SCIOGLIMENTO FATALE di Leo Rea

SCIOGLIMENTO FATALE SCIOGLIMENTO FATALE Praga sconta i suoi errori vecchi e recenti - / colloqui di Berlino si protraggono a tarda notte Berlino, 14 marzo. Gli avvenimenti hanno precipitato con ritmo accelerato nelle ultime 24 ore. La crisi centro-europea, che è insorta rapidamente coirae una febbre acutissima, dopo, |"del resto, una incubazione semestrale, la quale era rimasta celata ; municamente agli occhi dei profani ma non già dei medici che non avevano cessato di vigilare, sembra avviarsi alla sua naturale soluzione, con procedimento altrettanto rapidamente accelerato, come cioè un processo decisamente infiammatorio, in cui l'arte dei chirurghi che potranno essere chiamati ad intervenire — e dei quali, a stare alle notizie che affluiscono di ora in ora, il meno che si può dire è che tengono già il bisturi in mano — non potrà essere che quella di evitare il più possibile le complicazioni e infezioni più estese e generali. dzlngUn cadavere sotto il bisturi Per quanto riguarda la Cello- gSlovacchia, o meglio quello Stato fibrido, che nel setterarbe, dopo la grave e pericolosa operazione di amputazione del membro zmar Isudetico, magistralmente eseguita ìjn maniera incruenta, si era cre-i auto di potere alla meglio tampo- i Lare, fasciare, ingessare, imbotti-jLj,-e ai medicinali e di nuove droghe costituzionali affinchè continuasse j è ! possibilmente a vivere, queste 48 -■ |0re di febbre acuta hanno a suffl'eienza già dimostrato che quello che. fascialo e ingessato si era in flmtsrvtI cogiittiugpc due assise internazionali, a Mona Co cioè e a Vienna, creduto di pri ter avviare a nuova vita non era se non un cadavere insufficiente mente e affrettatamente imbalsa mato, il quale appena sei mesi do po comincia senz'altro a putrefar- si. Questo cadavere giace ora già mentre scriviamo, da queste ultime 48 ore, inerte e in piena corruzione, con la pancia all'aria nel mezzo d'Europa. Non c'è che levarlo di mezzo; ed è forse questo il senso di tutto quello che avviene. L'importante è che non appesti e non infetti il continente. In Germania non vi è stato un solo momento di incertezza e di esitazione. Appena al primo scoppio, fra la notte di venerdì e sabato, la crisi è stata tutta intera compresa, annunciata e scontata. La nota di monsignor Tiso, dell'indomani, al Governo del Reich, non faceva che dare il colmo a un insieme di informazioni che avevano già da settimane reclamato nei circoli dirigenti tedeschi la necessità di prepararsi ad affrontare, sei mesi appena dopo quella del settembre, un'altra crisi centro-europea, che del resto non è se non la liquidazione definitiva di quella crisi che l'incapacità e la vecchia ereditarietà mentale lasciata a Praga dagli spodestati del settembre, non hanno saputo risparmiare all'Europa. Dopo la nota di monsignor Tiso, la sua visita berlinese e il suo colloquio alla Cancelleria con il Fiihrer, in presenza di von Ribbentrop, hanno diffuso già subito durante la notte la certezza di avvenimenti decisivi imminenti e la persuasione che la crisi era ed è destinata, ad andare avanti e a fondo e non già ritornare indietro e a riassorbirsi. Gli avvenimenti sono in piena « liquidità », così uscivano col dire questa mattina i giornali tedeschi; impossibile più arrestarli. i Un compromesso fallito La via degli avvenimenti era del resto, dopo il colloquio HitlerTiso, ben chiara nell'annuncio che lo seguiva della riunione della ipDieta slovacca per questa matti-! «e1™, intanto che i giornali del! pa'Reich sottolineavano e sottolinea-1 pdssimetdtqdngspscsclBrmzfvlsmcfqccpavvgtsdzgdm] : . o 5 e u i] tuttavia fin da ora assolutamente i .certa e come tale Ila dà concorde no «il pieno consenso ili vedute i nfra gli slovacchi e il governo dell cReich». Si comprese subito che] nella Dieta riunita importanti de- ! pcisioni incombevano, la decisione,I mcioè, in definitiva, di approfondire | re — con ciò sperabilmente di lachiuderla definitivamente — la1 zcrisi, proclamando alla fine quel-'cl'indipendenza slovacca che erajmstata sempre, fin dal primo mo- smento, il programma massimo: vdella piccola nazionalità, pro- pgramma che da Pittsburg