Il nuovo volto di un Popolo di Giovanni Artieri

Il nuovo volto di un Popolo Il nuovo volto di un Popolo (Dal nostro inviato) Tirana, 24 aprile. Nasce il Partito Nazionale Fascista albanese Drejtorija e Partis kombtare fashiste Shqjoni, come è scritto sulla modesta tabella, al sommo della porta di una casa rossiccia in Ruga, che è una traversa in fondo alla Piazza dei Ministeri, presso il Banco di Napoli. Probabilmente quel modesto edificio entrerà nella storia nuova dell'Albania, e merita il breve cenno che ne abbiamo fatto. Appartenne ad Hysen Selman, capo della gendarmeria di Zog, manutengolo suo nelle spogliazioni agli ultimi momenti del regno. Sfuggi al saccheggio per non sappiamo quali ragioni, e fu preso, all'indomani del nostro sbarco, in consegna dagli organizzatori albanesi per crearvi il centro del movimento che avrà la sua ufficiale consacrazione con la visita del Ministro Segretario del Partito a Tirana. Boicottaggio al pensiero italiano Col nuovo stato di cose e dopo che sono venuti in luce i retroscena della finta amicizia e della verace avversione che Zog tenacemente nutriva per l'Italia e le cose nostre, non soltanto sul terreno dei raporti reali, ma anche più su quello di una vera penetrazione ideologica della dottrina mussoliniana nel paese, è possibile spiegarsi come, durante circa quattordici anni di relazioni e di benefici ricevuti, il governo dell'ex-re non abbia permesso una libera adesione dei suoi sudditi al movimento universale del Fascismo. Gli albanesi non solo non potevano essere fascisti perchè un decreto dello Stato proibiva ogni organizzazione di carattere politico, ma non dovevano, se loro premeva vivere in pace e trovare lavoro. Non ripeterò quanto ho già scritto a proposito del problema dei giovani in Albania, ma è il caso, qui, di rammentare la sottin tesa propensione e acquiescenza che il governo zoghista, dal re ai ministri, accordavano alle correnti avverse comunque al Fascismo Cosi mentre nei licei e nelle scuole la circolazione dei libri ed opuscoli a carattere comunisteggiante era non solo tollerata ma agevolata; mentre nelle librerie di Tirana, Scutari, Corizza, Valona, potevano venire esposti in vetrina e venduti libelli antitaliani dei fuo rusciti più notevoli del gruppo di Parigi, e la stampa del fronte popolare, quotidiani ed ebdomadari trovavano un imponentissimo mercato, non una sola edizione degli « Scritti e discorsi » di Mussolini non una sola opera di studio ilaliana o straniera fra le migliaia dedicate al Fascismo era possibile trovare accanto alle edizioni di provenienza francese. Boicottaggio larvato, energica depressione di ogni curiosità anche solo culturale di orientamento fascista. Lo studio della lingua italiana praticamente soppresso nelle scuo- le; la più vasta, supina, reveren-ziale disposizione, invece, verso quella cultura francese di sinistra marcatamente ebraica che. nei licei di Tirana, la capitale, e Scutari, e Corizza, impartivano professori francesi o infranciosati nella lingua e nel cervello. Ancora oggi se vi ponete alla porta del liceo di Tirana, all'ora di mezzogiorno, all'uscita degli studenti, sentirete i più adulti discutere in francese, lingua correntemente parlata nel ceto borghese, dove l'italiano ha messo poche e deboli radici. Ma ciò che maggiormente stupisce è che la nostra lingua è intesa bene e sufficientemente parlata nel popolo, tra le classi lavolatrici, -leno colte della città; quasi che » masse aliene dalla politica di palazzo del re, nei contatti continui e concreti del lavoro con i nostri contadini, operai, specializzati avessero subito un orientamento istintivo verso l'Italia. Sono poi quelle stesse masse che hanno, con il peso della loro deliberata adesione all'Italia, prodot to l'inconfutabile, meraviglioso fe nomeno di un popolo che si uni sce volontariamente ad un altro. La segreta attività dei giovani Tutto questo per spiegare come rapidamente l'Idna fascista si propagherà adesso, che le condizioni sono rovesciate, dal mare ai monti, in ogni angolo