L'AVVÌO DEL DUCE A DUE GRANDI IMPRESE

L'AVVÌO DEL DUCE A DUE GRANDI IMPRESE L'AVVÌO DEL DUCE A DUE GRANDI IMPRESE Gli stabilimenti aeronautici di Famigliano e le opere di bonifica del Volturno - Fervide alte parole al popolo di Capua -- Impetuose manifestazioni di entusiasmo accompagnano ovunque il Fondatore dell'Impero (DAL NOSTRO INVIATO) Napoli, 1 aprile. Credevamo ieri, dopo avere assistito al commiato del Duce dal popolo generosa e guerriero delle Calabrie, che il nostro compito di cronisti al seguito di Mussolini fosse per il momento esaurito; ed eccoci invece a dar conto di un'altra mattinata trascorsa dal Duce in messo a clamori di folle, a sventola di bandiere, a celebrazioni di riti che sono inizio di fatiche costruttive e segnano l'atto di nascita di grandi opere per la polenta, della Nazione e per la sua prosperità. Una fucina di ali Il lettore che ci ha seguiti fin qui può mettere ora ria parte la carta della Calabria; apra invece quella della Campania e rerchi. alle porte di Napoli, la pianura che si distende fra i comuni di Acerra e di Pomigliuno d'Arco. Può darsi che il suono di questi nomi gli rinfreschi il ricordo di un telegramma riportato da tutti i giornali, con il quale il Duce annunciava al Prefetto di Napoli la decisione di far sorgere appunto in questa zona un grande stabilimeiìto di costruzioni aeronautiche, una fucina di ali contigua a quella fucina dì aquilotti che è l'Accademia di Caserta. Queste cose non avvenivano nella preistoria, ma nel febbraio scorso, subito dopo la visita che il Duce fece a Napoli senza preavviso. Ebbene: oggi, a pochi giorni di distanza, il Duce ha dato l'avvio ai lavori; tra qualche mese da quest'area nuda, dove Egli oggi ha murato nel blocco di inarmo la pergamena, si libreranno per le vie dell'azzurro, col rombo possente dei molari, nuovi stormi tricolori. Ricordate il discorso agli Squadristi! « Più cannoni, più navi, più aeroplani ». Fin da stamane vedano, coloro che sempre stentano a credere, che non si trattava di parole. Per raggiungere Pomigliuno d'Arco in treno si deve scendere ad Acerra. Il Duce non ci è arrivato di un fiato da Sant'Eufemia. Il Suo treno ha fatto sosta a Napoli alle ore 8,20 per il cambio del locomotore, e della sosta hanno approfittato le autorità di Napoli per portarGli il saluto della provincia e della città. Il Prefetto Marziali ed il Federale erano già ad Acerra ed il compito è stato assolto dal vice-Federale professor Vicari e dal Podestà | Orgera. La notizia di tanto arrivo aveva intanto esploso come una bomba nella stazione; ed è stato subito un accorrere precipitoso di ferrovieri, di operai, di viaggiatori: applausi, acclamazioni, grida entusiastiche di « Viva il Duce! »: una orchestra fragorosa che soverchiava il frastuono dei treni in movimento e suscitava echi metallici sotto le tettoie. Venti minuti dopo il convoglio presidenziale giunge ad Acerra. Attendono il Duce nella stazione imbandierata il Sottosegretario all'Aeronautica, giunto in volo da Roma, il Prefetto di Napoli S. E. Marziali, il Federale, il Sottocapo di Stato Maggiore all'Aeronautica, il comandante della Regia Accademia di Caserta, le gerarchie e le magistrature di Napoli; nel gruppo di uniformi spicca la veste bianca e rossa del Vescovo di Nola. Col Duce scendono dal treno i Ministri Starace ed Alfieri. Agile e rapido, sul bruno volto giovanile la traccia viva del sole calabrese, il Duce, che veste l'uniforme fascista coi fiammanti distintivi squadristi, passa in rivista uno schieramento di forze fasciste, su cui si eleva il làbaro] della Federazione dei Fasci nnpolelmi; poi, tra le raffiche incoi-] santi delle acclamazioni, prenrfe po.sfo in im'nitfomobile scoperta i con