LA PIÙ VITUPERATA DONNA DEL MONDO

LA PIÙ VITUPERATA DONNA DEL MONDO LA PIÙ VITUPERATA DONNA DEL MONDO Una nuova biografia di Lucrezia Borgia che, senza riuscire a trarla fuori dalla pessima fama della sua casata, ne fa un ritratto diverso dal consueto La pessima fama dei Borgia non è una creazione più o meno arbitraria dei Romantici. Victor Hugo,| e, con lui ma più in basso, gli scrittori di romanzi d'appendice, hanno certo contribuito a diffonderla, ad affermarla, ma non hanno inventato nulla. Le testimonianze più tenibili contro Alessandro VI e i suoi figli sono nei documenti del tempo; provengono da persone che trascorrevano tutta la loro vita in Vaticano, come quel Burcardo, cerimoniere pontificio, che, giorno per giorno, annotava con minuziosa precisione nel suo di poi celebre Liber nolurum tutto quanto gli accadesse d'osservare — e bisogna dire che hen poche erano le cose che sfuggivano alla sua attenzione sempre vigile —,' o dagli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, i quali, per abito professionale, erano usi a tenere gli occhi bene aperti; si trovano in cronache e in diari manoscritti, in epistolari ufficiali e privati o, infine, nelle pagine degli storici contemporanei o di poco posteriori ai Borgia, dal Machiavelli al Guicciardini, da Paolo Giovio a Gregorio Leti. La responsabilità della maggior parte dei delitti attribuii., alla famiglia papale si faceva dai più risalire a Cesare Borgia, il duca Valentino; a lui andava in modo speciale la esecrazione che suscitava il solo nome dei Borgia. Il che non vuol dire che Alessandro VI non avesse la propria parte di maledizioni. Una vittima della storia ? Il Giovio, nella sua '.Vita di Consalvo Ferrando di Cordova, detto il Gran capitano ». pubblicata nel 1549, tradotta in italiano dal latino originale da Lodovico Domenichi l'anno dopo, giunto a parlare della fine di-Alessandro, morto, a quanto si diceva — ma pare erroneamente —, per aver bevuto il veleno da lui stesso apprestato al cardinale Adriano da Corneto, cosi scriveva, e non v'è dubbio che s'ispirasse a convinzioni assai diffuse: « Quel maladetto e a tutta Italia molto dannoso capo, levata la causa della religione, fu da tutto il popolo con occhi ingordi veduto guasto d'una puzzolente marcia, talmente che molti, e massimamente i suol nimici Orsini, crédevano che Iddio con meritata pena del contracambio avesse punita la crudeltà di quel dispietato uomo; perciò ch'egli col medesimo veleno aveva fatto morire alcuni cardinali ricchi». Quanto a Lucrezia, si può dire che poche donne siano state tanto vituperate dai contemporanei. Le scritture del tempo fanno il suo nome quasi unicamente per avvalorare nei suoi riguardi le più orrende accuse. Gli ambasciatori veneti parlano di lei come della più gran cortigiana che fosse in Roma; anzi, per un cronista umbro essa era degna addirittura di portare il gonfalone delle cortigiane, e nell'un caso e nell'altro la parola « cortigiana » è sostituita da un sinonimo assai più espressivo. Anche i poeti, un Sannazaro, un Pontano, sono della partita, e il secondo riassume nel breve giro d'un epigramma latino che diverrà poi famoso, quanto di più infame si vien sussurrando o scrivendo su questa donna dei Borgia. Gran parte di ciò, bisogna dirlo, figura in documenti emananti dai nemici dei Borgia Q in scritture che di quei documenti ripetono le asserzioni o le accuse in buona fede, ma senza controllarne la maggiore o minore veridicità. Era quindi da prevedersi che prima o poi la posizione dei Borgia dinanzi alla storia sarebbe stata