a Sii-; clein si era tentato di anticipare eiscontare in compromessi e tran- i sazioni pro bono pacns, ma che la incomprensione, l'inuapacità, e la Pimprontitudine ceka ha reso vani ed ha fatto naufragare per seni- ipre. Ora è troppo tardi per i com- ae | promessi. Gli avvenimenti sono i ancora certamente, mentre serii viamo, in corso e troppi loro lati e e aspetti sono sospesi e costituie 'scono qua e là punti interrogativi -Idi varia importanza, capaci ana che talora di tenere riservata - ogni prognosi dal punto di vista . j anche europeo; ma una cosa è . o e e e r o - e o gramma untegral mente tutta la stampa tedesca, ed è che: per un terzo esperinien-: to di un terzo Stato federativo; cekoslovacco o ceìkoslovacco carpato ucraino, con uno o due tratti; di unione, non c>è più posto. In; settembre, nelle 24 ore di Mona-' co, fu la Cekosìovacchia di Ver-j saglia che rese l'anima a Dio: ora, in questo marzo in queste faultime 48 ore di febbre acuta, e stbelle e morta anche la Cekoslo-, vacchia di Montico. F>.on è senza una ragione anco-|ra sospensiva che ci fermiamo a;quella di Monaco, astenendoci dal ; dire alcunché di quella di Vien- na, e cioè di quell'importantissimo aspetto di tutta questa liquidazio-|ne che è costituito dalle rivendi- jcazioni magiare sul territorio car-1pato ucraino, perchè^da questo jpunto di vista ogni affermazione sarebbe prematura. Vienna, allora, come è noto, mise il punto fermo su queste rivendicazioni che avevano anche l'appoggio polacco. In quanto al Reich ancora ieri importantissimi organi di jpubblica opinione riaffermavano 1-1 la piena fedeltà tedesca al Pr°- a di Vienna che fa parte e della fondamentale fe-l ; mocIificazioni deità ideologica e politica del na-i zionalsocialismo al principio delle indipendenze e delle autonomie) nazionali; e non si ha alcuna ra-| gione per credere o ammettere,! giare a uscire dall'inerzia. Mani- frazioni ufficiose o prese di posi zione, comunque, anche semplicemente di stampa, sul valore da attribuire a questa marcia ungherese mancano assolutamente. i i,itpìn Jp: «ninni fprlpsrhi La tule,« «l gruppi leaeSCM per quanto riguarda il Reich vi è un punto sopratutto, indipen- -■ fino a prova contraria, che un ta-| le programma possa aver subito! E' questo, ad ogni ; modo. il lato forse più delicato dijtutta la faccenda, ed in cui deci-jsioni affrettate di terzi potrebbe-1 ro rappresentare incognite note- voli. Ad ogni modo oggi i giornali I tedeschi annunciavano con tutta! I calma e con la più riservata hobiettività la iniziata marcia ma-1 giara in territorio carpato ucrai-1 aiio. con sconfinamenti da Munkacs zin seguito a scaramucce scambia- pte con le truppe ceke; e la mar-Idti;! dicevano ■— procede senza, cincidenti, occupando varii centri. ' cII D.N.B. annunciava poi anche tun ultimatum di Budapest a Pra-i dga con riferimento appunto alle]gprovocazioni delle truppe ceke di [econfine che obbligano quelle ma-! z ipello urgente che essi lanciano ! «ogni singola vita tedesca è in ! pericolo instante». E' su questo 1 punto che i giornali tutti imper- dentemente dall'alta tutela dei suoi interessi politici e del vivo senso di coerenza e fedeltà ai suoi impegni internazionali, che può essere da un momento all'altro de terminante assoluto di decisione e di azione della sua direzione poli tica e militare; e questo punto è quello della tutela dei suoi consi derevoli gruppi nazionali viventi nel territorio dello Stato in crisi, gruppi nazionali che una nutritissima casistica, che riempie oggi pagine intere di giornali, rappresenta in grave e imminente pericolo, in questo improvviso collasso anarchico che ha preso tutto il corpo statale e sociale, attinto dall'estrema febbre del disfacimento. Basta accennare a questo punto e! riflettere quale importanza fondamentale e decisiva esso rivesta nella politica e nella ideologia nazionalsocialista, e in ultima analisi anche nel pensiero personale dello stesso FUhrer, per convin versi del peso decisivo che questo elemento può determinare sugli avvenimenti da parte del Reich. Si rileva in proposito come non privo di significato sia anche il fatto che proprio alla vigilia degli