Una cenetta col Vescovo

Una cenetta col Vescovo MAYXTO IJEImImA spinetta Una cenetta col Vescovo L'inesorabile statuto dei banditi della Fraschetta - 200 fanti e 40 caualieri in uniforme quasi francese -11 sarto ghigliottinato - Brigantaggio e generosità Quale fosse la situazione generale del Piemonte di fi onte all'invasore francese agli albori del secolo scoi so. si e vistò. Ma più irta di difficoltà ria in Alessandria e dintorni (campo d'azione di Magno), ove stanziavano trenta e più mila nomini quindicimila di presidio e oltreoperai addetti allefortificazioni, ove erano di passaggio coscritti in grande numero. Quivi, da un lato il partito dei preti e dei nobili nemico di ogni novità, dall'altro quello dei giovani liberali, amante della libertà e insofferente del giogo straniero, davano non pochi fastidi ai francesi. Una trentina di duelli si svolsero nella sola Alessandria, fra cittadini e ufficiali francesi. E questi ultimi vi ebbero il più delle volte la peggio. Due colonnelli e sei altri Moreau, detto poi il «traditore», primo comandante del Quartier generale di Alessandria. ufficiali vi lasciarono la vita. E. dal canto suo. il popolo non scherzava. Le schiere di insorti dell'alto Monferrato giunsero fin sotto le mura di Alessandria. Il che provocò l'incendio di Stievi. Lo statuto della banda Ma il fenomeno più tipico di questa rivoltu contro i francesi è quello dei banditi della Fraschetta. Nella Fraschetta, Mayno trovò altri briganti, uomini della macchia e disertori della leva. Gente disposta a tutto. Fra gli altri un tal Cangiaso o Canibiuso (alessandrino per qualche storico, genovese per qualche altro) uomo dedito da anni al banditismo, senza scrupoli, crudele e audacissimo; un tale Barberts detto Ratatuglia; il brigante Coscia, lombardo, Glnbaudi detto Barge, £vu*io Bressi detto Vasiii, Gnifetto, i due fratelli Gajo e altri. Senza dubbio Mayno. che portava nella banda i due fratelli (un terzo si agyiunse\più lurdt) e il cognato, era il J«ii| giovane e il meno esperto della compagnia. Tuttavia fu scello pei cupo. In seguito a un duello, a una gara all'uso brigantesco, o per naturale selezione e nativa superiorità? Senza dubbio era il più intelligente, il più audace, il più abile « a ogni mano » come si dice in Piemonte. Infatti lo stile della banda mutò radicalmente. Dalle piccole lad-erie di strada si passò al... lavoro su vasta scala, specialmente contro i francesi. Gli istinti brutali di Cangiaso e di Barberìs furono moderali; le vere e proprie grassazioni diminuirono, salvo che si trattasse categoricamente di piotiti arsi la vita, cosa non facile per nomini tagliati fuori dal consorzio umano. Nei de/itti u carico della banda di Muyno iprocessata nel gennaio 1807) «li omicidi ascritti sono tutti a scopo punitivo] contro le spie, a scopo intimidato-. rio contro il governatore del Département de Marengo o per trarre vendetta di affronti ricevuti. Mot-, ti testimoni verranno a deporre sulla religiosità di Magno e dei suoi e ad affermare che il brigante toglieva al ricco per dare al povero. Del resto e ancora reperibile fra i documenti del processo il curio- : so statuto dei briganti della Fra-I schetta, dettalo da Mayno e scritto di pugno di Paolo Ferrari suo cognato e segretario della banda: « 1" - imporre taglie e contribuzioni Ui ricchi, ai tristi, ai comuni, alle città, con quei modi che saranno suggeriti dalle circostan\ze, senza recare alcun nocumento ine fisico né morale a chicchessia, titovi del caso di difesa; « 2° - proteggere ed assistere i poveri, i deboli, gli infelici di qualunque paese ed ogni volta che si può; 3" - non avere relazioni con le società nemiche, nanne quelle che possono essere utili alla compagnia ». Mayno era uomo tutt'ultro che grossolano. Sebbene fosse figlio diun umile carrettiere, possedeva una cultura, essendo stato allievonel seminario di Alessandria finoal momento dei voli. Sapeva il latino e il francese e non ignorava i classici. I suoi proclami e le sue lettere, redatti in stile ampolloso, secondo il gusto dell'epoca, hanno un tono di piacevole rodomontesca spavalderia, un carattere pittoresco e strano. Lo stile del capo Le prime operazioni condotte con estrema audacia, con finezza di mente, non senza un certo senso... pubblicitario, attirarono nella banda nuoci adepti. Verso" il lHQ-'f la compagnia era forte di \e u trombone nascosto dui ferra | |MoJo G/j „„„„-„( della Fraschetta 'da tm proprio capo responsabileMayno della Spinetta in una rara stampa dell'epoca. 