"IO NON SPARO dove ci sono donne e bambini" di Mario Bassi

"IO NON SPARO dove ci sono donne e bambini" "IO NON SPARO dove ci sono donne e bambini" (da uno dei nostri inviati) IAlicante, 5 aprile, \Quest'occupazione di Alicante] del SO marzo è forse una détte piit\' belle operazioni del Corpo Truppe Volontarie al comando del notro generale Gastone Gambara. Non m'importa, come cronista, che siano passati alcuni giorni dal atto, che la notizia non s'.a recentissima. Non è la notizia che conta, la quale comprendeva meno di un rigo del comunicato ufficiale. Ciò che conta è il modo, è l carattere, è la portala e la siffn^««'o«e di questa conquista, come è slata conseguita, come si è effettuata e come l'ha accetta a l'avversario. Questo non è ancora stalo detto e non è ancora talo spiegalo abbastanza, e queto soltanto io mi propongo di prospettare al lettore italiano. Ma, prima, mi si consenta di riprendere il filo del mio racconto eri sospeso, di quella mia scorri kawdo automobilistica attraverso u dj za Spagna a 1empo di Amato, attraverso la Spagna anco>'» rosta e attraverso la Spagnu nazionale. Quelle immagini che il lettore avrà veduto sul giornale trasmesse per telefotogramma dalla frontiera francese, otografie dei primi due giorni di f «** ^ata, sono state porta e alla frontiera, per la trasmis«ione, con una corsa affannosa e pericolosa Col fucile spianato Raccontavo ieri come, partito da Madrid il giorno 2!) marzo — gior- "° susseguente al occupazione percorsi oltre 50 chilometri m zona rossa sulla strada diretta da Madrid a Burgos attraverso la Sierra dj Guudarramu per Somosierra, SO 0hilòmètri di. regione non ancora iberata lìui nazionali ed ancora Palata «*" ^cola avventura di corrispondente di guerra. Finalmente incontrai la punta delle colonne delle truppe nazionali che scendevano da Somosierra. La pattuglia vide la mia automobile che s'avanzava venendo dalla parte dei rossi, e si schierò a sbarrale la strada puntando i fucili ed i fucili-mitragliatori. Io fermai la macchina a conveniente distanza. Mi venne incontro il sergente comandante della pattuglia, col fucile spianato. Io gridai: — Prensa italiana de guerra. Viva Franco! Il sergente si mostrava incredulo. M'invitò a seguirlo per farmi riconoscere daZZ'alteres c7ie comandava la pattuglia di punta L'alteres era un giovinetto baldanzoso che esaminò i miei documenti e non trovò nulla da eccepire. Ed a sua volta mi pregò di seguirlo per presentarmi al capitano che comandava l'avanguardia. Intanto mi si interrogava: —■ Come mai usted l'iene da quella parte, dalla parte dei rossi * Gli raccontai come ero partito da Madrid e la mia avventurosa corsa attraverso la zona ancora occupata dai rossi e aggiunsi, non senza una punta d'ironia: — Andate pure tranquilli da questa parte, tutti i paesi hanno già alzato bandiera bianca, hanno esposto il vessillo nazionale ed i miliziani non aspettano che voi per arrendersi. La guerra è finita. Il capitano mi mandò dal colonnello che comandava la colonna. Risalii la colonna ed i gradi della gerarchia militare. Quando anche il colonnello ebbe constatata la legittimità del mio lasciapassare fui libero; indi filai per la strada di Burgos. Il mio autista, il bravo Hilario, il più famoso autista di tutta la Spagna, era soddisfatto e contento come una pasqua. Merita un elogio tutto speciale, questo autista. Quando io lo avverto: — All'ora tale dobbiamo essere nel tal posto — egli scrolla il capo perchè la „,ja proposta gli pare inverosimì- le, ma poi preme il piede sull'acceleratore, dà tutto il gas c in una fuga paurosa io vedo jiassare autocarri, traini, carretti, gente, strade, fossati, precipizi, tutto in una ridda folle. Si arriva però sempre all'ora detta al luogo detto... E finora ci siamo arrivati sani e salvi. La paura che ho provato però la so io. Attraverso i paesi in festa Arriviamo a Burgos che sono le 17 del 29 marzo. Burgos è in festa, bandiere in ogni posto, cor-tei e musiche. Salgo alla Gober-nucion, cioè al Ministero degli fn-IIMIllllMIIIMIHIIUIMIIIIIMIIIIIIIIMIUIMIIIIIIIIIIIIIIIII gitante di miliziani e delle loro famiglie: e i rossi, vintil• ji • • i • r> dalla generosità fascista, si arresero ai