Da Milano a Villa d'Este

Da Milano a Villa d'Este Da Milano a Villa d'Este La cittadinanza della metropoli lombarda rinnova ai due Ministri degli Esteri imponenti dimostrazioni Milano, 8 maggio. Un'altra giornata fervida di manifestazioni eloquenti ha vissuto ieri Milano, ancora spontaneamente mobilitata nelle Die per acclamare ed esprimere il suo animo — nelle diverse occasioni che le vennero offerte — ai due messaggeri più squisitamente politici del Duce e di Hitler. Milano, ha, così, ribadito la sua fierezza di essere stata prescelta per un incontro che rimarrà memorabile nei solidali rapporti dei due grandi Popoli; e, specie nel pomeriggio con l'imponente, traboccante dimostrazione di congedo e di saluto in piazza della Scala, ha nuovamente testimoniato quanto sia profonda la sua amicizia per la nuova Germania che accomuna alla nuova Italia imperiale aspirazioni e interessi. La città ha conservato e, si può dire accresciuto, gli apparati di festa, pur cosi cojriosi fin da sabato. Altri tricolori e altri vessilli scarlatti e bianchi con la croce uncinata si sono aggiunti; altri tappeti hanno adornato finestre e balconi; innumerevoli scritte di evviva, stinte dalla pioggia, sono state rinnovate. Folla in attesa E ben presto, sebbene non vi fosseio in programma cortei e parate, le vie si affollarono, spesso percorse da fanfare che suonavano gli inni delle due Nazioni amiche. Ma la gente si addensò più folta soprattutto in corso Vittorio Emanuele, dinanzi all'albergo dove era sceso S. E. Ciano, e in via Manzoni, ove alloggiava l'illustre Ospite; e dinanzi all'uno e all'altro albergo si pigiò con insistenza, come vo¬ lesse costituire una guardia d'onore e non lasciarvi soltanto la ufficialità dei carabinieri e dei Giovani Fascisti. Meno male che in corso Vittorio Emanuele la folla poteva essere sospinta, tratto tratto, anche per le necessità del traffico stradale, nel comodo spiazzo prospìcente la basilica di S. Carlo. Ma in via Manzoni il servizio d'ordine era talvolta costretto a sgombrare il marciapiede con severità, affinché la calca non interrompesse la circolazione. S. E. Ciano, uscito dall'albergo alle ore 11,15, è salito svelto sull'automobile che aspettava, ha sorriso ed ha salutato romanamente la folla che lanciava gli evviva tenuti in petto da ore, c si è diretto subito al Palazzo del Governo, al corso Monforte, relativamente vicino, ove coi funzionari che lo attendevano, si è messo al lavoro. Jl Ministro degli Esteri tedesco è rimasto, invece, in albergo fino a mezzogiorno. Però nell'appartamento che, con la delegazione, voti Ribbentrop occupava al primo piano, la sveglia era stata piuttosto mattutina, avvertita dal trillo dei campanelli, dal paxsaggio dei funzionari da un corridoio all'altro, da una camera all'altra. Anche von Ribbentrop aveva voluto lavorare; questo indizio concorreva a dare, netta, la sensazione che i colloquii ut fidali dovevano essere stati esauriti fin dalla sera precedente; e in maniera da non abbisognare di successive postille. Il Ministro germanico assieme alla signora e all'Ambasciatore von Mackensen discese nell'atrio \poco prima di mezzogiorno, dove era incontrato dal tapo del cerimoniale, ministro Gelesia di Veglialo. Scambiate con lui cordiali parole, usciva dall'albergo e saliva con la signora e il barone Celesta nella vettura, mentre su altre prendeva posto il seguito. Ribbentrop alle Grazie e a Brera Scroscianti applausi salutarono sulla via l'Ospite tedesco, applausi che si ripeterono in piazza della Scala, in via Mengoni e, anche più intensi, vibranti, insistenti, quando il breve corteo sboccò in piazza del Duomo, ove da pochi istanti era terminata la tradizionale processione, cosidetta del Santo Chiodo, culminata con un discorso pronunziato dal Cardinale Schuster dal sagrato del Tempio. La moltitudine dei fedeli stava in quel mentre sciogliendosi; ma quando furono avvertiti del passaggio dì von Ribbentrop, i gruppi più prossimi