Rigoroso riserbo a Berlino sul discorso di Varsavia di Giuseppe Piazza

Rigoroso riserbo a Berlino sul discorso di Varsavia Rigoroso riserbo a Berlino sul discorso di Varsavia Von Ribbentrop in viaggio per l'Italia dopo un lungo colloquio con Hitler a Berchtesgaden Berlino, 5 maggio. Il discorso di Beck alla cui aspettazione aveva conferito a Berlino una certa vivezza di tensione soltanto il colpo di scena sovietico della vigilia per le ripercussioni dell'ultimo momento che poteva eventualmente avere sullo atteggiamento della politica polacca, non ha portato sostanzialmente nulla di nuovo e di sorprendente all'opinione tedesca la quale non se ne aspettava davvero sorprese e aveva già preventivamente scontato quello che il ministro polacco potesse dire: l'atteggiamento cioè nettamente negativo che avrebbe assunto di fronte alle richieste del Riceh, quale era del resto più che facilmente desumibile da tutta la musica di accompagnamento e di introduzione della stampa polacca, astensione fatta naturalmente dal tono eccessivo e dalle intemperanze scioviniste, da cui — all'infuori dei limiti di una sempre netta e intransigente ripulsa — si prevedeva benissimo che il ministro polacco si sarebbe astenuto. Reazione negativa Negativo il discorso, negativa dunque naturalmente — nè diversamente potrebbe essere — la reazione che desta in Germania in tutti gli ambienti, dove immediatimente e universalmente si osserva che la politica polacca si è ancora una volta lasciata sfuggire l'occasione propizia di rimediare all'errore gravissimo e di imprevedibili conseguenze già commesso all'apertura della crisi col totale intransigente rifiuto delle proposte del Reich, proposte peraltro ora — come tutti sanno — ritirate, come ne fa fede il discorso del FUhrer e il memorandum presentato a Varsavia nella stessa giornata. Pertanto il discorso di Beck, che un primo breve riassunto diramato alle redazioni dall'agenzia ufficiosa D.N.B. definisce lntroduttivamente « rigido rifiuto », non fa fare — si osserva — alcun passo avanti alla situazione, il che in contingenze come le presenti nelle quali ogni perdita di tempo è un danno, equivale a dire che ne fa fare uno indietro. Una pubblica presa di posizione ufficiale è mancata tuttavia per l'intera giornata, e anche nelle edizioni della sera dei giornali è mancato perfino un qualsiasi riassunto stesso del discorso, che pertanto è rimasto noto soltanto ai circoli politici e giornalistici, destandovi l'impressione negativa che ne abbiamo riferito, sebbene lasci sostanzialmente il tempo che trova e non interpreti certe eccessive correnti sciovinistiche degli ultimi giorni, onde non si può dire da questo punto di vista che tagli tutti i ponti. E' chiaro che per una pubblicazione accompagnata da relativi commenti si è voluto aspettare che la manifestazione polacca, per quanto più che scontata e prevista, finisse di fare oggetto dello studio da parte della suprema direzione politica del Reich — in questo momento concentrata a Berchtesgaden dove il FUhrer si trova e dove anche il Ministro degli Esteri von Ribbentrop è accorso avendo fatto sosta a Monaco nel suo viaggio verso l'incontro di Milano — e che era stata del resto oggi stesso investita ufficialmente della materia con la presentazione contemporaneamente avvenuta da parte del governo polacco a quello del Reich della risposta al memorandum tedesco del giorno 28. Le cose per questo riguardo si sono svolte come già le avevamo preannunziate, vale a dire col perfetto parallelismo, dal governo di Varsavia desiderato, del procedimento polacco coi procedimento tedesco. La risposta al « memorandum» La risposta al memorandum è cioè stata consegnata dall'incaricato d'affari a Berlino, in assenza dell'ambasciatore Lipski (appositamente chiamato a Varsavia, come già von Moltke a Berlino) contemporaneamente, o poco dopo, alle dichiarazioni di Beck al Sejm, come già del FUhrer al Reichstag. Il contenuto del memorandum di risposta è stato immediatamente comunicato per telefono a Berchtesgaden dove insieme col discorso del ministro, di cui in gran parte è la parafrasi, ha fatto oggetto dello studio del FUhrer e dei suoi collaboratori. Sarà appena necessario ricordare che sebbene 1 due documenti vertano sostanzialmente sulla medesima materia, i termini della risposta polacca — della quale anche manca finora qualsiasi comunicazione ufficiale sono unicamente posti dal do cumento a cui essa risponde, e cioè dal memorandum del 28 il quale1 consisteva in tre punti: la denunzia cioè dell'accordo del 34, 11 ritiro delle cinque proposte già fatte dal Reich (Danzica, corridoio, ga- ranzia venticinquenne ecc.) e infi-jne assicurazione delle buone dispo- j sizioni del governo del Reich dilregolare da ora in poi in maniera |nuova e precisa i rapporti fra ì due ! paesl. Era questo punto della ri- sposta polacca sul quale si