Fra i forti contadini is

Fra i forti contadini is Fra i forti contadini is Le organizzazioni fasciste della 12» Zona, cioè Airasca, Scalenghe, Cercenasco, Vigone e Villafranca. Le fasce tricolori indicano i podestà dei cinque Comuni coi quali sono i Segretari politici, gli ispettori di zona, tutti i gerarchi. Le formazioni sono schierate dinanzi il vetusto castello ora adibito a scuole. I tricolori ravvivano le vecchie mura sui cui spiccano i ritratti del Duce. Sono in prima fi la i bersaglieri con la fanfara del ! Battaglione Torino espressamente ivenuto ad Airasca per rendere!nuovamente omaggio al Duce, pri-jino bersagliere d'Italia, dal paese dove è nato il vice-federale Giai. Tutti i vessilli delle organizzazio-ni del Partito sono radunati sul balcone del Castello. Bandiere, stendardi ve ne sono dovunque ed il nome del Duce è stato dipinto in bianco perfino sul tetto di una grande costruzione. Da Chivasso sono venuti l'Ispettore di zona, il Segretario del Fascio e il Pode- stà per prendere contatto con Ai-rasca paese schiettamente rurale. Tutta la popolazione è presente, L'automobile staffetta passa ve-loclssima: arriva il Duce. Un fremito percorre l'ammassamento, Dal fondo della strada si eleva po-tente un grido di passione: (Duce! Duce!/, e quel nome si prò-paga di fila in fila. I bimbi agita-no le bandierine tricolori, e fra il turbine di quello sfavillio arrival'automobile. Il Duce è in piedi sulla macchina, sorride, saluta ro-manamente. Quando giunge da- vanti l'imponente gruppo delle massaie rurali, che in uno slanciodi devozione e d'affetto, strappa- tesi dal collo il fazzoletto a bollirossi li agita al di sopra del capo, il saluto del Duce si muta in un gesto affettuoso che in tutte quel- le sani madri di famiglia suscitauna nuova esplosione di gioia. So-no numerosissime: solo Villafran- ca ne ha inviato circa 900. II Duce è ormai fuori del paese, ma la manifestazione di giubilo continua ancora. Lungo la strada che Egli percorre, tutta segnata di tricolore, con gigantesche «M* che indicano il limite di ciascun Comune, sono nuove vibranti, ca- lorose manifestazioni dei rurali che Egli raccoglie. Più avanti sono le organizzazio- ni dei Fasci di Candiolo, Vinovo e Piobesi, a cui si uniscono le fa- miglie dei contadini, che Gli at- testano con imponenti dimostra- zioni l'amore dei lavoratori dei campi. Più avanti ancora, dopo la mole del Castello di Stupinigi. so- no i Fasci dell'undicesima Zona che si distendono dai cancelli del Castello lungo il corso Stupinigi,fino all'imbocco della strada chequesto corso ricongiunge con la strada di Nizza le organizzazioni di La Loggia, Carignano, Carmagnola e Nichelino. Podestà, segretari di Fascio, gerarchie ed una folla spettacolosa, il braccio levato, gridano: Duce! Duce! mentre egli passa, sempre in piedi sulla macchina, dispensando il suo sorriso di compiacimento a quella massa che per dimostrarGli come anche alle porte di Torino i rurali siano attrezzati per il lavoro dei campi, hanno schierato ai margini della strada una lunga fila di buoi, vacche, vitelli, tutti gli atjtrezzi di lavoro, dalle potenti mac'■ chine che l'industria ha creato per jil lavoro dei campi, alle vanghe, 1 i badili, le zappe per le fanterie ; dell'esercito rurale, I II Duce non si è fermato in nes suno di questi paesi, dove fra le ' file Egli ha scorto i gruppi dei ; Legionari di Africa e di Spagna, e gli Squadristi, espressi dalle file idei lavoratori; ma la macchina ha ; sempre rallentato, marciando qua'si a passo d'uomo, in modo che I tutti hanno potuto vederLo. tribù i tardi le più calde espressioni di 1 omaggio. Ugo Pavia Fucina di eroismi Dopo Susa e Bardonecchia è Pi- j 1 , 1 nerolo che ha riscosso ieri il pre mio ad una attesa che durava da !diciassette anni confortata dalla i salda e sicura coscienza della projpria degnità. Questa città, il cui nome era stato dalla politicuccia ; rinunciataria del giolittismo im'meritatamente legato alle proprie '. formulette si era andata creando : in questi