avvenimenti, e forse quando que sti erano già da alcune ore in movimento, un estremo avvertimento berlinese veniva dato da uno dei capi supremi delle forze armate, l'ammiraglio Raeder, nel suo discorso di commemorazione dei morti in guerra: avvertimento che, alla presenza del FUhrer, non faceva che ripetere le parole da quest'ultimo altra volta pronunciate, facendo presente il dovere che il terzo Reich si impone di proteggere gli elementi tedeschi anche fuori dei confini, e avvertiva che le armi tedesche non potevano rimanere inerti dove il sangue tedesco fosse versato. Goering a Berlino E' questo un punto sul quale ritornano oggi con martellamento speciale tutti i giornali: non meno di 17 sono i centri abitati da nazionalità tedesca nei quali il sangue tedesco è, secondo le relazioni di questi giornali, già abbondantemente scorso, e — cosi suona l'ap- elpe i niano la sostanza del moniti severi l che rivolgono a Praga. ] Voci di imminenti marce di trup ! pe tedesche non hanno natural- I mente mancato di correre a pitti | riprese durante la giornata, voci . la cui una certa spiegabile agita1 zione degli animi dà incentivo e 'che sono state anche 11 per li alijmentate dalla notizia diffusa ieri sera che il Ministro Goering ave: v* lasciato il suo soggiorno di ri poso nella riviera italiana per ac; correre nella capitale, il che è staio Pre3° come segno di possibili i importanti imminenti decisioni, Quello che sembra e che si ap Prende con insistenza da molte Parti' tuttavia non ufficiali, è che, ln vista deIIa soluzione da dare alle questioni della sua nazionali la' Reicn si sia visto costretto a prendere fin da ora alcune mi- e i a a è , -: o; i; n; -' -j : e fa' jf a"BerYino." e sure preventive, in parecchi punti, di là dalla frontiera; il fatto è però che per quanto riguarda movimenti di truppe tedesche, nulla è finora annunziato. Il Ministro Goering è arrivato questa sera. Una buona impressione sedativa, che chiude la movimentata giornata, diffonde per altro la notizia, che si apprende ufficialmente all'ultimo momento, che il Presidente di Stato ceko, Hacha, e il Ministro degli Esteri Chvalkovsky hanno chiesto di venire a Berlino a conferire col FUhrer. I due uomini dirigenti e responsabili dello Stato in crisi, partiti oggi alle 16 da Praga, sono arrivati questa sera Accompagnati da due alti fun-, zionari rispettivamente della pre Fidenza e del ministero degli este- -|ri nonchè dalIa flglla del presidena;te Hacna| essi sono stati accolu l ; con tutti h onori ai,a stazi0ne - da una rappresentanza del FUhrer o e de, ministero degli esteri; il pre-|sidente Hacha ha pasSato in ras - jsegna u battaglione schierato in-1 suo onore Indi si sono recati al- o ji'aiDergo. Alle undici e tre quarti1 due personaggi si sono recati al la Cancelleria dove ha avuto luo go il colloquio col FUhrer. Sul colloquio, al quale assiste e o i a i j soluto riserbo e fino al momento o 1 m cui scriviam0 non è stato co- lnunicato nulla. e -l Giuseppe Piazza va il Ministro degli Esteri von Ribbentrop, si mantiene il più as- i ) | ! Passività francese Parigi, 14 marzo. Il carattere passivo dell'atteggia- ment0 francese di fronte agli av venitnentì dell'Europa Centrale, si plecisa di pari passo col precisarsj carattere passivo dell'attcggjanlento britannico. Si ammette cne, in base agli accordi di Mona co, le due Potenze occidentali sa rebbero state nell'obbligo di ga ràntire le frontiere del nuovo Staho ceko-slovacco, ma, tenuto con to che le frontiere in questione non avevano ancora ricevuto le garanzie del Reich nè quelle dell'Italia per effetto della resistenza opposta da Praga alla soluzione soddisfacente dei vari problemi pendenti con Berlino, e cioè quello degli eftettivi militari ceki, quello dell'oro della Banca di Stato e quello degli ebrei, Parigi e Londra ne coneludono che anche la loro garanzia viene meno automaticamente ! e che il solo partito possibile per la Ceko-Slovacchia, o piuttosto per la Boemia, visto che la CekoSlovacchia appartiene ormai al passato, consista nell'arrendersi ai voleri della Germania. Questa conclusione non viene sbandierata sulle testate dei giornali perchè la diplomazia