S. E. Starace e con S. E. Val-\ le e fa il Suo ingresso nella, cit-\ fadina le cui mura soyto, tra i grappoli delle bandiere, tutta una] crestomazia di frasi mnssoliniane,' dal motto credere, obbedire, com-j battere — antico, nuovo ed eterno i — alle frasi più recenti, comet quelle che pronunciò sette giorni, fa all'adunata del Ventennale. Tripudio di popolo j Dinanzi agli abitati è il popolo,' nel più fervido dei tripudi: sono', nel biancore delle bluse Piccole' Italiane che agitano bandierine \ tricolori, sono lavoratori della ', terra che sollevano e roteano vanghe e zappe come trofei di atterra, sono massaie rurali quasi tutte nei pittoreschi costumi dell'agro accrrano che hanno fiori, frutti, ciotole di grano o porgono al Duce i loro bimbi in atto di offerta. L'erbe e gli alberi ingemmati dalla primavera stanno soli sotto il sole; le campagne sono deserte, vuote di umanità; sui casolari la sola cosa viva sono le bandiere mosse dalla lieve brezza: come attendere, in un tuie momento, ai consueti lavori? I rurali sono tutti accorsi all'adunata. Ed ecco, all'ingresso di Pomigliano, alzarsi un grande clamore: il Duce riceve il primo saluto della città dal Podestà e dal Segretario del Fascio locale, passa in rivista le forze giovanili in armi, schierate sulla strada provinciale, poi entra nell'abitato sotto U" arco di trionfo fatto d'erbe e di fiori, coronato sulla sommità dalla scritta: « Giunti, Suez, Tunisi ». Lo spettacolo, nello scenario cui fa da sfondo lontano la mole immane del Vesuvio, con l'eterno pennacchio di fumo, è dei più vivaci: garrire di tricolori, tripudio di folla entusiasta, rapida corsa di gente che, dopo aver visto passare l'automobile del Duce, Lo rincorre acclamando. Uscito dal paese il Duce volge a sinistra ed imbocca un largo viale, che solo pochi giorni fa era un sentiero impraticabile: due file di Avanguardisti, schierati lungo un duplice filare di pennoni sui quali si alternano bandiere nazionali e bandiere nere cifrate dell'aureo Fascio Littorio, rendono gli onori delle unni. Al termine della strada è una vasta spianata, anch'essa recinta di enormi orifiamme: è il luogo dove sorgerà lo stabilimento. Tutt'intorno sono schierati gli allievi dell'Accademia Aeronautica di Caserta, i Giovani Fascisti preavieri e gli Avanguardisti preaeronautici, allievi piloti e Balilla tamburini; un gruppo computto di giovani in tuta azzurra è in prima fila: sono cinquanta giovani prescelti per recarsi stasera stessa a Milano a compiere negli stabilimenti dell'Alfa Romeo a\ei corsi di specializzazione in costruzioni aeronautiche. Essi costituiranno il nucleo inizia/e spectalizzato delle maestranze dello stabilimento che, secondo il volere del Duce, saranno reclutate tra gli elementi locali e prevalentemente di Pomigliuno, di Acerra e di Ponticelli. Il Duce, fervidamente applaudito dal popolo che si addensa dietro agli schieramenti dilagando per i campi e da una folta rappresentanza di operai dell'Alfa Romeo giunti appositamente da Milano, è ricevuto dal presidente e dai consiglieri dell'Alfa Romeo e da numerose personalità, fra cui S. E. Frignoni, direttore generale del Banco di Napoli. Egli sì dirige al centro dell'area dove è già a posto la prima pietra dello stabilimento: un blocco quadrato del peso di cinque tonnellate, su cui è infisso il pennone della bandiera. Sul fianco del grande dado sono scolpite queste parole: * Benito Mussolini, Duce del Fascismo, Fondatore dell'Impero, posava la prima pietra di questo stabilimento il 1" Aprile XVII E. F. per i nuovi cimenti e per le nuove vittorie dell'Ala fascista». Su un lato è aperto un foro dove dovrà essere introdotta e murata una pergamena che due Balilla porgono al Duce. Nella