L'occupazione dell'Albania sarà completata oggi di Giovanni Artieri

L'occupazione dell'Albania sarà completata oggi L'occupazione dell'Albania sarà completata oggi Tutti i centri presidiati dalle nostre truppe (dal nostro inviato) Burele, 15 aprile. Con la (marcia a Bureli, che domani effettueranno reparti di Bersaglieri e Granatieri automontati, una aliquota di carri armati appoggiati dal servizio aviatorio, la occupazione di tutti i centri albanesi è compiuta. L'Esercito ha portalo a fendine una brillante fatica, con la rapidità e la sicurezza ed il metodo, che è un suo carattere inconfondibile. Una settimana scarsa è stuta sufficiente per l'applicazione del piano operativo: in un soggiorno sono state stabilite le salde busi sul mare, indispensabili per ali-\ ptaVtrtpfnloddamentare la vita e l'attività del\cCorpo di spedizione. San Giovanni\gdi Medua, Durazzo e Santi Qua-Ì granta sono cadute in possesso del-Vsle nostre armi terrestri appoggia- ]ote dal mare e dall'aviazione. Chi'posservi una carta dell'Albania ve-,cde chiaramente che i tre porti con- d■trollano l'intera costa. Vaiami è'pstata occupata in un secondo stempo. \nepte, marcia all'interno ha avuto\zsLa marcia all'interno bmdnlvrrIil carattere di un secondo balzo dalla costa alla dorsale montagnosa del Siati: Sentori, Tirana, Elbassan, Berat, Argirocastro, compiuto agilmente con diverse colonne penetrate in cavità nel corpo del territorio di occupazione. Occupata la valle del Muti, si è proceduto al terzo lancio sugli obbiettivi posti al di là del Muti, nella valle dei due Drin, lungo la catena delle Alpi albanesi. Ieri Kukes, al confine jugoslavo, poi Piskopeu pressapoco sulla medesima linea, sono state congiunte dai reparti italiani. Koriza, o Korca che sia (la lingua skipetara ammette una ortografia variabile), come altri punti strategici, venne occupata tre giorni fa da aliquote di fanteria (Granatieri e Bersaglieri) trasportate per via aerea. Esaurito codesto ciclo delle tre ondate, dalla costa ai confini, azioni di ordine miiliare e politico insieme, sono state o stanno per essere effettuate: l'arrivo della truppa a Cruja, capitale rupestre dell'eroe Scanderbeg, e la marcia a Bureli capitale di quel preteso feudo montano di Zog, ove l'ex-re si dice contasse la maggioranza dei suoi sostenitori e fedeli. Abbiamo constatato la spontaneità e la cordialità, delle genti del Mali all'arrivo a Cruja; certamente, a quanto se ne sa già, qui a Tirana, arriveremo a Bureli, ove la popolazione attende, accolti dalle medesime manifestazioni. Le azioni marginali svolte quest'oggi dalle forze armate, oltre l'occupazione e il presidio di Piskopea, sono avvenute al confine meridionale ove una compagnia da sbarco del Battaglione di Marina San Marco ha occupato Butrinto e la zona archeologica; qualche squadra autoportata si è spinta ai paesetti di Giorgucat, Konispol e a Klisura Premeti e a Perat, sul fiume Vojussa. Con questo l'azione militare è finita, tranne, carne si è detto, l'arrivo a Bureli. L'avventura di un viaggiatore Da Tirana sono ottantacinque chilometri circa sulla stessa strada fino al bivio di Vorre e Cruja. Occorre, poi, che la colonna scavalchi la cordigliela del Molisi Jablonica ad oltre 1B00 metri, per una pista che le carte militari indicano con una linea spezzata, segno della sua scarsa praticabilità. E' sperabile che Zog, nativo di quella montagna — la sua casa paterna la troveremo a Burgajet — a circa un chilometro e mezzo fuori di Bureli, abbia impiegato almeno gli spiccioli dei milioni italiani per migliorarla. Siamo qui nel regno dei pastori e guerrieri albanesi, entiali nella leggenda e nella letteratura coloristica del pri mo Ottocento. I costumi non devono essere gran che cambiati (come lo po trebberò?) se solo un anno fa un nostro connazionale, trovatosi a viaggiare a cavallo e con debole scorta da quelle parti, venne as salito a schioppettate al suo coni parire sul passo montano che mena al villaggio. I suoi servi e bagagli subirono un assalto in pie-!na regola e lui stesso, dopo essersi !jj - • ■ r * difeso, cadde prigioniero. Legato e gettato traverso un asino, ven-]ne condotto per passaggi impervi e dense foreste fino ad un speco,ove trovò un capo-banda e altri Iiìuomini ormati fino ai denti. Sciolto, interrogalo, con sua somma meraviglia si vide restituire il suo: valigia, cavalcatura e pistola. Il breve colloquio avvenne pressapoco così: — Sei tu l'agente delle tasse? Naturalmente il nostro viaggiatore rispose di no e che non si era mai sognato di esercitare la professione di agente fiscale sulle Alpi albanesi. Venne guardato con diffidenza: « Ve?Yi?;ifnie fu non sei un altro dcg.i uomini venuti ieri per conto dei re? ». Ed il malcapitato, in italiu:u>, e con quel poco di albanese ole aveva sotto la lingua, a ribadire che no, niente affatto; il re non lo onorava di sua confidenza da inviarlo emissario presso gli abitanti del Moti. Egli era un italitir.o che si recava a comprare lana c