francese non confessa mai volentieri di essere ridotta all'impotenza, e perchè non è senza apprensioni sul contraccolpo che questo bis della ritirata di settembre potrà avere sulle Capitali dell'Europa Centrale balcanica dove da qualche mese il Qual d'Orsay si lusingava di avere riguadagnato una parte del terreno perduto subito dopo Monaco; ma essa è abbastanza chiara perchè l'opinione non nutra dubbi al riguardo, e se ne allieti anzi come di una circostanza che esclude per la Francia il ritorno delle ansietà del settembre scorso. Il punto su cui l'attenzione di questi ambienti preferisce concentrarsi, è invece costituito dalle reazione della Polonia e dell'Ungheria. L'annuncio dell'ultimatum di Budapest a Praga e dell'entrata di reparti magiari nei territori della Rutenia carpatica, ha prodotto stasera qui viva impressione. Un miraggio alla prova Gli osservatori diplomatici si chiedono se l'azione dell'Ungheria, logicamente connessa con le domande che quel Governo aveva rivolto al Governo cekoslovacco già da vari giorni, sia da considerare intrapresa con l'approvazione del Reich o no. Si era atteso sulle prime che un'azione analoga venisse sferrata dalla Polonia, ma l'inazione di Varsavia fa dubitare che possa trattarsi di una mossa concertata ed induce di preferenza a credere che Budapest abbia agito spontaneamente in difesa dei propri interessi vitali. In tali ipotesi questi ambienti non sanno decidersi a formulare una previsione circa quello che potrà fare ulteriormente il Reich. L'impressione in questi ambienti fclzavè in ogni caso che se la Polonia ! dovesse trovarsi domani in diffi- colta con la Germania per causa j dei territori ruteni, i termini del problema centro-europeo ne risulterebbero seriamente modificati e l'assenteismo francese verrebbe messo a dura prova. Il riavvicinamento franco-polacco e anglo-polacco di questi ultimi mesi si raccomandava infatti alla illusione, sapientemente coltivata a Parigi e a Londra, che in caso di pericolo la Polonia potrebbe, ancora una volta, fare assegnamento sull'alleanza con la grande Repubblica occidentale. L'improvvisa crisi slovacca mette o potrebbe mettere Varsavia in grado di sperimentare, prima del tempo, il valore di tale illusione. Quale sarebbe in tal i caso la sorte di quel riavvicina .mento? e r 'gamento della presidenza Lebrun > per altri sette anni e combatte il ij progetto di portare alla presjden- Se a quanto precede aggiungiamo la curiosità esistente in queste sfere circa l'atteggiamento che l'Italia si prepara a tenere durante la nuova crisi venuta improvvisamente a sovrapporsi alle vertenze mediterranee, avremo riassunte le impressioni principali ispirate all'opinione francese dagli eventi in Cekosìovacchia. Il problema dei profughi In quanto alla Spagna, si è avuto oggi alla Camera la continuazione della discussione sul problema dei profughi, e anche oggi i deputati hanno trovato modo di accapigliarsi e coprirsi di insulti. Sarraut ha pronunciato un discorso prolisso e confuso, la conclusione del quale sembra essere' che dei 400 mila spagnoli presenti nei campi di concentramento del Mezzogiorno, 400 mila potrebbero tornare in Spagna senza inconvenienti, perchè nulla hanno da temere dalla giustizia di Franco. Agli altri 50 mila la Francia darebbe in vece asilo definitivo sia tenendoli come lavoratori, sia arruolandoli nelle proprie formazioni militari o ne faciliterebbe l'espatrio verso altri lidi, Per quanto riguarda la politica interna e la campagna presiden ziale, il discorso pronunciato ieri da Flandin fornisce il destro alle sinistre di esplodere in nuove escandescenze accusando l'ex ministro di fare gli interessi della reazione e di mettere i bastoni fra le ruote ai fautori di una ripresa del fronte popolare. E' noto infat ti che Flandin patrocina il prolun o za Daladier, progetto che caldeggiano solo gli amici di Mosca allo scopo di legare le mani all'attuale presidente del consiglio e di ripor n I tare al potere Herriot con tutte -U« conseguenze che di leggieri si immaginano. La polemica durerà un pezzo, ma Daladier, a quanto si crede, è dell'opinione di Flandin. Concetto Pettinato Le ragioni realistiche