La candidatura di re Faruk alla possente dignità di Califfo

La candidatura di re Faruk alla possente dignità di Califfo Colpo di scena nel mondo mussulmano La candidatura di re Faruk alla possente dignità di Califfo // sentimento religioso e il giuoco degli interessi politici -- Come si orienterebbero gli altri principi arabi e le popolazioni dipendenti dalle Nazioni europee CAIRO, febbraio. . La candidatura di Re Faruk c Califfo dell' Islam è diventata realtà operante. Il giovane Re ha fatto da imam nella preghiera del venerdì in una moschea del Cairo, ripristinando cosi le tradizioni dei Califfi i quali mancano in Egitto da quattro secoli e mezzo, da quando il turco Sclim strappò il Califfato agli Arabi e lo portò dal Cairo a Costantinopoli. Re Faruk è 11 primo Sovrano dell'Egitto indipendente che, dopo il 1517, abbia fatto da imam nella preghiera del venerdì, che era consuetudine califfale fosse aperta dal Supremo Difensore dell'Islam. Re Faruk, primo avanti a tutti i fedeli, ha declamato i versetti del Corano in modo perfetto. Non per niente suo maestro di recitazione coranica è stato il Rettore dell'Azhar. La scena e gli attori Ma il gesto del Sovrano d'Egitto — vero colpo di scena nel mondo musulmano — ha assunto significato eccezionale ed importanza altissima perchè è avvenuto alla presenza dei rappresentanti di tutti i paesi dell'Islam arabo non sottomessi alle Potenze europee, riuniti al Cairo per la conferenza palestinese, e tra essi tre Principi che vanno per la maggiore, il Principe saudita Feisal secondogenito di Ibn Saud, Viceré dell'Hegiaz dove si trovano i Luoghi Santi musulmani, suo fratello Principe Khaled e il Principe yemenita Hussein Seif el Islam (Spada dell'Islam), secondogenito dell'Iman Yahia, venuto espressamente in aeroplano dal Giappone dove si trovava al momento della convocazione della Conferenza. Pure presenti erano i grandi Ulema dell'Azhar, i dottori cioè del massimo centro spirituale del mondo islamico, e ben cinquecento ufficiali dell'esercito egiziano col loro capo di Stato Maggiore, i quali all'uscita del Sovrano dalla moschea, si son messi a gridare, insieme alla folla « Viva Faruk Califfo ». Infine va sottolineato "che il gesto è stato compiuto nell'atmosfera vibrante e propizia di fraternità islamica e solidarietà araba di cui il Cairo in questi giorni è stato il centro. « E' la prima volta che il mondo arabo trovasi riunito come in una unica nazione, e questo è un inizio », ha detto il Principe Feisal. « Il Re d'Egitto è l'uomo del giorno per l'Oriente arabo », ha detto dal canto suo il Principe Seif el Islam. « E' stata posta la prima pietra della federazione araba », ha soggiunto il Capo del Governo irakiano, Nuri el Sald. « Già il Cairo fu la capitale dell'Islam ed ora ritorna ad esserlo », ha detto Mahmud Pascià, il capo del Governo egiziano. I giornali egiziani poi hanno versato molto inchiostro scrivendo: « L'Egitto è il cuore dell'unione araba ed il cervello della federazione islamica. L'Egitto è lo Stato conduttore dei paesi arabi. Ne è il più forte militarmente, economicamente demograficamente. L'Egitto con la sua civiltà il suo esercito il suo sviluppo economico, è posto in posizione di primato nel mondo arabo, è il difensore dell'Islam arabo. E' all'Egitto che si dovrà la soluzione per la Palestina. L'Egitto ha fatto liberare gli esiliati alle Seychelles. L'Egitto ha ottenuto dagli Inglesi che i capi palestinesi potessero presentarsi alla conferenza di Londra. L'Egitto ha avuto l'iniziativa di riunire al Cairo le delegazioni arabe. Non tanto ha avuto valore la trattazione del problema palestinese, quanto la manifestazione di solidarietà arabo-musulmana che ne è derivata ». E così via di seguito, hanno scritto i giornali per pagine e pagine. Entro la cornice di tale calda atmosfera va posto il gesto di Re Faruk. Due nomini al lavoro Pensa veramente il giovane Monarca d'Egitto di coprirsi del manto dei successori di Maometto? Non si può che rispondere di si. Due uomini soprattutto perseguono l'altissimo scopo, lavorando efficacemente quantunque in silenzio. Uno è Scek el Mai-aghi, Rettore dell'Azhar, suprema autorità musulmana in Egitto; l'altro è lo attuale capo di Gabinetto Reale, Ali Maher Pascià, l'uomo che tiene in mano le redini della politica egiziana e che probabilmente le terrà con maggior energia in un prossimo domani. Scek el Maraghi lavora servendosi di quella possente leva che è l'Islam, religione, politica, costume di vita nel medesimo tempo, secondo I principi coranici. Scek el Maraghi vuole che la religione domini tutte le attività della nazione, ed afferma che l'Egitto copre il ruolo di « primo » paese musulmano. Ali Maher Invece lavora servendosi dello strumento politico e diplomatico, ed abilmente, quasi senza farlo capire. E' Ali Maher che ha combinato il futuro matrimonio tra la Principessa egiziana Fauzia e il Principe ereditario dell'Iran. A matrimonio fatto sarà scartato lo eventuale ostacolo al Califfato di Re Faruk che poteva esser opposto dallo Scià di Persia e dai suoi sudditi sciiti. Anzi si avrà un alleato. E che cosa va a fare Ali Maher a Londra, colla scusa di far parte della Delegazione egiziana alla conferenza per la Palestina? Va certamente a lavorare nell'interesse odierno dell'Egitto, nell'Interesse del Califfato di domani. Quali titoli possiede l'Egitto per richiamare al Cairo il Califfato, oltre a quello e principale di « primo » paese musulmano? L'Egitto possiede indiscutibili titct storici. Prima che passasse agli Ottomani, il Califfato era al Òà>o. Ora ritornando agli Arabi, dovrebbe ri-1Itornarc a Cairo. Lia nella terza |tdecado del secolo scorso, se le Po-jftenze europee non avessero ter- Lmato la vittoriosa marcia di Ibra- him su Costantinopoli, il Viceré di Egitto Mohamed Ali avrebbe realizzato il sogno da lungo accarezzato di diventare Califfo insième a Signore di un impero arabo. Quando nel marzo 1924 Kcmal Pascià abolì il Califfato, il vecchio Sceriffo Hussein dell'Hegiaz pretese dì esserne il legittimo successore, ma nel settembre dello stesso anno Hussein perdeva il regno dei Luoghi Santi, scacciatovi dai wahabiti di Ibn Saud. Il mondo musulmano poteva rimanere senza Califfo? Re Fuad d'Egitto e l'Azhar si diedero da fare. Il Califfato doveva ritornare all'Egitto. Ma Re Fuad era impopolare, lo Egitto in lotta per l'indipendenza, il mondo arabo invaso dalla discordia e straziato da lotte intestine. Per questo il Congresso islamico riunito al Cairo nel marzo 1926 sotto la presidenza dell'allora Rettore dell'Azhar, Scek el Gizaui, per studiare la possibilità di ripristinare il Califfato, annunciò che il momento non era favorevole e rinviò la discussione ad altra conferenza da tenersi al Cairo in circostanze propizie. Tali circostanze sembrano ormai giunte. Egitto indipendente e solidarietà araba, solidarietà però che non ha nulla a che vedere col famoso panarabismo. Anzi noi siamo del parere che la realtà dei singoli nazionalismi arabi uccide l'utopia panarabica, ma con questo non neghiamo la possibilità d'una solidarietà sentimentale religiosa e politica, dei paesi arabi in determinate circostanze, come oggi a causa del comune interesse arabo per la Palestina. Ora se si toglie la soluzione della conquista armata e di un impero arabo, lo strumen to più adatto a rendere stabile e fruttifera tale solidarietà appare il Califfato, un Califfato in mano ad Arabi o presunti tali, come sarebbe il caso dell'Egitto. I titoli del giovane Sovrano La questione del Califfato non figurò al Congresso musulmano di Gerusalemme del dicembre 1931. Altre iniziative per il Califfato abortirono, così il tentativo indiano di proclamare Califfo il ricco Nizam di Hyderabad, suocero dell'ultimo Califfo di Costantinopoli cui passa una larga pensione; cosi aborti 11 tentativo francese di creare un movimento diretto a proclamare Califfo di tutto l'Islam il Sultano del Marocco che afferma d'essere un discendente di Maometto. Re Fuad lavorò in silenzio e preparò il terreno al figlio. Quando Faruk, uscito dalla Reggenza, fu investito Re nel caldo luglio 1937, per le prime volte nelle vie del Cairo si gridò: «Viva il Re Credente * Viva Re Faruk Emir el Muminin (Principe dei Credenti) », « Viva il Difensore dell' Islam », « Viva Faruk Califfo e èc I Scck el Maraghi primo Scek del l'Islam ». Il grido lanciato dagli Azharisti fu subito ripreso dai fellah che si sentivano trasportati da immenso amore e devozione verso il giovane Sovrano che ogni venerdì si recava a pregare alla Moschea. Da allora il grido di « Viva Faruk Califfo » s'è ripetuto e questi giorni s'è levato davanti ai rappresentanti del mondo arabo. Certo la proclamazione di un nuovo Califfo non è avvenimento che si possa improvvisare, ma va riconosciuto che se un Congresso musulmano per il Califfato dovesse svolgersi nelle attuali circostanze di favore al Cairo, troverebbe Re Faruk come il più indicato tra i Principi musulmani a ricoprire il posto di successore del Profeta. Re Faruk, infatti, possiede l requisiti per diventare califfo, ec cetto quello di discendere dalla famiglia del Profeta (Faruk inve ce discende da una Dinastia il cui capostipite, il grande MoahamedAli, era albanese), ed eccettoquello di regnare sui Luoghi San- ti dell'Islam, La Mecca, Medina e Gerusalemme. Ma se il Cairo di- ventasse il centro politico d'una Federazione araba, nella quale l'Egitto assumesse una posizione di primato, ecco che il Sovrano di Egitto potrebbe considerarsi investito d'una alta sovranità sui Luoghi Santi. E pure se domani salisse sul trono di Palestina un Principe egiziano, l'Egitto verrebbe a considerare il Regno indipendente di Palestina come uno Stato semivassallo, e 11 Re d'Egitto si considerebbe investito d'una alta sovranità sulla sacra Moschea dl Gerusalemme. Per il resto. Re Faruk possiede tutti i requisiti. E' sovrano indipendente, possiede prestigio ricchezza potenza. Possiede un forte esercito e più forte lo possederà domani per porlo ai servizi dell'Islam. E' il più potente il più ricco il più influente dei Sovrani ai ahi. Re Faruk è Sovrano religiosissimo e gode immensa popolarità. Gode dell' appoggio completo dell'Azhar il quale appare come il deus ex machina della situazione per l'influenza che esercita su tutto il mondo islamico cui fornisce i dottori in dottrina coranica. E gli altri? Ma accetteranno gli altri Regnanti arabi il Re d'Egitto per Califfo? E' appunto qui dove si eserciterà la fatica di Ali Maher, quale manovratore politico. Occorrerà dare esatta impressione ai Sovrani arabi che un Califfo egiziano costituirà un vantaggio anche per loro soprattutto contro gli imperialismi europei. 'Sei r«*st j Ri Ibn Saud non ha mal manifestatò aspirazione e diventare Califfo, quantunque possessore dei Luoghi Santi, tanto più che egli ' a e n i o o i i i a i è capo di una setta musulmana considerata eterodossa, i Wahahili. Nè l'Imam dello Yemen potrebbe costituire un ostacolo. Anche 11 entrano in scena le sette non ortodosse per cui il Sovrano dello Yemen è considerato soltanto dai suoi sudditi come Imam dell'Islam e Principe dei Credenti, il giovane Re Ghazi dell'Irak invece potrebbe accarezzare ambizioni al Califfato, in quanto è di rito sunnita e possiede i requisiti del sangue essendo discendente dai Sceriffi della Mecca, nipote di Re Hussein. Ma non può competere con il Re d'Egitto per g'.i altri requisiti. Sinora Ghazi I è Re di un popolo — e non compatto ma diviso in sciiti e sunniti — dii non più di tre milioni di anime. li musulmani di Siria e di Palestina non s'opporrebbero certo ad un Califfo egiziano, se non altro peri reazione al turchismo. Uscendo da! mondo arabo, è da| considerare il probabile atteggiamento dei Persiani.- Questi sono musulmani sciiti e non prestano fede né obbedienza ai Califfi, ma attendono la reincarnazione d'un dodicesimo discendente di Maometto secondo la linea di Hussein, aspettano cioè un messia ch'essi chiamano il «padrone del tempo (Sahib el zaman) » e che dovrà: far rivivere il titolo d'Imam. Per! questo 1 Persiani sono indifferenzlf"a *u"V°"e munque, coi legami di parentela che si intrecceranno tra le Case-regnanti dell'Iran e dell'Egitto, si csclude che lo Scià possa solleva-1re ostacoli alla candidatura di un 'Re egiziano a Califfo. Pure il Rejdell'Afganistan, regnante su mu-'sulmani sciiti, non aspira al Ca-liffato nè, è prevedibile, muoverà obiezioni alla candidatura egi- ziana. Dove invece appare l'incognitaè in Turchia, che, tra gli Stati che, musulmani, è per ora indubbia mente il più forte. Si era soliti dire che la Turchia di Kemal, che aveva abolito il Califfato, non sisarebbe più interessata ad esso. Senonchè, dopo la morte del laicoAtaturk, gli attuali dirigenti tur-chi. Ismet Ineunu e il MarescialloCiakmàk, si mostrano molto at-taccatl alla religione e abbastan-za fedeli alle tradizioni. D nazio-nallsmo turco, che si apre ad ani-bizlonl di conquista, si rende congto della grande influenza che unapolitica esercita nel mondo mu-sulmano se appoggiata sull'auto-rità d'un Califfo. E* certo che il mondo arabo sischiererebbe compatto contro unaeventuale ricandidatura turca alCaliffato, ma una concorde volon-tà araba non potrebbe annullarei'efficacia d'una opposizione tur-ca ad un progetto di restaurazio-ne califfale al Cairo o altrove. Arma a doppio taglio Da considerare è infine l'atteg-giamento dei settanta milioni dimusulmani dell'India. Recenti col-loqui avuti dall'Aga Kan al Cairo con Ali Maher e Scek el Maraghisono stati appunto messi in rapporto con la questione del Calif- fato, nonostante le smentite. E dietro gli indiani vengono i cinesi, i giapponesi, i malesi musulmani. Ma qui si rientra in un altro campo, in quello delle Potenze che esercitano la sovranità su popolazioni di religione musulmana, Inghilterra, Italia, Olanda, Franciae Russia. Soltanto sotto bandieramiZn^^m^m-n/T8?!* milioni di musulmani. Perciò per una restaurazione del Califfato l'Egitto dovrà tener conto anche del parere delle Potenze. Concludiamo riferendo l'opinione di certe sfere britanniche secondo le quali la creazione d'un Califfo al Cairo sarebbe nell'interesse dell'Impero inglese. Infatti l'esistenza d'un Califfo egiziano, i — non sul tipo dell'* uomo malajto » di ottomana memoria, ma che Igodesse prestigio autorità e impe ì rio sulle popolazioni arabe — die I verrebbe la più salda e sicura ga- ranzia dell'integrità dell'Egitto, a ì alleato dell'Inghilterra, contro mi- e e i n o nacce di terzi. L'arma però appare a doppio taglio. Infatti nessuno può garantire che un Califfo egiziano resterà sempre fedele alleato dell'Inghilterra. E nella nuova guerra santa tutti gli arabi sa-rebbero con quel Califfo, considerato arabo, non più turco oppressore. A. Lovato i Folla di arabi che aspettano la scadenza di 24 ore di coprifuoco per entrare nella « città vecchia » a Gerusalemme