legionari di Roma\Così parlò il gen. Gambara davanti ad Alicante rigur- Iteriti per il visto del passaggio q\alla frontiera, e subito di nuovo ] fa automobile, di nuovo in corsa, \Abbiamo il tempo avaramente ' misurato pel transito alla sbarra di confine, sbarra, che si abbassa alle 21. La città e i paesi che attraversiamo sono tutti in festa, imbandierali e pavesati, con enormi ritratti di Franco dipinti sui muri delle case e con la scritta: « Arrìba Espaila! » e « Vi?;a Franco! ». Tutte le campane delle chiese suonano a distesa. Questo suono di campane clamanti nr'insegue nella corsa attraverso la Spagna. La Spagna lancia al cielo con l'intonazione delle sue mille e mille cum/tane l'esultanza della vittoria. Quando la mia automa iltrpteirtrchcqCdAmmziactonrIrebile è présa dentro la folla, giovi-\ tenetti e ragazzi si affacciano agli sportelli, saltano sul predellino, si aggrappano ai paraurti, ridendo cantando gridando. E' un carnevale riboccante di passione e di entusiasmo. E poi ancora di corsa attraverso la Spagna. Ormai è caduta la sera, ormai è scesa la notte. Montiamo verso il passo dei monti Cantàbrici. I fari rischiarano un paesaggio da lupi, tra boschi coperti di neve. La neve ingombra la strada: questo intoppo non lo avevo calcolato. La macchina non cammina più, bisogna scendere, mettere le catene alle ruote. Perdita di tempo. Finalmente il passo è superato, ci precipitiamo giù verso Tolosa per le curve tortuose e i riairi della strada. Troviamo un autocarro che è uscito di strada e si è rovesciato giù per la ripita scarpata pachi minuti fa. Raccogliamo due feriti, non gravi fortunatamente, per portarli a San Sebastiano. Si per- rorebcamomo e , . i i d o e o a * o a a n a o o i r . a e i i o i o a o a - Asrndqlipscmrq• ,ihci ancora tempo e si corre poiMancora una corsa disperata. San\tSebastiano è tutta splendente di]oluminarie, clamorosa di popolo\lernmsche fa gazzarra. La musica suona gli inni nazionali. La gente sulla Avenida improvvisa suoni e canti Lasciamo i feriti in una farn-a-i»eia e via di corsa per la strada di rInm. Arriviamo a /rune alia fron-\mtiera per il ponte di Bidussoa esat-\etamente alle 21,30: la frontiera è [dchiusa da mezz'ora. Ma come i ro- tali della pellicola siano passati]cugualmente al di là della sbarra abbassata, questo non re lo posso raccontare perchè costituisce un segreto professionale. Sono passati i rotoli della pellicola, ecco tutto, e il lettore avrà ammirato le fotografie sul giornale trasmesse pv filo dal primo posto francese di trasmissione, da St. Jean, de Luz. sbDietro front immediato asdtqE subito indietro a raggiungere il Corpo volontario, il nostro corpo dei legionari che intanto ha marciato e marciato a grandi tappe per completare l'occupazione della Spagna rossa de! sud. La sua marcia attraverso Aranjuèz e Osana è dbsolcdlldfstata prodigiosa di velocità, di maestria tattica, di organizzazione. Ancora una volta il generale sdpGambara si è dimostrato eondot-\ btiero eccellente, un militare che sai Git suo mestiere in modo incompa- -nrabile. Egli comanda con una sem-llplicità e una bonomia come se an-\aa e, n ò a o n dasse a passeggio, eppure ha sui legionari l'ascendente dei fascinatori di masse, l'ascendente irresistibile dei condottieri di classe, dei dominatori autentici. Se egli dicesse che il Duce ha comandato di marciare ai limiti del mondo, queste sue rade schiere di vecchi squadristi, vecchi combattenti, vecchie camicie nere, combattenti della grande guerra, squadristi della Rivoluzione, combattenti della Libia e dell'Africa Orientale, combattenti della Spagna, tutte le schiere, dai generali comandanti di Divisione all'ultimo milite e soldato, tutti camminerebbero per lui volonterosi ed entusiasti. Siamo dunque di nuovo in corsa per queste interminabili strade di Spagna, di città in città, di fiume in fiume, di Sierra in Sierra, ritornando dalle rive dell'Atlantico a San Sebastiano, a Burgos, alla Sierra di Guadarrama, a Madrid, e poi giù per la Nuova Castiglia e per la Mancia memore dell'eroe immortale di Michele Cervantes e, tra Murcia e Valencia, al Mediterraneo, e ad Alicante. Il conto dei chilometri fatelo voi, vedrete -jcfce ce n'è