Otto assalti italo-tedeschi

Otto assalti italo-tedeschi Oggi, a Berlino Otto assalti italo-tedeschi Berlino 25 febbraio. Ci siamo. Il tempo fugge e gli avvenimenti incalzano. Come il calendario prevedeva, andiamo ora verso il Nord, ma, come il Calendario non prevedeva affatto, pieghiamo verso Est. Beh, parliamo! di sport. Se questa manifestazione ne sostituisce un'altra da cui ha tratto la fòrmula e — diciamolo pure — anche la fama, ci sarà Gualche ottimista che si sarà certo regato le mani. A Berlino — egli avrà pensato — farà meno caldo che a Parigi. Può darsi, ma non c'è da giurarlo. Questa fòrmula, che ormai ha fatto le sue prove e la sua fortuna, fu inventata dai francesi che, poveri di sciabolatori, vollero incontrarsi con l'Italia soltanto al fioretto e alla spada. Noi dicemmo di si, e due volte vincemmo. Portata la gara in terra germanica, dove le amicizie non sono tradizionali, ma vere e reali, i tedeschi, che al fioretto non possono rivaleggiare con i nostri cannoni, ci chiesero spada e sciabola. Accordato. La scherma italiana è ancora in completa efficienza. Sono, come sapete, otto assalti a dieci stoccate, ma occorre precisare che non è questa la « Coppa degli Otto », trofeo parigino sul quale, mentre scriviamo, leviamo gli occhi con compiacimento. La fòrmula è la stessa, il confronto di Berlino è zoppo come quello di Parigi perchè qui manca la sciabola e là manca il fioretto, otto combattimenti erano ad Ovest e otto sono ad Est, ma non è la « Coppa degli Otto » perchè gli « Otto » sono proprio otto francesi schermidori o appassionati che hanno creato il trofeo perchè fosse disputato sempre a Parigi, sempre contro l'Italia e sempre allo stesso modo, dando ad esso un nome in verità più modesto del gesto: appunto la * Coppa degli Otto s-. A Berlino faremo qualcosa di molto simile e, come si sa. proprio alla stessa data, giorno più giorno meno, in cui la gara di Parigi doveva avere il suo svolgimento. Avrete visto ormai il programma: gli spadisti tedeschi prescelti sono Lerdon e Hildebrandt, gli italiani Ragno e Edoardo Mangiarotti. Gli sciabolatori tedeschi sono Esser e Heim, gli italiani Pinton e Ferrando. Partita facile? Probabile che lo si pensi, ma noi — pur con la viva speranza di vincere — non crediamo affatto si tratti di una passeggiata di salute. Lerdon è stato ed è, forse, tuttora il miglior spadista tedesco: ha avuto resultati importanti ed ha battuto, se ben ricordiamo, anche il nostro Agosto li a Sanremo. Hildebrandt ci è ignoto, ma sappiamo che è un « nuovo », di statura altissima e di enormi possibilità. A Innsbruck, Hildebrandt fu classificato subito dopo il nostro terzetto vittorioso. Presenteremo Ragno e Edoardo Mangiarotti? Essi erano destinati da tempo per la « Coppa degli Otto > e, perdendo Parigi, hanno guadagnato Berlino: non hanno niente da rimpiangere. Dai nostri, a dieci botte, aspettiamo dei buoni resultati e magari un dominio assoluto. Anche alla sciabola i tedeschi mettono in gara tutto il meglio che hanno: Esser, che in questi giorni è stato sulla bocca di molti per aver preceduto a Innsbruck due uomini come Perenno e Rajc szanyi, e l'olimpionico Heim, uomo che, senza far voli, sa tenere bravamente il passo. Per conto nostro non abbiamo affatto insistito a mettere sulla bilancia il peso d'un Marzi o d'un Gaudini. non tanto perchè non ci piacesse andare a' Berlino con tutte le carte in mano, quanto perchè Marzi e Gaudini, impegnati a breve scadenza in una battaglia grossissima, preferiscono certamente affilare il loro fioretto sen- tvapgthzlpntlcDzravza distrarsi con l'arma