BARCELLONA IN FESTA di Riccardo Forte

BARCELLONA IN FESTA BARCELLONA IN FESTA , o e o i è o o n i i e o . a (Da uno dei nostri inviati) Barcellona, 27 gennaio. Lascio Barcellona, dopo aver passato una gran parte della notte nei suoi quartieri operai, nelle sue viuzze intricate, nelle sue piazze centrali e suburbane Lunghissimo giro per tutti i\quartieri avvolti nello stupore] d'una gioia eccessiva, sotto un\ ■ cielo stellalo, nella calda osca- i nta che rassomiglia a quella diìuna notte di mezza estate. \| Dialoghi con gli abitanti \E' la terza notte che trascorrro in piedi, sfinito dalla stan-'chezza, inebriato dalle vibra-]«torri epiche delle ore che ho\vissuto; e in tutta Barcellona\vnon c'è un luogo dove potersi'™ristorare con un sorso d'acqua; tutte le case son vuote dei loro inquilini. Chi è dalle prime ore del pomeriggio per manifestare il suo giubilo; chi, invece — dicono i vicini — manca da due gibrni, scappato, evidentemente, coi rossi; chi, infine, è prudentemente chiuso nei propri appartamenti, tuffato nel silenzio dell'intimità casalinga, perchè non sa, non osa sperare e fidare. — E' vero, è vero — mi hanno chiesto ansiosamente alcuni abitanti — che l'esercito usa di rappresaglie severe? Abbiamo, dunque, ancora qualche cosa da temere? Noi sappiamo benissimo che ci è stato mentito molte volte dalla propaganda dei dirigenti rossi; ma, sapete, a forza di sentirle ripetere, certe cose si finisce col crederle. E m'hanno perfino chiesto una smentita definitiva della odiosa storiella che è circolata negli ultimi giorni, prima della caduta di Barcellona, nella Spagna rossa. E' la storiella dei duecento abitanti di Santa Colonia de Queralt che sarebbero stati giustiziati per ragioni politiche da truppe nientemeno che legionarie. Gli autori dì questa bugia credono che l'opinione estera ormai non sappia che la truppa Esandato fuori]™andato fuori| cspglRllegionaria non compie mai rap- ■ presaghe, non solo perchè non ,vuole compierle, ma perchè non 'esercita alcun potere politico nè 'alcuna funzione di polizia; cheiti rastrellamento e la verifica dei prigionieri son fatti unicamente dalle organizzazioni militari e giudiziarie spagnole, le quali procedono sempre secondo le forine legali; che, infine, i nostri consegnano agli spagnoli la stessa truppa nemica cattu\rata> poche ore dopo il combat] timento. \ A Santa Colonia de Queralt i non c'è stato neppure un inciìdente, un episodietto qualsiasi, \un gesto, un cenno che potesse \spiegare a pagarsi di una rente di Barcellona che ha aini-\v'to *e orecchie assordate dal tan-iato ripetere di propaganda infa-\tme> »« stringe di domande :U-v"ole «''ere ormai la convinzio-\lu™ cne era tutta «««« menzogna. \ eipmmgsllsèscl, Ecosi nefanda calunnia. E questa \i0o i o o a a a E con quanta gioia e sollievo sentono da me: « No, gli italia- ™ >">» »™»o rappresaglie. Gli d irrJ/renJm nella acondotta di guerra ». vephi • - - aIllUminaZIOne a glOrnO depli centro di Barcellona era\gstanotte tutto illuminato come per le grandi feste. 1 lampadari gettavano una luce bianca nella piazza di Catalogna e sulle Ramble. La gente era tutta nelle strade. Qua e là gruppi di uomini e donne di tutte le età percorrevano le ine, stringendosi gli uni alle altre e spingendo innanzi grandi drappi gialli e rossi. Di un servizio di polizia, neppure l'ombra. Un intero popolo andava, veniva, passeggiava, cantava, gridava, ballava, come gli piaceva. La truppa ha preso possesso dei punti strategici della città e i pochissimi spagnoli e stranieri che hanno avuto il permesso di seguire l'esercito circolano anch'essi a loro piacimento nelle vie dove i funzionari dell'ordine pubblico noti hanno fatto ancora la loro apparizione. Siamo nell'indefinibile periodo di transizione fra un regime e l'altro, nell'ora drammatica e incerta in cui una popolazione passa da un potere odiato a un - potere atteso con ansia speran n zosa, ed è il momento di godere n di questa libertà, e di circolare è a nostro piacere che ci permette eldi conoscere le reazioni primisaishne, le più spontanee della po cenadapsdlvccnègda v'a'avvezzato~la'p'opolaz^ avcva jnoìldata a poco a poco di tossine che la minavano e che U-aiutai.ano u sostenere e a prolungare la propria lenta consun eione polazione di fronte all'avvenimento che l'ha sorpresa. Queste reazioni sono riassumibili in una sola parola: gioia, gioia, gioia senza confine. Uno stordimento come di chi ritrova la pace e la quiete dopo anni di lotta con la morte. L'angoscia si è dissipata troppo presto, non è possibile salvarsi da una scossa gravissima quando la febbre che per tre anni ha torturato l'organismo se ne va di colpo. E' ciò che è successo a Barceli0na: la lunga febbre rossa ave- Ora, la febbre cade nel giro di un breve ponwngyio, quando ancora cetra ll duboio cne do- vesse continuare per settimane, per mesi, di fronte ai proposito annunziato dai rossi di difen- dersi a oltranza grazie alla compattezza e alla vastità dell'aggiomera2ione in cui erano triti. o e e e n e e e cerati. Ancora ieri mattina un giornale era uscito con incitamenti alla resistenza: « Non una strada senza una barricata, non un accesso a Barcellona sema un parapetto », diceva il titolo su sei colonne, seguito da abbondanti orticoli che ricordavano] l'episodio di Madrid e afferma-' vano essere impossibile che Barcellona sfigurasse di fronte alla città sorella. Invece, in due ore tutto è finito. Barcellona è caduta come è caduto il più minuscolo villaggio di poche anime occupato in una qualunque delle offensive di Eranco. Barcellona è caduta assai più facilmente di quanto sia caduta Castellon de la Plana la cui occupazione richiese tre giorni di lotta. L'investimento e la conquista di Durango nei paesi baschi durarono quindici giorni; l'invesUmento e la conquista di Barcellona sono durati lina mattinata. L'anelito alla vita Non si aspettava una cos'i subitanea trasformazione della guerra di Spagna; poiché la guerra qui ha mutato significa¬ fqdttSvshlnccd[ ] ' n e a o e o e o 'i a a ¬ to, animo, aspetto. La guerra di Spagna da ieri non è più la guerra tra bianchi e rossi, tra Franco e i repubblicani: è l'inseguimento d'un esercito disfatto e disgregato, è il disfacimento di un Governo che praticamente non esiste più, è la liquidazione di un regime. Sorpresa, smarrimento, incapacità di affrontare l'immensità del fatto. Ecco il respiro di Barcellona, oggi. E' insomma un desiderio angoscioso, pungente, strapotente di vìvere, di ricominciare a vivere. E' finito l'incu bo. Si vuol dimenticare, eppure non i»i si riesce. Ci si sente ancora malati, forse malati per lungo tempo, quando ci mettono sulle nostre due gambe, miracolosamente ritrovate, fuori dal recinto di morte al quale ci eravamo attaccati. Si sta appena ritti e si ha una voglia matta di correre, e si stramazza per terra. La popolazione di Barcellona ha patito una vera, un'indicibile agonia. La fame, le incursioni aeree, la sporcizia, la guerra che si aviticinava sempre e non si avviava mai alla fine, le ricerche domiciliari delle pattuglie della polizia politica e del S.I.M.; la donna che ha avuto il marito assassinato, e ce n'è una in ogni casa; le visite di facinorosi sbu cati fuori non si sa di dove, visi [sempre nuovi, mai sazi di frugare fra le masserizie cento volte rimosse per cercare un crocifisso, una stampa religiosa, una lettera, un gesto compromettente. Alle reni dei rossi La perquisizione qui ha fatto tanta paura quanto un processo, quasi quanto una condanna. Essere perquisiti era già un preannunzio letale. Tutti hanno paura, hanno ancora paura, avranno per molti giorni, per sempre paura. Ecco il perchè delle domande che mi assediavano prima. Ecco l'impressione che è in fondo allo stupore di Barcellona, ecco il male che consuma la gente, ecco ciò che lascia dietro di sè la Repubblica spagnola: paura. L'inseguimento- della massa nemica vìnta nelle pianure catalane è continuato nella gior¬ ] cBnsvvv nata, e secondo le ultime notizie l'ala destra dell'esercito franchista ha occupato e oltrepassato l'industriosa e ricca città di Badalona sulla costa ] mediterranea, a 16 chilometri a nord di Barcellona. Nel settore centrale, dove ieri i legionari avevano conquistalo farrasa, l'occupazione nazionale si è spinta oggi fino alla grande borgata tessile di Sabadell che è caduta senza combattimento. Le truppe vittoriose si spingono a nord verso Granollers e le alte valli dei Pirenei. Sulla costa, all'ultima ora è stata occupata la cittadina di Matarò a ventisette chilometri a nord di Barcellona. L'avanzata continua rapidissima verso i confini settentrionali della provincia, verso il territorio di Gerona dove si è confinato il morente governo della Spagna rossa. Riccardo Forte

Persone citate: Gerona, Granollers