I vittoriosi e i "moralisti,,

I vittoriosi e i "moralisti,, I vittoriosi e i "moralisti,, Gli eventi albanesi hanno proceduto con un rapido ritmo vittorioso: le menzogne sono state soffocate dalla realtà quasi contemporaneamente alla loro apparizione. Due constatazioni essenziali sono balzate subito con un'evidenza che non ammette riserve. La prima riguarda il grado di superba efficienza delle nostre Forze Armate: Esercito, Marina e Aviazione si sono prodigate m una gara di abnegazione e di capacità tali da costituire il perfetto specchio della loro preparazione tecnica e spirituale. Ancora una volta nel giro di pochi anni le nostre Forze Armate hanno dimostrato di non temere alcun confronto nel mondo. Si trattava di uno sbarco, l'operazione che è sempre la più delicata nell'arte della guerra anche quando si goda di particolari condizioni favorevoli. La collaborazione deve essere di un sincronismo assoluto; tale è stata nei porti-chiave delle coste albanesi; tale si è sviluppata nella fulminea avanzata verso l'interno. I Reali Equipaggi hanno fornito il maggior numero di Caduti gloriosi; al Loro fianco vi sono dei Fanti; ritornano nella memoria tante vittorie e tanti sacrifici compiuti insieme nei mari e nelle terre più diverse. E quale più formidabile prova di efficienza • di collaborazione del trasporto per aereo di un reggimento di Granatieri da Taranto a Tirana? Dopo la campagna etiopica nelle sue fasi e nei suoi aspetti molteplici, dopo le azioni di movimento delle superbe Divisioni volontarie nel conflitto di Spagna, anche lo sbarco in Albania dovrà essere preso in attenta considerazione dai nostri avversari potenziali aftinché non si facciano delle illusioni. Noi siamo • resteremo dell'opinione che la gerarchia decisiva degli stati è fissata dalla loro attrezzatura militare intesa in un senso complessivo, cioè nel suo vero senso; non ci lanceremo più prendere il tempo, ansa il nostro sforzo si rivolgerà ad uno sviluppo progressivo che distanzi gli altri, piuttosto che farci distanziare. La seconda constatatone è' nei consenso spontaneo ed unanime con otii il popolo albanese ha accolto le nostre truppe Oli albanesi ci conoscono da. molti- ' anni; essi sanno che noi abbiamo sempre portato lavoro e giustizia, essi sanno che larghe porzioni degli aiuti finanziari da noi forniti da quindici anni invece di essere spese in opere di utilità collettiva finivano per alimentare l'avidità e i capricci di Zog, della sua famiglia e del suo clan di cortigiani. Se si po- tevano nutrire dubbi sull'argomento un fatto sta lì a darne la controdimostrazione : Zog è fuggito immediatamente in terra straniera, curandosi soltanto del bottino caricato su una lunga fila di autocarri. Qualora fosse stato vero quello che hanno scritto i giornali antifascisti, che cioè gli albanesi erano solidali col loro ex-sovrano, questi sarebbe rimasto per una resistenza sia pure vana e disperata. Zog era solo coi suoi parassiti; se ha voluto creare un po' di confusione che desse l'apparenza di una volontà di resistere, ha dovuto liberare dalle carceri i criminali comuni. Liquidato l'uomo che si era posto frammezzo l'Italia e l'Albania, i due popoli marceranno certamente insieme molto lontano. Quanto abbiamo compiuto in Albania è molto, ma siamo facili profeti prevedendo che non trascorreranno molti anni e l'altra sponda adriatica sarà trasfigurata dal lavoro di incivilimento • di progresso. E l'opera si «vilupperà nel pieno rispetto degli usi, dei costumi, dei riti religiosi, fuori da ogni sudditanza: saranno due popoli che fraternamente collaboreranno. Le due constatazioni, l'una sull'efficienza delle nostre Forze Armate provata dalle operazioni di sbarco e di rapida avanzata nell'interno, l'altra sulla esplicita volontà degli albanesi di liberarsi di un regime di sfruttamento e di confidarsi al nostro governo, sono i veri pilastri della situazione: il resto rassomiglia alle ondate marine che vanno e vengono più o meno