Bandiere al vento cuori in tumulto di Angelo Nizza

Bandiere al vento cuori in tumulto Bandiere al vento cuori in tumulto Gigantesche rassegne di uomini e di opere, avvio a nuove imprese, le conquiste di oggi e di domani, nella infocata cornice del popolo acclamante La grandezza di Mussolini si vede | qui più che altrove, negli occhi lu- ncenti di commosse lacrime dei vec-1 l'chi, nei volti segnati e adusti de-jngli uomini, nel sorriso dei bimbi, ! cche hanno imparato ad amare | cl'Uòmo del nostro destino, su su, tenelle piccole scuole di montagna, j craggiunte ogni mattina dopo ore tied ore di cammino. laUn'ampia scritta è all'ingresso, sdi Ponte S. Martino: «Duce, va npiano, ti vogliamo vedere a ponte romano che vide le legioni di Augusto, questi Italiani di Mussolini hanno scritto a caratteri bianchi : « Marceremo come il Duce vuole, dove Roma già passò >. Sul,inFnsaA Donnas dei grandi vasi di fio-1 i ri sono disposti a un luto della strada sul parapetto che sovrasta la Dora sonante di acque, di fronte alla folla assiepata, di fronte alle massaie rurali, madri feconde e laboriose, allo schieramento dei Giovani Fascisti, degli Avanguardisti, dei Balilla, rigogliosa garanzia di futuro dell'Idea rivoluzionaria. Dopo la chiusa severa di Bard. vliFaotgmAsche profila quel forte che arrestò,gpiù volte le invadenti armate straniere, ecco Arnaz. Qui le madri recano al passaggio del Condottiero le culle con i teneri bimbi. A Castel Verrès una grande « M » è disposta come un arco sopra la strada. Su piattaforme, sovrastanti le une alle altre, sono Figli della Lupa, Balilla, Avanguardisti, Giovani Fascisti. tllmsnlocA S. Vincenzo della Fonte sono I cnuove madri con i teneri pargolet- ! dti. E' nuova folla che chiama il Duce. A Castiglione Dora l'arrivo del Duce è salutato da alte acclamazioni di un migliaio di operai dell'impresa costruttrice della nuova centrale e dalla popolazione tutta. Mussolini, dopo l'alzabandiera, passa in rivista gli operai e prò gqasaAcede senz'altro all'inaugurazione I Sdelia centrale del Gruppo Sip che I lutilizza 10 metri cubi d'acqua su ! qun salto di m. 279,20. Il canale è|dquasi tutto in galleria forzata lun- tgo 2660 metri, terminante in un lpozzo epizoometrico dal quale par-1 cte la condotta forzata costituita j ada due tubazioni in acciaio del dia-! smetro di m. 1,10, Nella centrale verranno installati due gruppi turbo alternatori di 13 mila K\v. ognuno per una produzione annua complessiva di kwh 65 milioni. tplgeIl CUOre di Mussolini S! sAll'uscita di Castiglion Do-i Bra con tutta la popolazione del jteluogo sono anche i valligiani ! discesi da Torgnone. I forti uomini dell' Alpe hanno portato con loro le mogli ed i figli. Nessuno è rimasto lassù nel piccolo borgo. Siccome il sole è già alto e nella mattinata ci si è svegliati presto, la fame si fa sentire e questi montanari hanno disposto grandi calderoni sui treppiedi e si stanno preparando la polenta. Mussolini, passando, guarda all'umile opera di quella gente che ad un tratto, balzata in piedi, ha bslMnGtpqucircondato la macchina, Gli paria, eMa l'attenzione di Mussolini è at-.