A 25 Km. da Barcellona di Riccardo Forte

A 25 Km. da Barcellona A 25 Km. da Barcellona Da tre punti del fronte, le truppe di Franco s'avvicinano al cuore della resistenza rossa - Legionari e navarresi giunti sotto il massiccio di Montserrat; i marocchini bivaccano sul lido di Sitges - la banda della Divisione Campesino si arrende al suono degli inni nazionali - 40.000 prigionieri finora (Da uno dei nostri inviati) Fronte Catalano, 23 gennaio. La caduta di Barcellona è ormai il grande problema che preoccupa tutte le menti, l'interrogativo che tormenta tutti i cuori. Militari in prima linea, e popolazioni' civili nella retroguardia, non seguono più con molta, attenzione lo sgranarsi dell'occupazione dei villaggi che tempestano le popolatissime strade convergenti verso Barcellona. Poco importa se si sia conquistata ieri San Jaume des Oliveras, e che le truppe siano o no entrate di già in San Pedro de Riudevilles; quello che in Ispagna, fuori di Spagna, nel mondo intero si vuol sapere è quale possa essere nelle ore prossime la sorte di Barcellona, quando e come cadrà Che farà il Governo rosso? Il contegno del Governo rosso sotto la bufera che incombe già nei cieli della metropoli è seguito con un'ansiosa curiosità che ne trae il valore di un indizio decisivo: se il Governo intero scappa è segno che In. crisi ha invaso i circoli dirigenti e si può sperare in un tracollo interno che acceleri l'invasione; se il Governo, pur prendendo le debite precauzioni, persiste ad animare le masse estremiste alla resistenza, si può prevedere un prolungamento della lotta. Siamo stamane a 15 chilometri in linea d'aria dalla grande città. I catalani che, numerosi, combattono nelle file di Franco, percepiscono già nell'aria quell'inconfondibile annuncio, fatto di mille sensazioni quasi indistinte, per cui si presenta e quasi si assapora la immediatezza della città ove si è vissuto e dove si è sognato, della città, che riassume nella densità umana che la riempie tutte le essenze ditun paese e di una razza. In Barcellona palpita, invero, tutta l'anima catalana, quell'anima fatta di spunti patetici e un po' molli, e gli effluvi spirituali dì quel gran mondo umano — ove s'ammucchiano oggi due milioni di abitanti che la disfatta repubblicana ha da un anno rastrellato via via dalle diverse regioni, del fronte — non possono non essere sentiti da chi è preparato a riconoscerli dalle prime linee dell'esercito avanzante. Il problema che si presenta oggi all'informatore ed all'illustratore degli avvenimenti di Spagna è semplicemente il seguente: credono i rossi, sperano essi, contano di poter resistere' Le voci che giungono nei circoli politici della Spagna franchista circa l'ordine che sarebbe stato significato alle dogane francesi di Cerbère e del Perthus di lasciar passare interi treni carichi di materiale bellico a destinazione della Spagna repubblicana, hanno esse una vera consistenza? Si illudono i rossi di poter organizzare l'estrema difesa di Barcellona? Contenderanno ancora una volta alle porte della città il terreno che si sono lasciati invece sfuggire sui potenti baluardi montagnosi del centro della Catalogna? In un primo tempo i rossi avevano tentato di difendersi sul grande arco delle Bierre che proteggono la Capitale ad occidente e che congiunge, ad un dipresso, Vendrell a Manresa. La resistenza è stata soprattutto vivace in quel settore di Igualada dove i legionari hanno avuto ancora una volta di fronte ad essi le più agguerrite e decise forze nemiche. Ma ancora una volta essi le hanno sbara-aliate, dopo durissimo scontro]Con la conquista di Igualada, leforze legionarie sono sboccate nel-l'alta valle del Noja e scendonooggi verso la pianura di Barcellona. Più a sud i massicci di Monta- gut. e di Fontrubi sono stati am-piamente superati dalle forze na varresi che hanno in questo setto re raggiunto la valle del Noje e calano irresistibilmente verso lo stesso obbiettivo. L'ostacolo delle montagne è crollato. Il Montserrat è aggirabile Rimane il Montserrat ad oriente di Igualada, r-^, l'ampio spiegamento delle jtrfze nazionali a sud di questo massiccio, su tutta l'ala destra dello schieramento, rende assai precaria una difesa che si mperniasse esclusivamente su questo arduo bastione. Ma Barcellona è difesa anche da un altro ostacolo naturale: il fiume. La metropoli mediterranea sorge sulla riva sinistra di Llobregat, corso d'acqua che scende dai Pirenei perpendicolarmente alla rosta, in direzione nord-sud e solo nell'ultimo breve tratto, prima della foce che è a 7 chilometri da Barcellona, piega d'improvviso verso oriente scendendo in direzione sud-est fino al Mediterraneo. Il fiume bagna successivamente i centri di Manresa, Martorell e San Feliù de Llobregat. Sulla sua riva sinistra sorgono oltre Barcellona, i centri operai di Tarrasa e Sabadell: piccole metropoli della tessitura e che danno tanto panno da vestir tutta la Spagna. I nazionali seno stamani nel punto più vicine a 15 chilometri (/"'to sponda del Llobregat. Il segreto della Catalogna rossa scorre forse nelle acque di questo fiume. | \IIDa stamani la vita a