violente. Innanzi tutto un riconoscimento simpatico e sincero: la calma e? la serenità della Jugoslavia. I nostri nemici puntavano sulla reazione, magari sino alle ipotesi più catastrofiche. del governo di Belgrado; questi-ili ha smentiti osservando la^ nuova situazione con realismo nel quadro e nello spirito dell'amicizia non caduca stabilitasi or sono due anni coll'Italia di Mussolini. H Duce si è reso interprete dell'apprezzamento verso la linea di condotta di mdLddbs lidarietà coll'Italia la funzione storica della Jugoslavia non si annebbia; si precisa. La calma jugoslava smonta l'effervescenza delle « grandi democrazie » : se vi erano due Belgrado del governo e del po-. polo italiano. E' una prova che i Ldà il collaudo ad un'amicizia; [non sarà dimenticata. Nella so- potenze per cui gli avvenimenti albanesi non avrebbero dovuto costituire sorpresa alcuna, queste erano la Francia e l'Inghilterra. Non ricordano più di averci date dal 1915 al 1921 le assicurazioni più varie ma tutte concordanti nel pienamente i diritti italiani sul l'Albania? Invece eccoli accamparsi paladini di una morale umanitaria a proprio uso e consumo, essi che hanno fondato imperi rapinando, massacrando sotto ogni grado di latitudine e| di longitudine con una rapacità riconoscere I r,. ^ f. , . n iai ingenuo canaore sono arri-,vati persino ad incolparci, quale nazione profondamente cristia-jKnrv Pn«miH A\ «antnie- i -morti I Dury. rasqua ai sangue. 1 mortilna, di aver contaminato la sacra ricorrenza del Venerdì Santo!... Apriamo la collezione dell'anno scorso, nel giorno della Risurrezione: in Palestina, proprio in quei luoghi dove Cristo soffrì la sua Passione redentrice, è l'eccidio sanguinoso e spietato di cittadini che difendono il loro diritto alla vita contro \l'invasione ebraica patrocinata| dai vari arcivescovi di Center- iarabi in un sol giorno furono più di sessanta. La memoria britannica è molto labile, quan no fuggiasco? Ma è proprio di do ciò conviene. E figurarsi se ■ non ricordandosi di quanto è avvenuto un anno fa abbiano ancora cognizione del bombardamento di Alessandria che aprì loro le porte dell'Egitto sui cadaveri di centinaia e centinaia di fellah inermi! Tutto possiamo accettare fuorché lezioni di morale politica dagli inglesi. Simpatia per un sovra- ^esti giorni la fine violenta dj^é un giovanissimo cavalleresco|lRe che non aveva mai avuto simpatie per la... generosa protezione britannica e che (guarda combinazione), colla sua morte apre la via alla reggenza di un fidatissimo vassallo di Londra, l'Emiro di Transgiordania. Abbandoniamo quindi le prediche morali per cui il pulpito britannico è il meno adatto: scendiamo sul terreno politico. L'Inghilterra non può dimenti care i suoi impegni del '15 e vnlibtOdmczvSdel '21 che non furono affattoitoccati dagli accordi del 16 apri-1 le del 1938 nel loro impegnoiverso lo atatu quo mediterra-ineo. Sollevare una questione per Il'Albania, zona riconosciuta di iinfluenza italiana, significhereb-! be riaprire una vasta contabili-1 tà che concerne tutto il vicino \ Oriente asiatico. Le « grandi I democrazie » continuano ciecamente nell'errore fatale di averci negato con ogni mezzo e sen- za scrupoli morali, i frutti dellaIvittoria a cui avevamo diritto.|Si illudevano di aver guadagna- j to nei loschi mercati che predi--ligevano gli interessi di qual-j siasi staterello ai danni del-l il'Italia; non comprendevano che icon tale condotta si addossava Ino l'intera responsabilità di una ideile più gravi colpe storiche, ! pregna delle più vaste conse1 guenze. E' mai possibile che a \ Londra e a Parigi non abbiano I ancora la consapevolezza che l'ingiustizia verso l'Italia vitto riosa fu l'elemento determinante della storia europea e monIdiale del dopoguerra? Errare è |Umano, ma perseverare nell'er- j j rore per più di venti anni, più -che un atto diabolico è un suijcidio. l Alfredo Sìgnoretti

Persone citate: Alfredo Sìgnoretti, Duce, Dury, Fanti, Mussolini