-tratta da una grande carta topo-!grafica dalla quale risulta come ì montanari del piccolo comune di Torgnone abbiano con le proprie mani e a proprie spese, durante 6000 giornate lavorative, costruito tre chilometri di strada per il raccordo con la nazionale. Majgran parte dei mezzi mancano, j Mussolini chiama a Sè il Podestà I del Comune, Luigi Vesan e lo in-1 terroga. Gli figge in volto i Suoi j occhi fermi e umani. Ad un trat-| to, ha una risoluzione improvvis^l e con un cenno vuole presso di Sè j S. E. Sebastiani e il Ministro Co-1 bolli Gigli. Quanta strada si deve;ancora costruire? Sono circa die-1 ci chilometri. Egli firma un assegno di mezzo milione e lo consegna al Prefetto D'Eufemia per i valligiani di Torgnone. affinchè la strada possa essere ultimata. I . montanari del borgo appollaiato j sull Alpe hanno le lagrime agli oc-i chi. Possono vantarsi di aver vis¬ suto una grande ora. La strada diLTorgnone e stata costruita parte i dalle braccia dei suoi abitanti e i parte dal cuore del Duce. ! Il tempo incalza. Il corteo delle i_- ■ i ti 4 !macchine riprende. L automobile, -che reca il Duce, sulla quale sono il Prefetto D'Eufemia e il Fede- rale Glarey — recatisi a incon- trare il Fondatore dell'Impero al-il'ingresso della provincia — pro¬ segue ad andatura veloce. Siamo ormai alle soglie di Aosta. I j [}\l„ìì„ ~lttZ nim«ii/i Nella citta romana All'Arco di Augusto il Duce fa i rallentare la marcia del corteo. | Volge in alto gli occhi a guardare il maestoso segno di Roma all'in-i gresso di Augusta Pretoria. Al di là dell'antico arco augusteo. il po- polo di Aosta ha elevato, per la vi- sita del Duce, un nuovo trionfale arco, costituito da una gigantesca « M », presso la quale vegliano di guardia due Giovani fascisti in armi. Oltre l'arco è la folla, il popolo della vecchia Aosta, che tributa un romano trionfo al Fondatore dell'Impero. Ecco la grande massa delle massaie rurali, ecco I reduci Bersaglieri con la loro fanfara, presso il muro elevato da Roma; ecco il nereggiare della moltitudine che in due ali fitte, massiccie, nereggia ai margini della strada, stretta presso le case alte, e grida una sola parola: «Duce! ». Il grido si leva in alto ed è come ripercosso dalla valle, ormai ampia, fino alle cime altis- sime ove si annida l'aquila. Piazza Carlo Alberto è come unmare di popolo e anche nelle vie di Roma e IX Maggio il popolotributa al Duce un'ovazione inter-minabile, altissima. Il Condottiero è in piedi, sorride, leva il braccio a salutare, a rispondere a quell'in-fuocato applauso. Il triplice squillo di attenti an nuncia l'arrivo del Fondatore dei l'impero nel largo davanti alla nuova Casa Littoria. L'elegante costruzione, interamente eseguita con materiale autarchico, assolu temente senza impiego di ferro, con costruzioni a volta in traver tino grigio, si staglia snella con la sua torre quadrata contro il severo profilo della Becca di No na. Davanti all'edificio è schierato rapetrvisttisustad.vin folti ranghi il glorioso vigiliare : pFascismo aostano, che presenta in- pnanzi a tutti, presso l'ingresso, i. psuoi numerosi Squadristi. IriSul fronte del passaggio apertojtcal corteo sono gli Avanguardisti, (j i Giovani Fascisti in armi, le Gio- vani e le Piccole Italiane. I Balilla moschettieri e i gerarchi della Federazione si schierano in due ampi quadrati. Le Donne fasciste occupano un grande palco di fronte al quale una tribuna palpita dei gagliardetti neri delle formazioni togmàschili e femminili. All'ingresso | vfCasa Littoria è il Vescovo di Aosta mons. Imberti, il primo Ve' scovo d'Italia, che offri, allorché gli italiani donarono l'oro alla Pa- tria, la propria Croce pastorale e l'oro dell'anello. All'apparire del Fondatore dell'Impero, mentre le formazioni armate scattano in posizione di presentat'arm, le Camicie Nere levano il loro rombante grido. Mussolini è in piedi. Si volge intorno ad osservare lo schieramento, se ne compiace, saluta, agita la mano come a far segno di affettuosa cor dialità a questo popolo che Egli già conosce, per essere venuto in questa Valle, per averla seguita attentamente nella sua vita e nel suo sviluppo. Il padre di un Eroe Egli scende dalla macchina, si accosta