FIORITURA SOTTO GLI OCCHI

FIORITURA SOTTO GLI OCCHI FIORITURA SOTTO GLI OCCHI Fu enrpllo la notizia che la Cecilia, la bella Cecilia, la piccola Liliana che, -tornando da scuoia, portò allecugina , guari-ta di una lunga e dolorosa infcr- Mita, cominciava finalmente ad uscire Agitate, quasi smaniose niella loro curiosità, Lorenza è Nicoletta si gettarono Ietterai- E co.. Che mente sulla sorellina. — Dove l'hai Vista?., in era ?... Ic|1(, still-u e effetto fa?... — Fa compassione — rispose Liliana sgusciando loro dalle mani e sbuffando d'insofferenza. — Lasciatemi respirare!... Fa anche spavento: cammina a passettini come una vecchietta dell'ospizio. Stava appoggiata al braccio di sua madre, ma vi assicuro che non si capiva quale delle due fosse la più vecchia. Clio esagerazione!... — esclamò Nicoletta e i suoi occhi brillavano come dà anni non le accadeva più. — Figuriamoci, vecchia come mia madre!... — rincalzò Lorenza e fu presa a un tratto da una crisi di riso nervoso. Liliana le guardò tranquilla per un poco, poi alzò le spalle. — Se non ci credete, andate a vedere. Devono essere ancora là, su quella panchina di giardino pubblico, sotto gli ultimi raggi de! sole. Vedrete in che stato è la vostra bella Cecilia. Già que-sta famosa bellezza io non gliel'ho mai vista... — Oh — fece allegramente Nicoletta — che vuoi mai capire tu, sciocchina che non sei altro!.., — Ochetta!... — rinforzò Lorenza. t— Va a studiare, da brava. :— O a giocare. Sempre, la sorellina, tanto più giovane delle altre due, era così messa alla porta del salotto. — Va a studiare, sciocchina. Va a, giocare, ochetta. Liliana alzava le spalle di nascosto e diceva in cuor suo: — Sciocchine, oehette voialt-re.. — E so ne andava in camera sua, a cantare a squarciagola tutto il suo repertorio, o nella stanzi da stiro a ridere con la cameriera, o iti giardino a fantasticare in silenzio su cose coni prensili '1 a lei sola e che erano i suoi segreti. Rimaste sole, Nicoletta e Lorenza, per un poco, non osarono guardarsi, temendo ognuna di leggere troppa gioia negli occhi dell'altra. Poi Nicoletta disse, con cautela e lentezza, tirando via a ricamare : — Se è vero che e ridotta in questo stato, che tragedia !...- E Lorenza, ricamando anche lei a capo chino, osservò: — Il male può far questo ed altro. anni Povera Cecilia... Non posso pen- sare a tanta bellezza distrutta... Quella bellezza, uri tempo, era stata la croce delle due sorelle. Unite con la cugina, fin dall'infanzia, da un'amicizia che pareva indissolubile, avvezze a divertirsi insieme, a confidarsi tutto, a sentirsi dire da lutti che formavano un famoso terzetto, ì! terzetto dello belle cugine, ave- Ivano poi, crescendo, dovuto com. ;prendere che in fatto di belle* sta solo quella di Cecilia contava, je che non c'era giovanotto, il quale, avvicinandosi al famoso .terzetto, magari attirato dagli ; inviti e dalla simpatia di una delle due sorelle, non s'innamol""'"'^ ' rasse di Cecilia, senza dimostra- re più il menomo interesse per le altre. Dà questa situazione eran nate parole amare, scene doloros<', ripicchi, gelosie a non più finire e, ih conclusione, se non una vera rottura di rapporti - .... 1 r .. fra la parentela, il tramonto di quella decantata ed edificante piccola lega femminile. Ritiratasi ognuna nel proprio campo, eia stato curioso poi constatare che se le due sorelle erano ancora zitelle, la stessa Cecilia, nonostante la sua speciale avvenenza, non si era sposata neppure lei, per una sequela di cir jcostanze avverse e di disavven|ture: c'era chi diceva che questa recente malattia fosse addirittura dovuta ad un'ultima disillusione, più acerba e crudele delle altre, e dalla quale ella non si sarebbe riavuta più. — Stando così le cose — disse Nicoletta, alzando gli occhi dal ricamo — si potrebbe andare a farlo una. visitina. Come parenti, saremmo quasi in obbligo di |farlo... Non ti pare?... rispose l^orenza. — K se veramente le cose sono come la gente dice e come Liliana stessa ha constatato, perchè non riprendere le relazioni di uu tém po?... Oscilla, quando vide le due sorelle