pergamena si legge: « Regnando Vittorio Emanuele III Imperatore d'Etiopia. Benito Mussolini Duce del Fascismo, fondavasi il 1" Aprile dell'anno XVII E. F. questo stabilimento aeronautico, destinato ad assicurare alla tecnica italiana nuovi trionfi — all'ala fascista nuove vittorie nei più ardui cimenti — alla Patria Italiana il compimento della sua missione imperiale. Il popolo napoletano fiero della fiducia, conscio del compito, unito nella nuova disciplina fascista, riconoscente al Duce che lo chiama alla prova, auspica che da questa terra della vigilia nel Ventennale dei Fasci abbia la nuova Italia il viatico per il più grande Impero ». Il rito si compie rapidamente, il Duce appone la Sua firma sulla pergamena, la pone nel foro che viene murato con della calce. Il Vescovo di Nola asperge la pietra dell'acqua lustrale, poi il sacerdote aggiunge brevi parole, formulando voti ardenti per la prospei rità del Duce e per quella della ■Nazione. * Soprattutto per la Naìzione» corregge il Duce. Tutto si conclude con il rito del, l'alzabandiera: squillano le trom\be, rullano i tamburi; lentamente , il tricolore ascende sul pennotte {(mentre gli armati schierati presentano le armi ed il Duce ed i .gerarchi levano la mano, restan [do immobili col braccio teso. In tanto dai limiti del campo partono simultaneamente sedici mortaretti che si sfioccano in nuvolette bianche; ogni nuvoletta è un piccolo paracadute su cui è infilata una bandiera. I punti dove le se dici bandiere sono cadute segnano il perimetro dell'area che sarà oc capata dalla nuova costruzione. L'offerta di cento giovani « Fra un anno avremo il primo motore », annuncia al Duce il pre siderite dell'Alfa Romeo. La folla applaude entusiasticamente, rinnovando al Duce la manifestazione della più intensa riconoscenza mentre il Fondatore dell'Impero entra nell'attigua palazzina, dove i dirigenti dell'Alfa Romeo Gli espongono i grafici ed i plastici dello stabilimento. Per re>idersi conto della zona Egli sale anche sulla terrazza, soffermandosi ad osservare l'immensa distesa dell'agro acerrano. Prima che Egli lasci Pomigliuno d'Arco due Balilla Gli offrono un fascio di garofani vermigli. Il Duce sorride, solleva uno dei due e lo bacia. Ecco infine avanzarsi un Giovane Fascista, allievo del secondo corso dell'Istituto magistrale dì Pomigliano. Si pone sull'attenti e porge al Duce una busta, dicendo: «Duce, sono i nomi di cento giovani dell'Istituto magistrale di Pomigliano che, iniziandosi oggi un'opera di potenza e di ardimento bellico, chiedono con me l'onore di entrare in aviazione per formare delle squadriglie decise a tutto ». II Duce prende la busta e sorride all'animoso giova ne. Ancora un episodio: mentre l'automobile sta per avviarsi, una signora si fa largo nel gruppo, si presenta al Duce, leva il braccio, dice: «Duce, sono romagnola, desidero darVi un saluto particolare». E' la consorte del commissario prefettizio. Da Pomigliano il Duce si dirìge ora al Volturno per dare inizio ai lavori dì quella bonifica. Il breve corteo di automobili fila sul nastro asfaltato della via Appia. tocca senza fermarsi l'aeroporto di Capodichino, piega su Caserta, raggiunge Secondigliano, traversa Melilo, Aversa, Fertilìa. La gente di Terra di lavoro, di questa zona che è tra le più feraci della penisola, si stringe intorno al Fondatore dell'Impero in un impeto commovente di devozione e Lo apostrofa con espressioni toccanti, come quella di un rurale che dominando con voce maschia e risoluta gli alti clamori Gli grida: «Duce, siamo pronti a tutto, sappilo ». Parla il Duce A Capua il Duce è accollo da una formidabile dimostrazione. Squillano a festa le campane, le bande suonano gli inni della