diciassette anni un volto ed una coscienza fascista ed era ansiosa di poterlo gridare al Duce, Quest'ora tanto attesa e solenne è , finalmente scoccata, i II Duce, proveniente da Susa, è entrato nel territorio del Comune '- poco prima del tocco. Prima tap- pa Baldissera, il classico terreno ; di esercitazioni della Scuola di Ca ' valleria. Il programma della visi ta mussoliniana si iniziava, non a caso con una grande esercitazio ne cui partecipavano allievi a cavallo, su carri veloci ed in moto cicletta. Il terreno di Baldissera, che da decenni e decenni è teatro ai più autentici ardimenti e che genera zioni intere di cavalieri italiani e stranieri hanno celebrato e cele brano attraverso le stampe e per sino attraverso la cinematografia, ha avuto oggi, con questa visita del Fondatore dell'Impero, una consa crazione che riempie d'orgoglio non soltanto l'animo dei militari, poi, che non è da ieri che i pinerolesijconsiderano la Scuola e l'arma dii cavalleria come qualche cosa di i - a a i a e o o a , è è e - o a a a ù e , l n i i:voci ed allo spettacolo superbo ofi |ferto dalle giovanili schiere dispointimamente legato all' essenzastessa della città. Il Duce, che era accompagnato a tutte le autorità che l'avevano seguito nel Suo viaggio alle frontiere d'Italia, è stato ricevuto con gli onori militari e ricevuto dal comandante della Scuola, colonnello brigadiere Carlo Ceriana Mayneri. Dall'alto d'un poggio che domina il terreno, il Duce ha assistito al brillante saggio di quaranta sottotenenti del corso normale di applicazione, trenta sottufficiali allievi, uno squadrone di carri veloci e venti motociclisti. Le esercitazioni sono culminate in una successione di ardue discese per ripido pendio, esercizio che dai tempi di Caprilli è un po' come la tesi di laurea del cavaliere. Mussolini ha seguito la splendida prova con i segni manifesti di una viva, intensa attenzione ed al termine della manovra ha espresso al colonnello brigadiere la Sua profonda soddisfazione, invitandolo quindi a prendere posto con Lui nell'automobile per tornare in città. La prima visita a Pinerolo è stata per la Scuola di Cavalleria. Davanti alla caserma « Eugenio di Savoia », un vasto spazio era tenuto sgombro. Prestava servizio d'onore una compagnia del 3" alpini con musica e bandiera. Dietro il cordone di palafrenieri, la folla acclamava con impetuoso entusiasmo, fra l'ondeggiare di cartelli invocanti il Duce. Il Duce, accolto con deliranti acclamazioni, scende d'un balzo dall'automobile e passa in rivista gli ufficiali in congedo schierati davanti all'ingresso della caserma, quindi, entrato nell'edificio, sosta davanti alla lapide che ricorda gli ufficiali ed allievi caduti per la Patria, vero albo di Medaglie d'oro, sul quale figurano nomi ormai incisi nel bronzo della gloria, come quello di Francesco Baracca e di Castelnuovo delle Lanze. Mussolini, dopo essersi soffermato un attimo in raccoglimento, depone una corona di fiori con la semplice scritta « Il Duce ». Sfilata di Squadroni • Subito dopo, il Capo del Governo passa in rivista uno squadrone allievi ufficiali di complemento, uno squadrone di allievi veterinari, uno squadrone di allievi sottufficiali; visita quindi, sempre accompagnato dal colonnello brigadiere Ceriana-Mayneri, il Circolo sottufficiali, le sale di scherma, di ginnastica, e finalmente il Circolo Ufficiali, ove sono schierati tutti gli ufficiali della Scuola. Il colonnello brigadière comandante pronuncia un indirizzo di saluto e di omaggio, in cui esprime la propria fierezza e quella di tutti gli ufficiali, sottufficiali, allievi e soldati per la visita tanto desiderata che è nuova fausta pagina nella storia dell'istituto. Il Duce risponde riferendosi al Suo vecchio e non mai smentito affetto per la Cavalleria ed esprimendo la certezza che le glorie delle quali essa è onusta saranno superate dalle glorie future. Il Fondatore dell'Impero, con simpatico atto ha acconsentito a firmare l'album dei visitatori illustri ed ha gradito l'omaggio di un paio