sottoposta a una severa revisione. I tentativi di riabilitazione furono però tardivi; non cominciarono, infatti, che nella seconda metà del secolo scorso, e da principio, furono limitati alla sola Lucrezia. Il grande difensore della figlia di Alessandro VI fu, come ognun sa, il Gregorovius; è probabile tuttavia che lo storico della Roma medievale s'ispirasse a uno studio del marchese Campori, appai so nel 1866 nella Nuora Antologia con un titolo che non lasciava dubbi sulle intenzioni dell'autore: « Una vittima della storia: L. B. ». Col tempo, a misura, cioè, che nuovi documenti uscivano dagli archivi italiani, gli avvocati dei Borgia si moltiplicarono; avvocati della fa- mG miglia in blocco o di questo o quel membro di essa in particolare, sempre più accesi di santo zelo, sempre più acuti e audaci nelle lo¬ ro argomentazioni, deduzioni econclusioni. Ma avvenne questo:che, spesso, nelle laboriose rico- struzioni di costoro le acerrime fi- gure borgiane perdevano di rilievo, di consistenza e si vuotavano d'ogni vitalità. La saa vita e i suoi tempi Chi ha avuto più da soffrire inquesto senso, è stata Lucrezia: diquesta creatura prodigiosamente viva e innamorata della vita, il Grcgorovius per primo, altri dopodl lui e sulle sue tracce, fecero un essere insensibile, privo di volontà, indifferente agli eventi terribili che scandiscono il ritmo della sua tragica esistenza. Ma la vita po-stuma delle grandi figure storiche ha i suoi cicli: era logico che dopo essersi assoggettata a questo lungo periodo di mortificazione, vorremmo dire di dissezione, Lucrezia Borgia s'imponesse di nuovo nella sua totalità e complessitàdi creatura vivente, col suo re- Lucrezia Borgia in un ritratto di pittore ignoto. spiro caldo di donna francamente sensuale, col suo animo ardente ed ermetico insieme. Si trattava di vedere se gli elementi nuovi ammassati dagli storici in sessantanni dì studi borgiani, consentissero di dare di Lucrezia un ritratto diverso da quelli consueti, comprensivo, convincente; in due parole: un ritratto umano. E' quello che s'è studiata di fare Maria Bellonci, una scrittrice, per quanto ci risulta, nuova a questo genere di lavori, col suo libro « Lucrezia Borgia, la sua vita e i suoi tempi » (Pag. 726, 32 ili. f. t. - L. 30), edito in questi giorni da Mondadori. Il libro è più vasto di quanto prometta il titolo: Lucrezia Borgia aderisce talmente prima alla sua famiglia, poi all'epoca in cui visse, che la narrazione della sua vita deve necessariamente, a ogni momento, sboccare in quella d'altre vite che alla, sua s'intreociano fuggevolmente o| durevolmente; ne consegue che ilj quadro di cui ella occupa il cen- f tro, s'allarga di continuo intorno a lei, s'arricchisce di sempre nuove prospettive, si spalanca su paesi immensi, popolati di figure innumerevoli, arrisi da cieli variamente colorati, e abbraccia a poco a poco tutta l'Italia, Di questa Italia splendida e, crudele del primo '500, così ricca d'aspetti contrastanti, Maria Bel-| lonci dà una rappresentazione vivida e mossa, luminosa, colorata con rara discrezione, piena di quei particolari preziosi e gustosi che rivelano una lunga preparazione compiuta direttamente sui documenti. E' doveroso notare, sia, pur di passata, che questa prepa-j razione non appesantisce meno-' inamente il libro: si direbbe che un fresco vento vivificatore abbia*: soffiato via la polvere acre degli1 archivi dalle vecchie carte che l'Autrice ha rintracciato e decifrato pazientemente, ravvivando-1 ne in pari tempo il contenuto anche in quelle parti che più