entrare in casa sua, non ebbe la forza di alzarsi per riceverle, ma il suo improvviso coletta e Lorenza, chine su di lei, piangevano anch'esse di commozione, il che non impediva loro di controllale febbrilmente se era vero quanto era stalo loro riferito: magrezza, pallore, occhi spenti, capelli diradati, qualche tocco grigio alle tempie; no, Cecilia non era più lei !... — Torncremo^a farci compagnia come una volta, vedrai che sarà ancora bello!... Le loro voci sembravano squillo di tromba, fanfare di vittoria. Cecilia sorrideva, anche lei contenta. Chiese con un filo di voce : — Viene ancora qualcuno da voi?... — Oh, più nessuno... Si son tutti sposati, tutti lontani... Solo vicinino Ruggi, il nostro caro, il nostro buon llemmo; sai, sua madre è buona amica nostra e dice sempre che noi siamo gli an geli custodi del suo figliuolo... pianto dimostrò sufficentemente quanto ella fosse commossa e gra- ta di quella visita inattesa. Ni-|Almeno quando è con noi lei èj t ranquilla. Fu certo per far bella figura davanti a Memmo, che la povera Cecilia si agghindò, con un vestitino accorciato e ristretto, e Luna pettinatura alla moderna'1 .pietoso sforzo che fece sorridere|sotto sotto le due sorelle, ben sicure che Memmo non avrebbe accordato che un'attenzione molto relativa alla povera convalescente. — Perchè illudersi ancora coaìt — ai chiedevano poi l'ima con- l'altra fervidamente — perchè non vede, non capisco che non è più quella di prima?... Memmo non si occuperà, mai di lei; è cosi abituato a noi, a casa nostra, ai nostri discorsi! Non vede che tentare di portarcelo via è un povero inganno della sua mente inalata di vanità, di presunzione, di egoismo? l<"a pena U c?ra Iil bella Cecilia, que vedere che si illude di essere an- i che i ci portava via tutti e allav.ta frequentando le ama-,te cugine. Ancora magra, ancora;pallida, le ridevano già gli occhi | quando entrava in casa delle al-l i • 1 1 ..11.. _1_ tre e vedeva quel cappello da no-'mo, quel soprabito e quella sciar- ' 1 . K 1 ... pa pendere dall'attaccapanni del l'entrata. — Il terzetto famoso delle cu gine — diceva briosamente, eli \\[■ • Itrando nel salotto. — Anzi, il .jn lsapete Memmo, che una volta chiamavano così ? — Davvero? — diceva Meni mo cortesemente e sorrideva, co me a una bizzarria che gli ve niva rivelata per la prima voi ta. — Carino, proprio ! terzetto delle belle cugine, non jIUna volta però disse con un jamabile tono di ammirazione — Adesso state proprio bmio'-.Cecilia.. Avevano ragione a di- re il terzetto delle belle cugine ' Ire il tei zitto aene oeue cugine. La notte che segui quel pome- nggio, Nicoletta e Lorenza non dormirono. \Hai visto?... Hai sentito?... Ti persuadi, adesso, che è sem- sto?... Ingrassa, ha bel colore... pre la stessa civetta? L'hai volli- lo, ma adesso vedrai che ci por- . \ i i,r _ i i tera via anche Memmo : la voi- pe perde il pelo ma non il vizio.... —■ TI guaio è — disse Sina- niando Lorenza — che sta di-|ventando di nuovo bella: hai vi-l Se «no di questi giorni le viene in testa di tingersi i capelli, sarà |a posto... — Ah, no! Prima di questo qualcosa accadrà pure che le impedirà di trionfare ! Qualcosa infatti accadde. E tre giorni dopo, quando Cecilia entrò tutta elegante e vivace in salotto e chiese, con finta aria disinvolta: — E Memmo, oggi, non viene?... — si senti rispondere con voce tetra: — Oggi no, è venuto stamattina... Che aria stranamente depressa avevano le due. cugine!... Intimidita, Cecilia disse: — Che idea!... Perchè stamattina? — Perchè ci è. venuto a chiedere in moglie Liliana. Cecilia cadde di schianto a sedere. — Liliana!... Ma se è una bimba ! Ci fu uu silenzio lungo, poi Nicoletta disse con voce tremante: — Anche in giardino la fioritura è avvenuta all'improvviso e noi non lo sapevamo. Per Liliana è stato così, l'avevamo sotto gli occhi e ad uri tratto abbia-! mo saputo che è una donna j L fine8t e c'era già nel lorol1 Tutte e tre guardavano verso L.atteggiamento lo stupore di uni |doloroso risveglio ì""■ ' Carola Prosperi |

Persone citate: Carino, Carola Prosperi, Memmo, Ruggi