo della voragine di Kimberley è cavo, anonimo, quasi insondabile, specialmente nelle ore crepuscoluri. Il fondo, invece, della « Premier Mine » è più piano, interrotto da spunti di roccia simili a enormi scenari, e ancor oggi popolato di costruzioni, d'attrezzature minerà. rie, di macchine. La « Grande Buca » di Kimberley è il cratere ormai spento e abbandonato. La «Premier Mine» è piuttosto l'effetto d'un panorama terrestre rovesciato; quasi il riprodursi-d'un panorama di superficie, nel lucido specchio d'un lago abissale. La voragine di Kimberley è già la morte: la voragine di Pretoria ha invece ancora le apparenze della vita, benché queste apparenze stiano tra la realtà e il miraggio. Un male mortale Un'altra attrattiva della « Premier Mine» consiste nella qualità dei suoi diamanti. Non fu infatti dal suo enorme àlveo che fu estratto, nel gennaio 1905, il più grosso diamante del mondo, il Cullinan, che dà il nome alla zona? Questa spettacolosa gemma, questo «sole di carbonio puro » della bellezza di 3025 carati circa (un carato corrisponde a 205 milligrammi) grosso come il pugno d'un uomo, sbalordì il mondo. Esso era tanto grosso, che si dovè fenderlo in sei o sette brillanti, appartenenti ora alla Corona d'Inghilterra e racchiusi nella Torre di Londra. Ma nonostante queste magìe, Ns1 anche la «Premier Mine» porta oggi il cartello di chiusura. A differenza della voragine di Kimberley, la « Prima Miniera » offre tuttavia ancora qualche vago movimento; benché si tratti di una attività marginale, dedicata a una opera ài manutenzione e di sorveglianza. Anche qui non è l'inaridimento, o il minacciato esaurimento delle risorse diamantifere a imporre il provvedimento di clausura. Tutl'ultro! La « Prima Miniera » al dir dei tecnici nasconde sempre, nelle sue pareti e nei suoi sottostrati, interi archivi di diamanti. C'è perfino chi pensa all'esistenza, entro il tenebroso utero di questa Cibèle diamanti!era, di altri diamanti più gi-ossi del « Cullinan », grossi come uova di struzzo, come « teste di negro », come poponi Ma, quand'anche fosse così, ne trarrebbe forse auspici di riapertura e di ripresa la produzione diamantifera? I tecnici sono molto pessimisti, al riguardo. Questa super-industria sfavillante e stellare appare colpita da ben altro male. Nessuna carie geologica la minaccia; nessun cancro basaltico la mina. L'industria diamantifero è affetta da un morbo pandèmio; quello forse di cui tutto il mondo soffre. Il male affiora nel 1928. Da allora l'estrazione dei diamanti s'è rallentata in seguito a ordini tassativi. Causa prima: la diminuita lerlmdripdrichiesta mondiale di diamanti eìquindi ridotta esportazione. Nel 1928 i giacimenti sud-africani avevano prodotto 4 milioni e 372.856 carati (per 16 milioni 677.772 sterline); ma non avevano esportato che 3 milioni 51,1.289 carati (8 mi- lioni 888.1,16 sterline). Nel 1929 si estraggono 3 milioni 661.212 carati (10 milioni e mezzo di sterline); non se ne esportano che 2 milioni e 776.699 carati! La tendenza depressiva s'accentua ancora negli anni successivi. Nel 1930, intervenuta la « crisi mondiale », la produzione e Vesportazoine si riducono ancor più. Così si giunge agli zeri d'oggi, e all'« alt » nella estrazione. La diagnosi Sulle cause di questo collasso furono divulgate molte di quelle storie o storielle negromantiche e fabulistiche di cui son ghiotti quei giornali di cronaca nerastra che gli Americani chiamano « tablòidi ». Si annunziò, ad esempio, che, dopo l'avvento dei Sovieti, la prò fusione di brillanti provenienti dall'insanguinata Corona Imperia le e dui tesori della nobiltà russa, aveva rivoluzionato i mercati dia mantari del mondo, provocando il ribasso dei brillanti. Ma quunti erano questi brillanti russi per po ter provocare ta>ito tracollo? Potevano le gèmme d'una collezione per quanto imperiale, o anche di parecchie collezioni, far precipitare il piatto d'una