Rivoluzione, i giovani presentano le armi, le bimbe cantano gli inni della Patria, la folla grida il nome del Duce. Egli sale sul podio che è stato cretto a ridosso della chiesa: il Segretario del Partito ordina il saluto, esplode un immenso « A noi », e il Duce parla. Egli inizia dicendo che la Sua immutata anima di rurale esulta perchè si iniziano lavori importanti, che fisseranno al suolo migliaia di famiglie in altrettante case, le quali — Egli precisa — dovranno essere degne del tempo fascista: cioè solide, decorose e capaci di contenere molti bambini. Cosi il Regime continua la sua opera di riscatto della terra in Italia ed in Africa per aumentare, con lo sviluppo dell'agricoltura, il benessere delle masse rurali e di tutto il popolo italiano. Le parole del Duce suscitano fervide manifestazioni di entusiasmo, che si prolungano per parecchi mintili. Poi il Duce si avvia. dddv\fteFcìztP!ldrds. iNell'ampia e assolata piana del\ AVoltttrno — a oriente, lontana,|tsfumata, una barriera di groppe]emontane; a occidente la lamina azzurra del mare — sono ad attendere il Duce il Sottosegretario all'Agricoltttru e il presidente dell'Opera nazionale combattenti. lsR... « ,tJ; %.,i nì.,.H.-i il ™„3iiJ*f* P"■"[}• aul *""'?"t'_l_ »'j"jww«>»'B nuda campagna fino a una località chiamata Castello Arnone; gli operai sospendono i lavori al passaggio e levano i badili festosamente. Una casa solonica si anniincia al visitatore con la scritta: « Modesta la mia casa - numerosa la mia famiglia - immensa la mia lede ». Si passa sulla sinistra del Volturno e si raggiunge il cantiere numero quattro, dove hanno inizio i lavori per la creazione di 213 poderi che il prossimo ottobre saranno pronti a ricevere le fantiglie contadine. Qui sono adunate formazioni del Partito e sindacali. Le acclamazioni rompono il silenzio della pianura e sembrano il canto annunziatore di una nuova vita. Il Duce accoglie il vibrante saluto della moltitudine, poi sosta in un piccolo padiglione per esaminare gli schemi e i grafici della bonifica di quest'altro settore del comprensorio. La bonifica del Volturno, la terza per ordine d'importanza dopo quelle dell'Agro Pontino e del Tavoliere, più che per l'ampiezza del comprensorio classificato che è di 70.500 ettari, vale per il rendimento che se ne atteyide. Soltanto nei primi dicioitomilu etturi, quelli della zona più arretrata, troveranno definitiva sistemazione tremila famiglie coloniche; entro l'anno XVII l'appoderamento sarà compiuto su circa ventinovemila ettari nei quali si costituiranno 21.1 poderi, ivi compresi i ventisei che potranno dotarsi di fabbricati usufruendo con opportune modifiche e integrazioni di quelli esistenti. Ed eccoci al rito della posa della, prima pietra di una casa colonica. La pergamena viene chiusa nella custodia e introdotta nel foro che s'apre nel fianco del blocco di pietra. Il Duce spalma la calce sul foro, il Vescovo di Capua sparge l'acqua benedetta, sul seentpscb pLdzpnzpennone la bandiera sale lenta-\mente, le musiche intonano «Gio-jfinezza ». Con uno stridore di car-\ rucole la pietra cala nella buca su\nuove armi all'Italia, lavoro terra e pane agli Italiani. Enrico Mattei i dell'Urbe, dal vice-comandante dell'Arma dei Carabinieri e dal direttore generale delle Ferrovie dello Stato. Sul piazzale della stazione, la \folla. di cittadini, che aveva atteso l'arrivo, ha lungamente erti entusiasticamente acclamato al] Fondatore dell'Impero. Il Duce, dopo aver risposto j col. saluto romano alle acclamaìzioni della folla, è salito in automobile ed è subito rientrato a[ Palazzo Venezia. Il saluto del Duce dall' alto del podio al popolo di Capua acclamante (Tele-fulo) La partenza del Duce per Roma (Tt'lefo'i