all'angolo di via Mengoni diedero il segnale dei battimani e degli evviva. Il .Ministro germanico, che aveva espresso il desiderio di visitare quel gioiello architettonico che è la cinquecentesca chiesa di Scìnta Maria delle Grazie, ove esiste il capolavoro vinciano del Cenacolo, si diresse al tempio per ]vìa Orefici e corso Magenta. Sul i pronao l'Ospite fu ricevuto dal padre domenicano preposto e con la {signora e il seguito rapidamente {visitò la Basilica. I visitatori ani[mirarono dapprima la poderosa \tribuna bramantesca, poi passarono nel refettorio dell'ex-convento '.domenicano, sostando dinanzi alh'immortale Cena il cui superatiIte splendore li commosse pro¬ fondamente e li fece ricordare che nel museo di Weimar si conservano otto fogli contenenti dieci studi di teste di Apòstoli e di saggi, che Leonardo abbozzò prima di fissarli pittoricamente nelle immagini immortali. Poco dopo il Ministro tedesco compiva una visita al museo di Brera. Nel suggestivo cortile von Ribbentrop e la consorte e il seguito furono accolti dal direttore delta Pinacoteca Antonio Morassi e dal presidente dell'Accademia prof. Messina. I visitatori, per il monumentale scalone, si portarono nella Pinacoteca. Il Ministro tedesco indugiò in ogni sula, palesando, per giudizi e raffronti, una profonda cultura artistica e storica, e, congedandosi, volle esprimere ai dirigenti il più vivo compiacimento. Un'ultima visita von Ribbentrop si compiacque di compiere ai lavori per il Teatro dei Ventimila, che anche quest'anno, per iniziativa del Federale Rino Parenti, sta sorgendo nel cortile massimo del Castello Sforzesco. Il rappresentante della Nazione amica non nascose la propria lieta sorpresa per la colossale, ingegnosa struttura del teatro di cui esaminò minutamente il palosce\nico, prodigio di ingegneria e di j ?iiecc«mca. (Ricevimento a Palazzo Marino Ultimata questa visita von Rib| bentrop, la signora e il seguito Isi portavano in via Francesco Sforza, nell'ex-palazzo Sorniani, ove poco prima era giunto, pure col seguito, S. E. Galeazzo Ciano, che aveva interrotto in Prefettura il suo lavoro. In una elegante sala del seve ro edificio, che accoglie da qualche anno il Museo di Milano, vei niva servita la colazione ai Miniìstri e a un centinaio di invitati. I La colazione — cannelloni Sa \ vmx, frittura di gamberi, filetti j di bue alla Rossini, millefoglie; \formaggi d'Italia e vini bianchi e rossi pure italiani — si è conclusa un'ora dopo. I due Mini'stri rientrarono nei rispettivi ali tierghi e verso le sedici, in quello \che ospita S. E. Ciano, dal capo 'dell'Ufficio stampa presso la no\stra Prefettura gr. uff. Filippo Crisaiolo, fu consegnato ai giornalisti italiani e stranieri il coi inimicato ufficiale. Si era dunque sul finire dell'incontro milanese dei due fedeli interpreti di due grandi Paesi che avevano rinsaldato la loro volontà di giustizia e di pace. Si era ormai al congedo; ma questo doveva avere un viatico del '.tutto ambientale, cioè cittadino, che esprimesse soddisfazione e I gratitudine. Perciò, fuori pro\gramina, il Podestà di Milano invitò gli ospiti a Palazzo Marino affinchè il salutò avesse questo crisma significativo e affettuoso. Milano, la stupenda Milano esuberante e sensibile, come ieri l'al'tro aveva gridato il suo benve\nuto intendeva prepotentemente gridare ieri il suo arrivederci. Strabocchevole difatti la folla che dalle 15 alle 16 si addensò in \piazza della Scala, gremì le stra\de contigue, paralizzò il traffico per un diametro larghissimo. Il cielo infuriato proprio in quell'ocra rovesciò pioggia e grandine, scatenò tuoni quasi fossimo in un'epoca di canicola. Ma la moltitudine sfidò il cielo aggrondato e le doccie rabbiose che si susseguirono. E' vero che poco dopo fu ripagata da balenìi di sole e di azzurro e si ricompose nelle formazioni e nell'animo entusiasta. In un quadrato erano fitti, dinnanzi al palazzo del Comune, i giovanissimi fascisti della G.I.L.; avanguardisti