Un Esercito di tecnici e di operai

Un Esercito di tecnici e di operai Un Esercito di tecnici e di operai , a a e o i o o o . a d a o i, o o o, è o, a Cinquantamila lavoratori e un Capo; un popolo — perchè era davvero un popolo sia come nunisj'o, sia come coesione morale e potenza fattiva — di cinquantamila operai e un Condottiero, faccia a faccia^ che si guardata» }erinamente negli occhi, che fra loro comunicano con brevi, schiette, fermissime parole e con il grande grido d'una piena devozione: ecco, iermattina, in sintesi, l'incontro del Duce con la Fiat ccpcdpdtsnrqMa questo Capo è l'Uomo che'sha lanciato il verbo della « piùìatta qiustizia sociale»; è Colui che\— un tempo — ha lavorato e lot-i fitato, appunto, come un opcraiojchiudendo nel silenzio eroico una vita ancora oscura la fiamma'che un giorno illuminerà un Pac-jse; c il grande Artiere della Pu-!di\ina che si espande oltre i monti,, oltre i mari fino.agli oceani; è il Forgiatore della Nazione in armi]tempi duri e le altrui {è l'in- [perchè 1 tempi duri e cicche avarizie lo esigono, è l'in-1stancabile, indomabile Combatten- te della «battaglia che noi pre- f eriamo»: la battaglia del laverò, E', altresì, il Creatore della misti-ca e dell'azione autarchica, cioè di quell'unione di forzo ideali e di ri-,slittati positivi che alla fine dc-lvano redimere le folle lavoratrici da ogni dipendenza, da ogni supremazia, da ogni servaggio straniero, sempre col fissare alta una bandiera, sempre col proclamare*alto un nome: Italia E questo popolo che sotto una fiera insegna Fiat — dona tutto una impresa gigantesca, che con Un'epica insegna lteseSq°nadZ I o se stesso ad l fatica assidua, qitolidiana, con le iisuc mani e con la sua intelligenza. -' con la perizia tecnica e con la /ano! tasia inventiva, crea macchine o ; stupende divoratrici dello spazio, oUnetallici cuori di sovrumana pa¬ elienaa, arnesi di pace e ordigni di'i'.'/"erra; che ogni mattino, a ccn- ai '"rie, a coorti, a legioni, entra nel- -'/e titaniche officine ove il suono - ; del lavoro romba c mugge, e là reste /'intera giornata, fedele alla {consegna come se fosse in trin- » ! coa> questo popolo è l'autentico popolo torinese, è il fitjlio legiiti- a- ! „,„ di questa città dei'motori che a , non conosce ostacoli a qualsiasi o, jaudacia, a qualsiasi comando dit, 1agire, ed ,„ cui il lavoro — final a-. mcnto _ 6 considerato il tÌtoloo1 rfc,/H mit alta nobiltà. o> Kc} nomc di quel Cnpo> e Lui presente, radunato intorno a tut-ti i suoi dirigenti, intorno all'Uomo\chc qnaraiit'anni fa quasi dal nul- .IO dava inizio ad una impresa che in breve.sarebbe diventata un or-Rigoglio italiano e che oggi in tuttosi | « mondo è additata come un e- e ! oonr. o i sempio, ieri mattina questo popoloe, /„, Leso possesso ideate della sua - ,»,..„^..... r- ! nuova casa, della Fitti-Mirafiori. e ' Ancora, in gran parte non la cone | nasce; ancora, fra queste pareti j nitide, in questi immensi lumino- o-isi ambienti, non si è cimentato tos- talmente nelle ?n(ore fatiche che e I dovranno condurlo sempre più lona- j tano sulle vie delle realizzazioni a I più ardue, delle vittorie più am¬ e, eiti ia - ionici per il sito lavoro, anche ogni biziose. .Ma già sa che dentro queste ciclopiche fronti di fabbrica che recano il segno d'una razionalità animata dalla passione, di un'intelligenza che non esclude il calore umano, troverà, insieme con ogni perfezione di mezzi te¬ , e conforto per la sua salute fisica gc morale, ogni assistenza e cnruìmperchè la sua fatica abbia quci\lacompensi che la politica sociale csecgdel Fascismo ha additato coinè i più propri alla salvaguardia della dignità umana. Sa che non soltanto il suo teso sforzo intelligente^ sarà circondato da vigili attenzio-,bni di igiene, di comodità, quasi di i araffinatezza; ma che, terminalo il qquotidiano impegno, sale