La celebrazione della Giornata dell'Esercito

La celebrazione della Giornata dell'Esercito IN ITALIA IN ALBANIA NELL'IMPERO La celebrazione della Giornata dell'Esercito Una formidabile parata militare in Via dell'Impero alla presenza dei Sovrani, del Duce, delle Missioni militari tedesca, spagnola e albanese -- La consegna delle ricompense al valore alle famiglie dei Caduti in Spagna Roma, 9 maggio. Una parata militare sulla Via dell'Impero è un appuntamento di antiche e di nuove glorie. Delle antiche parlano i monumenti, gli archi, le volte maestose, i bianchi simulacri degli Imperatori; le nuove vi erompono col passo marziale dei soldati e le bandiere che in trenta anni la luce della vittoria ha baciato ben cinque volte, e i segni d'oro e d'argento che fre giano i petti dei veterani, e le fiere mutilazioni che narrano storie di eroismi e di olocausti sublimi Un quadro degno di tanta cornice e una cornice degna di tanto quadro. Stamane 1' appuntamento si compiva in un momento particolarmente solenne. Ricorreva il terzo annuale dell'Impero, si celebrava per la prima volta la festa dell'Esercito. Si esaltava la memoria di intrepidi combattenti caduti in Spagna; c'erano il Re Imperatore, la Regina Imperatrice, il Duce Fondatore dell'Impero; e si consegnavano alla loro presenza sedici medaglie d'oro ai familiari dei Caduti in Spagna e si faceva l'appello di oltre centoventi insigniti di medaglia d'argento alla memoria. 16 medaglie d'oro, 120 d'argento Quale modo più degno per ce lebrare la <■ solennità » dell'Esercito- Sedici medaglie d'oro e centoventi d'argento: grande adunata di spiriti eroici rievocati alla lettura delle splendide motivazioni, oppure una pagina, niente più di una pagina, del gran libro di sacrifici e di sangue che riassume le gesta legionarie. Via dell'Impero aveva l'aspetto delle sue grandi ore. Sui pennoni alitavano le bandiere, bandiere italiane germaniche spagnole albanesi. Tribune colme di folla. Fulgori di aste dorate e di sete frustanti, ricamate, frangiate, contro il sole che appariva e scompariva a tratti da un cielo su cui le nubi si aprivano e chiudevano come il sipario di un palcoscenico immenso. Al centro una tribuna dalle linee romane decorate di rostri e fregiata di insegne e distintivi delle varie Armi, che ricorda quella che accolse Hitler sulla Via dei Trionfi nelle memorabili giornate del maggio dell'anno scorso. Qui, in prossimità delle ampie volte della basilica di Massenzio, nel cuore del grande scenario, si raccolgono le autorità. Il Ministro Segretario del Partito, in divisa di colonnello dei Bersaglieri, Ministri, Sottosegretari, membri del Gran Consiglio, Collari dell'Annunziata, Marescialli d'Italia, Ambasciatori e capi di rappresentanze estere con addetti militari e magistrature supreme dello Stato e le Missioni militari germanica capeggiata da von Brauchitsch, spagnola col generale Garda Escamez e quella albanese. Di fronte alla tribuna si dispongono le musiche dei tre Reggimenti dei Granatieri, la musica dell'Arma dei RR. CC. e una compagnia d'onore di Granatieri. Ai lati della tribuna si allineano le famiglie dei Caduti decorati di medaglia d'oro alla memoria, gruppo dolente1 e fiero in gramaglie. Dall'alto dell'Altare della Patria, migliaia e'J migliaia di ufficiali in congedo assistono all'imponente spettacolo. Alle 8,50, quando il quadro è già compiuto in ogni particolare, giunge il Duce che prende posto innanzi alla tribuna Reale in attesa dei Sovrani con le altre autorità e delegazioni straniere. Trascorrono dieci minuti in un silenzio rotto soltanto dai rintocchi della campana capitolina che si diffondono lenti e solenni sulla valle dei Fori. Ed ecco, a un tratto, squilli di tromba annunciare l'arrivo del Re Imperatore. La compagnia