INDIA GRANDE INCOGNITA DEL MONDO ASIATICO

INDIA GRANDE INCOGNITA DEL MONDO ASIATICO INDIA GRANDE INCOGNITA DEL MONDO ASIATICO Fu a Bombay, e da un ingle-se, che sentii avanzare una cu-riosa ipotesi storica:—Mi sa-pete dire perchè i miei conna- zionali testardi e tradizionalisti si ostinano a tenere Londra percapitale? Londra, come capita-le, non ha più ragione di esi-stere: ci immobilizziamo a con-servarla per ammortizzare lespese di impianto; che furono inrealtà parecchie. Ma queste spese furono fatte, largamente generosamente, quando la« funzione » statale era di primo piano. Oggi che Londra è di un blocco che può assai pre sto produrre un affamamento (lo si notò durante la guerra europea), che è vulnerabilissi di LondraMa oggi ? alla mercè ma da tutti i punti di vista econ tutte le armi, che è minac-ciata da quello «splendido iso-lamento» che costituiva la suaforza e la sua gloria, perchè in-sistere? E' il cuore dell'impero, unpe_ _. Ma vai la pena di tenere'il cuore scoperto? Queste parole dette con quella leggera ironia che maschera le preoccupazioni degli inglesi, mi tornano alla memoria tutte le volte che una nube sorge nel cielo politico mondiale dalla parte dell'India, — E poi — aggiungeva l'amico — tra poco tutti gli interessi strategici, economici e politici peseranno sulla scacchiera che comprende l'India, la Malesia e le Indie Olandesi. La cassaforte e il centro rifornimento uomini e quadrupedi sono per gli inglesi al di là, non al di qua, dello stretto di Suez. La civiltà inglese e l'Impero inglese si riaffacciano press'a poco allo stesso bivio che indusse i romani a trasportare la capitale da occidente ad oriente; da Roma a Bisanzio. In venti anni abbiamo visto il trasporto di capitali non meno illustri ed ataviche di Londra; la capitale della Russia, della Turchia, della Cina: non è improbabile che anche il centro della Spagna nazionale venga spostato. E allora, perchè Londra, l'Inghilterra, dovrebbero sfuggire questa legge? — Mio caro — io osai aggiungere — il mutamento della capitale è sintomatico come il mutamento della ragione sociale di una ditta quando è vicina al fallimento. — Questo è un pregiudizio anti-realista. Importante è salvare una nazione con questa o quella capitale, o una industria con questa o quella ditta. La stessa civiltà romana fu salvata più col coraggioso e sbalorditivo colpo di parrà che mutò rotta e comando all'impero. Guai se ammiraglio e rotta fossero rimasti ostinatamente e caparbiamente inchiodati a un « partito preso ». Il trasporto della capitale da Roma a Bisanzio ottenne appunto lo scopo di avvicinare il nucleo della irradiazione romana civile, economica militare ai più minacciati e preziosi confini. Lo stesso faremmo noi se ci spostassimo da Londra al Cairo o al Golfo Persico, cioè più vicino possibile all'India. E' vicino all'India che noi dobbiamo avere il massimo concentramento di civiltà inglese per difenderla dall'interno e dall'esterno. Il bilanciere della forza inglese è l'India, il motore del più-pessnte-dell'aria che ha nome Inghilterra è l'India. Volete un altro paragone? L'impero inglese è meravigliosamente costruito come una cupola, dove tutte le pressioni si compensano e servono a innalzarlo nello spazio e conservarlo nel tempo. Ma se una parte della volta s'indebolisse o crollasse... -— Potrebbe essere l'India? L'India inglese può subire dueminaccie: una esterna, strategica, bellica; e una interna (la più temibile e ricorrente) politica, rivoluzionaria. La prima è la meno probabile; è quella che può essere anche sventata o allontanata; ma la seconda è fatale. Gli spiriti più avveduti dell'Inghilterra se ne sono avveduti da tempo e se ne preoccupano ogni giorno. Contro la minaccia bellica che si è intensificata con la occupazione di Hainan (che è un avamposto di smisurata ampiezza nella eventualità di una mira offensiva giapponese contro la zona che Va dalle Filippine, «. grosso mo- |do », fino allAustralia, e una (barriera difensiva per la zo na che va, «grosso modo», da Hong Kong a Tokio) le ! massime misure militari furono i prese a Singapore. E altre più 1recenti a Ceylon. In un certo j senso è un ripiegamento strategico predisposto nella e/entuanità d. un «peggio» che riduicendo gli inglesi al di qui di ISingapore, concentrerebbe tutte ile difese sull'India. L'inaugura sealsuSil'Adinobemcetrpovi zione di quella spettacolosa ba-ipe1 se navale di Singapore rimonta j a circa un anno fa e coincise con | la messa in opera del famoso bacino di carenaggio battezzato col nome del Re Giorgio VI. Fecero l'ingresso trionfale nel bacino, il panfilo del governatore ] degli Stretti e, contemporanea 1 mente, due navi da guerra e al itra minutaglia armata per dar la dimostrazione che l'ampiezza js'gantesca del bacino serve servirà in avvenire, alla ripa para- zione di una «nave da guerra di qualùnque tonnellaggio ». A