Il pessimismo di Chamberlain nel discorso di Birmingham

Il pessimismo di Chamberlain nel discorso di Birmingham Il pessimismo di Chamberlain nel discorso di Birmingham La polemica col Fuhrer sulle "promesse,, di Monaco Appello ai Dominions e richiamo indiretto agli Stati Uniti Londra, 17 marzo. Il Governo e il Parlamento brJtannico erano stati presi quanto nessuno alla sprovvista dagli avvenimenti di Bratislava e di Praga. Cori ufficiali di gioia si stavano cantando a Westminster e in ciascuna delle parrocchie elettorali dei membri del Governo, inneggiando alla nuova età dell'oro, ai soldi che circolavano nella City, alle cifre astronomiche del riarmo: « l'Inghilterra è forte, l'Inghilterra è grande, l'Inghilterra è felice: il mondo può stare tranquillo», così si gridava con tutto il fiato che c'era in gola. La crisi avvenuta nell'Europa centrale si è abbattuta con tinta drammatica e livida ironia su questo roseo panorama. Rimpasto governativo ? Ma, come abbiamo avvertito, non è la sostanza quella che conta, bensì le elezioni. Al principio la maggioranza ebbe paura di rompersi per rimproverare al Governo il fallimento della sua politica estera. Ciò avrebbe indebolito certamente il fronte elettorale. Poi ha pensato che questo si sarebbe rafforzato gettando la maschera di Monaco e mostrando al paese la faccia delle armi. Cosi si sono viste su tutti i giornali di oggi notizie di indiscrezioni su una pretesa attività di Lord Halifax, il quale si sarebbe fatto paladino per un ampliamento delle basi governative tirando dentro Eden o alternativamente accettando l'idea dell'ex-ministro degli Esteri di istituire un Consiglio di Stato composto di uomini di tutti i partiti — e magari di quelli senza partito, Lloyd George e Churchill, per esempio — e incaricato di dettare al Governo la linea da seguire in politica estera: una imitazione insomma della Commissione per gli affari esteri americana. Molti giornali hanno scritto che Lord Halifax è al centro del movimento per un rimpasto governativo, rimpasto che, secondo alcuni, dovrebbe portare alla rinunzia di Chamberlain al timone. Che l'attuale Ministro degli Esteri abbia assunto tale incarico sembra molto dubbio. Eden ha lasciato nel Governo degli amici e per dare lo sgambetto a Chamberlain sono pronti gli Elliot, gli Stanley, ì Morrison e gli Hore Belisha. In totale, pur non escludendo un ri-1 facimento totale del Governo, le |Informazioni correnti vanno accolte con molta prudenza e con qual- che sospetto. Gli osservatori più smaliziati sono di opinione che tutto questo stamburamento di crisi governativa sia in non pìccola parte inteso a impressionare l'estero, come, per converso, il discorso sulla politica estera tenuto stasera da Chamberlain a Birmingham, appare destinato, almeno il 999 per mille, a fini e usi domestici. II discorso del Premier Chamberlain ha parlato al con- 'gresso annuale del partito conser- vatore nella sua città natale. Ildiscorso è stato radiodiffuso e ri- trasmesso ai Dominions e in Ame- rica. E' da notare che il PrimoMinistro all'inizio del suo discorsso ha ricordato che oggi compie il suo settantesimo anno ed ha ag-giunto di sperare di poter dedi- care ancora qualche anno a servizio dello Stato, il che fa pensare che Chamberlain abbia tutt'altra intenzione o anche solo la previsione di andarsene. Chamberlain si è quindi riferito agli ultimi av- ventaentti^ to non essere possibile ancora pre- dire quali saranno gli effetti ul-timi della recente profonda alte-razione di equilibrio; ma — ha aggiunto — « sono sicuro che essi avranno lunga portata nel futu- ro ». Ha quindi parlato lungamen- te circa l'andamento della discus- sione di mercoledì alla Camera del Comuni: egli ha fatto un po' le scuse per la mancanza di elementi ufficiali e l'impossibilità per il Governo di elaborare delle opinioni definite sugli avvenimenti. Chamberlain ha tenuto a rilevare — e qui si vede più che mai lo scopo del suo discorso di oggi — il fatto che in qualche settore dell'opinione pubblica si era ritenuto che Chamberlain stesso, e il Governo, non avessero reagito abbastanza violentemente di fronte al la situazione nuova. Chamberlain ha detto che sperava di far cam-biare opinione col suo discorso di stasera. Ha fatto quindi una lunghissi- ina esposizione di quelli che sono stati i fatti a partire da Monaco: egli ha respinto l'accusa di coloro che dicono che quanto è accaduto questa settimana è conseguenza di quanto fu fatto a Monaco e che quindi le visite da lui fatte a Berchtesgaden, a Godesberg e a Monaco sono il frutto di una po- litica interamente sbagliata. Que sta conclusione — ha detto Cham berlain — è completamente arbitraria. Egli ha continuato lunga mente