Un'altra pietra per la pacificazione miliare balcanica di Giuseppe Piazza

Un'altra pietra per la pacificazione miliare balcanica Un'altra pietra per la pacificazione miliare balcanica Berlino, 24 aprile. I risultati dell'incontro di Venezia vengono unanimemente scontati già fin da ora a stabile acquisto della pace d'Europa, all'attivo cioè di quella politica italiana e dell'Asse che da lunga pezza lavora a quella pacificazione balcanica e sud-orientale in genere, che è uno dei cardini della stabilità del continente. Una tale pacificazione fu resa impossibile finché il naturale orientamento delle zone balcanica e orientale fu frastornato da una politica di Ingerenze e di egemonia, geopoliticamente estranea al territorio, e che vi spadroneggiava per tenere oppressa la Germania e soltanto in grazia appunto del vuoto della poten- cst,™ tedesca. Riempito questo vuo Mlbdvsspto, tornata grande la Germania, e I ncostituitasi la potenza dell'Asse, una tale politica egemonica occidentale era condannata a sparire dalle zone orientale e sud-orientale, dove altra pacificazione non à lqlevnVdfpossibile se non quella che si ispira alle esigenze geografiche, economiche e politiche di quella zona spaziale di Europa. Processo in corso Questo processo — il quale e parso or ora, ad un tratto, di nuovo violentemente contrastato dalla ripresa della politica egemonica occidentale, che tenta di rinascere sotto la ipocrita forma delle garanzie, e che, per quanto riguarda il settore balcanico, si pretese fosse compromesso dall'annessione albanese — si mostra ora ad un tratto agli occhi di tutto il mondo cscrpczZi[in pieno corso di svolgimento con ',gli incontri di Venezia e di Roma; ' dsdsrsiunppAe si appalesa anzi potentemente rafforzato e assicurato proprio da,. quella nuova posizione dell'Italia ! Jlemaeecome potenza balcanica, che secondo alcuni doveva comprometterla. L'incontro di Venezia è perciò valutato come opera eminentemente di pace in contrasto con quell'opera di eccitazione bellicistica che è la rete di garanzie, con la quale si vorrebbe paralizzare l'Asse e rendere prigioniera la pa- tsta«t« ce. E' in tal senso che tutta la [gstampa tedesca valorizza l'incon- tro del Ministro Ciano e l'opera di | Mussolini come un gran passo dell'Asse verso i suoi fini. I giornali notano come già subito nel primissimo atteggiamento di tranquilla fiducia della Jugoslavia, di fronte alla crisi albanese, si sia avuto il segno che la Jugoslavia continuava a vedere nel suo patto con l'Italia la garanzia dei- nel campo della politica di accer la propria sicurezza e considerava isquesto patto come la sola possibi- llità di liberazione dalla catena!egemonica del sistema francese, lrverso una vera e propria indlpen-Ifinicato — scrive che l'incontro di! Venezia conferma ora tutto ciò:!tdpcdigdenza politica. La Boersen feitung^fra gli altri — in attesa del comu- |Schiamento e dell'insidia anglo-rooseveltiana, esso segna un significante arresto, che dovrebbe rendere pensosi i suoi autori; nel cam-1 bpo della politica danubiana e bai-jcarnea segna l'inizio della cpstitu- szione a sistema e a forme concre- lZZ^TZt™*T^ = Iindicato, a mezzo cioè di un patto | adi non aggressione ungaro-jugoslavo, che si prepara sotto la mediazione dell'Italia, attraverso uno scambio di assicurazioni territoriali e nazionalitarie fra i due Paesi; nel campo stretto dei rapporti italo-jugoslavi, esso rappresenta un consolidamento politico ed economico inestimabile, reso anche più sicuro e maggiore dalla nuova posizione balcanica dell'Italia in nì : Albania; nel campo, infine, del-1. J° deHa sua sfera re"a «J-Uale en" l'Asse, per tutte le ragioni sopra esposte, esso rappresenta un formidabile aumento,della sua forza attiv e di difesa a vantaggio dell'Europa; e ciò a mezzo di un ingrandimen 1 e resistente, di propulsione ! difesa a vantaggio dell'Europa ! tra virtualmente slavia. anche la Jugo- Collaborazione concreta I medesimi rilievi fanno con tut- ta la stampa della capitale, i piùi..