alla nuova Casa Littoria. All'ingresso di essa riceve l'omag- I S'i° del Podestà di Aosta, RamaiI lini, e del Vescovo Imberti. Entra ! quindi nel piccolo Sacrario dei Ca|duti. Quivi, sulle pareti sono scrit ti i '.orni dei Martiri aostani per la Rivoluzione, dei Caduti nelle 1 campagne d'Africa e di Spagna; j al centro è un'ara con quattro fa! sci littori sormontata da un elmetilc(liccCnrtdrgcppbdrpsmtvvplptctgtto di bronzo. Il Fondatore dell'Im-ÌPpero fa deporre una corona d'ai- loro con i colori di Roma. bSotto il porticato sono le fami- mglie dei Caduti per la Rivoluzione ge nelle guerre d'Africa e di Spa-|v Sna- 11 Duce scorge il babbo e la jp! sorella del capomanipolo medico!si B03*50116110' Caduto in Spagna alla! f jtesta di un reparto i cui ufficiali Ir ! erano stati decimati. Il padre del-1 gl'eròica Medaglia d'oro viene abbracciato e baciato dal Duce, che si ferma a salutare ad una ad una le madri e le sorelle degli altri Morti per la Patria. Quindi sale al primo piano del nuovo edificio. Il Federale Glarey Gli presente i grandi grafici statistici indicanti l'incremento della popolazione e la situazione dell'inquadramento fascista. In seguito il Duce visita gli altri locali. In una delle sale Egli trova la Sua data, Con gli Alpini Intanto la folla che gremisce lo effige, fortemente ingrandita, che .-tiene tutta una parete. Egli si fa !dare una penna e app0ne sul gran de ritraUo la Sua firma con la jsPiazz° Lo invoca. Egli la sente, j Si avvia al balcone. Su di esso è I stato disposto un podio parato di 1 cremisi, accanto al quale si sono j schierati i Suoi Moschettieri, -| Il Fondatore dell'Impero sale ^l sul podio. Il grido della folla scuoè j te l'aria: ■.: Duce! Duce! ». Musso-1 lini poggia le mani sulla balaustra e;e respirando fortemente la fresca -1 r è I brezza montana volge in alto gli occhi all'Alpe prossima. Poi allarga le braccia come a significare che lo spettacolo incomparabile Gli dà viva gioia agli occhi e al . cuore. Infatti la scena umana e o j naturale è altamente maestosa, ha -i „ segno de]le cose grandi che non ¬ si possono cancellare dalla mente. iL, deil'lnno Imperiale, can- e i salgono al cielo. e i . _ , -, . ? . . „„„,„„ ! , A. questo punto, dopo lo squillo e ceale"tl ^ l"°ffo 'a cerimonia !dell alzabandiera ali antenna po- e, ' , ' ', a\ F -oto ,1 tura Y-iti oliti ..notrii^inno man. o sta davanti alla costruzione, men- - tre cadf :! «rappo azzurro che co- Pre un a?ulla dl bronzo sull alto -i<-U una colonna dorica elevata sullo o I spiazzo. Sebbene la folla Lo invochi e voj glia ancora trattenerLo davanti a [sè, Mussolini discende, percorre a i piedi il tratto fra la Casa Littoria a » ]a C;iSerm& ,Testafochi », nei- a i l'atrio della quale il trombettiere . | di servizio squilla tre volte l'ate tenti. -i j\ cortile della gloriosa caseri ma Che ospita da anni l'eroico bat- taglione Aosta, Medaglia d'oro, è - gremito di Alpini in armi. Al coe mamto dei colonnello Magliano a i n o a e a a , e : mdvczicaplqtusono presenti il battaglione Aosta con la fanfara, quello Ivrea, una rappresentanza del battaglione Duca degli Abruzzi, due batterie del gruppo Artiglieria Aosta, una Centuria della 12" Legione di Milizia. Sui muri, dietro ai gloriosi fanti de! monte, sono scritti i motti eroici dei battaglioni. Quello dell'Aosta, no'.o in Italia e fuori amato da noi e temuto dai nemici, | quello dell'Ivrea, « Tucc un»| (Tutt'uno), quello dell'Intra « O rómp o moeur * ( O spezza o muore). Al centro del cortile sostenuo io da due colonne marmoree è il e, j motto del Reggimento: « In adver- sa ultra adversas. Il Duce passa in rivista lo schie- nirarnento degli Alpini, che