rischiavano di rivelare la loro origine! erudita. Nella prosa fluida ed efficace di Maria Bellonci tutto si fonde senza grumi o residui; molte pagine sono date alla descrizione minuziosa di feste, di cacce, di cortei, delle varie manifestaizioni, insomma, di quella vita cG corte che toccò nell'Italia rinascimentale il suo massimo splendore e di cui il buon Castiglione è, se cosi si può dire, il sottile teorica e l'esaltatore entusiasta; ma tut;o ciò non toglie unità alla narrazione, il cui interesse non langue mai, neppure quando l'Autrice si", dilunga a parlare con femminile! compiacenza degli abiti di Lucre-j zia Borgia, di Giulia Farnese oi d'Isabella d'Este. 17 potere e il piacere Su questo sfondo vasto, splendido, mutevole si svolge l'avventura borgiana; avventura rapida — tutto sarà finito in poco più d'un\ decennio —, aspra, violenta e cosi complessa che offre e offrirà sem-^ pre agli storici nuovi motivi di per-; plessità e di dubbio. Maria Bel-' lonci la narra senza partito preso, cercando di rappresentare i Borgia, sono parole sue, nel loro modo quotidiano, caldo e naturale di stare al mondo, in una prospettiva umana d'individui, non mostruosa di criminali. Il Rinascimento italiano è una tra le più grandi epopee dell'orgoglio umano. Uscito dalla lunga mortificazione collettiva del Medioevo, l'individuo prende coscienza di sè, si afferma, si dilata in ogni senso. C'è nell'aria una vo¬ ftpeSIarglontà di potenza che s'esprime nei modi più diversi, attraverso l'a-^ ,il proprio ritmo, si fa sapida e rie ! ila. e gli uomini si buttano a go lilcrla senza risparmiarsi, bruclah j d ó spesso in pochi anni tutte le zinne, la politica, l'arte, la scienza ' pe, sovente, il delitto... La vita pare laumentata di valore, ma, sopra- gtinto, aumenta d'intensità, affretta ' atp roprie riserve vitali. In questa corsa al potere rp lacere, i Borgia tengono uno dei primi posti, se non il primo. Merlilo del loro sangue caldo di Spa|gnoli, non scevro, forse, da milfitioni arabe e giudaiche. Spagno ; li, infatti, essi rimangono anche *ri Italia, tanto che il castig'iano i*': la lingua di cui si servono nel jL intimità. A Roma, in Italia, ci 3 tanno un po' come in terra di con Ululata, stretti in un -clan» nel Jjuale aiutarsi scambievolmente, jti.'on qualunque mezzo, contro tut- !a nimale. L'Autrice lo Io fficacemente con una to e contro tutti, è la legge supre una. A mantenere compatto il •i -:lan » contribuisce, insieme con Ila, necessità della mutua difesa in un ambiente in prevaleuzr. ostile, mn legame di natura fisica, quasi identifica vampa di Calor sotterraneo » che sì parte da Alessandro VI e investe i iìfiìi — s pecie Lucrezia, nei momenti di s marrimento —, infondendo in essi ■> l'amor terrestre delle cose ». Orto Alessandro, di cui un con- al i mdqgcdtidnvlsstemporaneo affermava che ». mai jri'on si vide il più carnale homo », ,s ente i figli come una parte viva iti sè: in essi egli gode e soffre; in essi s'espande la sua inconteni5'ile vitalità; in essi s'esalta il suo '^titanico orgoglio. Egli sogna la l/j Moria militare per il duca di Gan! è li a, matrimoni principeschi per 1 Lucrezia, la tiara, forse, lui scomparso, per Cesare, il cardinale Vali entino... i II periodo nero Ma Cesare preferiva la spada alla porpora; e la morte misteriosa del duca di Gandia, soprawe- e e a i , e , a a . i o e luta il 14 giugno 1497 venne a!I.roposito per dare via hbcra aiisuoi lungamente meditati disegni d:i conquista e per togliere ogni freno alla sua volontà di dominio; tianto a proposito, anzi, che molti