d'onore scatta sull'attenti e si ode il « Viva il Re! » dei corazzieri a cavallo schierati su due ranghi. I Sovrani vengono ricevuti dal Duce e dalle autorità e prendono posto nella tribuna. Il Comandante del Corpo d'Armata di Roma generale Scola si pone di fronte alla tribuna e saluta i Sovrani. Si consegnano le 16 medaglie d'oro dei Caduti nella guerra di Spagna. Una voce, che è quella del Sottosegretario alla Guerra generale Pariani chiama i nomi e legge le motivazioni, evocando splendidi episodi. Uno dopo l'altro i babbi, le mamme, i figli, i fratelli e le sorelle escono dal gruppo e si presentano al Re Imperatore per ricevere la medaglia che il Sovrano appunta sui petti gonfi di commozione e di orgoglio. La regina accoglie le donne, si china su di esse, le. abbraccia. Staile- tribune più- vicine- si- segue con occhi lucidi l'eroica sfilata. E '11 pensiero va riconoscente a co- [loro che suggellarono con l'estremo olocausto la vittoria della civiltà sulla barbarie. La chiamata degli eroi Primo ad esser chiamato è ;1 tenente colonnello Tullio Giannotti, e quella che si presenta a ricevere la scintillante medaglia che le viene appuntata sul petto dalle mani del Sovrano è la vedova, si- gnora Margherita Centola. Per il tenente colonnello Giorgio Morpurgo viene decorata la vedova, signora Lidia Azzi. Per il primo capitano Paolo Paladini, la vedova, signora Gina Vitali; per il capitano Emanuale Guttadauro, la vedova, signora Concelta Ferra- ra; per il tenente Giovanni Conti, Iti padre, Pietro Conti; per il te-jnente Dario Grixioni, si presentano dinanzi al Sovrano entrambi i tenitori Anna e Giuseppe Grixioni; per il tenente Renzo Bertoni, viene decorata la madre, signora Grazia Frignoni; per il sottotenente Giuseppe Crovetto, il padre liuigi Crovetto; per il sottotenente Mario Ulivelli, la madre, si¬ gnora Teresa Dellavalle; per il; sottotenente Salvatore Puglisi, lai madre, signora Emma; per il sot-jtc-tenente Federico Padovani, U* ' camerata Giuseppe Seganti pode [ sta di Lugo; per il sottotenente Salvatore Monconi, il padre Pie ro Moriconi; per il sergente maggiore Giovanni Bellocchi, la vedova, signora Alma Di Valentino; per il soldato Francesco Lauretta, il padre, Angelo Lauretta; per il soldato Carmelo Palella, la vedova, signora Angela Nannino; è la volta di un congiunto del primo capitano Silvio Paternostro, a cui fanno seguito la contessa Thunn Hohenstein, madre del sottote- nente Giovanni Thunn Hohenstein e il colonnello Giuseppe Fasulo, padre del sergente Mario Fasulo. La sfilata E' ora la volta della sfilata. Le musiche del Granatieri intonano la * Marcia Reale», il comandante del Corpo d'Armata di Roma saluta il Sovrano e si fa incontro alla prima colonna che inizia lo sfilamento. La colonna è aperta dai vessilli delle unità decorate, vera aristocrazia del valore. Subito dopo, procedono sotto l'arco infuocato delle acclamazioni popolari, che si incrociano dall'uno all'altro lato della strada, gli ufficiali reduci dalla guerra di Spagna, tra i quali la folla riconosce le caratteristiche figure 4pJLC.p^WfcM>ÉÀ Sfcft Oi- isciplinarono, nell'ordinato svolgiI mento dei piani strategici, l'impejto travolgente dei legionari: Bajstico, Berti e Bergonzoli. Sulla massa dei veterani che procede in :un clima di apoteosi fluttua alla '■ brezza primaverile la decoratissiIma insegna della Divisione Littoi rio, che sventolò vittoriosa In tante battaglie. Incalzano reparti di Balilla, ventata di giovinezza che 'si annunzia con le note fiorite e .gagliarde delle trombe e il marziale grandinare dei tamburi; su quella scia composta e quadrata, sopraggiunge, con le bandiere di Giorgio Castriota, la guardia reaj le albanese. Sfilano cosi 1200 uffi! ciali, 20 mila sottufficiali e soldati, |200 pezzi