presene tano le anni. Quindi si ferma al o!centro del cortile. I soldati cantar-lno per Lui l'Inno all'Impero. E' o un coro possente, che si partisce o neil" due voci ad ogni finale di n-! verso, con una solennità ampia e maestosa. Mussolini approva, du- rante l'esecuzione e dopo, con ri-1 lpetuti cenni del capo. Quindi en- ltra nella caserma ove compie una svisita al Sacrario dei Caduti, onu-1 ssto di gloriosi nomi: ragazzi mor-lNti sulle Alpi nella grande guerra, ] nsulle ambe africane nella conqui-idsta dell'Impero. I Nel cortile un coro ancora Lo j Eattende: «Va l'Alpino», a ritmo! di marcia, sciolto, cantato su duejvoci all'uso montanaro. Il Duce è preso da quella canzone, ne accom-i pagna j) ritmo con la mano, l'ap- prova con cenni del capo. Quando ! ricomparc sulla strada, nuovamen-1tc ia f0i]a dei fascisti Lo saluta. j (jjj squadristi Gli si affollano in-'•li squadristi Gli si torno chiamandoLo grido. con ardentei| verso Sarre. Durante il percorso _, . ,, , , . . iIl corteo delle macchine si ri- forma, esce dalla città e si avvia Una scuola di ardimenti. il Duce vede sul colle morenico che ha nome Dito di Gargantua (i valligiani cosi chiamano la collinetta dalla leggenda che narra come il gigante, un piede sulla Becca di Nona e l'altro sulla punta Chaligne, poggiasse colà le mani per bere nella Dora) l'ampio rimboschimento di dieci e più ettari impiantato dalla IV Legione di Milizia Forestale. Fra gli alberi nascenti, sul terreno, è una gigantesca scritta: «Duce t. Di fronte al castello di Sarre, che domina l'ampia valle, sulla ripida parete a strapiombo, 95 Alpini del battaglione Duca degli Abruzzi, allievi della Scuola centrale di alpinismo, sono già nella loro palestra ai posti di arrampicamento, sulle placche scoscese e presso il canalone. Al co mando del cap Vismara essi in- ! traprendono l'ascensione, divisi in venticinque cordate, per dieci diverse vie. La parete è battuta in pieno dal sole, su di essa brillano le placche di roccia lucente. Ma più sfavillano, bianchissime contro il grigio della roccia, le casacche degli ardimentosi arrampicatori che, armati di fucili mitragliatori, di mitragliatrici e traspor-1 tanti altresì mortai da SI, si iner- : ÌPlcano lungo la rischiosa parete. \ Il Duce, ricevuto dal col. Lom-i bardi comandante la Scuola e dal magg. Volla. comandante il batta-1 glione Duca degli Abruzzi, rice-| |vuto il saluto alla voce da un re- j jparto di Alpini che sta sulla strada. I !scende per un ripido viottolo al ! fondo valle, nel quale scorre la Do Ira spumeggiante. In pittoreschi 1 gruppi, lungo il pendio, - mamme protende i piccoli in atto di offerta verso Mussolini. Tra il verde, dal campanile aguzzo della chiesetta, tintinnano a festa i bron- zi. Per il sentiero tra l'erba folta il Duce, con passo elastico di buonicamminatore, raggiunge un picco- !abitanti del borgo di Sarre. Nella prima fila, una florida corona di lo podio al centro della vallata. Di qui, la ripida parete strapiombante appare in pieno di fronte, come una lavagna. Al comando di saluto al Duce lanciato con voce altissima dal co-1 lonnello Lombardi, gli Alpini, is-l sati lungo il ripido costone, ri-1 spondono ad una voce, con un -, A Noi! » che, come una valanga so- nora, scende dall'alto, rimbomban-1 do nelle gole del monte aspro ed | impervio. L'ascensione riprende. E' ,lna simulata azione di guerra, A. un certo punto, infatti, si ode cantare la mitragliatrice. Allorché Ispari hanno una sosta, è il can-i t0 àeSK "omini che giunge, il can- ' to largo e possente delle Fiamme! Verdi, dominatori della montagna, I ?'g'i 'Ielle aquile. I rocciatori sai-! gono. salgono ancora. Una corda-'ta