pensarono essa fosse stata voluta e predisposta da lui. E' certo, comunque, che con questa morte S'inizia il periodo nero della storia borgiana; verrà un giorno il.el quale Paolo Cappello, ambasciatore veneto presso il Valicali o, potrà scrivere al proprio gov erno che «: ogni notte si hanno a' Fionia quattro o cinque uccisioni di cardinali, prelati o altri dignitari, tanto che tutta la città treDna d'essere a poco a poco uccisa i al duca ». Riesce tuttavia diffic ile dire quanto ci fosse di vero In simili affermazioni. Nella Roana borgiana le fazioni erano molle e accanite; mettere tutte le rnorti misteriose a carico dei Borgia era facile e comodo. Ciò non l tuoi dire che si possano conside- I Cesare Borgia in to attribuito a un ritratRalfaello. ^ rare false tutte le accuse elevate contro di essi: è indubitabile che gran parte di tali accuse non resistono a un esame obiettivo, che di altre manca la prova decisiva; ma ve ne sono che appaiono indiscutibili. Tirate le somme, chi risulta più irrimediabilmente compromesso è Cesare. Le responsatiilità di Alessandro sembrano più dubbie e imprecisabili. Dobbiamo pensare, col Burckhardt, che a un certo punto la volontà del Valentino s'imponesse dispotica anche al pontefice, intorno al quale egli aveva fatto il vuoto in modo * affatto spaventevole ». riducendolo a temere per la sua stessa vita? E' una domanda che la Bellonci non si fa e alla quale, d'altronde, sarebbe quasi impossibile rispondere. Qual'è. in questo ambiente torbido, affocato, la vera posizione di Lucrezia? Unica donna della famiglia, essa è per i Borgia una merce di scambio, promessa e garanzia di fruttuose alleanze. A undici anni è già fidanzata: a tredici, sposa. Così si abitua presto a piegarsi alle necessità politiche della casata; ma, osserva acuta- mente la Bellonci, nessuno storico, prima di chiamarla a giudizio, si|è« mai preoccupato d'appurare se in quanto la sua vita segreta si accordasse con la vita che le era imposta dagli obblighi familiari. lEppure il suo dramma è tutto qui: nella sua arrendevolezza alla volontà paterna che fu giudicata ( :omp!icità o debolezza, nella fat alita intima dei suoi assensi, che i ono altrettante capitolazioni, ncl! a sua incapacità, infine, a inalbarsi tanto da giudicare il padre s il fratello; e quel suo non voler e Dnoscere e non voler sapere nulla di quanto le accade intorno, non j:. forse, che una difesa femmina ^|e,\ nata dall'istinto, misera, ma patetica e coraggiosa. Così la Belonci; e la validità di questa originale impostazione psicologica apparirà più evidente quando si tenga conto di talune resistenze e reazioni di Lucrezia. 17 terzo marito A quanto pare, se il suo primo marito, Giovanni Sforza, signore di Pesaro, scampò alla morte quando, all'inizio del 1497, i Borgia parvero decisi a toglierlo di mezzo, ne va dato merito a lei che lo avverti del pericolo e lo indusse a fuggire da Roma. Più tardi, nel luglio del 1500, quando il suo secondo marito, Alfonso d'Aragona, duca di Bisceglie, venne ucciso per ordine di Cesare, essa manifestò con tale evidenza il proprio dolore che Alessandro ne fu infastidito. « Il papa » scriveva infatti l'inviato dei Gonzaga « sta di malavoglia pi per la natura del caso ria aorte del Bisceglie | e per il re di Napoli, si perchè la figliola si dispera»; e l'ambasciatore veneto, più preciso: « Prima era in grazia del papa madonna Lucrezia la quale è! savia c liberale, ma adesso il pa-i pa non l'ama tanto... ». La fine! tragica del duca di Bisceglie impressionò talmente Lucrezia, che per qualche tempo