LA BELLA LOTTA

LA BELLA LOTTA LA BELLA LOTTA (Dal nostro inviato) Pescara, 5 maggio. Sul genere e il contenuto di questa tappa non vi tracina in inganno il numero — ventisei — dei corridori che hanno disputato la volata a Pescara: esso potrebbe far credere che i 191 chilometri che ci han condotti fin qui da Rieti siano stati fatti velocemente sì, ma senza vibrazioni di lotta, sema intensioni e manifestazioni aggressive, insomma senza, farci vedere niente di bello, all'infuori dello spunto di velocità col quale Leoni si è rifatto a Pescara del potente smacco subito a Rieti. Invece la giornata ci ha offerto il godimento e la emozione di un lungo ed affannoso episodio che ha avuto un protagonista tanto inatteso quanto brillante, uno di quelli che io pensavo sarebbero stali di scena solo nelle tappe montagnose: Bartali. Questo magnifico campione che viene completando e perfezionando la sua personalità, che non si turba affatto se un giorno di sfortuna lo ha tolto dal posto che si era guadagnato ed al quale punta dì nuovo,'ha compiuto un gesto che non mi sarei atteso da lui e che, anche se non gli ha reso niente, ha significalo tutt'una tappa ed ha confermato le inesauribili risorse di cui dispone per ì giorni in cui il Giro surà deciso. Tra Bartali e Valettì Ma prima di dirvi come sorse in lui l'idea di questo gesto e come la attuò, voglio sgombrare il campo di quanto successe prima. Cominciarono pochi chilometri dopo la partenza, approfittando di una sosta ad un passaggio a livello chiuso, Favatli e De Benedetti a portarsi vìa con sè Zuccotti, Canavesi, Montini e Pasquini. Ma, sulla salita di Cittaducale', quest'ultimo forzò ed ì primi tre, staccati, rientrarono nel gruppo. La poltiglia grigia che fin dall'inizio sporcava tutto l'orizzonte e si spremeva in un pulviscolo che sapeva più di nebbia che di pioggia, cominciò a sciogliersi in un acquazzone furioso, che provocò uno scompìglio generale; poi il gruppo si riammassò all'inse-igiumento per annullare quei 1)5" che Pasquini, Canavesi e Montini\avevano di vantaggio ad Antro-[ (loco (Km. 231, dove cominciava la salita per la Sella di Corno. Dopo che Benente e Rogora si furono alternati al comando, scappò via Vicini ed in breve raggiunse i primi tre. Allora Mollo si mise a tirar forte, il grosso si spezzò in vari scaglioni, il primo dei quali raggiunse i quattro al sesto chilometro della salita. Ancora un vano tentativo di Pasquino, poi uno più serio di Mollo, con Leoni e Romanatli. La mossa tendeva alla conquista del secondo premio della montagna, che spettò a Leoni su Mollo e Romanalti. Il distacco in vetta era di mezzo minuto. Ripresi questi tre in discesa, il plotone dovette andare alla cuccia di Succi e Leoni, che furono accaluppiati in piano. Nervoso, brillante, onnipresente, Leoni si prese anche il traguardo di Aquila. Evidentemente egli voleva far dimenticare ai suoi correqionali la delusione che ieri li aveva tanto amareggiati. E ci riuscì, lo sapete già, in pieno. Gino scatta Il gruppo, forte di una cinquan Una di uomini, se ne andava tranquillamente: „.,,„,-„,„ H„ }mon ■ * ? il, , 1 vento, su per la lieve ascesa a\'Poggio Pìcenze, <iuando vidi una magi io. verde-rossa staccarsi dalla formazione compatta. Non c'era dubbio: quello era Bartali, impegnato in un allungo che non pareva aver nulla di violento, progressivo, insistente. Quando tra lui e gli altri si fu fatto un vuoto di venti metri, Valettì avanzò con pari calma, quasi con 'Hullìféremta, per coprirlo. Sem- ìbrò dapprima che il «grigio-rosso* ...,,„....,. !.. a, ,, /,),., * ,,„wn iTimnn a Un. avesse'l'a meglio; passò vicino alla , mia Fiat sorridendo ed a Binda, i che con un gesto gli domandava\[\i./tc cult un .'/*. perchè se la prendesse con tan tranquillità, fece una strizzati tanta nquitlita, fece unu mruizattna d'occhi e con la punta della lingua si leccò quella del naso. Voleva certamente dire: « Ma lo lasci fare! Non vorrà mica andare all'arrivo da solo, quel matto là! ». Dissi a Barozzi di accelerare e. di portarsi a fianco di Brutali, che r.ianco si voltava per vedere quel re facevano gli altri e continua-■•« a picchiare sul rapportane che aveva messo sotto. Ed a Binda; voltando svio la faccia verso di noi e senza rompere l'azione Bartali disse : « Mi sono accorto che Valetti navigava in, cattive acque, gli ho domandato se era « cotto » e mi lia risposto che sognavo. « Vuoi scommettere che lo sei?» gli ho detto. E lui: «Scommettiamo ». « Ora devo vincere la Ecommessa ». E si mise a testa bassa a pedalare. Con mio non poco stupore vidi che Valettì indietreggiava e sì faceva riassorbire dal