GIUOCO TRAGICO sulla pelle dell' Europa

GIUOCO TRAGICO sulla pelle dell' Europa GImI ebrei e ImJL guerra GIUOCO TRAGICO sulla pelle dell' Europa (DAL NOSTRO INVIATO) PARIGI, gennaio. Il nuovo ministero Sikoraky noti ha il coraggio, dopo che il ministero Hodza le ha accettate, di respingere. « carrement », per dirla alla francese, le raccomandazioni ufficiali di Londra e Parigi; ma, invocando il trattato di arbitraggio con la Germania, impegna una manovra dilatoria. E' il primo risultato concreto delle manovre del fronte giudaico sul piano internazionale. Oiwnai, si è entrati nella fase decisiva e non c'è tempo da perdere: se Praga, difatti, accettasse il piano franco-inglese risultante dai colloqui di Berchtesgaden, dopo le inevitabili e più o meno laboriose storie di procedura e d'applica-ione, la pace sarebbe salva. J)i qui, l'idea machiavellica, suggerita telefonicamente a Benes da Geroboamo Rothscliild, detto Georges Mandcl, di fare rovesciare il ministero Hodza «dall'indignazione popolare», affinchè, messe davanti «alla rivolta irresistibile del paese », Londra e Parigi non solo approvino e scusino la condotta dilatoria di Praga, ma, a questa conservando il proprio appoggio, non insistano oltre nelle loro raccomandazioni e riconsiderino, anzi, da capo tutto il problema cekoslovacco. Questo da una parte. Dall'altra, il fronte giudaico della guerra spera di costringere Berlino a prendere misure militari. Vedendo Praga tergiversare, dilazionare, condurre il classico can per l'aia, vedendo Londra e Parigi tollerare simile modo di procedere, Berlino, almeno nelle intenzioni del fronte giudaico, dovrebbe, difatti, anche solo per motivi di prestigio, esigere in modo perentorio la cessione dei territori sudetici. Simili esigenze, non sarà difficile presentarle, a suo tempo, come un ultimatum definitivo, ultimatum, che il nuovo ministero ceko non potrà accettare senz'essere a sua volta cacciato dall'indignazione popolare. Conseguenza di tutto ciò? L'intervento, armata manu, della Germania nei territori sìidetici, intervento che provocherà quello automatico c incondizionato della Francia e dell'Inghilterra. Che tale sia nelle sue linee generali il piano del fronte giudaico, onde rendere il conflitto fatale per salvare in apparenza la Cekoslovacchia, in realtà per regolare i conti con gli Stati autoritari antigiudei e imporre al mondo il dominio d'Israele, gli avvenimenti dal 22 al 28 settembre sono li a dimostrarlo. Sobillazione della piazza Comunque, prima di passare ad esaminare i fatti ad imo ad uno e le singole manovre, soffermiamoci sulla propaganda scaglionata, crudelmente e freddamente lucida di false notizie, che non si limita più a creare la psicosi della guerra inevitabile, ina, eccitando con lo sciovinismo e con la mistica proletaria l'opinione pubblica, cerca di premere con questa sul governo, di condizionarne gli atti e, all'evenienza, di spazzarlo via dal ponte del comando con le ondate delle sue manifestazioni di piazza. Manovra importante, cotesta, che. se anche in Francia si potesse fare rovesciare il ministero Daladier-Bonnet « dall'indignazione popolare », il piano del fronte giudaico riuscirebbe al completo, l'ostinazione di Chamberlain di salvare a tutti i costi la pace potendo essere vinta di riflesso dal fronte giudaico britannico non meno forte e non meno deciso di quello francese. La cronistoria delle manifestazioni di piazza, organizzate dai partito socialista S.F.I.O., dal partito comunista, dalla Lega dei diritti dell'uomo e del cittadino e dal R.U.P., il Rassemblement Universel pour la Paix, è abbondante e quasi quotidiana. Il 22 settembre, a Boulogne-Billancourt, i