di riu-Unnioni, campi sportivi, piscine eItoe'spiagge, luoghi di svago e, per chijgùìvogliu, di intellettuale riposo, lo e\attendcranno. Sa che, per i suoi -i figli, verdeggianti, fiorite e spazioojse arce e divertimenti infantili e a'dosi. Sa che da questa sua grande -jcusa comune alla intimità delle -!case domestiche, da questo refet mfiri\salubri esercizi stanno apprestane esa.c,, torio per diecimila persone, ai rat:- l colti focolari delle singole 't^l^i]glie, quasi il trapasso sarà inav\dfi {"ertiti, tanto è l'accorgimento d- [provvido e affettuoso che si è po- ' oelvlciparole hanno conferito alla alar-1Rnata inaugurale della Fiat-Mira-'vfiori. Una visione stupenda, un'ora di -1provvido e affettuoso che si e po- sto nel fornire ad ogni lavoratore - una continuità ideale nella sua sa, na giornata'. Tutto questo e stato -detto, descritto, commentato, ne. i più noi vi insisteremo. Da rilevarci -,invece è il profondo significato che. -lla presenza del Duce c che le Siici i a e*aitisSjma suggestione. L'immenso a n e nitido edificio dell'Officina principale lunga settecentoquuranta metri e che potrebbe contenere 1j/0.000 persone in più dell'intera a Z I Popolazione di Torino, mostrava - =d "c tcrfi0 """hm ,oy"\s,'°/'"''' <ldqsgvcte a. e o, ¬ catine struttivo sul muro interminabile dal lucido rivestimento in\ litoceramica, con le sue sporgenze a guisa di baluardi, con la chilometrica distesa delle terse vetrate. Al suo sommo, lungo il perimetro,) una corona di tricolori bandiere dricaBdi'sventolanti. Ma per tutta lascon- \i- finata arca di 300.000 metri qu"-\l- Arati sulla quale comodamente tra- • o verebbe posto la popolazione della à provincia torinese e dove si stanno\pa compiendo gli edifici delle fonde-[- rie e della centrale elettrica men- o tre si inizia la costruzione del pui- lazzo degli uffici, a perdita d'oce cfcio altri vessilli e stendardi che si sotto tanto azzurro di cielo alitadi, vano festosamente. Giganteschi l lo\riproducendo lapidarie parole del [Duce correvano lungo le canccl- ui ìaìc> aWmicino e all'interno del ret-\einto. Frasi ammonitrici, spronati-] o', ti „„„. esaltanti il lavoro, : l- ln 1orzni ìa potenza; «Non vi è1 e \ grandezza senza lavoro»; « E' lo r-\splrito rhe dnmn l(l materia»: to\/AuiarchUl s{gnlfica m{pendenea e- df((r, paMa J < It(llm 'Fuìfcista: ■ i tt."f"?1l.^ 'fi"!^"?™„"J^r,"^|llo, p0Boi0 fieramente in medi a .1 „ J ..L " ... .orato. ri. oti o- ohe nni m¬ ni eca odi il e e¬ lili Impero», E più presso al cancello d'entrata, una grandiosa struttura metallica reggente un, altro colossale schermo di teìa:\ «Duce! A questa nuova fabbricai Tu porti oggi la vita, animatore del nostro lavoro e di ogni vit-\ torio! Gratitudine e fede di 50.00o\ lavoratori della Fiat ». 50 mila uomini Ed ai cinquantamila lavoratori,',che fanno parte della formidabilcìfalange dei sessantamila dipoi- denti della Fiat, era stato risei-ìvato, per l'ammassamento, la, grande pista che per due chilomctri e mezzo si sviluppa lungo la fiancata nord dell'officina prin cipulc: la pista a doppio otto, che servirà per il collaudo delle macchine. Qui i dirigenti, gli impiegati, gli operai di tutte le sezioni ^ le aziende Fiat di Torino, avreb( bcro salutalo il Duce con la loro acclamazione: in numero doppio di quello dei presenti all'adunata, riUnasta famosa nei fasti del lavoro torinese, del Decennale al Ling0u0. Spettacolo magnifico questo ammassarsi progressivo, a lunghe fiumane ora nereggianti, ora colorale dallo divise delle organizza emi apoHive c dopoiavoristiche, sulla sterminata distesa. Ad onde affluivano, con composta lietezza, con ordinato ritmo. Come soldati .,',,„„,, ,. „„„,„„ j; „,,_ w, „„,■ l^f^^^^i^n^JSt \dfn° tribune non udivamo, pien de™n° ™. disciplina impeccabile ' Pepasti prefissi Impiegati ed operai, si; ma militi anche, uomini e donne, adolescenti e gente mulina, del grande esercito del lavoro ch'c ormai tutto il popolo ita liano. Ciascuno, stretto in mano come un ricordo prezioso, recava il numero speciale del Bianco e 1Ros8°- " hcl !"