VIVA LA MUERTE di Mario Bassi

VIVA LA MUERTE VIVA LA MUERTE Accoccolati su di un cono di macerie: per crogiolarsi all'avaro sole che sbavava, come la frangia d'uno scialle, attraverso la breccia aperta nella tetra muraglia da una bomba d'aviazione, li Legionario in camicia nera e Falangista in camicia azzurra. Li rivedo con esattezza — dopo le brevi parole scambiate con il superstite. Ed ogni loro gesto, rammento, ogni minimo d-etta- ' veosfpstp'p! eglio dell'episodio. Come quando, nello sfogliare, una raccolta di disegni, o nel rileggere le pagi ne del diario, la mente va scartando a una a una li immagini di primo piano sovrapposta nella memoria, per lasciar libero spazio, come se rimovesse le quinte di uno scenario, alla visione sulla quale fissi più intensamente lo sguardo. Quasi che, invece che qui, al fronte, fossi ancora, in questo preciso momento, non intento a rievocare, ma semplicemente di servizio come allora, n far istruzione alle ricciute, n«l freddo cortile d'una Certosa dell'Alta Aragona. Bassotti tutti e due. glabri e saldi di spalle, il collo tozzo e gagliardo. Se c'è un albero, un albero veramente nostrano, al quale paragonare la sobria e arcigna tempra della razza mediterranea — la stirpe del campo e del mare — io dico che quello è l'olivo: quando ripenso a cotesti due fanti e quando mi vedo dinanzi la mia quadrata e terragna truppa. — Se, invece di discorrere pacatamente, non si contorcessero tanto, non annaspassero con le braccia al vento come se volessero abbattere la invisibile cortina che li separa, non si brancicassero le mandibo/e come se dovessero cavarsi delle pietre dalla bocca, diresti che sono figli d|ella stessa madre, che si 60110 conosciuti da sempre — mi diceva un tenente andaluso che, con me, sostando tra i soldati, andava riscontrando le medesime caratteristiche fisiche dei due popoli fratelli. — L'unico contrasto che li divide è l'idioma, da eccitarli e concitarli talvolta, quando proprio non riescono a mettersi d'accordo, come :i\ stessero per venire alle mani... Il cortile era tutto disseminato di gruppetti, come un mercato orientale. .Un paio di camaradas su di una cassetta di munizioni, un paio su di un bidone di benzina. Altri appoggiati al muro, seduti per terra: si che, per andare da un crocchio all'altro, dovevi perderti in giravolte, come quando si scansa un gregge. E i due, lassù, come caprioli Bulla roccia, ad imbeversi di tepore. Pareva — fortunati loro — che si fossero intesi di primo acchito. Perchè, invece di sbracciarsi come tutti gli altri, invece di dare in iscandescenze, ognuno per conto suo stava pazientemente sfruconando con la punta del coltello dentro la fessura del piastrino di riconoscimento, con il cipiglio assorto e grave di chi sta per suggellare una inequivocabile sentenza. Il volto chino, bronzeo e aspro. I capelli neri, irti, come un malloppo di muschio. Gli occhi vivaci, dalla pupilla accesa e dritta, risoluta vividi di luce. E le quattro mani, vicine come forme di pane sulla madia, che si movevano con il gesto lento e misurato di chi è uso alla vanga ed al piccone. * * Una impresa al giorno, quando si trattò di organizzare i reparti misti. Venti Ufficiali circa per ogni Bandera: tra i quali, colui che si peritava in condiziono di poter scambiar quattro chiacchiere con gli spagnoli, sapeva a malapena balbettare leùorita e cabotiero. Una trentina di sottufficiali ed un centinaio tra graduati e Legionari. Questo, a un di- Eresso, T'esatto contingente itaano. Tutti gli altri, sino a raggiungere la forza di circa un migliaio di uomini,. Falangisti della vecchia guardia: ragazzi in gamba, già costumati a giocarsi la pellac- rlatvpopm , ' ve< sl"° eia alla brava e a menar botte da orbi, cazzotti e legnate sacrosante. Noi Camicie Nere armate di ferro di fuoco e del risoluto proposito di non essere secondi a nessuno. (Se, per ogni altro reparto, si parla di spirito di corpo, per le Freccie si avrà infatti da 'parlare, e a lungo, di spirito di ! emulazione). Le Camicie Azzutgiorno in cui non fu- e o a n e o o s , e i i o o e o l a e . e e l o i r i i i- ano ca, c- rono addestrate al maneggio delle moderne macchine di guerra, armate soltanto di encomiabili intenzioni. K, altra ardua impresa, ogni volta che. assottigliatesi le file dopo qualche azione, si trattava di orientare e di inquadrare i complementi. Quel giorno toccò appunto a me la grana dei piastrini di riconoscimento. Una contorsione linguistica, con giravolte leziose e repentine acrobazie, scarti balzi ed arresti, da uscirne