della Nazione albanese. Il Fascismo, fenomeno di collet e tiv tà in Italia, lo sarà ancora di più in Albania. Anche qui vorrà significare reazione a un governo di corruttela e a una medioevale concezione della società nazionale. Ma principalmente una infre nabile adesione del popolo vissuto da secoli in miseria — inasprita dalle ambizioni e cecità zoghiane — al fondamento della giustizia sociale proposto dal Genio mussoliniano all'attenzione del mondo moderno. Il Fascismo albanese è chiamato a modellare il vero nuovo Stato albanese, una volta crollato, con la fuga di Zog e il voto della Costituente, il vecchio, costruito su una falsariga democratica per mascherare il potere e gli arbitrii della corte. Dall'unione alla Corona italiana discende logicamente l'applicazione alla grama vita del popolo albanese, dell' ordinamento fascista che solo può metterne in moto le energie sopite da secoli e, attraverso quell'opera di grandiosa assistenza che gli è immediatamente indispensabile, rigenerarla. Da tempo una minoranza di giovani si era fatta in Albania propagandista della dottrina di Mussolini; erano gruppetti spam ti, disseminati per i centri urbani del Paese, che approfittavano della tolleranza accordata all'esistenza dei Comitati per l'Universalità di Roma (CATJR) per tentare una propaganda fascista nella quale rischiavano il carcere, le bastonate, l'esilio. Il 7 gennaio 1937, un animoso Alarupi cercò di raccogliere intorno a sè gli ade renti della sua città, Corizza. In tervennero sette persone, ma fu possibile di creare gruppi a Tirana, Scutari, Elbassan e Berat presto identificati e tenuti d'occhio dalla gendarmeria. A questo movimento, seppure cautissimo < autorizzato — sempre sotto l'etichetta del CAUR — andava tutta la diffidenza dei ministri zoghi sti, principalmente perchè si temeva la costituzione di un cosidetto partito dei giovani che il re potesse usare per sbarazzarsi dei suoi più vecchi e autorevoli consiglieri, a loro volta riuniti in cricche sfruttatrici dello Stato. Ma Zog vedeva in esso piuttosto un fenomeno di « italianità », negli intenti e nelle speranze, che una volontà creatrice di un nuo vo ordine in Albania. Come tali i nuclei fascisti ebbero a subire la repressione rigorosa della polizia Fascismo della prima ora Nel settembre dello stesso 1937 comparve, sempre clandestino, un libro dello stesso Alarupi, « Do ctrina e fashzmit », stampato in due mila copie. L'opera conteneva una traduzione della voce « Fa seismo » pubblicata nell'Enciclo pedia Treccani e una prefazione diretta a dimostrare la necessità di trasformare il popolo albanese .di modellarlo su di un tipo più Moderno, mediante l'organizzazio Le del Paese sul moc|eUo fasci |sta si fu in forse se dare n per. messo di pubblicazione. La com- missione di controllo del Ministe ro degli interni di Tirana se ne scaricò sull'autore, dichiarando che mettesse pure in vendita il libro, ma che « non assumeva al cuna responsabilità circa le conseguenze ». Non passò molto tempo che Alarupi veniva dapprima fermato, la sua casa perquisita e gua stata dalle guardie; ed egli poi arrestato, portato da Corizza a Tirana, interrogato, bastonato, sottoposto al supplizio dell'insonnia con metodi bolscevichi per fargli rivelare i nomi degli altri suoi amici che erano nel frattempo sfuggiti all'arresto. Come ho già fatto cenno in al tro articolo, l'Alarupi venne condannato a 17 mesi di confino nelle montagne di Cruja. Zog non voleva fascisti albanesi e tanto meno una nuova Albania. Le stesse manifestazioni del Fascio italiano di Tirana non potevano celebrarsi che in luogo chiuso. Insomma c'è stato anche qui un Fascismo della prima ora in pochi giovani di alta fede, che saranno chiamati a posti di responsabilità adesso che il Partito stenderà su tutta l'Albania la sua forza, ponendo radici incrollabili nel popolo che ne attende la più urgente assistenza e nei giovani e giovanissimi che ne formeranno l'ossatura più ricca di avvenire. .Giovanni Artieri

Persone citate: Berat, Corizza, Hysen, Mussolini