essa parve risoluta a respingere qualunque iGnuovo pretendente; e al padre che le chiedeva perchè avesse preso questa decisione, rispondeva scmp'icemente: - Perchè i miei mariti sono malcapitati ». Se alla fine aderì all'idea d'un terzo matrimonio, con Alfonso d'Este, fu perchè Ferrara le apparve come un porto calmo e sicuro dopo tante tempeste. * Le mura di Ferrala > scrive la Bellonci parevano prometterle la risoluzione felice di una storia piena, fino allora, di dannati incontri ». E la promessa le fu quasi interamente mantenuta. Per comprendere appieno Lucrezia Borgia, bisogna studiare a ntdEnrntddndsapafom]o _ com'e fa ,a Bellonci _ 4 cliciassette ar,ni della sua vita fer- rarese. E' indubitabile che a Roma la sua biografia s'era arricchita di particolari scabrosi^ * elle avuti eu qnelques i/uluuteries difjicileu à raconter* dice Stendhal: colpa in gran parte dell'ambiente, d'accordo, ma anche, è lecito supporlo, di quel tumultuoso e tumido sangue borgiano che le scorreva nelle vene. Riccardo Bacchetti scrive che < a lei dispiaceva dir di no agli innamorati », ma questo non è che un galante eufemismo: i fatti, e la Bellonci. pur battendosi valorosamente per diminuirne la gravità, non può negarli, sono li a dimostrarlo. Vultima giornata A Ferrara tutto cambia; Lucrezia appare veramente un'altra donna, chiusa in una sua alta ed elusiva malinconia che impone rispetto anche ai più ostili. Nella vita calma e fastosa della corte estense, ella si placa; non più dominata e compressa la sua vera natura, ch'è affettuosa e cordiale, si manifesta cattivandole l'animo di chi le vive accanto. Certo, vi sono ancora in lei strane irrequietudini e una continua ansiosa aspirazione verso l'amore che sbocca in due lunghe relazioni platoniche, la prima con Pietro Bembo, la seconda con Francesco Gonzaga, il vincitore di Fornovo, marito d'Isabella d'Este. Anche a Ferrara dunque, Lucrezia ha una sua vita segreta che non combacia con quella ufficiale; ma tutto sommato, essa ci si dimostra irreprensibile sia nell'una che nell'altra. Lo stacco tra quelli che la Bellonci definisce i due periodi della vita di Lucrezia è dunque una realtà indiscutibile piena di significato. Per Lucrezia, approdata a quella riva di pace ch'è la corte estense, il passato è come arretrato in un'epoca lontanissima. Non già ch'essa rinneghi legami, ricordi, affetti, tutto ciò che a quel passato la ricollega; ma sente quanto valgano, benché relative e precarie, la libertà e la calma di cui le è dato godere. L'annuncio della morte del padre, avvenuta nell' agosto 1503, quello della fine oscura del fratello nell'aprile de! 1507, dovettero giungerle come notizie d'un altro mondo. Il Valentino lo aveva riveduto per l'ultima volta cinque anni prima, e in quell'occasione, essendo essa malata, il fratello le aveva tenuta ferma la gamba, distraendola intanto con mille piacevoli storie, mentre i medici le cavavano sangue... Quando le fu data la notizia della morte di lui, ella disse: » Quanto più cerco di conformarmi con Dio, tanto più Egli mi manda a visitare »; poi, dopo un silenzio: > Ringrazio Iddio, sono contenta di ciò che gli piace •>. Frase rivelatrice d'una profonda religiosità che riassommava giorno per giorno nel suo spirito e che doveva spingerla sempre più verso il misticismo. Quando, il 24 giugno 1519, appena trentanovenne, Lucrezia mori di parto, già da un anno sera fat i|ta terziaria francescana e porta va il cilicio sotto lo splendore delle vesti ducali. Cesare Giardini iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii