Dalla Basilica alle Grotte

Dalla Basilica alle Grotte Dalla Basilica alle Grotte Il Cardinale Pacelli, che fu Segretario di Stato di Pio XI e con lui divise le ansie del governo della Chiesa in momenti difficili, appare disfatto. Sul suo viso sono le tracce di un profondo, inconsolabile dolore. Accanto all'Altare della Confessione, presso una delle colonne berniniane, è costruito un castello di legno, quattro travi reggono tre robuste carrucole a catena. E' con questo apparecchio che la salma sarà sollevata e fatta scendere nelle grotte. Le tre casse Le tre casse sono allineate davanti all'Altare: accanto sono le poltrone in cui va a sedere il Cardinale Camerlengo ed il Decano. La lettiga su cui è la salma, viene adagiata presso alla cassa di legno di cipresso, la prima chel dovrà accoglierla. I cantori into-! nano c In Paradisum deducant te Angeli •>-, le campane suonano quasi a distesa. Ai bronzi della Basi-| lica fanno eco gli squilli di tuttej le chiese dell'Urbe, che salutano per l'ultima volta il grande Pontefice scomparso. L'officiante procede all' ultima benedizione alla salma, asperge di acqua benedetta ed incensa. Sono le 16,35. I sediari, i sampietrini e gli addetti alla Floreria apostolica, ad un cenno dei cerimonieri, si fanno intorno alla salma, e quasi con esitazione, con le mani che tremano, si accingono a sollevarla per deporla nella cassa. Essendo le vesti più lunghe del corpo, i sediari le ripiegano sotto i piedi, mentre i Sampietrini insinuano le mani sotto la spalle. Quando le sacre spoglie sono calate nella cassa, tutti i presenti le fissano in silenzio some sgomenti. Anche i lontani, che non possono vedere la scena, la intuiscono ed ammutoliscono. SI vedono parecchi visi contratti nello sforzo di trattenere le lagrime. Il compimento del rito Poi il rito frena l'ondata del sentimento. Il cadavere viene sottratto agli sguardi di tutti da un drappo cremisi. Nella cassa vengono deposte in due borse di seta viola le medaglie annuali e le monete coniate uurante il Pontificato e un tubo di piombo contenente una sintesi della vita di Pio XI, scritta in elegante latino da Monsignor Bacci, segretario dei Brevi ai Principi. Prima che la cassa venga chiusa avanza tra la generale commozione il conte Franco Ratti, il prediletto nipote del Pontefice, che in ginocchio bacia i piedi dell'auguslo zio. Il sottoforiere dirige ora i Sampietrini che procedono alla chiusura della cassa di cipresso e poi alla collocazione in quella di piombo. Essi si ritirano quindi per dar posto al facente funzione del Maestro di Camera che applica i sigilli del Camerlengo: gocce di ceralacca su nastri violacei. L'operazione si ripete dopo che la cassa di piombo è stata introdotta nella terza di olmo lucida, sulla quale si fissa il coperchio con viti dorate. Questo reca una targa in bronzo colla seguente epigrafe: « Corpus Pii XI P. M. - vixit un. LXXXI M. Vili D.X- Eccles. Univ. praefuit - Ann. XVII D. V. - Obtìt die X lebr. - Art. MDCCCCXXXIX ». Il feretro, pesantissimo, oltre 5 quintali, viene sollevato su di un carrello. E il corteo si ricompone mentre i cori intonano ancora il Miserere. Esso è ora più imponente perchè vi si sono aggiunti i 38 cardinali. I presenti premono sui cordoni degli svizzeri, tentano alzarsi sulle bancate, sui bordi delle colossali colonne per meglio vedere i porporati sui quali si appunta in questi giorni la curiosità generale. Tutti cercano di scrutare quei volti impenetrabili, tutti vogliono imprimersi ben chiare nella mente le linee caratteristiche di quei visi. La discesa nelle grotte Sono le 19 meno qualche minuto; la folla cade in ginocchio come obbedendo ad un comando tacito. Cardinali, Vescovi e Prelati pregano, cantano i cori, lamentosamente. Sopra i suoni armoniosi, uno è aspro ed ingrato: lo stridore delle carrucole e delle catene, mentre la bara, 'rimasta per un Istante sospesa nel vuoto, scende lentamente nelle Grotte. In queste è un altro carrello che la accoglie e la porta nel punto ove è appena abbozzata la tomba: un largo incavo, fra due muretti. E mentre i muratori si accingono a completare la costruzione provvisoria, che sarà sostituita fra breve da un altare marmoreo, la folla lascia San Pietro in silenzio. In memoria di Pio XI sarà innalzato nella Basilica Vaticana un artistico monumento. Non agevole sarà la scelta del luogo, perchè, com'è noto, i punti migliori sono ormai tutti occupati dai monumenti agli altri Pontefici. Tale difficoltà si è già presentata sia per benedetto XV sia per Pio X, ed mpmmtèt è stata superata mercè la perizia degli artisti incaricati di eseguirli. Come s'è accennato nei giorni scorsi, la salma di Pio XI è stata tumulata, secondo il desiderio di Lui, vicino alla tomba di Pio X. Ma il luogo della tumulazione è risultato veramente adatto, e tale che si potrebbe dire preparato in antecedenza, perchè quando si andò per apprestare sulla massiccia paret avrebbe „ „mlt. ii !,,„„„ ,„„je delle grotte il luogo dove')be dovuto essere collocato il|feretro e si è rimossa la lapide che ivi era murata ricordante la pre- senza in quel luogo dei resti mor- tali di Francesco Bandini Piccolo- imini, arcivescovo di Siena, si tro- ,.a „u„ „„_„..