Teatro e cinema

Teatro e cinema Teatro e cinema o , r a «Nascita di Salomè» di Cesare Meano al CarignanoSi vivacchia alla corte di Aristobulo, re armeno; ai piedi detrono il capitano delle guardie lm-1 pensate un po\ Ma tra questa pie pasta, focacce, e la regina Salo mè cuce o rattoppa. Salomè. quella della danza famosa, l'incantatrice, la maliarda; eccola aggirarsi per la reggia a far stendere panni, ad accudire alla cucina e ai figlioli. E' una buona donnacapelli grigi, stanca e sfatta; quando Aristobulo l'ha sposata era vedova, sui trentott'anni, aveva già avuto quattordici figli:cola gente, che tira a campare, avviene, un giorno, un gran fatto fantastico. Arrivano due messi di Roma, due inviati dell'imperatore Domizio Claudio Nerone, | consegnare la bellissima, la snlcn!c,ente, l'incomparabile principessai Salomè. Vani i sotterfugi, d'ehia|ra Tullio Cassio ad Aristobulo, la | fama della straordinaria creaturaè giunta agli orecchi di Nerone, e poiché Nerone è un poeta, subito si è incapricciato e innamorato. Furbone d'un Aristobulo: lui aveva il tesoro, e se lo teneva ben nascosto e segreto. Ma con Nerone c'è poco da scherzare: due. quattro Provincie in cambio, ma Salomè deve essere portata a Ro con l'incarico preciso di farsima, senza^ indugio. Salomè; il suosolo nome suscita miraggi e sogni; Salomè che aveva fatto impazzire il Tetrarca crudele, Salomè che in una notte di follie e di perversità aveva voluto per un ballo la testa del Profeta, Salomè che gli dei conservano perennemente giovane. Aristobulo trasecola; non capisce un'acca di quello che il, romano gli va. dicendo. E si rifa poi subito con la vecchia moglie; la interroga, vuol sapere. Salomè non ricorda molto; 'sì da ragazza, dice, ero bellina, gli uomini mi guardavano, e lo zio Erode poi... Ma quello era un tipo. Danzare? si, si ballava tutte le sere. Una testa tagliata 1 Provincie. Ma il suo primo mini jstro Mardocheo ha un'idea; giac se ne tagliavano tante alla corte diErode. E può anche essere stato un tiro di mia madre, ma non ricor-do bene; e poi perchè rimesta- re queste cose? Insomma, del- la illustre Salomè, della Salo- mè leggendaria, nessuna traccia. Non si potrà mica mandare aNerone questa vecchia massaia.Aristobulo è desolatissimo, addioche, i romani, della vera Salomè non sanno nulla, non si potrebbe cercare una bella ragazza, e ben disposta, e insegnarle la parte, e Ispedirla poi a Roma? Inventiamo]Salomè. dice Mardocheo, fabbri chiamola. E' questo il tratto ingegnoso e sentimentale della commedia: come si dà vita a una favola, come si converte la fantasia in stupefacente realtà. Salomè non è lino a questo punto che un fatto quasi dimenticato e una vaga leggenda, un'incerta immaginazione, una cosa di cui si parla e si fantastica: si tratta di farla esistere. Essa diventerà quella che la letteratura ha poi lavorato con tanto impegno, con così maliziosa scaltrezza: quella che ha fatto sognare gli uomini e che scrittori ed esteti hanno sfruttato con sagacis- simi accorgimenti professionali, Chi la inventa è Mardocheo, è Aristobulo, è la complicità di Uit ti gli altri, che quando vedono nascere quel capolavoro di finzione, pur sapendo che è falso, lo trovano tanto bello che non possono più abolirlo. Si cerca dunque una ragazza aggraziata e in gamba, la si veste meravigliosa _ mente, la si ricopre di gioielli, le si insegnano di quelle parole che 1 i poeti orientali hanno sempre sulle labbra, e, sia menzogna, sia sogno, sia misterioso fascino, attrazione di ciò che è più torbido e più alato in noi, fatto sta che questa Delila figlia di Jerubbaal incomincia a entrare in una atmosfera prestigiosa, irresistibie, e trascina con sè tutti i desideri, tutti i rimpianti, tutte le nostalgie. La vera Salomè sentendo ola<slc. ^a. ^a,u,,,c «iiai», nascere intorno a sè una così gran meraviglia, quello ch'essa stessa fu forse un giorno, senza saperlo, quello che avrebbe potuto essere prova una strana sensazione, di malinconia, di affanno; di Aristobulo non ne parliamo, è un vecchietto cui piacciono le ragazze e va in brodo di giuggiole; tutta la corte è come affascinata. Ma dove il miracolo meglio si rivela è nel cuore dei romani, di Tullio Cassio, di Caio Lutezio. Essi hanno scoperto la verità, ma, della verità, ora non ne vogliono più sapere. L'inganno è troppo bello. Se ci credete a una cosa, quella cosa esiste. Salomè esiste ora, per tutti; ed è una promessa, una seduzione, un incanto. Andranno per il deserto, viaggeranno giorni e giorni con quel tesoro, riposeranno nella notte sotto il gran cielo stellato, raccontando racconti stupendi, aggiungendo al sogno