200 nomini a piedi e ',0 a cavallo. Un piccolo esercito, diviso in corpi e specialità, comandati ognuno capo ri verso il solo Magno. Siamo beitlontani, come si vede, dal razsia-lare, dal ladrone di strada con leciocie, il cappello a pundizttccheroindossavano divise imitate da quelle francesi in motto da essere facilmente scambiati con le truppe regolari. Le uniformi erano confezionale e fornite dal sarto Giuseppe Antonio Gnsparino di|Sezzè, il quale, per questo fatto,, iti ghigliottinato. E, del resto, a prova del riunì-jlere assolutamente inconfondibile di rivolta e non di banditismo del- l'azione di Mayno. basti citare la testimonianza preziosa e autore-', cole di Angelo Brofferio i«I miei tempi», cap. IX), che raccolse le-.voci popolari ed esaminò i docn-1 menti della sua epoca, nella quale vivevano ancora molti e molti con-Utemporanei dell'intrepido fuori-Ulegge. \«Come i compagni di Jeìt nel mezzogiorno della Francia, domi-Unavano i compagni di Maino nella Frascheu di Alessandria e stende-]Il'ansi dai monti liguri ai confini' ideila Toscana. |] «Non era Maino un volgine 1 masnatlicio, avido di preda e. , di sangue: era un giovine di bellissimo aspetto e di persóna prestantissimo; ardente, intrepido, di generosi spiriti ». E soggiunge: «... ben più di comandante di guerriglie che di capo di ladri meritava il nome ». Ecco. poi. quanto il Brofferio dice riguardo alla giovinezza ili Mayno: «Fu iniziato agli studi nel seminario di Alessandria; ma l'indocile scolaro pine che avesse poro gusto per la Somma di San Tommaso e non afesse troppa simpatia per il breviario. Fatto sta che un bel giorno in cui pretendeva- no. contro sua volontà, di fargli cantare in coro il Punge Lingua,\fracassava il leggio, dava un cai- ciò alla sottana e via dal semi- nurio ». I11 VHsrnvn p il mprlìrn !ti VeSCOVO e ii meUlCO \Manno non transigeva sulla di- sciplina. E non mancava di una\certa dirittura morale. Il Barbe- ris. che rubò un giorno cinquead un povero contadino, zecchini fu costretto a rintracciare il derubato e a restituirgli il doppio della refurtiva. Un orefice alessandritio passò in calesse con la moglie per la Fraschetta. Si recava nel Tortonese a visitare un suo bambino dato a balia. Un pugno di briqun-\ti comandati dal Cangiaso fermò\la vettura e impose l'immediata\■onseqna dei denari. Visto poi al dito della donna un magnifico anello i briganti lo pretesero. Ma1non era facile cosa toglierlo e gli|sforzi fecero enfiare il dito.'//Cangiaso per non perdere tempo - trasse dalla cintola il coltello per\tagliare senz'altro il dito, non i ostante le suppliche e le promes--: se di coni penso dei due disgraziati i che spinse da parte il Cangiaso e, gli altri, ordinò al vetturale di proseguire e accompagno il calesse per un buon tratto di strada.] Ma più, originale è l'avventura, occorsa al vescovo di Alessandria. Il vecchio, venerabile prelato,- Vincenzo Maria Mossi,i coniugi. In quella giunse Magno, ì i ì monsignor di Morano, fermato in sedia dil posta presso Frassinetto, renneI eriibaco non solo di una cassetta i zecchini, ma della croce pusto tile che gli penderà dal rollo. Var¬ i», uno degli uomini di Mayno. he ritornò alla Fraschetta col ollino rescovile, fu preso, dite la eggenda, a pedate dal capo, /; povero vescovo intanto, più morto che vivo per lo spavento assato, aveva rinunciato a proseuire jj viaggio e se n'era tornato H Alessandria, méttendosi a leiò. I molti medici consultati non Ufi avevano praticato che degli nefficaci salassi. Il monsignore isolvette quindi di chiamare al no capezzale un famoso chirurgo milanese, il dottor Paletta, che gli rispose aderendo e fissando sen¬ -'altro il giorno del suo arrivo, Puntuale, a una cert'ora del mattino, il medico giunse con una icca diligenza tramata da sei cavalli. E si presentò a. monsignore. Era un po' giovane, incero, il ceebre medico, sebbene cercasse di dare austerità al suo volto con due basettoni e gli occhiali d'oro. Egli visitò il prelato, gli fece molto co raggio, scherzò con lui garbata mente, dissertò in italiano, in la nno e m francese e riuscì a per wf,nm fu imbahdita nmmo nella eU„ e'anche dopo ,a (enetta, pre„fo e medic„ rimasero a lungo a o„rersare. Fu così che il dottore, Vipo uree portato il discorso su u"-"'10 <leU« Spinetta (l'argomen0 del !liorno), raccontò di essere '«'<> fermato per viaggio dai brianti, il capo dei quali, Mayno in ersona, saputo che si recava dal ™"™™- "rer" consegnato non naderlo ad alzarsi da letto Il monsignore, messo di buon more e sentendo un certo languore di stomaco, non volle laciar partire un cosi giovane e rillante dotto senza che avesse ustato dei galletti delle sue cacine e del vino delle sue cantine. presso il amino, nella stessa camera da olo la croce pastorale d'oro e la assetta di monete da restituire l legittimo proprietario, ma in iù un borsa di zecchini per i poeri della diocesi. In compenso il rigante non chiedeva che la patorale benedizione. Xè Iti storia ni la leggenda di- ono se la benedizione sia stata »ipurtita. Entrambe raccontano, però, che il giovane medico uscì «' vescovado ti notte fatta. E che indomani, su una misera sedia " P"">" ''>"'« rf,< aiie >""On >'"• "<l Alessandria il vero »"0'' Paletta ancora pallido di »""'"• E"u raccontò al vescovo, luPJto «' cederai dacanfi UH se<>"<'" >"(d'r" milanese, mutile d„>'c"'" <<°1>" '" cura del primo, di ""'re "f">" sequestrato per un iorno intero dai briganti della Fiaschetta — *u allora!f ~ "nao " ,e' ""'1"" "" »°'"e aeUa S>" etta. — Allora, monsignore? — gemette il dottor Paletta cadpndo alle nuvole. Allora il medico che mi ha Angelo Nizza ] . , : Ii] ] Una banda armata di fuorilegge (stampa degli niellivi dellu Repubblica Cisalpina)