di artiglieria, 300 carri armati, 700 mitragliatrici, 2300 ! quadrupedi e mille automezzi e motomezzi. Non appena la grandiosa sfilata termina, il Re Imperatore e la Regina Imperatrice, salutati dalle ardenti acclamazioni, lasciano la tribuna per far ritorno alla Reggia. Subito dopo anche il Duce, tra le divampanti manifestazioni popolari, lascia Via dell'Impero per dirigersi a Palazzo Venezia. Sulle Sue orme la folla si riversa tumultuando sul Foro dell'Impero. Gran parte della piazza è già occupato dal reparto della Reale Guardia albanese e dai battaglioni dei bersaglieri. Sul Vittoriano, per la bianca scalinata e su tutto il ripiano, si è raccolta la massa degli ufficiali in congedo convenuti a Roma per la fausta occasione, mentre intorno al tumulo sacro del Milite Ignoto si dispongono le bandiere dei reparti reduci dalla sfilata. Spettacolo di una grandiosità avvincente. Sono trentamila ufficiali in congedo che rappresentano tutte le Provincie d'Italia. Un rimescolìo pittoresco e festoso; da tutti gli sbocchi la folla grida: Duce! Dure!, e l'invocazione percuote le mura ferrigne del palazzo e batte impetuosa alle vetrate. Il Duce non tarda ad affacciarsi, saluta romanamente, guarda la folla, riconosce il gruppo degli ufficiali spagnoli e quello dei legionari italiani che fraternizzano in quel vortice festoso: poi fa un gesto, chiede silenzio, lo ottiene. La parola imitatrice Il Ministro Segretario del Partito, che Gli è a fianco, comanda il saluto; prorompe VA noi! veemente, poi il Duce parla. Egli dice: » Oggi, terzo annuale della Fondazione dell'Impero e prima giornata della festa dedicata All' Esercito, voi avete assistito ad una met morabile parata militare. a La forza delle nostre armi è indubbiamente grande, ma più grande ancora è la decisione dei nostri cuori. « E se l'ora verrà, lo proveremo ». La Sua parola infervorante riaccende nei cuori la vampata dell'entusiasmo. E' di nuovo un turbine che si avventa su quel mare i di teste. Due, tre, cinque, dieci volle il Duce è richiamato al balcone. Infine l'invetriata si chiude I e la folla, con moto vorticoso d'as(Salto, si dirige cantando l'Inno di Roma e l'Inno dell'Impero per la salita di via IV Novembre alla Raggia per portare l'espi essione dei suoi sentimenti al Re Imperatore e alla Regina Imperatrice. Anche in piazza Quirinale, al i centro dell'ammassamento, si dis: pone il gruppo dei trentamila uf'ficiali in congedo che ha alla testa ;il vessillo delle Associazioni d'arma. Innanzi al grande portale del Quirinale è S. E. Starace, presidente dell'Unuci, con attorno un gruppo di ufficiali generali e superiori. Dalla piazza subito si leva il grido di saluto al Sovrano. La fol: la scandisce il nome di Savoia, i Un aiutante di S. il. il Re Ini*. ì! peratore. per incarico del Sovrano] invita S. E. Starace, i generali Borriani e Gorresio, rispettiva- j mente vice-presidente e segretario generale dell'Unuci, a salire alla Reggia. Alle 11,30 le vetrate del balcone j di Palazzo Reale si aprono e due I valletti in costume stendono sulla balaustra il tappeto di velluto eremisi. Il Sovrano, mentre gli appiatisi e le grida di fanno più in-1 tense, appare al balcone e saluta; chiama a sé S. A. R. il Duca di Spoleto, S. E. Starace, i generali : Borriani e Gorresio. Gli applausi non ristanno. Il Sovrano scambia parole con il Suo augusto congiunto e con S. E. Starace. Dai segni ' del Suo volto e dai gesti si intuisce che Egli esprime il Suo alto compiacimento per questa fervida manifestazione. Egli rimane al balcone per cinque minuti fra le alte acclamazioni. Poi si ritira; ma per ritornare ancora una volta a rispondere alle insistenti acclamazioni che concludono, in una atmosfera di indicibile entusiasmo patriottico, la fervida mattinata.