trentamila operai della Renuud ■minacciano lo sciopero «se il governo non si ritira », e, lo stesso giorno, un gruppo di scalmanati, messi sii dal giudeo d'origine ungherese Victor Basch, presidente della Lega dei diritti dell'uomo, chiede per le vie di Parigi la convocazione del parlamento. Il 23, un lungo corteo di socialisti e comunisti, organizzato con schede portate a domicilio, si reca con bandiere rosse e bandiere rossobianco-blù, alla legazione cekoslovacca gridando: « Daladier, Bonnet, dimissioni! ». Frattanto, le concioni, i proclami, le dichiarazioni eccitatrici fioccano. In una riunione comunista ad Ivry, il segretario del partito Thorez stigmatizza « la politica di capitolazione del governo » Al gruppo radicale della camera, Pierre Cot, reduce da Praga, dichiara che « la Francia ha raggiunto l'estremo limite delle concessioni e non ha più che da mantenere i suoi impegni ». Tali dichiarazioni, Cot le fa stampare sii manifesti a spese del R.U.P. di cui è presidente, e i manifesti li fa affiggere sui muri dì Parigi. Racamond, capo interinale della C.G.T., essendo Jouhaux in viaggio di piacere al Messico, minaccia a nome di tutti i suoi organizzati: se il piano Chamberlain-Daladier fosse applicato, i sindacati francesi non ammetteranno la capitolazione del governi democratici di fronte ad Hitler*. La minaccia è affidata a manifesti e a manifestini appiccicati sui muri e distribuiti nelle fabbriche. Il 21,, ultra manifestazione ài metallurgici. Stavolta, sono 600 rappresentanti, che pretendono di parlare a nome di ottocentomila aderenti. Un ordine del giorno telegrafico dice a Daladier che « la Francia non deve capitolare » e lo prega di andarsene «onde non umiliare oltre il paese ». Il ss, altro manifesio del R.U.P. e ordine del giorno dei Setaioli di Lione o, meglio, dei loro rappresentanti, trasmesso telegraficamente a Pa rigi. E tutti i giorni cosi, fino al 28 settembre. Naturalmente, la campagna di stampa, intesa a dimostrare con ragioni di fatto, di sentimento e di « sacro egoismo » la convenienza eccezionale che la Francia ha di approfittare dell'occasione cekoslovacca per sbarazzarsi una volta per sempre della Germania, continua più intensa che mai. Su tutti i giornali del fronte giudaico, da Ce Soir a//'Epoque, appaiono statistiche, dati, rivelazioni impressionanti sulla Germania. Che siano V Intelligence Service o il Deuxième Bureau a mettere i lo- ro archivi a disposizione di questi, giornalif Macché! E' sui rapporti distribuiti dall'Agenzia Fournier del giudeo Robert Bollack, elemosiniere del « fondo di difesa israelitica », che essi dichiarano in modo categorico essere l'esercito tedesco incapace di sostenere la lotta. Forze denigrate Secondo i rapporti che il giudeo, come al solito; cucina nei suoi uffici di piazza della Borsa, non solo la Germania non ha nò oro nè riserve, ma manca di ufficiali; più di due milioni di uomini non hanno fatto un giorno di servizio militare e due milioni e mezzo di altri non hanno ricevuto che una istruzione derisoria. Certo, commenta qualche specialista di cose militari come il de Kerillis. le truppe d'assalto, le truppe di choc sono formidabili, ma « costituiscono appena una facciata, dietro la quale si nascondono immense de-'nfì P77P "*i Al nn li / frt im/i m Art r\rt ».f a I bolezze ». Al contrario, « da parte franco-inglese, dietro un'apparente debolezza, esistono immense ri-1 serve di materie prime, viveri, oro\e uomini ». E che dire delle SJ, di-\visioni ceke, perfettamente allena-\ te ed equipaggiate? E de'l'aviazio-\ne ceka, cui sarà facile bombar-', dare in Germania obbiettivi mili-\tari ed industriali fuori della por-ìtata