nuovi sogni; no, 1 due giovani roma" a una tTC2GCg—MsNdr—tdi—TCSMTTni non possono rinunciare avventura cosi sopraffina. Quella BSalomè di cui i cristiani di Roma; Fparlavano per cenni, favoleggiavano appena, parte dalla piccola, scalcinalissima reggia di Aristo- buio, per il suo viaggio attraverso secoli, avuto accenti A trattare questa sua variazione scenica il Meano ha usato due modi, quello comico e quello patetetico-fantasioso. Più accentuato l primo, che si riferisce alla vita della corte di Aristobulo, ai contrasti tra una minuta, banale realtà e le grandi immagini della leggenda e della poesia, più sfumato e accennato il secondo. Di queste variazioni in margine alla letteratura, la letteratura moderna è ricchissima; e tutti ne ricordano saggi magistrali o curiosi da France a Shaw a Giraudoux, per citare i nomi più facili. Ci vuole in queste cose grazia, misura, e quella penetrazione sottile, smaliziata, che è un pensar due volte le cose, per trarne con la figura il riflesso, con il sentimento l'intenzione. Meano, che è scrittore delicato, di un'arguzia sentimentale, di un'intelligenza che sanno sempre intrecciare alla parola preziosa l'intonazione del cuore, ha saputo ricavare dal bizzarro argomento la doppia modulazione, del riso e della malinconia. Se la sua favola non si è risolta sempre in azione scenica, l senso iionico e quello poetico le hanno conferito grazioso respiro. Il pubblico ha seguilo il disegno lieve e ameno dei tre atti con la più viva e compiaciuta attenzione, ne ha colto sfumature, morbidezze, e la dichiarata o sottintesa aspirazione lirica, ed ha applaudito. La « Compagnia della Commedia » diretta da Gian Maria Cominetti ne ha curato la messa in scena con vivace gusto del pittoresco, e immaginoso, e burlesco. Aristobulo era Luigi Aimirante, di una comicità r.ilevatissima, saporita e divertente; Rossana Masi era Salomè, ed ha di una semplicità penetrante; ricordiamo poi Iris De ARRNBTCMCTSRLlisecepmNm o el - l'innovati ad ogni atto, e tra gli Sanctis, il Randone, 11 Gallina. Con i loro compagni, in una cornice scenica accurata, su bozzetti di Emma Calderinl (le musiche erano di Walther Zanolli), essi hanno dato alla rappresentazione colore e brio. Molti gli applausi e e a, ; a : e, interpreti l'Autore ha dovuto pie sentarsi ali* ribalta più e più volte. f. b. Sullo schermo: Napoli che non muore, di A. Palermi ~ // suo destino, di A. Guazzoni. a a a , i n . a Napoli che non muore è quella del lavoro, della vita intesa come conquista d'ogni giorno e d'ogni ora; lontana da ogni pittoresco più o meno tradizionale, più o meno di maniera. E' l'atteggiamento di i'Mario e di suo fratello, sono en- ' trambi a capo di un cantiere. La loro famiglia è sana, di vecchio ceppo; e ih questa famiglia entra Annie, dopo aver sposato Mario. Accolta con ogni amorevolezza, con trèpida letizia, la « francesina iben presto si trova nel nuovo ambiente come spaesata. Donna di casa non è; e certi atteggiamenti talvolta un po' snobistici, tal'altra soltanto un po' viziati, cominciano a creare piu di un'ombra, più di un larvato dissidio. Abbastanza scioccamente, sposando un giova ojne industriale napoletano, Annie aveva creduto di trascorrere trasognata i suoi giorni in un quadro fin troppo romantico; e mal si rassegna alla concreta disciplina che regola la vita di quella casa e di quegli uomini. Un episodio determinerà !a crisi che da tempo covava; ma poi, ai primi pàlpiti della maternità, Annie si ritroverai accanto al suo Mario come questi aveva sempre sognato. Il film ha parecchi istanti assai delicati. Il | pretesto, diremo così, napoletano, è un pretesto: che il dissidio fra| Annie e gli altri era ed è un dissidio che poteva e può sorgerei sotto qualsiasi cielo. D'altra parte alcuni tocchi d'ambiente sono ben i n è . l e a a ilcolti; e ciò che conta nel film sono1 i parecchi istanti sorpresi con emo-i zione rattenuta e misurata, anche jse la vicenda abbia qualche svolta un po' ingenua. Tutti gli inter preti sono molto efficaci, dal Gia Ichetti alla Barbara, dalla Starace iSainati al Porelli. che di film in ]film si va affermando sempre più. !Maria Glory è la «francesina»; e sovente giustifica la sua presenza soltanto con il fatto di essere fran¬ :cese. Gustosi, in due particine, la' Matania e il Maldacea. n .suo destino si svolge fra emi Igrati nell'America del Sud coni ]una vicenda folta e d'effetto, ab- bastanza ligia alla convenzione cinematografica. Diretto dal Guazzoni. il film ha tra i suoi interpreti Maria Ferida, Laura Nucci, Enrico Glori, Ennio Cerlesl e Mario Pisu. m. g.

Luoghi citati: America Del Sud, Napoli, Roma