da ubriacarsi, -\ E sono arrivato, a Dio piaceli-ldo e per l'abilità del mio autista. IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIMinilinilllniMIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIII l«scpntvbrifsmpsrtdRspv qui ad Alicante dove ho trovato il comandante del C.T.V., dove ho : trovato la beneamala «rado Na-\... . , . . . , poh» con cui ho potuto trasmet- tere le corrispondenze riassunti- ire di questi giorni, e queste tre corrispondenze radiotelefoni che che oggi concludo. E le concludo rievocando la conquista di questa Alti inte C. T. V. , da mirte del aa pane «e« | . II Corpo delle truppe volontarie dei legionari italiani giungeva odi Alicante circa le 18 del giorno 301 marzo. Ad Alicante erano agglo-lmerafi forse quattordicimila miliziani, sorpresi e cacciati oltre dulia nostra fulminea avanzata, tutti cacciata al muro davanti al plotone di esecuzione. Era l'ultimo nerbo dell'esercito rosso, con carri armati, con cannóni, con ?niIragliatrìci, e si erano raccolti ad eleo dell'esercito rosso, combat\ tenti che non avevano voluto arrossi in armi. Erano l'ultimo mi-! rendersi, che non si arrendereb-\bero a nessun costo, e tra loro i . . . ,. ... icapi, i principali, , pm compro- messi, gente che sapeva senza ombra di dubbio che cadendo in jmano ài nazionali sarebbe stata'Alicante fuggendo, perchè era ! stato loro assicuralo che qui sa-1 rébbero venuti a imbarcarli le'navi francesi o inglesi. Generosità dei legionari Guardavano al mare sperando di vedere spuntare il fumo di quelle navi francesi che dovevano liberarli. Alle 18 del SO marzo so- „„;„.. „ ah pravvemva su Alicante e su que- sto corpo di disperati il C.T.\.. cioè sopravveniva l'avanguardia|motorizzata del C.T.V. col gene- rale Gambara alla testa. Partiva :qualche colpo di fucile, poi s'm/ìt-iih<m r,„nir-i,o ,;,rn,.„ ,u ,.,u,„„iì„ IM". W'alche taffita di miti agli <-|\triei da parte dei rossi, gente c/ie|]ormai voleva vendere cara la pel->\le- 1 reparti del C.T.V. si schiera- rono a battaglia, ma subito il ge- nerale Gambara osservò che coi miliziani rossi, con quei fuggia- schì senza speranza dalle ultime i»—; »-»«?»»»» rovine della Spagna rossa, erano \mitehtate in gran numero donne, \erano mischiati bambini. Le loro [donne, i loro bambini. 11 !>en- Gambara, italiano al ]cento per cento, disse: «lo no»v i . sparo dove ci sono donne e bambini». Ordinò che si comunicasse ai miliziani Z'ultimatum per la re-sa concedendo loro non due ore o dicci ore, ma addirittura qnaran- tatto ore, e se giungesse in portoqualche piroscafo rosso per im-e o e a è dina che si facesse arrivare ai ros-barcare i fuggiaschi, s'imbarcasse chi volesse. Prese poi tutte le opportune misure di sicurezza per la notte, ma ordinò che a nessun costo voleva sentire che un colpo di fucile partisse dalle nostre linee. Al mattino seguente, SI marzo, la situazione era stazionaria, ma dalla parte dei rossi si moriva dtfame, e allora il gen. Gambara or-si latte per i bambini e pane per le donne. Bidoni di latte e sacchi di pane passarono con la bandiera \ bianca oltre le file dei mitisiani i Gl'italiani distribuirono latte e pa -ne per i bambini e per le donne. Atllora i miliziani rossi buttarono le \armi, si presentarono alle nostre , , o a i e a a , a e linee, davanti alle mitragliatrici « Avete vinto voi,-gl'italiani fascisti, i più odiati. Avete vinto perchè siete i più forti, e soprattutto perchè siete i più buoni, i più generosi. Eravamo pronti a morire tutti prima di cedere, ma con la vostra generosità non si combatte ». E fu così. E questa fu. la vitto-ria di Alicante, una vittoria in ci/iil C. T. V. ha avuto qualche perdi-fa di «omini pel fuoco nemico, laserà del so e la notte: ma il ne-mica non ha avuto nemmeno Una_ ... ... . . , perdita, perche i nostri non hannosparato per non rischiare di colpi-re bambini o donne. Questa è sta-ta la vittoria di Alicante, vittoriadel generale Gambara e del CorpoVolontario, autentica vittoria aiRoma e del Fascismo, vittoria no-stra, tutta italiana: vittoria dellapiù antica e della più perfetta ci-viltà del mondo, unica civiltà almondo Alla faccia ipocrita e falsa delle vantate democrazie. Mario Bassi I . I ! ! I 1