facendo la difesa di Mona co, più precisamente della sua andata a Monaco: ha detto che seegli non avesse intrapreso i voli che hanno portato alla sistema-zione del settembre scorso, il mon- do sarebbe entrato in guerra. Egliha descritto la situazione in cuil'Europa si trovava allora, situa-zione non nuova. «Noi ci siamotrovati allora di fronte a un prò-blema esistente da venti anni, unproblema che esisteva dal giorno Versaglia, un problema che avrebbe dovuto essere risolto mol-to tempo prima, a patto che gliuomini di Stato degli ultimi anni avessero avuto una più ampia vi- sione dei loro doveri ». Comunque, ha insistito Cham berlain, il primo e immediato og getto della sua visita fu consegui to, ed era quello di salvare la pace d'Europa. Ha insistito ancora dicendo che non vi era altra alternativa: nulla avrebbe potuto" fare l'Inghilterra, nulla avrebbe potuto fare la Russia, nulla avrebbe potuto fare la Francia per salvare la Cekoslovacchia dall'invasione e dalla distruzione. Ha aggiunto che se anche l'Inghilterra fosse entrata in guerra per punire la Germania e anche se avesse vinto la guerra contro la Germania, non si sarebbe mai potuto ricostruire una Cekoslovacchia come fu co struita a Versailles, Egli è venuto quindi a parlare della sua politica di distensione ed ha detto di essere andato a Mo¬ naco anche a quello scopo, con la speranza di trovare e di scoprire, attraverso contatti personali, quale era il modo di pensare di Hitler e se fosse possibile avere la sua collaborazione per la politica di distensione e collaborazione euro pea. Chamberlain ha detto che le discussioni, in complesso, non fu rono completamente insoddisfa' centi. i venuto a un punto che e e che |rimarrà cruciale nella storia di questi pochi mesi trascorsi fra il j settembre e oggi: ha parlato delle 1 assicurazioni dategli da Hitler eLo «spirito di Monaco» Più oltre, il Primo Ministro è dal Fuhrer ripetute nel suo discor1 so al Palazzo dello Sport, delle asjsicurazioni dategli che il Reich ] non aveva altre mire territoriali in Europa, che non avrebbe voluto gente di razza non tedesca, ed ha .concluso con una lunga requisito ria secondo la quale il Fuhrer non avrebbe mantenuto lo spinto di ,Monaco. Chamberlain ha detto: ' <™ ™™-,,,!.-, ,„„ v «- Sono convinto che dopo Monaco la grande maggioranza del popolo britannico ha condiviso le mie speranze e ardentemente desiderato che la politica colà iniziata fosse portata più oltre; io oggi condivido il suo disappunto e la sua indignazione ». Da questo punto in poi Chamberlain ha ripetuto una cronaca degli avvenimenti svoltisi in questa settimana e, esaminando gli ultimi fatti, ha detto essere difficile credere alle spiegazioni ufficiose date dalla Germania circa la richiesta protezione da parte dei ceki e degli slovacchi. A conclusione di questa sua requisitoria Chamberlain ha dichiarato: « Eventi che hanno avuto luogo questa settimana, eventi che hanno ignorato completamente i principii stabiliti dallo stesso governo tedesco, ci impongono questa domanda: è questa la fine di un'avventura o è l'inizio di una nuova? Questo attacco contro un piccolo Stato sarà seguito da altri? E' questo un primo passo verso il tentativo di dominare il mondo mediante la forza? Queste sono domande molto serie e non tento stasera di dare loro risposta. Ma sono sicuro che esse richiedono la più grave e seria considerazione non soltanto da parte delle nazioni confinanti con la Germania, ma da parte di altre e forse anche di quelle che sono oltre i confini di Europa. Vi sono certe indicazioni che siamo già su questa strada ed è evidente che ci si incamminerà velocemente lungh'essa. Noi stessi ci rivolgeremo prima di tutto ai nostri Dominions, alla Francia e non ho alcun dubbio che anche altri paesi, sapendo che noi non siamo disinteressati a quello che succede nell'Europa sud orientale, vorranno condividere il nostro avviso e scambiare con noi consiglio. Subito dopo queste parole dure, Chamberlain ha detto: « Non credo che ci sia alcuno che dubiterà della mia sincerità quando dico che io sonò disposto a fare qualunque sacrificio per la pace: c'è però una cosa per cui devo fare eccezione: la libertà che ci è stata tramandata per secoli e a cui noi non abbiamo rinunciato. E se io fra tutti gli uomini debba sentire la necessità di dichiarare questo, dimostra in quale misura gli avvenimenti abbiano disperso quella fiducia che cominciava a nascere e che se aves se potuto crescere avrebbe potuto rendere quest'anno memorabile » Leo Rea o n i Chamberlain, seguito dal consigliere economico sir Horace Wilson, si reca alla Camera dei Comuni per parlare degli ultimi avvenimenti, Il Premier, per la prima volta, è senza ombrello