che per tutti e due è sussidiaria. Pinton, è, dunque, meritamente il nostro j uomo di punta, 1 uomo su cui,.co-,me sempre, facciamo il maggiore affidamento e, sia per una certa giustizia distributiva, sia perchè il ragazzo merita di avere il suo premio, sia infine perchè pensiamo se la possa cavare con onore, abbiamo dato per compagno a Pinton il genovese Ferrando, che è già stato a Budapest per una gara minore, ma che fa il primo passo quest'anno in una squadra nazionale. Abbiamo, cosi, una no- i i a o! bilmente, prudenza, forse, voluto vita, tanto novità, anzi, che la Federazione Tedesca a cut fu comunicato telegraficamente il nome di Ferrando, ha voluto chiederci per telegrafo se proprio aveva inteso bene. Sicuro, Ferrando; e quando si tratta di sbandierare una novità —- come, purtroppo, non accade tutti i giorni' ■— ci sentiamo il cuore pieno di letizia e di speranza. Vecchia Genova, auguri! Insomma, per vincere bisognerebbe fare almeno cinque vittorie. Sulla carta tuttociò sembra piuttosto agevole, ma abbiamo il pie ldzcsgpcdctfface a o à o i o n a, e i a . a n i, sentiménto. forse sciocco, che la 'sfaccenda sia ardua. Ubbie, proba-1 in1 mdgsUclupessimismo magari, eppure non siamo del tutto tranquilli. E il dirigente che non ha mai avuto di queste fisime ci dia pure la croce addosso. Questa Germania che sale, che sale, che dal poco s'è creata una squadra capace di classificarsi al terzo posto nelle finali delle gare collettive alle ultime Olimpiadi, che nel complesso dei punti riusci a superare la Francia nel '36, deve avere ormai maturato i suoi prodotti. L'Anschluss l'ha alutata, i Sudeti l'hanno arricchita, ma, più che gli schermidori attirati nell'orbita tedesca, conta lo spirito della nuova Germania, quel- IIIIIIIII1IIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIsèsslanis llMIIMlllllliilMlKiiniri tlinillllIliniltlllllllllltttittlo spirito che noi soltanto al mondo possiamo intendere ed apprezzare. Ma noi andiamo a Berlino, più che per cercare di vincere, per consolidare sulla pedana ramicizia degli sportivi delle due Nazioni. Sappiamo di trovare nella stupenda capitale del Reich degli avversari! degni di noi, ma anche degli amici che ci tendono le braccia. L'incontro deve essere intonato a questa fraternità di spiriti e, per meglio fare intendere ai tedeschi la nostra alta stima e la nostra cordiale amicizia, non solo abbiamo voluto 'sgombrare il campo da qualsiasi 1 ingerenza straniera nella giuria, 1 ma abbiamo pregato proprio 11 tedesco Casmir, avversario leale e giudice incorruttibile, di essere egli stesso l'arbitro delle nostre sorti. Una battaglia ardente può essere circondata da un alone di cordialità e può far sbocciare anche un'era nuova in questo nostro IIII1IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII1II1II1IIIII1HIIHIIIIIIIIIIIIIII sport adorabile che qualche voltaè angustiato dai risentimenti e dai sospetti. Se una parola leale, one sta e fraterna, sarà scritta a Berlino, i vincitori e i vinti avranno additato alla scherma intemazionale qual'è il suo vero cammino: il cammino che Germania e Italia stanno insegnando in tutti 1 campì. Nedo Nadi lllllllllllllUIIIIllllililIIItMI iiimmìkmhìiiimiiiiii Del Monego I., Bologna 3'27"; 7. Bernardelli L., Torino, 3'27"l/5; 8. Vandone C, Genova, 3'27"3/5; 9. Clerici E., Milano, 3'33"; 10. Clerici C, Milano, 3'33"; 11. Cosulich M., Trieste; 12. Berardelli O., Torino; 13. Di Gioppello A., Firenze; 14. Lange L., Padova. La classifica per Guf è la se-guente: 1. Torino, punti 127; 2. Mi lano, p. 105; 3. Padova, p. 102,5 4. Firenze, p. 94,50.