Barcellona! perderà l'ultimo pallido aspetto di\normalità che poteva ancora con-'^servare. Le ultime reclute aélle^classi già chiamate sotto le armi,'ma di cui con' ragioni o pretesti vari soltanto una parte aveva fi-^ '. , 1 legionari del Corpo truppe voV°*tarie hanno dovuto combattere ™c°ra Per "«? parte della mattinata Per prendere definitivamente nora corrisposto all'ordine di richiamo, raggiungevano i centri di arruolamento che funzionano a porte spalancate nella città. Gli operai di tutti i rami dell'industria, senza distinzioni, salvo quelli delle fabbriche direttamente interessate alla produzione di guerra, si raduneranno alle porte delle officine alle 8 e di lì saranno ovviati direttamente alle basi militari già predisposte per l'incanalamento di questa enórme massa umana, di valore bellico senza dubbio secondarissimo, ma- che può avere un certo peso. Tutti gli operai di meno di 60 anni che non si presenteranno saranno considerati in quelsiasi caso « ostili al regime », definizione questa che dispensa dallo indicare le sanzioni promesse ai renitenti. Barcellona è dunque da domani mattina in abito di guerra. Questa resistenza estrema, disperata, molto a tono con la psicologia speciale dei dirigenti sindacali, educati nel clima del socialismo russo, si annunzia in condizioni nettamente sfavorevoli per i suoi promotori. 200.000 uomini in marcia Senza peccare di soverchio ottimismo, senza deformare gli elementi della realtà, non si può dimenticare che la rappresentanza dell'esercito franchista che puntava su Madrid e che si presentò sulla soglia della città, contava 800 «omini armati tutto al più di qualche cannone, reduci dalla più avventurosa e romantica marcia che abbiano registrato gli annali della guerra; oggi, invece, Barcellona è avvicinata da un esercito di duecentomila uomini che non lascia un vuoto nelle sue file, che calcola bene le sue mosse, che non è impaziente di arrivare, che vuole soprattutto arrivare. Questi i vari aspetti della situazione politica e militare alla vigilia dell'investimento di Barcellona. Rimane ancora una possibilità, quella, del collasso interno, della reazione attiva e passiva della stanca popolazione. Questa, possibilità esiste, ma sarebbe imprudente farvi comunque assegnamento. La cronaca della giornata con siste ora in due fatti essenziali: la durissima ma vittoriosa azione dei legionari nel settore centrale d'Igualada, attraverso e oltre le montagne che proteggono la valle del Noi/a e la marcia fulminea delle Divisioni spagnuole lungo il litorale verso Barcellona. Sabato queste truppe avevano conquista to Villafranca del Panadés, pri ino centro importante della prò vincia di Barcellona e in serata raggiunto sulla costa la cittadina di Villanueva y Geltrù, ove i rossi avevano importanti fabbriche di munizioni che l'aviazione franchista aveva bombardato fino a venerdì sera. Domenica mattina l'avanzata riprendeva e portava nelle prime ore del pomeriggio i volontari spagnuoli a Sitges, a 8 chilometri oltre Villanueva, di dove l'avanzata continuava ancora in direzione di Casteldefels. Nell'interno della costa un'altra colonna, partita da Villafranca del Panadés, raggiungeva alla fine della mattinata l'importante centro in-^dustriale di San Saturnin de Noya, varcava il Noya e si collegava con le altre colonne nazionali che scendevano da sud-est di Igualada. I volontari sulle montagne possesso della cittadina d'iguala da, fin da sabato praticamente do minata in seguito al quasi totale accerchiamento e all'ampia mano vra compiuta a nord e a sud di essa. Sul punto di essere tagliati ormai irremissibilmente dalla loro retroguardia, i contingenti rossi che avevano organizzato la difesa di Igualada, approfittando della decisione del Comando legionario di oltrepassare la città senza attardarsi in una sanguinosa lotta casa per casa, hanno dovuto cedere alla superiorità tattica dei volontari, e hanno abbandonato a mezza mattina l'agglomerazione che i legionari hanno tosto occupato. Le colonne volontarie, che avevano già da sabato superato la città, hanno proseguito d'altro canto l'avanzata a sud e a oriente e hanno occupato, uno dopo l'altro, i paeselli di Capellades, Vallbona, Cabrerà e San Jaume de Oliveras. Marciando animosamente per l'alto, attraverso le montagne, i legionari hanno conquistato nel pomeriggio le più importanti posizioni dì questo settore, il più arduo di tutti e principalis3ima mente il monte Chamal e la cima della Moconella, che dai suoi 750 Metri di attitudine domina interantente le celebri montagne del Bruch, dove sono trincerati a difesa i rossi a una altezza inferiore di 150 metri da quella cima. Dalla Moconella si vedeva a occhio nudo tutta la linea del Montserrat, altro bastione difensivo dei rossi, sulla riva del Llobregat. L'avanzata continua lungo l'immenso fronte nelle ore della sera. A San Saturnin de Noya è stata catturata l'intera banda musicale della Divisione del Campesino, la l»ale all'arrivo delle colonne fran^le nella borgata, invece di darSÌ a"a fuaa si è riunita m piaz2'1 • »« ricevuto le truppe suonando gli inni patriottici. Riccardo Forte ddsf