^autorevoli organi di provincia. Il « Hanburger Tageblatt », per citare un solo esempio, scrive che « il successo di Venezia, che era [già stato preparato dagli incontri di Roma, si può considerare come | definitivamente assicurato. Al centro di questo successo sta l'avviamento ad un patto di non ag. gressione jugoslavo ungherese. La Ungheria sospende le sue rivendicazioni territoriali verso la Jugoslavia ,e la Jugoslavia assicura il completo rispetto culturale e nazionale alla minoranza ungherese. « Con ciò — dice 11 giornale — isi è realizzata una concreta col- laborazione attiva della Jugosla- !via nell'Asse; e come non pensa, lre che ,un staile fatto possa ra- IfiSSSSft^fflSS? rll!! Di fronte a questa politica fati I!tiva e di evidente successo, 1 'occi-'dente continua a baloccarsi — e jperò un baloccarsi col fuoco — con la sua politica di « garanzie », di così dubbio esito e di cosi prò. Iigionevolmente essere a'nche su. ^^ Pquesìi^- ì |S{ verso Bucarest e verso Atene?»- l1 blematico funzionamento, da rap-jpresentare tutt'altro che una as slcurazione per i gonzi che vi si lascino prendere. La speranza mo- Itrice di tutto, il sistema è però di | arrestare quel processo di revisio- ne che è cominciato e che ha dato frutti già così vistosi e che è inì concepibile poter ricacciare indietro a qualcosa come Versaglia o Ginevra, come la garantomania tenterebbe. Il processo di giustizia non si arresta, anche sulle vie pacifiche su cui si è messo. « Mussolini — come Frankfurter Zeitung laha al so-: lito. in poche parole definito una1situazione. L'Italia e la Germania; insostenibm fossero 1 hanno molto meglio da fare che preparare le azioni che i loro av- versari loro attribuiscono. Non sì ! sarebbe venuti alle azioni a cui si ! ^l™: mutate atempo e se, per esempio, quella po-iìHpS rii alleane fu rìnvntn litica di alleanze, che fu dovutaspezzare nella Cecoslovacchia, non ci avesse costretti ad aiutarci con le nostre proprie mani». li guaio è però che quella stessa politica di alleanze è proprio quel-ùi^^ ^mettere m vita in questa garante- l e a mania — cosi osserva il giornale e conclude: «Il periodo delle revisioni non è finito! e in un modo o in un altro avrà la sua continuazione ». Chi è per le trattative , „.. , Le Potenze dell'Asse sono fter letrattative e lo dimostra tutto quel lo che fanno: l'ha dimostrato or ora il trattato tedesco con la Romania, lo dimostra tutta l'azione diplomatica di tutte e due le Potenze nel sud oriente. « Anche la Polonia —■ osserva sempre il medesimo giornale — sa bene che la Germania vuole man-tenersi sulla via delle trattative, così come la Francia sa che anchel'Italia vuol fare lo stesso per quanto riguarda le sue rivendica-zioni. Sono gli altri che non stan- no per le trattative » E il giornale infatti, ricordando [afférmazione di Daladier che la Francia non cederà né un pollice di territorio né un diritto, si domanda che cosa dunque vuol dire trattative se non si mettono in discussione dei diritti. « Pace o guerra? » — si domante, dopo considerazioni del genere un altro autorevole organo renano, la Westfalische Landes•eitung; il mondo potrebbe senza altro avere la pace se non siostmasse a trattare ì popoli con [diverse misure e se si decidesse finalmente a non voler tenere la Germania sotto un regime di ecI cezione. ■ Giuseppe Piazza Il commiato tra i due Ministri degli Esteri alla stazione di Venezia ITelefoto)

Persone citate: Ciano, Daladier, Landes, Mussolini