„ „„„ ',„ , ivò che quella paiete non era quel-lla perimetrale del sotterraneo, ma solo la chiusura di un ampio vano appartenente all'antico edificio della basilica vaticana e conservante ancora persino il pavimento della stessa. Tale vano è moltojampio ed è protetto all'esterno dauna robusta arcata e all'interno da una piccola volta a crociera, Qui si è perciò proceduto alla ri- mozione tanto della lapide del Pie- colomini che della cassetta diI piombo contenente le sue ossa, come pure del restante voluminoso materiale di terriccio appartenente all'antica basilica vaticana, e si è ottenuta cosi la totale liberazione di quel vano, nel quale la tomba di Pio XI ha trovato la sua perfetta sistemazione. Non c'è bisogno di aggiungere che la lapide del Piccolomini e i resti di lui, come pure tutto l'altro materiale estratto da quel vano, sono stati religiosamente conservati e troveranno definitiva sistemazione in altra parte del sotterraneo. aepnttct Pio XI e la Conciliazione Un colloquio profetico i col Primate d'Ungheria.Budapest, 14 febbraio. Un significativo episodio sulla determinazione di Pio XI di attuare la conciliazione tra la Chiesa e lo Stato Italiano, è stato narrato ai giornali dal signor Zsaki. già addetto stampa presso la Legazione ungherese presso il Quirinale e amico personale del cardinale Seredi, Primate d'Ungheria. Durante la guerra mondiale, in un momento in cui una folla di elementi estremisti ed anticlericali, riversatasi in piazza San Pietro gridava contro la Santa Sede ingiurie volgari, il futuro Pontefice Achille Ratti, allora canonico della Basilica di S. Pietro e prefetto della biblioteca vaticana, trovandosi a' conversare con Giustiniano Seredi, in quel tempo semplice frate benedettino, che però si era già acquistata fama di insigne giurista e risiedeva a Roma sotto io pseudonimo di un prete spagnolo, per partecipare ai lavori di codificazione del diritto canonico, gli disse celiando: iProvatevi ora, non ostante il vostro coraggio di ungherese, ad uscire su questa piazza ». Più tardi, nel 1922, quando Achille Ratti fu eletto pontefice. Giustiniano Seredi, recatosi ad esprimergli la sua venerazione, gli ricordò questo particolare del d"riodo bellico ed aggiunse: «Santità, uscite ora Voi in piazza se ne avete il coraggio! Il Santo Padre rimase a riflettere per pochi istanti e rispose quindi con voce ferma e sicura: <;Ebbene. caro Giustiniano, io vi mostrerò che saprò uscire in piazza San Pietro! ». Dopo alcuni anni infatti, Pio XI, grazie al geniale concorso del Duceruppe le catene della clausura riprese la sua libertà. Rito funebre a Desio in memoria di Pio XI Desio, 14 febbraio. Tutta la popolazione della no-1jSlra città, si è stretta ancora una 'lta in un golo deferente pensie- :|ro e, radunandosi nella Basilica in I cui Pio XI venne battezzato, hai nuovamente innalzato preci per il suo più grande ed illustre figlio, iAlla stessa ora in cui a Roma, nel- ,*.B?sUlca Vaticana, si procedeva! ialla tumulazione della Salma, è lstato officiato un austCro rito fu-'nebre. j |A„L;11„ D«j.l! - D „ iACIllIle Katll a KaVenna _ _ jCordiale corrispondenza con Cor-'. R. . con.resso j; a. i «qo^ luca U ^ngreiiO «' « ! cheologia Cristiana ed un mes- ' sappio di Pio XI l Ravenna 14 febbraio T - i*"X^"L.fiL5S?]?r*™- „, : saggio di Pio XI Ravenna, 14 febbraio. Se un cronista ravennate non ci I avesse avvertito con una copiosa e ricca documentazione, non sa-l'-'preramo che Achille Ratti è venuto per ben due volte consecutive a Ravenna. Non poteva essere che l'Eminente Prelato, non toccasse questa città nei suoi pellegrinaggi spirituali. Ravenna conserva le più belle chiese del mondo e le traccie più silenziose e significative di un glorioso passato: qualche motivo doveva ben esserci per Achille Ratti onde recarsi nell'antica, sede imperiale. Di queste due visite si è sapu storico e critico d'arte. Vi fu una cordiale corrispondenza fra Monsignor Achille Ratti, Prefetto della Biblioteca Vaticana, e Corrado Ricci. Ragioni di i