poteva concentrare l'attenzione, ma è prò-1prio su questo punto che il conte- t nuto del discorso del ministro; Beck, consistente tutto nello statu\ quo danzichese, salvo a regolare jle questioni attinenti alla rappre- sentanza della Società delle Nazio- ni ecc., getta la sua luce nega- tiva- I giornali della sera sono usciti con dei commenti i quali, sebbene jnon esplicitamente e direttamente jriferentisi al discorso polacco, del ; quale un resoconto come già di-j cemmo essi non recano ancora. ; possono però valere esattamente j per tali, data l'ora in cui sono usciti, quando cioè si può presumere che il discorso, qualora le primissime sommarie informazioni Cumulo di errori Questi commenti sono espliciti: non fossero bastate, era perfetta- [ mente conosciuto nelle redazioni. | I ., , . i la « Nachtausgabe », per esempio, scrive che tutto quello che d ipiu K£ittffi^^tìzione in cui Beck ha parlato eche egli avrebbe fatto molto megio.a non parlare, a rinviare cioè il di- scorso vale a dire a ripensare.; megho, o quanto meno la sua stampa avrebbe fatto bene a non prepararlo con tanta gran cassa I, giornale dice che la situazione d||«rcV™ S» «ùéSKt iperciò u discorso estremamente inopportuno: una situazione inter-jnazionale cioè delle meno sicure la cui insicurezza e perplessità era stata resa evidente alla vigilia dall'improvvisa crisi dell'elemento sovietico il quale doveva poi costituire come il pernio del sistema di accerchiamento e di ♦ garanzia»; di contro a ciò una campagna di stampa montata ed eccitata come se invece le cose dell'accerchiamento andassero a gonfie vele, e infine con la classe militare che spinge e per ultimo con la muta dei cani aizzatori di guerra alle spalle. Ma chi ha messo la Polonia In questa situazione — si domandano tutti i giornali — chi se non la Polonia stessa, o se mai l'Inghilterra la quale approfittando della nevrosi polacca ha fatto in sostanza di questo Stato niente altro che un suo vassallo di guerra? Beck ha mancato — è questa la conclusione riassuntiva dell'opinione tedesca — ancora una volta la buona occasione per rimediare ai colossali errori commessi, e In ultimo per mostrare davvero in definitiva il talento politico che sarebbe necessario in questo difficile momento della sempre difficile politica polacca. Un articolo di Goebbels Un importante articolo dal titolo « Quo vadis Polonia? » scrive poi oggi sul Voelkischer Beobachter 11 ministro della propaganda Goebbels. Il ministro riassume in alcuni punti gli errori della politica fantastica e romantica del polacchi che ha dissipato ormai quasi per intero l'eredità della linea Pilsudski nei riguardi dell'intesa con la Germania. Il ministro afferma sostanzialmente che le proposte della Germania erano leali, giuste, realistiche e che tenevano conto del veri e permanenti interessi di 1 tutte e due le nazioni; le proposte del Reich sarebbero ormai già rea lizzate se l'Inghilterra, assumendosi una grave responsabilità, non avesse intorbidato la situazione jcon ]a sua interessata politica del j ja C03j detta garanzia, di cui non lsono prevedibili le conseguenze, |G11 aizzatori di guerra rischiano di ! gettare la Polonia e l'Europa nel fa rovina; lo sciovinismo polacco, credendo di potere non soltanto re13plngere le prOp0Ste tedesche, ma t rispondere con rivendicazioni pro; prie, fa il resto. \ M'entre il groviglio di tutta que jsta politica, errata e Incerta, e in definitiva temeraria per sè e per l'Europa, s'ingarbuglia a un trat to significantemente al filo spez zato di una turpe carriera politica come quella di un Litvinof, l'opl jnione tedesca guarda con sicura fi jducia e aspettazione all'Imminente ; incontro di Milano, da cui si aspetj ta e già sconta un rafforzamento ; dell'Asse a tutto vantaggio della j pace e della giustizia nel mondo. Intanto i giornali del Reich, men tre tanta gente all'intorno trattie ne il respiro e fa, consapevolmente o inconsapevolmente, opera di [ nevrosi di guerra, possono oggi re | gistrare per quanto riguarda la politica di pace della Germania, un trattato di non aggressione già I pronto per la firma con la Letto i nia e un analogo trattato in prepa- cQn r|stoni Mentre co¬ analoghe proposte sono tì,trt" fatte ■*"*»« «««"navi, ^ , stampa commenta rlle- „ , lealta"dellR politica te- , fiducioso atteggiamene ; denota tutt'al- e rilevando in fine come tutto ciò ac- |3fc~ icoaa "e V™*- Cè da -commette h fe capace d farne ca- j^ anzfche merit0 alla Germa. nia; ma non è colpa di quest'ultima se la vera storia d'Europa si a fa malgrado 11 Presidente americano. Alla fine della giornata, dopo le consultazioni del FUhrer, il ministro von Ribbentrop ha lasciato Berchtesgaden per Monaco dove alle ore undici ha ripreso il treno diretto in Italia all'incontro di Milano. Accompagna in treno il Ministro del Reich l'ambasciatore d'Italia S. E. Attolico. Giuseppe Piazza