pelli a Bureli, niente di più. Stavolta i briganti rimasero sul forse. « Volete vedere il mio passaporto.' », e mostrò il libretto dalla copertina azzurra. Mettendosi in tre, i sospettosi albanesi riuscirono il decifrare la paro'a: Italia, questa volta furono convinti. A farla breve era avvenuto questo: alcuni giorni avanti, Zog, e il suo ministro delle finanze, Kol Tachì, a iettino scoperto, previo un esaì.:c dilla cassa statale, che dulia \ parte di Bureli non si pagavano tasse e non si eruno mai pagate. Veramente l'istituzione della contribuzione pubblica era ignota-del tutto ui montanari del Matl che, per quel che dava loro lo Stato, facevano benissimo a non pagare nulla. Ma Kol Tacili e Zog, che è lo stesso, quunlo a denaro non andavano per il sottile. Venne mandato a Bureli, con buona guardia armala, l'agente delle imposte. Il Re vuole le tasse — Il Re vuole le tasse. — Non possediamo denaro. — Ma avete pecore, ulivi, grano. E cosi l'agente razziò casa per pdMdzStdescus\casa: qui dieci montoni ogni greg\ge di cinquanta; là cinque stota diI Ì grano ogni venti; più avanti tre Vsacchi di ulive oppure olio o lana ]o pelli: la parte del Re. Veniva 'poi la parte del fiscale, quella del ,capo delle guardie, quella dei geli darmi; autorizzate o no, non sap'piamo. Insomma fu una spoglia sione in piena regola, che l monta \nuri subirono digrignando i denti e dando uno sguardo ai fucili appesi alle pareti. Brusca conoscen\za'!" ,uro> con l'autorità ed il prestigio della testa coronata Ma giurarono che quella sarebbe siala l'ultima volta. Partito il messo del Re, ritirarono greggi e donne sulle montagne ed andarono ad aspettare che ricomparisse l'uomo di Tirana. Fu questa l'avventura del nostro viaggiatore. Non vi sembra un racconto da romanzo? Ed è, invece, recente realtà di questo Paese. lElgtlpvvftmLsnotgp t II 11 ! 111111 ■ I ! 1111 II 11111T t I M 111111 r I M 111 M E' un errore soffermarsi alialipoca letteratura ed alla fantasia\gdei viaggiatori per farsi dell'Alba-'Mia una idea dì non so òhe regione idel centro asiatico. Messo nella'zona di conlatto fra la civiltà mn-.Sulmona e quella cristiana e cut-iolicu, è evidente che, dell'una e| dell'altra, il Puese abbia sorbito]elementi. La Storia assegna a que-ìsta terra l'eroe Scanderbeg clielcombattè sullo spalto Adriatico'una quarantennale battaglia di re-1 sistemila e di logoramento contro] 'invusione coranica nell'Europa E' questo non scarso merito e non ieve diritto degli albanesi all'ingresso nel novero dei popoli ad alta civiltà. I sentimenti del popolo, là dove la miseria non lo ha im¬ I pedito, hanno orientato l'Albania| verso le forme progredite del vi-1vere. Il contadino albanese, anal fabeta come lo furono dieci o venti generazioni prima di lui, volle mandare alla scuola i suoi figli. La natura della terra montagnosa e la secolare deficenza di comunicazioni hanno fatto dell'Albania un Paese a centri isolati. Ancor oggi è molto difficile recarvisi, a terra, da Tirana a Sentori o a Argirocastro. Solo i vapori costieri permettono di spostarsi da un punto all'altro; e così alcuni pastori di Bureli non hanno mài visto un piroscafo. Messaggio di civiltà L'occupazione italiana passa per strade primitive di cui i cingoli dei carri armati schiacciano per la prima volta i sassi e le ruote degli autocarri ribattono il fondo. 111 il 11111 M 11 ti 11 ' 11 ri II 11 M 1111J < 111 ! 111 !I ! 1111 M 1111 ! ! 111 M M 11 i soldati portano qui un messaggio di civiltà non puramente reto-] rìco e ideale. Le radio campali del- j le fanterìe recano la prima idea,] in questa gente, di un contatto coli mondo; i motori rombanti scuoto-] no nel cervello di questa gente il, timore secolare dell' adattamento' ad un livello di vita vegetativa; il ìlruini delle artiglierie suggeriscono ll'aratro meccanico e non certa'mente la guerra, in un Paese ove] 1 parlare di conquista armata è p7eo-' ] mistico e tutte le genti sono liete perché hanno capito fino in fondo il significato di quello che è successo. Da che mondo è mondo, che la I pace si serva con le armi, più che altrove in Albania si è visto. La | civiltà è giunta con gli aeroplani 1utilitari e le colonne armate; il po-\ polo albanese ha avuto subito esat r e . io il senso di un 7>iutamento di vita quando dall'Adriatico agli altipiani ha visto volare le formazioni dei trimotori. La normalità più totale è succeduta a meno dì sette giorni di operazioni militari. Le città albanesi, tranne poche presidiate da forza pubblica, hanno ripreso la fisionomia consueta. Nella Capitale riappaiono le automobili da noleggio, le biciclette; i caffè ritrovano gaiezza e clientela; si intrecciano affari, circola il denaro, la Banca italo-albanese è il centro di un'attività quadrupla rispetto a quella passata. C'è nell'uria e nella gente, un fervore nuovo, fiducioso di vita rinnovellato. Giovanni Artieri 1 [ 11 > I ! 1111111111T I II 111111111111111111111 M 111C111 [ 11

Persone citate: Berat, Kukes, Santi Qua-ì