bilancia, che sul piatto opposto reggeva 15 milioni di carati (pari a 50 milioni di sterline) prodotti dal le miniere sud-africane? La spie- ìgazione appariva puerile Altre suggestioni parlavano del nuovo gettito dei diamanti alluvionali, che, nell'Africa sud-orientale e nel Namaqualand, si trova vano a manciate. Altri ancora ostentava la minaccia di dande- sfide produzioni di diamanti chimici, dovuti all'industria tedesca. Queste ragioni sembravano insufficienti. La causa vera doveva evidentemente essere un'altra: più grave, più vasta, di carattere totalitario. Il diamante, gemma super-suntuaria è forse legato a tutta un'epoca che sta agonizzando t jML'epoca dei Cresi e dei nuovi Cre-\ si, degli ultrarlcchi e degli arrlc-1ccititi* Sono gli interrogativi del sproblema. Questo lento declino dei pmercati diamantiferi sembra co-! dmunque seguire la parabola d'un lmondo che tramonta. Un mondo abasato su troppe sperequazioni. j lDopo il gigantesco conflitto che 9ha lasciato sui campi d'Europa e 1del Mondo quasi venti milioni di;vmassacrati o comunque di fisica-< mente finiti, di quale bagliore se mnon sanguigno, tetro, mammonico può scintillare il diamante? E, quasi a farlo apposta, la misteriosa Giustizia che regola le sorti della terra e dell'Universo, e che vendica presto o tardi i morti come le iniquità: quella Giustizia tbclvmppurola misteriosamente sacra, Di vina Provvidenza, non ha messo a nudo nei giacimenti dell'Africa Australe, diamanti e diamanti, tanti da farli diventar quasi frequenti come pezzi di vetro? Studiosi del problema, eminentemente seri, hanno definito questo enorme fenomeno di ultra- f.L,!?^L-f*J""lT±,.a?fi6- w inalsnf,, produzione e al tempo stesso, di /enomenale ribasso, con la parola «crisi diamanti fera ». E' risultato, ad oqni modo, da questi studi ' T' . ,. 1 ... 'che la « produzione diamanti/era è • • , , , . »."*"""•••/»?.'• " il termometro della depressione . , „ ... , " <■<"""•"> ; economica mondiale». n i ; » p . • f IrreiOria Sara rastona J i e , i , l i r a - l 1 precedenti nrt-trol! del nn-tro !n vinto appartenenti alla serie «Sotto II eioce del Sud », e r Nel paese dei dia manti» sono listiti il 25, 25, 26. -8 29 aprile e 2. lu, il, 12, 13 maggio. a - : Quando il diamante non è più richiesto, significa che il danaro, già circolante, talvolta circolante a giro di bufera, tende a ritirarsi, a occultarsi, a perdersi. E' un 7nisterioso riflusso di grande marea, un gigantesco ritirarsi di grandi acque, nell'incerto crepuscolo d'un mondo che muore e d'un altro che sorge. Caso strano: a poca distanza, dalla «Premier Mine» scorre ili«Crocodile River » o «Fiume dei coccodrilli ». Questo nome ha an- cora una risonanza leggendaria neZ/e ?>ienti buie dei negri pastori, nei negri i quali vanno ripelen- do metto ai loro Apformi cnmna- ao spesso ai lo io deformi compa- imi sfaticanti nelle miniere sud- afneane, che tutto deve tornare donde è venuto, e che anch'essi torneranno un giorno ai loro flit- mi lontani. Or bene, proprio con le acque di questo fiume il Governo sud-A- fricano ha creato un ingegnoso e /ormidabiie sistema d'irrigazione per dare o ridare a queste terre im regime agricolo che sembrava orwot condannato ai ricordi an- cestrali. L'ordine è: rifar pascolo e ramno dovp non p-niin Àp ini- e campo dove non e.ano che sai- vo e galleria. Dove x diamanti giacciono sepolti, ormai bui e imi ti/i, le- mucche già cominciano a pascolare, gli eucalipti a spuntare e le fattorie a sorgere. E un giorno, forse, Pretoria dovrà chiamarsi Pastoria, e Cullinan tramuterà il suo nome in Messoria. Saranno tempi più felici? E la voragine della «Prima Miniera» dopo aver scintillato di tanti spirtidori, attenderà, tetra e spenta come l'occhio del Ciclope omerico, la notte australe che la consoli con l'eterno e vero splendore drilli astri? Curio Mortari ptLscpmmmbhdmmnpssccpvaf La prima miniera di Pretoria.

Persone citate: Cullinan