quello che fu definito « uno storico evento » erano presenti rappresentanti dell'Impero inglese provenienti dall'India, dal"Australia, da Ceylon, da Hong Kong e dal Nord Borneo; proprio per far intendere che la difesa di questa immensa parte dell'Impero gravita su Singapore e si appoggia alla sua base aerea e navale che è costata, da cinque anni a questa parte, più di un milione di sterline all'anno. Purtroppo non si innSlei Ebesinnsiveletrfelaimsvl'cDmgrrdpuò mai j q| dormire tranquilli : a un anno dal faìquella cerimonia inaugurale lalqdiminuzione di efficienza e di rapidità del collegamento con Hong Kong che, in caso di guerra, i giapponesi minaccerebbero facilmente dalle nuove basi di Hainan, ha un po' diminuito il prestigio di questa pedina della1 potenza inglese. Senza contare la minaccia ancora lontana; ma non soltanto teorica del taglio dell'istmo di Kra. I lettori italiani, che così difficilmente aliar- eNgano le loro conoscenze geogra-|deficheeil loro interesse di sudditi podi una potenza mondiale, al di 80fuori del bacino del Mediterra-l'aneo, credo sappiano dell'istmo di idiKra quel che Don Abbondio sa-| lepeva quando si occupava diCar-^dineade. Singapore è all'estremo Itadi una penisola che riuscirebbe!insvalorizzata completamente, dal Idepunto di vista militare ed eco-! nomico, se alle sue spalle il'chtaglio di questo istmo, il cui haprimo progetto risale a cinquan-: imt'anni fa, abbreviasse di « quat-i citrocento miglia marine » il viag-vogio delle navi dirette o ritor-ipenanti dall'Estremo Oriente. | poL'Inghilterra si è sempre op-'roposta a questa soluzione. La scfavorirebbe se fosse nelle sue Iamani, la contrasta perchè teme chdi vederla realizzata dai suoi| * nemici »; il Giappone che si è Lgià insediato commercialmente I ^kSSfScuFrTncfalhe vtdVe^b?il°nrnn,!o!nortofdi Fam-ant? intiianTirJ »! 8S?S5SOT^SStoe H Ma anche Drima della Uon., 'dMa, ancne prima della esecu-;mpcorteMtrnepamditri rizione del taglio, che richiederebbe parecchi anni e molte difficoltà, e non si può fare di sorpresa e in una notte, ci sarebbe, nel caso di una guerra, la possibilità di uno sbarco (i giapponesi hanno dimostrato recentemente di avere una certa perizia in operazioni miste navali e terrestri di questo genere!) che minaccerebbe dallo stato malese non federato di Johore, la base di Singapore. Ipotesi, si sa che sono spesso materia e spunto delle manovre combinate, svolte non a caso dagli inglesi appunto in quel punto cruciale della penisola di Malacca. Solo chi è di corta vista pensa che un conflitto europeo si risolverebbe soltanto in Europa; i bersagli sono molti; e i punti deboli, e appetibili, di una manovra mondiale, veramente attraenti. Il grosso dell'impegno militare e navale portato dalle colonie è soprattutto da una sola parte e le incognite consistono nelle reazioni che un conflitto determinerebbe in Oriente e in Estremo Oriente. La sproporzionata grandezza di taluni imperi coloniali appesentirebbe la difensiva dei loro padroni. La « adipe coloniale » impaccerebbe i loro movimenti. Come resisterebbe la «fedeltà indiana all'impero inglese» in^., caso di un conflitto mondiale? EIveuconteesreapziputuveau«utà75pef tuziagbelaplca^Spavatuinm dese il conflitto mondiale urgesse alle porte dell'India, da Levante [spsul suolo di Singapore e del!nrSiam, e da nord per le vie dell'Afganistan? E una ventata di indipendenza antioccidentale non involgerebbe nella stessa ribellione i tonchinesi e gli annamiti in Indocina contro i francesi, e gli indiani in India contro gli inglesi ? Sono sicure le stpotenze democratiche che il lie-j vito bolscevico « anticolonialista! per eccellenza» non opererebbe.limin Indocina e in India con una'arnazionalità in tutto il mondo».!'0Sono nei miei ricordi di Russia|nele pubbliche collette per aiutare'™i moti anti-inglesi dei minatori, diE poi, se penso bene, se frugo vibene nel vasto deposito delle mie-gesperienze vedo un ritratto prò-' filiinsospettata violenza? Si insi- mnuano nei miei ricordi di Rus-;nasia gli anatemi scagliati attra-|arverso la radio, i giornali, i filmastle commedie di propaganda, con- P°tro gli inglesi « oppressori delle I ebfetico di Gandhi affrescato sulla volta d'una scuola di tipo e importanza universitaria. Una scuola, pensate un po', di Nuova York. Correva l'anno 1933; l'affresco era terminato da poco. Mi piacerebbe chiedere alla Direzione della New School se, mutati i tempi il Presidente degli Stati Uniti e gli umori americani, il ritratto di Gandhi fu ricoperto di un velo come quello di Marin Faliero! Perchè il nome di Gandhi, del apvngpdin quale oggi si considerano fasi digiunatone, impersonifica;squalcosa dell'India. QualcosajnstlePlnl'tlejressa si potrà riparlare. Raffaele Calzini cile gli inglesi considerano con auna certa preoccupazione. E di|i chchsi

Persone citate: Gandhi, Giorgio Vi, Marin Faliero, Raffaele Calzini