Allo Stadio Mussolini

Allo Stadio Mussolini Allo Stadio Mussolini Imponente, trionfale, forse tale da eguagliare la prodigiosa adunata di piazza Vittorio, è stato lo spettacolo di folla che si è presentato al Fondatore dell'Impero, Ieri sera, allo Stadio Mussolini. Prima delle 20 giungiamo nello Stadio. Di colpo ci appare l'enorme, straripante massa di pubblico, che per le gradinate concentriche, dall'alto della balconata superiore fortemente illuminata da luci spioverti, fin giù nell'ombra del parterre che circonda la pista estrema del campo, l'ampio elisse nereggia di teste. Quanti saranno? Forse ottantamila, poiché anche il prato, che per ora è nella penombra, è gremito di atleti, di coristi e di valligiani in costume. Mai lo Stadio vide tanta folla. Doveva venire Colui che gli ha dato il nome per moltiplicare prodigiosamente il numero degli spettatori, non tesi certo alle promesse del programma, ma accorsi con un unico fine: dire a Mussolini quale sia il cuore della gente di Torino popolana. Un solo sguardo all'ingiro e vediamo, qui più che altrove, sentiamo come non mai ci accadde, quale sia per essere lo spettacolo di questa folla, quando un Uomo solo apparirà sull'esiguo podio che si protende, parato di rosso, [dalla tribuna centrale, l n i , o o l e e e o e i Fantastico spettacolo Sull'alto della Torre di Maratona è una scritta fiammante: « Duce! Torino non conosce nè fratellanze, nè sorellanze, nè cuginanze ». Al centro dei posti popolari, sopra il palco circolare ove stanno, sotto blande luci, le orchestre e i cori dell'EIAR, una scritta bianca vuol dire al Duce che Torino conta In quest'anno ben 250.000 dopolavoristi inquadrati. E' qui, questo popolo delle officine e dei campi, che trova negli sport, nella musica, nella tradizione sanamente popolare, la gioia e il sollievo dello spirito. E' qui che aspetta Colui che gli ha dato questa gioia e questo sollievo. La corona di gagliardetti che gira torno torno al prato, questi motociclisti, ciclisti, sciatori, rematori, pugili, schermidori, ginnasti, atleti, valligiani in costume, coristi, bandisti, compongono un quadro pittoresco grandioso, vario di una varietà tutta italiana. L'attesa si fa febbrile. Sono le 21. I due moschettieri che sono |a lato dei gradini salienti al plc- ì : colo podio volgono ora le spalle lai pubblico, facendo fronte ali'in- Igresso da cui apparirà Mussolini. TB' co"ie un seffna!e La voce.de; jglt altoparlanti che annunciano o| l'arrivo è coperta dalla voce della dello -\folla che plaude fuor - Stadio. - Ecco il Duce! Più che un grido e gale al cielo un rombo immane. e, e o o a a e ri Tutti gli spettatori in tutti i posti, tutto il popolo è in piedi. E ad un tratto il vasto prato gremito è inondato dai fasci di luce del riflettori, appare come un immenso palcoscenico sotto il notturno cielo aperto. A questo popolo non basta Invocare il Duce a voce altissima. Vorrebbe sventolare bandiere. Da un settore si - agitano i fazzoletti. E' come un n a, e emo a ein i, - segnale. Un istante dopo, sulla innumere folla è tutto un biancheggiare festoso, mentre il rombo delle grida echeggia e pare fondersi in una sinfonia trionfale, salutando il Fondatore dell'Impero, che si protende dalla balaustra su cui poggia le. mani, che saluta, che sorride, volgendo l'occhio scintillante sul vasto emiciclo che ondeggia di nereggiante moltitudine acclamante. E' un trionfo senza uguale. Degno dell'Uomo a cui la folla lo tributa. Quanto durano le grida? Se i Ministri Starace, Alfieri, Bottai, Cobolli Gigli e Thaon di Revel, se il Prefetto, il Federale e il Podestà, che sono sul podio con 11 Duce non facessero segno al popolo di desistere, crediamo che non avrebbe fine, tanta è la gioia che Mussolini, sia qui, con noi, in mezzo alla gente di questa terra che Lo aspetta da sette anni, giorno per giorno. Gli applausi e le grida e l'agitarsi della folla, che si leva in piedi non appena il Duce accenni a volgersi verso un qualunque settore, scattano improvvisi, infuocati, irruenti. Anche tra numero e numero del programma la folla acclama al Duce. Mussolini si volge a indicare di volta In volta i coristi, gli orchestrali, gli sportivi, i valligiani che hanno cantato, suonato, fatto esercizi o ballato, con significativi gesti, come a dire che ad essi vanno gli applausi. L'immane applauso La folla non ha che un grido: Duce! Lo ritma come su un passo veloce di marcia, all'unisono. E forse il tono di questo grido è più caldo e più bello d'ogni altro spettacolo. A stento, il popolo pare trattenersi per dar modo al Duce di sentire le esecuzioni. Sull'accordo finale di