della «neutralità» inglese Londra, 14 marzo. Scrìviamo all'inizio la conclusione che si trae dalle osservazioni fatte durante tutta la giornata circa le reazioni inglesi di fronte alla liquidazione di quella che fu la Cekosìovacchia: secondo tutte le apparenze il governo inglese non farà nulla. Il fatto, anzi i fatti compiuti vanno considerati come accettati. Appena finito il periodo dedicato alle interrogazioni, Chamher-j lain ha fatto oggi una dichiarazione ai Comuni circa gli Ultimi avvenimenti; ha parlato per una ventina di minuti per fare la storia •— senza poterne dare confer-j ma ufficiale — degli avvenimenti quali erano noti ai lettori dei giornali di stamane; ha aggiunto che secondo i rapporti ricevuti la situazione continua a mantenersi tranquilla non ostante avvenga ancora qualche scaramuccia di minore entità. Più interessante è diventata la sua dichiarazione quando ha risposto a una serie di domande di Attlee il quale voleva sapere quali fossero l'opinione e l'atteggiamento del governo inglese circa l'apertura di consultazioni coi governi firmatari di Monaco. Il Primo Ministro ha detto che il problema di prendere qualsiasi iniziativa in proposito non si è ancora presentato. Attlee ha ricalcato chiedendo se non era evidente esserci state delle pressioni intese a separare la Slovacchia dal resto della Repubblica e se il governo non fosse legato alle garanzie decise a Monaco. Chamberlain ha risposto che senza avere a disposizioni delle informazioni complete non desiderava esprimere una opinione in proposito. Del resto anche se quanto aveva detto Attlee fosse veto, ciò non costituì-1 rebbe elemento per dare attuazione alla garanzia. Sinclair, capo! dell'opposizione liberale, ha chie-i sto se il governo non si considerava obbligato moralmente. Chamberlain ha risposto che la situazione non aveva cambiato. Attlee è tornato alla carica e ha chiesto se il governo accettasse soltanto ] un fatto compiuto o se il Primo Ministro aveva deciso di compiere alcuni passi allo scopo di aprire consultazioni coi rappresentanti | del governo cekoslovacco '— Attlee fingeva di ignorare che que-, sto è defunto —, o col governo ! francese o con qualunque altro dei | governi garanti. Chamberlain ha risposto di non riuscire a capire cosa Attlee vorrebbe che il governo facesse. Le garanzie proposte a Monaco erano garanzie intese a proteggere la Cekosìovacchia contro un'aggressione non provocata delle sue frontiere. Tali aggressioni non sono finora occorse. Mentre tutta la stampa di stamane eccettuato il Daily Jlfai! aveva accolto col viso delle armi, fossero pure armi soltanto carta- : cee, l'annuncio della soluzione del la crisi ceka, i fogli della sera parlano un linguaggio più sereno e realistico. Fra le ragioni che hanno dettato la « neutralità » inglese nel processo di liquidazione della Ce-1 coslovacchia, a Londra si annoverano stasera le seguenti: primo, che di pratico e di utile non c'era nulla da fare se non accettare i. fatti compiuti. Secondo, che qua- lunque Jone o atteggiamento di ™opposizione ai fatti compiuti o In | dvia di compimento rovinerebbe le j prospettive di quella missione'Hudson dalla quale il Governo bri-,tannico conta di trarre risultati1 benefici non soltanto per il com-jmprcio ani?lo-tedesco ma anche mercio angio teaesco, ma ancne favorevoli per 1 tentativi di pacifi-jcazione europea; terzo, che qua-Ilunque azione o atteggiamento di 1 opposizione si troverebbe di f ron-, te alle forze dell'Asse, salde e | prontissime. Queste considerazioni correnti stasera negli ambienti londinesi servono a dorare un poco l'amara pillola d'un irrimediabile riconoscimento. E' interessante inoltre mettere nella cronaca l'atteggiamento dell'America quale traspare dai rilievi degli articoli pubblicati sui giornali nuovayorchesi e chica-1 goensi di oggi a proposito della | soluzione della crisi ceka: tali dispacci dicono in sostanza che le frontiere europee da quando esiste lt storia umana sono andate subendo continue modificazioni e che quanto più lontana l'America si tiene dalle guerre e dai conflitti necessari per tali cambiamenti territoriali, tanto meglio sarà per gli americani. Leo Rea