e moschettieri cavalleggeri con le sciabole sguainate, premilitari, preavieri, marinaretti, tamburini; quindi la marea nera dei Gruppi rionali con una tempesta di gagliardetti che fiorivano come da un terreno incenerito; quindi altri gagliardetti a centinaia di tutti i gruppi dopolavoristici, delle fabbriche, del. le aziende, degi uffici, degli enti impiegatizi, moltitudine borghese questa la pù varia e anche identificabile per gl abiti e gli aspetti. Al di là, insaccata sulle vie di sbocco, la folla non irreggimentata, enorme a flussi e riflussi come una marea costellata da insegne e da cartelli per il Duce, per Hitler e per i due Ministri. Tre fanfare rendevano incandescente la attesa con gli inni rivoluzionari dei due Paesi cadenzati da cori. Nel salone dell'Alesili intanto lo sfarzoso ricevimento a S. E. Ciano, a Von Ribbentrop, ai personaggi che li accompagnarono a Milano, era puntualmente cominciato alle sedici. Accanto al Podestà faceva gli onori di casa la consorte contessa Gallatati Scotti. Fuori incalzava il tumulto festoso che soverchiava lo stesso brìi' sio dei convitati nel salone. ^ ancora fuori persino il monumentale gruppo scultoreo di Leonardo, nel centro della caratteristica piazza, aveva subito l'assalto della folla arrampicatasi sulle teste e le groppe delle figurazioni in equilibrio o appena agganciate alle membra statuarie. Vibrati e ripetuti rulli di tamburi preavvertiranno il desiderio della folla di vedere e osannare i due Ministri. Entusiastico arrivederci E qualche istante appresso la vetrata del balcone di centro, addobbato col gonfalone di S. Ambrogio, si schiude all' interno e von Ribbentrop e il conte Ciano avanzano seguiti da Rino Parenti. Nei balconi laterali si affacciano le altre personalità, i tamburi rullano; e rullano più forte. La massa lascia inerti le mani, ma adesso si sgola nel martellare con un finirono poderoso: « Du-ce! Hi-tler! » e anche i nomi dei due Ministri. Il martellamento canoro si prolunga e non si attenua; i gagliardetti sono issati anche più alto e freneticamente fatti sfarfallare e tacendo ì tamburi sopravvengono le musiche. Von Ribbentrop e Ciano salutano romanamente, guardano all'ingìro, sorridono. Seppure abituati a storiche adunate di ardore e di palpito i due messaggeri te lo si legge nel lume dei loro occhi) sono di certo colpiti da tanta emotività spontanea popolare e irruente. Rientrano dopo essere sostatt sul balcone più di quanto non sia di consuetudine per questi cerimoniali di comunione pubbicama sono obbligati a riapparire quattro, cinque volte, finché non si vedono a ridiscendere — attraverso il vano di accesso che sfocia nel cortile — verso il salone dell'Alessi al pian terreno. Li scorgono per primi, perchè più accostati all'ingresso, i sansepocristi e gli squadristi, che irrompono sotto, l'arcata, che invadono la corte e attorniano i due Ministri, effondendo da presso a entrambi i loro alala. Infranta l'etichetta per simile impulso incontenibile, il conte Ciano invita i sansepolcristi e gli squadristi al ricevimento che nel salone continua, come continuerà anche fra gli arazzi e gli affreschi l'esultanza di questi intrepidi dell'eroica vigilia. Il conte Ciano presenta anzi all'Ospite i maggiorenti: il fiduciario dei sansepolcristi gr. uff. Sandro Giuliani, il segretario Ottorino Fabbri, il valoroso decorato Del Grosso reduce dalla Spagna. E così afferma presentando con loro tutti gli altri commilitoni: « Esprimono questi U vero cuore del Fascismo ». Alle 17,45 le vetture di von Ribbentrop e del conte Ciano, sorpassata la città, ancora festeggiati, imboccavano l'autostrada in direzione di Como con un tramonto precoce pel cielo aggrondato p le luminarie che riprende» | l'ano a sfolgorare. Giuseppe Bevilacqua tesdmqstsLpsrdM| La folla adunata in piazza della Scala acclama i due Ministri affacciati al balcone del palazzo comunale Ribbentrop e Ciano salutano la folla dal balcone di Palazzo Marino