più stordito che dopo la schermaglia con un dialettico. Il furiere alla mia sinistra, con il fagotto della ferraglia in mano. Un mio collega a destra. E, dinanzi, in ordine come una palafitta, il manipolo delle stordite cappelle. Novanta torelli navarrini e una decina di tracagnotti isolani nostri, ossuti sardi tutti nervi acciaio e sangue. Ma — dico — nessuno si è mai cavata la curiosità di sapere quale romanzo s'ha da scrivere per rispondere a tutte le chiamate che si trovano sul dritto e sul rovescio della linguetta, premuta, come, il soffietto di una armonica, tra le due placche del petulante arnese? Un florilegio così minuto e pignolo di nomi e dati tecnici che non ce l'azzecca nessuno a tradurli per direttissima. Un vicolo così chiuso e cieco che non c'è giro di parole ad aiutarti ad uscirne. Specie poi per chi, come me, la prima sommaria conoscenza del nuovo idioma l'ha fatta pendendo dalle labbra di qualche bella figliola, con discorsi e concioni di ben altra categoria. Qui, dunqup, è l'ostacolo: e qui bisogna saltare. Allora, dopo aver notato, con crescente delusione, che il volto degli astanti si va facendo sempre più ermetico e chiuso, arcigno e ostile, una energica risoluzione: e, il ragno, visto che non ce la fa da solo, vediamo se tutti assieme con un poco di buona volontà, si riesce a cavarlo dal buco. Anche perchè, io credo, nulla sia più efficace che lo scendere di bigoncia e che il mettere in completa libertà gli ascoltatori, per farsi prontamente intendere. Ciascuno lavori un poco di intuito: e tu, con pazienza, da amico, avvicinati ad ogni crocchio, con il tono di chi consiglia e di chi guida, di chi suggerisce e corregge, senza il cattedratico atteggiamento d'obbligo per colui che trovasi dinanzi ad un reparto inquadrato. Poi è anche cosa, giusta e buona e onesta il saper dare l'illusione, a chi è negato ad intendere anche le più elementari leggi, che da solo può scalare la vetta. L'anno scorso: nei primi mesi in cui l'Italia aveva teso la leale mano alla Sorella in peri colo. Ci bì trovava appunto ac cantonati in un vecchio convento di clausura da cui i rossi ave vano sloggiati e malamente di spersi i miti ed inermi inquilini. La chiesa rasa al suolo dal codardo piccone. E le alte mura della vetusta fabbrica sbrecciate qua e là da un'incursione aerea. In uno dei cortili, il più severo, la bolgia degli ossessi. Dove, a coppie le reclute dell'una e dell'altra Pa tria, a forza di urtoni di spinte d'urla e d'attriti, riuscivano a poco a poco a limare e ad appianare gli scabrosi spigoli derivan ti dalla disperata volontà di in tendersi tra di loro, sino a rag giungere poi la medesima simiglianza di quei ciottoli continuamente rimossi dalla stessa eguagliatrice onda. * * Battaglia di Catalogna. Non quella del mazzolino di fiori sul la canna dei fucili: e baci ab bgc bracci sorrisi carezze ad ogni angolo di strada. Come se, oh cronista di guerra! le donne le avessero messe lì apposta, gli inimici, tutte in fila, per riceverci a braccia spiegate. Ma quella dove ci si lasciava la pelle, in cui fioccavano svirgole e sventole a man bassa, e si sacramentava ad ogni quota da prendere, ad ogni cima da scalare, 0 s'andava avanti strappando il terreno al rivale come fosse stato pane per i nostri figli, dove tante creature di mamma hanno detto addio per sempre, dovo tante croci si sono innalzate ogni giorno lungo le martoriate strade intrise di sudore e sangue. Qualche giorno dopo la rottura del fronte, alla testa di ponte sul Segre. Quando il nemico si illuse di colpire nel fianco lo schieramento legionario spinto in avanti, come un cuneo, nel cuore delle sue linee di resistenza. Pezzi di artiglieria di ogni gittata e calibro, poco prima della sterile controffensiva, principiarono a scaricarci addosso una tormenta di granate. Le Bandere stavano aggrappate alle posizioni, come se ogni uomo si fosse tramutato in roccia. Le armi puntate, le bombe a portata di mano, e i nervi a posto. Sarebbe stato necessario rovesciare le quote a una a una, spianare il monte, avrebbero dovuto materialmente sfaldarsi e franare le trincee per che la catena dello schieramento si fosse spezzata. Non si sapeva però come proteggerci dallo spietato martellare delle granate. Se screstava il cannone e. andava a far guadagnare la medaglietta agli imboscati, erano l'obice e il mortaio che venivano a frugare dentro le trincee, dilaniando la pietraia. Tonfi sordi e laceranti esplosioni che aravano il terreno, sradicando e svellendo gli olivi, rimovendo falde di fanga, aprendo voragini, e pozze lungo ogni mulattiera.