degli aera franco-inglesi? \ Come vedete, il concorso inglese^ viene ammesso implicitamente, senza discussione. Eppure, direte, la politica di Chamberlain... Per i giornalisti al soldo del fronte giudaico, si tratterebbe d'una semplice tattica a carattere — come dire? — storico, di una manovra, cioè, destinata a creare un alibi di fronte alla storia, a dimostrare che l'Inghilterra, stavolta, ha fatto di tutto per evitare la guerra. A vostra edificazione, riporto un brano del giudeo Paul Nizan, insignito recentemente di un premio letterario: « Neville Chamberlain — scrive su Le Soir cotesto pericoloso concorrente della pitonessa Geneviève Tabouis dell'Oeuvre — è tornato da Berchtesgaden addirittura effrayé dall'enormità delle ambizioni di Hitler e sempre più convinto nell'idea, che domina tutta la sua politica, della guerra inevitabile. Egli giudica abile di non far nulla che possa scartare decisamente l'attacco tedesco contro Praga. Spera che una guerra lo- cai izza ta occupi la Germania sul Danubio abbastanza a lungo perjdare alla Gran Bretagna il respi-| ro necessario che le permetta di i scendere in guerra all'ora scelta, Conta sull'esercito francese e pre- ! para il servizio militare obbliga-j torio nel suo paese... ». | Il giudeo visionario aggiunge chel Chamberlain non gradirebbe ili concorso dell'U.R.S.S. Ma la radio francese, quella ufficiale come quella privata, dice, proclama e ripete, i giornali scrivono e una nota ad intonazione ufficiosa dell'agenzia Havas conferma che « la Rumenia accorda il passaggio attraverso il suo territorio al rullo compressore russo». /( 2/{ settembre Bucarest smentisce, ma nè la radio, nè i giornali, nè i'Havas pubblicano la smentita. La tattica dell'allarmismo Frattanto, nel campo della politica parlamentare, malgrado il colloquio di Daladier con i ministri del fronte giudaico, gli assalti di costoro e dei deputati al servizio del giudaismo, non sono finiti. Bonnet uiene accusuto d'aver fatto pressioni su Praga senza consultare il gabinetto, anzi in netto contrasto con le decisioni del 19 di « lasciare Praga libera di accettare o meno i risultati di Berchtesgaden ». Il giudeo d'origine bulgara, Leon Karfenkelstein, detto\ Leon Blum, intima a Bonnet dii dire se ha pronunziato, sì o no., una frase che gli i;iene attribuita: « Se Praga non accetta, non conti in alcun caso sull'aiuto della Francia! ». Bonnet si difende come può, ma attaccato senza tregua da colleglli in seno al ministero, dai gruppi parlamentari, dai partiti, dalle leghe e dalla piazza, si vede a poco a poco isolato. L'indeciso Daladier sembra ancor più indeciso. Ogni giorno più, perciò, te cose si mettono bene per il frontegiudaico. Un ultimo sforzo ancora. E poi si avrà la guerra. La sua offensiva, quindi, aumenterà di furore e in tutti i campi durante l'incontro di Godesberg. In occasione di quest'incontro, nulla viene risparmiato all'opinione pubblica francese. Le agenzie — l'agenzia Havas, l'agenzia Radio, l'agenzia Fournier — sommergono i giornali di notizie tendenziose e, come se queste non bastassero, i giornali se ne fanno mandare dai proprii corrispondenti delle altre più tendenziose ancora. Le stazioni radio non stanno zitte un istante. E sembra che i vari annunziatori, otto giudei su dieci, si siano messi d'accordo per dejormare, esagerare, truccare le minime notizie. Così, all'alba dei 2!,, i buoni francesi sano avvertiti che i colloqui di Godersberg possono considerarsi virtualmente falliti, data l'intransigenza di Hitler. A mezzanotte, il Poste Parislen, di cui è direttore il giudeo J. Grunbaum, annunzia Iretldamente c/ie Chamberlain ha berg, mentre invece il primo mi