indole bibliografica, d'indole arti.s^ica d.indofe religiosa. to ora, attraverso il carteggio ine-,dito di Corrado Ricci, l'illustre Iò I due uomini si compresero, si stimarono e si amarono. Si trovarono diverse volte insieme e si scambiarono lettere dal¬ le quali traspare l'animo nobile ela bontà innata e profonda diPio XI. A dimostrare questo, basta riprodurre la lettera autografa che il cronista ravennate ha raccolto dal carteggio di Corrado Ricci. Essa riguarda la singolare condizione pietosa in cui si trovava Luigi Cavenaghi, il restauratore della t Cena » di Leonardo, conoscente ed amico di entrambi. La lettera fu scritta, in fretta e furia, in un libero scrittoio di un ufficio della Direzione delle Belle Arti, nell'aprile del 1917, e dice testualmente: « Caro Sig. Commendatore, Mi rincresce molto di non trovarlo... Mi hanno detto che Ella desiderava vedermi; aspettavo la occasione che mi portasse in Piazza Venezia; ma non lasciarono presentarsi le occupazioni continue. Ora poi. non è soltanto buona occasione ma necessità e purtropno non buona che mi porta. Il non buona riguarda il nostro carissimo prof. Cavenaghi. Venne ieri in Vaticano e lo trovai molto giù; è tornato questa mattina e mi ha un poco spaventato già con la pessima cera; peggio poi con due svenimenti che me lo fecero cadere al fianco. L'ho assistito del mio meglio e poi accompagnato all'albergo. Non mi piace, e non sarei tranquillo di saperlo parti- a a a i i e e o l e n a o e e to solo per Milano. Se ho ben capito Ella pure deve andare lassù: se lo può accompagnare sarà l'ottimo. Se no, veda di farlo accompagnare con qualche pretesto di missione, incaricando persona amica. Comunque che l'amico nostro non sappia di questo mio passo presso di Lei. Lunedi mattina — prima mi è impossibile — anch' io andrò a Milano, per tornare venerdì. Cercherò di vederla prima, ma sarà tanto più difficile se Ella, quod est in votis, va con Cavenaghi. Se qualche cosa urge, o comunque può farsi da me,. può telefonarmi più sicuramente là sera dalle 121) 9 alle 9 La riverisco e Le auguro ogni bene. Dev.mo Achille Ratti ». La prima visita fatta a Ravenna risale a molti anni prima della guerra. Achille Ratti doveva fare ricerche alla Classense. Ci nota lo studioso ravennate che il « Monsignore » prese allodio aU'pIn-r^n Byron in Piazza S. Francesco e che la sera «. al termine dena laboriosa giornata, era solito fare una passeggiata fuori di porta. L'albergatore, certo Zoli, si permise di sconsigliare il « Monsignore » di uscire fuori delle mura della città e il Ratti credette dapprima che quel suggerimento fosse dettalo da... ragioni igieniche. Poi capi quali erano i veri criteri di prudenza ai quali lo Zoli si riferiva... *. Ma a Rav?nna venne in occasione di un avvenimento storico-art istico. Nel 1908 si procede alla ricognizione Sei contenuto dell'urna collocata nel nicchione sinistro della ; e, Cappella della Beata Vergine del I Sudore nella Metropolitana che. :nel 1321 fu convertita in seoolcro dall'Arciv. Rainaldo Concoreggio, contemporaneo di Dante. Nel cofano, entro l'arca arcivescovile, furono rinvenute « stoffe di grande pregio » ma assai I -1 deteriorate!'~Si spedirono a Roma a alla « Vaticana » per i restauri che - : furono egregiamente eseguiti sotn Ito la direzione di padre Ehrle. ai Monsignor Ratti riportò il prel zioso cimelio personalmente a Rao, venna. - * * a! Di Ravenna, della sua grandez- è za religiosa e storica nei secoli, -'Achille Ratti aveva una speciale j devozione. Si ricorderà in propo- | sito il messaggio inviato ai più i insigni studiosi del mondo conve- nutfa Ravenna per il Congresso di Archeologia Cristiana: settem¬ bre 1932: Teatro Alighieri. Si -'Tnaugurò'''appunto" còìfa'Tettura i fatta da S. Eminenza Pacelli di !un messaggio di S. Santità, - ' « Solenne accoglienza ebbe, que lsto messaggio che fu accolto In Tiedi da tUfU i ES8*6?^ com-P,resa : «a masiia. di .popolo ebe awuteva I a"ìla 'seduta' inauguraìe *." Grandiosa fu la dimostrazione -lan'im|jrjzzo del Papa della Conci- 'liazione. Più tardi fu offerto al Pontefice < uno dei tre esemplari in oro della medaglia coniata in occasione del Congresso. Gli altri due furono presentati a S. M. il Re e a S. E. Mussolini. La Classense. si ebbe, in omaggio, l'opera monumentale di Monsignor Giuseppe Wilper sui Sarcofaqhì Cristiani. Il ' popolo ravennate rivolge, quindi, un particolare tributo di venerazione alla figura del Sommo Pontefice che ebbe per la città dell'Esarcato, riguardi speciali e a ù n o e -,che si mantenne in contatti cone Itinui nelle occasioni più impor tanti. A. M.