tenta di superare l'altra. Ogni 1101110, raggiunto un chiodo pian- tato alla parete, vi si aggrappa. ' poggiandosi di piatto contro la I roccia e. trovato un appoggio perialmeno un piede, a forza con l'ai- tro braccio issa il compagno che; sta sotto. La vetta è raggiunta, gli' uomini delle dieci cordate levano in alto il cappello, ben degno della 1 penna nera che lo adorna. In doplpia corda un gruppo di rocciatori 1 prende a discendere, velocemente con sicurezza inimmaginabile, Mussolini ha presso di Sè il col. 1 Lombardi che Gli illustra le pos | sibilità di un tale impiego di uomi¬ ni in un'azione bellica di alta montagna. « E' non solo interessante, ma entusiasmante », Egli escia- Ima. i Più che al cammino centrale, ' svolgentesi per un canalone pro!fondo e maggiormente agevole, lo I sguardo del Duce si punta alle tre ! vie, al centro della parete, veri se- 'sti gradi alpinistici, su cui gli arrampicatori compiono prodigi. Mussolini guarda ora la arduaI ' ascensione dello spigolo di costa, I sul quale una cordata procede speriditamente. - Dopo l'esercitazione vengono ; compiuti, alla presenza del Duce, ' o esperimenti di salvataggio di feriti, secondo i vari sistemi in uso presso le truppe alpine: discesa di un alpino immobile calato col sistema della doppia corda, discesa a cavallo della picozza. discesa con una barella, discesa fatta dal portaferiti che sostiene il commilitone. Dura legge delle Alpi Il col. Lombardi, che ha illustrato al Duce queste esercitazioni, vanto delle truppe alpine dell' Esercito fascista, racconta a Mussolini un curioso episodio avvenuto durante la memorabile ascensione del Cervino compiuta appunto dai rocciatori della Scuola, nel luglio scorso. L'intero bat taglione saliva in vetta con le al mi pesanti. Un giornalista fran- cese, competente di alpinismo, si imbattè in una cordata durante un alt. Sbalordito dall'ascensione in massa con le armi, il giornalista parigino domandò ad un soldato, in francese: « Ma tutti i soldati italiani sono cosi bravi? ». Il soldato, un valdostano, gli rispose tranquillamente in francese: « No, cosi fanno quelli che imparano. Gli altri vanno su assai meglio ». Il Duce sorride al saporoso racconto. Il col. Lombardi Lo informa che una stretta contabilità del materiale, e quindi anche dei chiodi e degli spuntoni piantati nel".a roccia, viene tenuta dal comando del battaglione. Al ritorno nulla deve mancare. Ogni spuntone mancante è addebitato. Una legge severa, una disciplina d'acciaio regge questo complesso di uomini dell'ardimento. Il Duce interroga il comandante della Scuola intorno allo stato del materiale alpinistico. Il col. Lombardi Gli espone la necessità di sistemare un rocciodromo e la opportunità di rinnovamento di parte del materiale. « Bene, dice il Duce, parlatemene oggi stesso e vedrete che sarà provveduto ». I segnali di tromba danno l'an¬ nuncio che l'esercitazione del rocciatori è finita. Gli Alpini che ancora sono sulla sommità e quelli che già stanno scendendo gridano VA Noi! per il Fondatore dell'Impero. La discesa delle ultime cordate riprende. Con estrema bravura i più coraggiosi la compiono a grandi tratti, rapidissimamente, superando dislivelli grandissimi come a tuffi successivi. Il Duce lascia il podio e, fra nuove rinnovate manifestazioni dei valligiani, riceve gli onori militari del picchetto armato che 6 sulla strada. Prende posto sulla macchina che Lo conduce a Porta Littoria, ove alle soglie della Patria i minatori sono intenti ad un rude lavoro di pace, nei pozzi profondi, ove il ferro per le vanghe e per le baionette degli italiani nuovi, giace nascosto in attesa di vedere il sole. Angelo Nizza