- A quando a quando, un roccione dietro cui, appiattito come una cimice, qualche soldato attendeva l'ultima salva, volava in frantumi di scheggie, sbriciolato come una zolla sotto la mazza. * * Poi... lungo la fredda e nuda navata della ermita che sorgeva dietro la linea inespugnata, una triste fila di mute barelle. pm—rcgCmisgsceii Tenente medico, il Capellano niiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e l'Aiutante della Bandera, con alcuni soldati chiamati a riconoscere il cadavere dei compagni, le passarono a una a una in rassegna: inginocchio, per scrivere ed appuntare il cartellino diagnostico, dinanzi ad ognuna d'esse, come, per una accorata preghiera. « Freccia Nera... deceduto: scheggia artiglieria: addominale ; Freccia nera... deceduto: scheggia artiglieria: polmonare; Freccia Nera... ». Su di una barella, intrisa di sangue che tutta la tela era divenuta scarlatta, un grumo informe di membra irriconoscibili e di indumenti maciullati. Panno, cuoio, ossa carne e terriccio in un unico malloppo su cui tenuamente luceva il piastrino di riconoscimento. 11 portaferiti l'aveva posato su quel frantume di cadavere come si depone la Croce sul petto dei defunti. Lo schiuse il medico, con la d1rE\el'pèbI pussrSpuntaci una baionetta. Poi, dopo /aver spiegato il cartellino, si guar- edò, attorno, smarrito, ci guardo ptutti in volto. Lo passò all'Ani- stanto Maggiore. Su l'ima e l'altra;'I faccia del foglietto, il motto trac-, dmalferma. Vira la n\addgciò di recente* medicato al collo) : psi schiuse a fatica la giubba, la\scamicia, il farsetto. Foi, no<; po- ' ptendo con l'altra mano sciogliere cn: fettùccia stranilo il iciato con mano mitcrtr. —■ — Spagnolo... — disse il Capellano a bassa voce, dopo il penoso silenzio di tutti. Allora, uno dei soldati che seguiva il gruppo (aveva un brac- e i o n a a e i i e oe, e r o e e e l o a , a i a a a quando un soldato ha chiuso gli occhi ha fatto il suo dovere e ba sta, tutto il resto non conta. il nodo della fettuccia, strappò il piastrino che gli ciondolava sul petto e lo poise all 1. niciale. un rmazzetto di medaglie benedette\p— quelle della madre e della noria — si sfilarono dal nastro reciso e caddero sulla barella insanguinata. Forzate le valve del piastrino, il Capellano non ebbe la forza di leggere ad alta voce. Un altro motto. Il nostro. Quello di tutti i nostri martiri e di tutti i nostri eroi. «Me ne frego ». — S'arar nifi Csteti — disse poi il ferito all'Aiutante Maggiore, parlando lentamente e scandendo le parole a una a una, con la caratteristica intonazione e lo strambo eloquio ormai divenuto lingua ufficiale d'ogni reparto misto — se acuerda Unteti, my Teniente, ci rita que esplicò corno se escrive e donde se /iene el eachnrro (ferravecchio) enei Terminada la con ferritela, el — e indicò con il braccio il povero cadavere. — el, qne es italiano... il que sot/ espanol, sentados (seduti) al sol... ... poi, l'Italiano fece capire al eamnrada spagnolo, magari con una risoluta alzata di spalle, che a lui non gli importava nulla di morire, che la morte non gli fa ceva paura, che era venuto ap posta per offrire i suoi vent'anni alla Patria, ohe solo gli bastava sapere come, nel nuovo idioma, avesse potuto esprimere il suo spavaldo sprezzo della vita, per . . ■> che, piastrino 0 non piastrino,o iiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii comunati subito, come quei ciottoli continuamente eguagliatrice onda. Pier Angelo Soldini poi, lo Spagnolo fece capire al c'amaradn italiano magari coir lili pu"no in mezzo al petto che , ° „ • „ ' , • '„(.!„ desiderava, in cambio, un motto per se... ^ WPer questo, quel lontano gior-ìno, tutti e due accoccolati sul co-1 110 di macerie, sotto l'avaro sole che sbavava, come la frangia à\ uno scialle, attraverso la breccia,aperta dalla bomba nemica chepoco prima aveva dato loro il bat-iamo del fuoco per onesto il ffiLrin ,°;„£l Torni Legionario in camma vera e il Falangista in eamwia azzurra s e- rano trovati immediatamente di perfetto accordo: la stessa teme- raria audacia e lo stesso sovrano disprezzo della morte li aveva ac-- comunati subito, come quei dot- toli continuamente rimossi dalla Questi sono gli spettacoli delle barbare distruzioni dei rossi, in molti villaggi della Spagna, durante la loro fuga disastrosa (Foto del nostro inviato Mario Bassi) •\i\; j { Il comandante dei carri armati legionari, generale Roberto Olmi (Foto del nostro inviato Mario Bassi)

Luoghi citati: Catalogna, Italia, Spagna