gruppo, dal quale intanto era venuto fuori Benente. A Buriscìano, fine della salila, Bartali precedeva Benente di 20", ed il gruppo di 55"; questo era rimasto composto di dodici uomini, tra ì quali Valettì, Vicini, Cinelli, Bizzi, Del Cancia e Mollo. Bizzi insegue di una »imw mento, guadagnando terreno, Gli altri, invece, andavano per- Quando Bartali si accorse che aveva Benente a duecento metri, rallentò per attenderlo e riprendere con lui la fuga. Per quanto il piccolo « bianco-nero » non sìa un gassista eccezionale, in qualcosa poteva essere utile a Bartali, che un po' di respiro ogni tanto poteva farglielo prendere. Da solo sarebbe stato molto più difficile fare i 110 chilometri fino a Pescara. Quando la coppia ebbe oltre un minuto sul grosso, da questa si stuccò Bizzi. Nessuno gli tenne dietro, neppure i suoi compagni Valettì e Cinelli, ed io mi domandavo la ragione di questo inseguimento isolato. Se fosse successo qualcosa ai due caposaldì della squadra, essi sarebbero venuti a mancare dell'aiuto più valido, perchè indubbiamente Bizzi è, dei « grìgiorossi », quello che oggi, va più forte sul passo. E lo dimostrò anche in seguito. Privi anche della collaborazione di Vicini e compagni che, amici in questo momento, avrebbero immediatamente cambiato faccia se sì fosse trattato di attaccare la « maglia rosa » e colui che spera conquistarla, i colori di Ghelfi avrebbero corso un serio pericolo. L'esempio di Bartali nella Genova Pisa doveva ricordare questo pericolo a Bizzi. Ma egli era infatuato dall'idea di non essere da meno di Bartali e, forse, da quella vittoria in volata. E contiimperterrito nell' insegui dendone. Infatti a Popoli, cioè ai piedi della discesa, Bartali e Benente precedevano BizzL di un minuto e 5" ed il gruppo di trentaquattro uomini di 2'li>". A 8'J(5" veniva la maglia bianca Simonini, che aveva avuto noie al cambio ed una foratura, oltre... una solenne imbastitura. Bizzi, stupendo per vigoria e continuità, ebbe i due fuggitivi a vista d'occhio prima del bivio per il i in 11 ■ 111 ii i ■ il iiiiiiiiiiiiiiniiiiiii unn Torre dei Passeri; fece, ballando sui pedali, la breve salita, si precipitò a rotta di collo giù per la discesa e, prima di Scafa (km. 128), diede a Bartali il primo segnale del fallimento della sua offensiva. Naturalmente si accodò ai due e... attese gli eventi. In volata: Leoni i i mn I quali parvero volgere in favore degli inseguitori, che tutti gli uomini delle squadre non di Bartali o Benente, e quelli dei « gruppi » — che sapevano il ritardo di Simonini — si erano finalmente messi d'accordo per far andare a monte la fuga in corso. A Scafa il loro ritardo era ridotto a 2' e andò rapidamente scemando in seguito, non lasciando più dubbi sul risultato dell'azione. Sulla salita di Chieti Bartali fece piegare Benente, ma non Bizzi; così in sostanza rimase solo i quei cento secondi che ancora aveva a Chieti sul gruppo tirato da Cottur e Leoni scomparvero al termine della discesa, quando Magni, Valetti,' Sartori, Del Cancia Canavesi, Succi, Vicini, Leoni e Crippa furono i primi a por ter mine alla sua fuga che era durata per circa 90 chilometri. Altri, con Cinelli, sopraggiunsero poi. Del Cancia, cambiando ruota con Sartori, potè rimediare presto a una foratura, e, così, furono ventisei uomini che, dopo aver fatto un largo giro attorno a Pescara, si presentarono sul Viale Riviera per disputare la volata che non de scriverò per la semplice ragione che, per i troppi intrusi sul traguardo, non sono riuscito a vederla a/eVo che negli ultimi metri, cioè quando Leoni sbucò fuori sulla destra per venire a battere nell'ordine Bartali, Servadei, Crippa e Bizzi. Gli nomini, quindi, che più si sono distinti nella giornata, cioè Bartali e Bizzi, non hanno raccolto il frutto dei loro sforzi. Ma non sì può diie che Leoni abbia trafugato la vittoria; egli se l'è meritata con il brìo dimostrato nella prima parte della corsa, col lavoro svolto tra gli inseguitori e con uno spunto di velocità che ha brillato per intelligenza e freschezza. Si attende domani la tappa tutta adriatica, da Pescara a Senigallia. Il Pinocchio, prima di Ancona, è l'unico dente che rompe la rettìlinearità del profilo dei 171 chilometri. Saprà esso incidere sul finale della gara? Ci surà una corsa di attesa o si approfitterà della sua facilità per unbizzurrirsi in colpi di mano? Avremo pioggia o sole? La classifica attuale vivrà ancora per venliquattr'ore? Non so. Quello che so è che ogni giorno bisogna aspettarsi quello che neppure pensi. Per questo il Giro è ancora una Sfinge. Giuseppe Ambrosi ni iiiimimiMiiimmiiiiiiiiimimii