<"nale del Dopala 'vor° Aziendale Fiat, fregiato<sul . i . i - = 7o"p*7»aXZaTo TonaTo <<<* ogni dipendente della Fiat. la copertina dal ritratto del Duce, da Lui concesso l'anno scorso con questa dedica: «Al Bianco e Rosso, con fervido auspicio ». Una giocondità schietta animava ogni volto: e già da gruppo a gruppo circolava un annunzio: questo ritratto, stampato a parte in sessan nMlnndmrtgllgatrtzvivsnpstgdsirvavcae\ ) Laggiù le Alpi cingevano candide la distesa verde della pianura, profondo ed azzurro s'apriva il varco della Val di Susa, un sole caldo da maggio maturo faceva anche più vivi i colori dei vessilli. Brillava nell'aria una gaiezza in \iMWe) musiche e canti salivano \d„m loUa clli dagU „ltoimrlanti • f/hulr/evu „„„ radiotrasmission opportunamente ricordava ai o\presenii /•„scc.,„) „ progressive -[tappe, licìlll Fnlt Cns; ;„' meata - m„sc;»ie*«a dl mrole. ,„ questa fee i l - -] nnr,P meAian„ ,.„ ,.„/„..,„;„ nrrv , : »èri co,n'""le DUX> è1 o : a : c si domava l'impazienza dell'ut ■ tesa, mentre tutta la distesa era ormai gremita, e gremite delle autorità, degli invitati, dei rapnre- ^sc','n''" di ' Ramali italiani |e della stampa estera, si presentavano le eleganti tribune. Laggiù, lai sommo della pista, e nella sita sovrastava la marea umana. Ciascuno guardava intorno a sè lietamente, contemplava la mirabile fabbrica, pensava ch'essa, qui, a così breve distanza dal confine, davvero è po come se«ti»ie«a avanzata, n, :\ ai e -\ o\ come una scolta intrepida che non irmc offese, come una inespugnabile trincea del lavoro italiano. Eccolo! Eccolo! i L'attesa toccava il culmine: pur di tanta gente che già il giorno prima, insaziabilmente, aveva contemplato (ti acclamato il Duce. E' come un lontano rombo di procella che ne annunzia il giungere i,', veloce. Da corso a corso l'applauso cìsi propaga, fresco, impetuoso, - esaltante. L'acclamazione sale al -ìciclo: Egli c qui! il grande istante a,scocca! Nasce la Fiat Mirafiori nella coscienza del lavoro d'Italia! Mancano dicci minuti alle dieci. Lontano scorgiamo il corteo delle macchine. Il Duce è in piedi, nella vettura scoperta. Lo attorniano i ministri, tutte le autorità del seguito. Egli balza a terra agilmente, saluta romanamente, mira la gran facciata, mentre un tuono d'applausi, un mareggiante grido di « Duce! Duce! » s'alza dalla formidabile adunata, dilaga per la pianura, sembra andare a frangersi là in fondo contro la corona alpina. Gli si fa incontro il senatore Giovanni Agnelli a presentare la sua nuova creatura. Ha intorno i consiglieri di Amministra zione e gli alti dirigenti Fiat. Bre vi parole. E tosto Mussolini passa in rassegna lo schieramento dei veicoli, si sofferma, invitalo dal senatore Agnelli, ad esaminare la nuova vettura Fiat 750 a quattro posti, la bella vettura popolare che sarà un'altra vittoria dell'industria torinese. Con occhio esperto Egli giudica compiaciuto il nuovo modello, prende posto su una 2ho0, e seguito dal corteo delle macchine in cui sono i ministri e le autorità, passa presso radunata dei lavoratori acclamanti, che tutti adesso, come un sol uomo, sono rivolti a Lui, entra nell'officina principale, sostundo anzitutto davanti ai plastici dei nuòvi stabilimenti e del Dopolavoro Aziendale. Col consenso del Duce, l'ingegnere Bruschi direttore centrale Fìat ha illustrato sui plastici i concetti costruttivi dei nuovi sta- z linimenti e delle loro particolari.Aattrezzature tanto per la proda- pzione quanto per i servizi a van- starsio degli operai. Così s'inizia la visita minuziosa,]^do dura oltre trenta minuti: al drefettorio principale, agli spoglia- fudmctoi