di bottoni da polso con lo stemma della Scuola, dono che tradizionalmente è fatto dagli ufficiali d'un reggimento di Cavalleria al collega che ha trascorso lunghi anni al Corpo. Piazza Vittorio Veneto, intanto, freme nell'attesa. Gruppi di donne nei costumi delle valli gettano una nota vivace e pittoresca sulla massa delle divise nere. Su un lato sono schierati i trattori che i piccoli proprietari rurali hanno voluto inviare quale semplice, ma significativo omaggio a Colui che primo ha saputo restituire alla Nazione l'orgoglio della sua anima rurale. Presso le macchine, infiorate a festa, meccanici, contadini e contadine in tuta e grandi cappelli di pagjia adorni di fiori agresti montano simbolicamente la guardia. Intorno ondeggiano come una marea gli elmetti ed i copricapi dell'Esercito e della Milizia. Il Duce, consumata una rapida colazione al Circolo della Scuola, con tutti gli ufficiali istruttori ed allievi, lascia la Caserma « Eugenio di Savoia * alle ore 14 circa, salutato dagli squilli di tromba e dal prorompente entusiasmo della folla che Lo ha aspettato con pazienza per quasi un'ora. La prima visita tocca ora alla Casa Littoria, ove è stata allestita dalle massaie rurali una piccola mostra di prodotti del suolo. Al Fascio e alla Mostra Il Fondatore dell'Impero è accolto al Suo arrivo davanti alla Casa Littoria dal saluto della Gioventù del Littorio. A quelle fresche ssldszstllbccpdmnapdserlmrqldcopDaulAD ste in ordine perfetto, il Duce si sofferma sorridendo a salutare con la mano protesa; quindi sale rapidamente la breve scalinata e passa attraverso le sale della Federazione. Alla Mostra dei prodotti del suolo, sono offerti al Grande Visitatore una tovaglia di canapa filata a mano e ricamata e decorala del simbolico pino che è l'emblema araldico di Pinerolo. Un camerata di Pragelato offre una caratteristica culla che accolse per generazioni ogni nuova vita della sua famiglia. Un inventore mostra al Duce il modello in azione dì una sua macchina agricola autotrattrice. Poco oltre è una riproduzione d'una seminatrice che da Pinerolo fu mandata in A. O subito dopo la conquista di Adua e che fu la prima giunta nelle terre dell'Impero. Prima di lasciare la Cesa Littoria, il Duce si sofferma ad esaminare con grande inte- resse un succinto, ma saporoso i quadro documentario della vita locale al tempo ormai così lontano della politica parlamentare rinunciataria. Or eccoci all'ultimo atto della operosa giornata mussoliniana. In piazza Vittorio Veneto, ove il Duce si reca direttamente, Lo aspettano ansiosi di vederLo e di udire la Sua voce i grandi invalidi Rostagno, Gillio Tos, Gallio, Alliaud ed il cieco Sola. II Duce si ferma commosso di questo significativo omaggio resoGli da chi alla Patria ha dato tutto, abbraccia il cieco Sola intendendo abbracciare così tutti i mutilati, tutti gli eroi purissimi che questa terra di soldati ha espresso dal suo seno, quindi sale al podio e si protende allo spettacolo superbo della folla. Un grido immenso sale a Lui: « Duce! Duce! ». Un giovane fattosi audace, sale al podio recando un cartello in cima ad un'asta, con una frase che esprime la salda fede della gente pinerolese; nessuno pensa a trattenere il giovane entusiasta, che giunge cosi a Mussolini. Il Duce afferra l'asta e brandendola l'agita in alto provocando un'esplosione di esultanza e di amore. Il Duce sosta ancora qualche minuto, poi accenna a lasciare il podio, ma l'iirlo della folla Lo richiama, una due volte, sempre più insistente, Sono circa le 14,30 quando, con un ultimo saluto alla moltitudine acclamante, il Fondatore dell'Impero lascia il podio e, salito in automobile, tra la folla che sempre più s'accende per Lui e sempre pili invoca il Suo nome quasi fosse una specie di mistico pegno che Egli lasciasse loro partendo, si dirige verso la zona di Santena. Massimo Escard Il saluto dei bimbi e delle massaie rurali Doni agresti di valligiano e sorriso di bimbi. Rassegna di carristi La Cittadinanza pinernle^e in a'te-a drl (Iure,