lasciato Godes- jnistro britannico non partirà che\jiZ giorno siicccssiro. Mezz'ora^ dopo, il Radio-Journal de. Francediretto da Pierre Brassolette, membro-fondatore della lega contrl'antisemitismo, avverte che Chamberlain è entrato alle dicci e mezzda Hitler per la visita di congedlunga non più di dicci minutL'Havas conferma la notizia e ldirama ai giornali. Ma, all'una mezza, i due uomini di Stato sonancora a colloquio. Simiti manovre a carattere allarmistico, tuttavia, sono nulla iconfronto alle manovre conerete a carattere decisivo che il frontgiudaico compie a Parigi e a Praga, e, di riflesso, a Gadesberg. Pri ma fra lutto: la mobilitazione gcnerale cekoslovacco, di cui fannarrivare l'annunzio a Godesberg 28, alle otto e mezzo di sera, quando le conversazioni fra Chambcrlain ed Hitler sono appena abbozzate. Lo scopo? Fare irrigidire iCancelliere tedesco, provocare una sua. brusca risposta e mandare colloqui a monte in modo clamoroso. Ci vuole tutta l'ostinazionpaziente di Chambcrlain e tutto isangue freddo di Hitler, perchèmalgrado la mobilitazione generale ceka, e gli abbondanti richiami di riservisti francesi, i colloqucontinuino. Manovre in extremis Durante il loro svolgersi Chamberlain cerca sovrattutto di fissarle rivendicazioni del Cancelliere tedesco onde potere negoziare sovrun terreno stabile, e finisce peottenerne un memorandum preciso. Questo, trasmesso la mattinrfc, 8S jj dovrebbe contri - _ . ** buire ad affrettare nuovi negoziati. Fornirà, invece, il pretesto pe ,„,„ mossa ancor più audace dellmobilitazione cekoslovacca e ancor mk perjC0i0Sa, uon.ini politiciterritori nuovi a maggioceka, rifiuta ogni controll nior}laU> corifei deì fronte giudt ,0 presentano, difatti, come un ul timatum senza alcuna base penegoziati nuovi e in netto contraSto con rlli accordi di Berchtes qaden. Secondo costoro, Hitler re clama daici>irerwt2Ì0Jin/e, come rifiuta ogngaranzia al nuovo Stato cekqsloracco; esige l'annessione di Bjme di Pilsen, dove si trova la Skodadi modo che in Moravia, fra coke slovacchi, non esisterebbe Prc7ie uno stretto corridoio di SO chilometn. Il preteso ultimatum e illustrato da numerose cartine, fase naturalmente come le notizieMa le une e le altre impressionan'o- Perchè? Per farsi prometter rft" d"B partenti di non dare, com Berchtesgaden, il loro appog 0'° al,e eventuali proposte d Chamberlain senza prima consu tare il ministero? Per questo, m soprattutto per permettere al go ver»° cekoslovacco di esaminar n memorandum di Godesberg trasmessogli nella mattinata da Chamberlain e di rispondere. Così, Daladier e Bonnet partl'opinione pubblica, i parlamentaed anche, a quanto sembra, l'indeciso Daladier. Il 25 settembre, il gioco tragicdel fronte giudaico si sviluppcerca di concludere. Daladier Bonnet, che dovrebbero recarsi imattinata a Londra per esprimera Qhamberlain, reduce da Godeberg, la loro fiducia e il loro acordo, sospendono bruscamente partenza. Che cos'è avvenuto? Eavvenuto che Geroboamo Rothchild, detto Georges Mandel. Paul Reynand hanno chiesto d'ugema la convocazione del gabinemimo nel pomeriggio, quando qia Londra, Jean Masaryk, ministrdo Cekoslovacchia presso la cortdi San Giacomo, ha presentato Chamberlain una nota del proprigoverno che respinge «nel modpiù categorico e assoluto l'ultimatum di Godesberg». Anche stavolta, i dischi riferiscono che Geroboamo Rothscliilddetto Georges Mandel, rappreseliiti nte il fronte giudaico nel <7«fJÌnetto Daladier hà conversato lungo per telefono col massond'origine gindaìco-spagnola, Edoario Benes, presidente della repubblica cekoslovacca, suggerendogli appunto di respingere il memorandum di Godesberg. Paolo Zappa