un coro, scatta nuovamente inneggiando. Dopo il saluto al Duce, fatto in massa dai dopolavoristi schierati ha inizio il variato e gradevolissimo programma. I cori e le bande dell'O.N.D. eseguiscono un Canto al Duce e 17nno Impero, sotto la. direzione del compositore maestro Bianc. Quindi ad un segnale è la volta degli sportivi. Gli esercizi di tutti gli sport adottati dal Dopolavoro vengono compiuti simultaneamente, in una fantasmagoria dì movimento. Giocato, ri di pallacanestro e palla a volo, schermidori, pugilisti, ginnasti agli appoggi, alle sbarre, alle pa rallele, al cavallo, ginnaste a cor po libero, lottatori, pugili, saltatori con l'asta, podisti con e' senza ostacoli, sono in moto. Per qualche minuto le giovinette e i giovani fanno meraviglie. Sanno rii ossere davanti al Duce, che si volge ad assentire col capo a un bel salto, a una difficoltà superata elegantemente, ad un brillante esercizio d'assieme. Mussolini pare avere uno sguardo per tutti, un sorriso incoraggiatore anche per i'atleta che, saltando, ha fatto ca. dare la trasversale dell'ostacolo. L'alto compiacimento E' quindi il turno dei valligiani. Avanzano i rurali di Giaveno in un colorato gruppo e si dispongono a semicerchio. Cantano e mimano «La rissolina», una delle loro pittoresche canzoni. Poi quelli di Viù, di Cantoiia e di Balme vengono innanzi in folto gruppo portando 'gli alberi fiorii della sagra e il palo della giostra con i nastri multicolori. Ballano. E' una danza antica e d un sapore così fresco che interessa visibilmente il Duce. Egli dà il segnale degli applausi. Subito dopo le orchestre dell'E.I.A.R eseguiscono, sotto la di. rezione del maestro La Rosa Parodi, pezzi sinfonici, coadiuvate in un numero dai cori diretti dal maestro Consoli. Ma la folla, impaziente ormai di inneggiare ancora e liberamen-nte al Fondatore'dell'Impero, scat ta In un nuovo grido immenso. Partono in quel momento verso l'ombra del cielo, i fuochi d'artificio in una fantasmagoria tricolore. Le detonazioni riescono appena a coprire il rombo della folla. Gli sportivi, prima ordinatamente ammassati, rompono le file e corrono verso Mussolini. Dall'alto del podio Egli si volge sorridendo alla massa che Gli è giunta da presso, nella quale tutti tendono anche le mani come per Il gladio d'onore offerto al Duce dalle Camicie Nere torinesi un abbraccio. Il Duce saluta. Voi ge ancora uno sguardo all'intorno col volto luminoso di gioia Poi scende dal podio e si avvia all'uscita. Il grido della moltitudine Lo segue, persiste anche quando Egli è già uscito dallo Stadio, sale fino alle stelle nella notte fattasi serena come a pro< mettere un domani radioso di sole. Il sole di oggi vedrà l'esercito operalo della FIAT schierato davanti al Fondatore dell'Impero, vedrà i rurali andargli incontro con ' quel caldo e Incontenibile amore che la gente delle officine e dei campi ha per il Padre del Popolo. Angelo Nizza Fervidissima eco in tutta Italia Roma, 15 maggio. Le primissime ore del Duce a Torino sabauda e fascistissima, culminate, dopo l'arrivo trionfale col grande discorso tenuto al Po polo piemontese in piazza Vitto rio Veneto, sono staie seguite < vissute appassionatamente da tutto il Popolo italiano adunato in massa totalitaria sulle piazze di ogni città e di ogni paese. Ovunque la radio ha portato, nitidissima, la voce forte, incisiva e martellante del Duce, ovunque le Sue ierme, chiare pa, iole sono state ascoltate con quell'orgoglio, con quella fierezza, con quella dedizione e con quell'Inrianimato e inesausto amore con cui l'Italia suole da diciassette anni accoglierle nel cuore intrepido e fedele di tutto il suo Popolo. Cosi, ancora una volta, l'animo di tutta la Nazione ha battuto all'unisono con quella regione che ha l'altissimo privilegio e l'incanìparabile dono di ospitare 11 Duce. Tutto il discorso, ascoltato con intensa e profonda attenzione, ha suscitato lo stesso ardore infiammato che ha di continuo sollevato nella formidabile adunata di Torino. Le stesse impetuose e travolgenti acclamazioni entusiasti che torinesi di piazza Vittorio Ve neto hanno risuonato uguali in | Ducè Fondatore" deÌÌ'Im"pero". ogni piazza di ogni città e paese d'Italia, confermando superbamente in maniera eloquente e inequivocabile una lapidaria frase del discorso stesso, che « Popolo e Regime costituiscono in Italia un blocco assolutamente inscindibile ». E similmente ogni frase, ogni affermazione del grande discorso del Duce, sono state sottolineate prontamente dal più fervido e ardente consenso, che alla fine si è tramutato in applausi vibrantissimi e prolungati all'indirizzo del