degli operai, a tutto <iucl magnifico insieme di servizi igienici e di conforti che fanno oggi della Fiat Mirafiori il più progredito esempio di assistenza ai lavoratori. Quindi, di nuovo iti macchina percorre l'abbagliante arca coperta di duecentomila metri quadrati, ciclopica struttura cui difficilmente si potrebbe trovare altrove riscontro. Li tutto s'interessa e s'informa; su tutto chiede ragguagli e dà direttive. Lo accoglie anche uno dei ricoveri antiaerei che. sì sviluppano per iìoo metri, ca- gpaci di dar difesa da qualsiasi at- vPee r a a i l a o e a i e e i i ti ee i a- tacco a ben 11.000 operai, cioè al la totalità dei presenti nella fab brica. Ed esce infine nuovamente nel sole. Le macchine scendono allora sulla pista, che è stata lasciatasgombra dalla folla. Lentamente la macchina procede, passando rasente agli astanti. Incontenibile il tumulto delle acclamazioni prorompe. Il Duce è fra gli ojicrai, lì, ad un passo da essi, in mezzo ad essi. Fluttua questo mare umano per meglio vederlo, per lanciare con maggior impeto il grido della devozione. E questi applausi, questi evviva, questo replicarsi della fatidica parola «Duce, Duce.!», giungono ad un diapason formidabile quand'Egli, compiuto il giro della pista, sale, passando fra i pugnali snudati dei Moschettieri, al podio che domina l'adunata, sotto al pilo fregiato dalle aquile romane scolpite nella pietra, dai Fasci e da questa iscrizione: « Miissolini Duce dell'Italia Fascista Fondatore dell'Impero inaugura la nuova Fiat presenti i suoi 50.000 lavoratori ». Solo, seguito da S. E. Starace e dal senatore Agnelli, Egli avanza fino all'estrèmo di questa specie di prua che si protende sulla folla osannante. La Sua virile figura spicca adesso sul cielo, contro le alpi bianche, staglia sulla profondità cilestrina della Val di Suso. Egli fissa quei baluardi d'Italia, si curva sulla grande incudine, apposta fusa in alluminio dai fonditori della Fiat, sulla quale sono incise le due date memorabili: «Nel Decennale della Marcia su Roma - il Duce al Lingotto - Zìi ottobre 1933 X. Nel Ventennale della Fondazione dei Fasci - il Duce inaugura la Fiat Mirafiori - 15 maggio 1939 XVII ». Legge le scritte, s'appoggia al buon metallo. Scoppia un'immensa ovazione. Il saluto di Giovanni Agnelli Allora il Segretario del Partito, con voce tonante ordina il «Saluto ' " «« "" ' -•al Duce ». e. spentasi 1 eco del gri- do, il senatore Agnelli pronunzia il suo breve discorso. « Duce! A nome di tutta la Fiat e dei suoi DO.000 lavoratori qui presenti, Vi ringrazio di averci voluto donare quest'ora indimenticabile; di aver voluto inaugurarequesta nuova fabbrica costruitaper il progresso tecnico e socialedel lavoro al servizio della Nazione e dell'Impero. Ad essa Voi portate veramente la vita, date il più alto fervido auspicio. Perchè animatore di ogni opera e di-ogni vittoria, Voi siete pure l'assertore ge-ndsp Aeroso e il grande realizzatore del I progresso operaio, della giustizia sociale per chi lavora. « Camerati della Fiat! Ringra- ^™ il Duce glorioso rinnovan doGli H giuramento della nostra fode fascista! ». Ancora un uragano di un uragano di evviva, un impeto di gratitudine al Fondatore dell'Impero die ha permesso questa nuova grande fatica italiana, realizzata dall'intre- pirfo creatore della Fiat come un premio alla sita lunga, geniale attività. Pòi un silenzio indicibile. Il Duce parla agli operai torinesi, e con essi a tutti gli operai italiani. La Sua vóce maschia giunge fino ai limiti estremi della, pista, scende nei cuori, si imprimo nelle menti. E' ribadita la legge della politica sociale, non confermale le norme di quel che deve essere il lavoro dell'Italia. Una visione aerea degli immensi stabilimenti Fiat eseguita dal nostro Maner Lualdi ieri mattina.

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino