La lezione di Lima di Amerigo Ruggiero

La lezione di Lima La lezione di Lima Che impareranno gli americani dal rammento della Conferenza ? - Idee fisse e realtà prepotenti - Una Babele NEW YORK, gennaio. , fwt conclusione dell'ottava Conferenza Pan-americana tenuta a.Lima è stata quella che moltissimi americani di buon senso prevedevano: un fallimento specie nelle direttive generali che ad essa aveva voluto 3T:?Pr.lnlere 11 governo degli Stati Uniti. La Conferenza fu decisa come un risultato dell'accordo ci Monaco, quando le sfere governative americpne si misero a oiffondere il panico di una possbile minaccia d'invasione, se Don territoriale, commerciale e culturale, del Continente Occidentale da parte delle potenze totalitarie. Subito dopo Monaco il Presidente Roosevelt dichiarò: « noi siamo determinati a compiere ogni sforzo perchè l'Emisfero Occidentale possa provvedere alla sua salvezza alla luce delle esperienze che gli sono proprie ». Queste parole divennero il programma in base al quale doveva attuarsi un serio tentativo per raggruppare in un corpo unico tutte le nazioni americane. Mcndi diversi Pare che originariamente ci fosse l'idea di creare una Lega delle Nazioni Americane con l'intento di organizzare e coordinare la difesa militare contro possibili aggressioni straniere. Fin dal principio si rese chiaro che tale programma avrebbe incontrato fortissime opposizioni da parte di alcune delle ventun repubbliche dell'America Centrale e Meridionale. Solo recentemente i nordamericani hanno cominciato a comprendere che le differenze di concezioni politiche e sociali esistenti tra detti paesi ed ancora più tra questi e gli Stati Uniti sono tanto grandi da far supporre si trovino in pianeti diversi piuttosto che nello stesso continente. Finora s'erano lasciati illudere dalle parole « repubblica » e « democrazia ». L'Emisfero Occidentale è una semplice espressione geografica, per altri riguardi è solamente un mito. La filosofia politica che I nord-americani considerano cerne una deile loro possessioni più care non si adatta al temperamento ed ai bisogni dei popoli dell'America non anglosassone e non ha senso per la maggior parte degli statisti latino-americani che hanno preso posto attorno al tavolo della Conferenza Pan-Americana. Queste cosiddette « repubbliche » non hanno mai avuto in comune le idealità e neanche la forma di governo- Quelli che conoscono bene la loro costituzione le classificano nel modo seguente : cinque apparenti democrazie, tre democrazie effettive, dieci dittature larvate e tre dittature dichiarate. Come si vede la tendenza dittatoriale e totalitaria è in prevalenza ed era da attendersi che dai rappresentanti di alcuni di tali Stati partissero voci di dissenso e fossero messi ostacoli a dichiarazioni ostili ed offensive per la politica delle nazioni totalitarie europee. Nessuno si attendeva risultati concreti dalla Conferenza Pan-Americana e non ci sono stati risultati neanche parziali o mediocri. Se la si considera nei riguardi delle direttive principali come quella di una Lega Continentale o di un « fronte unito » contro le nazioni totalitarie la rotta non poteva essere più completa. Se c'è stata una nazione vittoriosa dal punto di vista teorico ed idealista questa può considerarsi l'Argentina i cui delegati bloccarono inesorabilmente ogni attacco diretto alla politica delle nazioni europee che non trova consenso nelle sfere ufficiali degli Stati Uniti. Le proposte che più stavano a cuore ai nord-americani furono rimandate a stagionare nelle commissioni speciali. Una disfatta di prim'ordine fu il rigetto della proposta di una riunione annuale Pan-Americana e II rinvio della prossima Conferenza a cinque anni di distanza, il che, nell avvicendarsi dinamico de^li avvenimenti mondiali, equivale a non farne nulla. A tutto questo occorre aggiungere che anche le poche risoluzioni sulle quali c'è stato accordo non sono impegnative, ma debbono essere sottoposte all'approvazione dei rispettivi governi. Ed è quasi certo che alcune di esse, specie nuelle che accettano la politica commerciale del Segretario Hull, saranno respinte. Esame di coscienza I nord-americani tenderanno, come al solito, ad attribuire gli scacchi subiti alla Conferenza di Lima, a chi sa quali complotti infernali da parte delle Potenze totalitarie. Sarebbe meglio invece che procedessero ad un esame di coscienza, come consigliano uomini politici ed esperti che sono a conoscenza di quello che c'è alla base della situazione. La lezione di Lima potrebbe divenire, così, assai proficua. Riuscirebbero a comprendere le cause dell'atteggiamento quasi ostile dell'Argentina, e di quello non eccessivamente amichevole dell'Uruguay e del Paraguay. E' troppo semplice, per non dire infantile, attribuire la loro opposizione a tenefct'ose macchinazioni fasciste e naziste. Occorre riconoscere che nessun governo latino-americano può mantenersi al potere se, per compiacere gli Stati Uniti, si mette a far politica contraria agl'interessi del popolo. Gli specialisti di relazioni commerciali prendono ad esempio il caso dell'Uruguay che ha concluso con alcune nazioni europee trattati commerciali .bilaterali, accettando, cioè, il sistema del baratto che agli occhi del Segretario Hull è una invenzione diabolica, pochi amù a/jdjetrg & valore do¬ gli scambi commerciali fra Stati Uniti ed Uruguay ammontava a circa 40 milioni di dollari. Quel commercio attualmente può considerarsi come praticamente finito. Nella stessa epoca il f)5 per cento delle automobili erano importate dagli Stati Uniti : attualmente re vengono importate meno del 10 ner cento, il resto del quantitativo è stato sostituito dalle macchine tedesche. La ragione è sempre la stessa: come avviene per al tri paesi, gli Stati Uniti vogliono vendere all'Uruguay ma non acquistar mente da quel naese. C'è dell'altro ancora. Anche quando gli americani comprano lo fanno in maniera saltuaria e capricciosa in modo che i commercianti non nossono mai fondare su di un bilancio stabile e s'c.uro. Ci sono degli anni in cui gli americani fanno dei grandi acquisti: gli esportatori uruguaiani sono indotti a credere che l'anno seguente si avrà la stessa quantità di ordini. Ma l'anno seguente non ci sono ordini affatto. Ora, l'Italia, la Germania, l'Inghilterra stessa — dicono corrispondenti ed esper ti commerciali — garantiscono all'Uruguay un minimo annuale di acquisti, in modo che gli esportatori possono stabilire il loro bilancio su di una base conosciuta e solida. Gli uruguaiani si affannano a far intendere agli Stati Uniti ch'essi non sono mossi da alcuna ostilità verso la repubblica stellata, ma che la necessità li costringe a stringere accordi bilaterali con le nazioni europee. E finiscono con l'esortare gli americani a metter da parte le loro teorie economiche e intraprendere il « business » con l'Uruguay su basi ragionevoli. Ma qui sorge l'ostacolo. Illusioni Gli americani preferiscono andare avanti seguendo idee e pratiche sorpassate, nonostante l'esperienza dimostri ogni giorno la loro fallacia. Quello dell'Uruguay è solo un esempio della impassabile barriera commerciale che gli Stati Uniti si stanno costruendo attorno per rimaner fedeli a principi economici di un'altra èra. E dà anche un'idea dei problemi che gli Stati Uniti debbono risolvere se vogliono raggiungere un minimo di solidarietà continentale. Gli statisti americani continuano a riporre una mistica fiducia in trattati, firme, belle frasi scritte sulla carta. Ed a credere che la residenza su di uno stesso continente basti per se stessa a promuovere l'unità Panamericana. Ma i risultati di Lima indicano che bisogna esser disposti a fare contribuzioni sostanziali e sacrifici sia pur dolorosi per ottenere l'intento. Se gli americani profitteranno della lezione o continueranno ad ostinarsi in metodi che alienano loro- la fiducia e la benevolenza degli altri popoli è difficile prevedere. Pur mostrandosi scossi dalla sconfitta di Lima la stampa, i competenti e gli uomini politici più in vista insistono nell'affermare che non bisogna scoraggiarsi e che occorre ritentare la prova. E probabilmente la ritenteranno molte volte ancora, ma i risultati saranno identici se gl'indirizzi politici ed economici nei riguardi delle nazioni al di sotto del Rio Grande non verranno radicalmente mutati. Amerigo Ruggiero Una carica della polizia internazionale a Sciangai

Persone citate: Hull, Roosevelt