Il crollo del fronte sud catalano di Riccardo Forte

Il crollo del fronte sud catalano Il crollo del fronte sud catalano Tarragona è caduta per raggiramento compiuto dall'ala destra nazionale - Il giubilo della popolazione liberata - Anche Reus occupata ■ Altri 85 Km. di costa mediterranea in possesso di Franco e o l l o , o o i i e ? e (DA UNO DEH NOSTRI INVIATI) Fronte catalano, 16 gennaio. Oento paesi sono stati conquistati nella giornata di ieri, domenica, dall'Esercito di Franco, che è ieri entrato a Tarragona e a Reus. Il fronte rosso, bucato da più giorni, ma in febbrile lavorìo di cucitura, è crollato ed il nemico si ritira abbandonando le pianure orientali della Spagna, i massicci della bassa Catalogna, le siecce ricciute che frastagliano la costa mediterranea, i porti pescherecci e mercantili, le spiagge aristocratiche e operaie, i grassi paesi dell'olivo e del miele e i borghi laboriosi della tessitura e della filatura. Rapidissima ritirata Tuffo U fronte sud della Catalogna è scomparso, con il raggiungimento di Tarragona e del mare. Il fronte del centro è stato spalancato dalla audacissima spinta dei Legionari delle Divisioni miste che, partite sabato mattina dai paeselli montagnosi a nord di Montblanch, hanno, a marce forzate, raggiunto in due giorni posizioni non lontane dalla strada che va da Cervera a Igualada, la città dei filati catalani. Non è ancora possibile definire la portata, indicare i limiti possibili di questa vigorosa, rapidissima avanzata. Non è ancora lecito dire se la vittoria definitiva sia veramente imminente, o se una nuova resistenza, come quelle di cui è stata ricca la storia dei primi due anni di guerra in Spagna, sia possibile e attuabile dai rossi oggi disfatti. Vinta la battaglia del sud catalano, ancora non è detto che essa abbia ad essere l'ultima battaglia La ritirata rapidissima dei repubblicani verso le linee dell'interno, lascia supporre che il Comando dell'esercito sconfitto, che il governo della vacillante repubblica, vogliano sforzarsi di sottrarre allo sfaldamento iVmaggior numero possibile di truppe, la maggior quantità dei loro mezzi di combattimento, risparmiare le vite e tentare un'estrema, disperata, lotta sulle catene montuose non elevate, non asperrime, che proteggono Barcellona da occidente e da nord, ma che comunque la proteggono — e tra queste sierre sono i macigni giganteschi del massiccio di Montserrat, breve ma formidabile ostàcolo ad una truppa che avanza verso Barcellona. Non è ancora detto, ripetiamo, che la guerra debba finire nelle prossime imminenti giornate. La portata del successo Oro si può solo dire che la presa di Tarragona e la fulminea marcia delle forze del settore centrale verso la conca che si adagia fra i massicci di Montagut e di Montserrat, segnano i punti culminanti dell'offensiva nazionale in Catalogna. La battaglia, data dal generale Franco nelle pianure orientali della Spagna ha, dopo ventitré giorni di lotta, spezzata, travolta, stritolata, annullata tutta la prima linea di difesa della Catalogna, imposto la resa di piazze importanti come Tortosa e Tarragona, ravvicinato in proporzioni impress'onanti le forze nazionali a Barcellona, sede del gover¬ ntdcuqfssr no repubblicano, dato all'Esercito del generale Franco il possesso di una nuova fascia costiera di 85 chilometri sulle rive del Mediterraneo; ma sopratutto essa ha tolto alla massa combattente rossa un contingente di uomini che, per quanto appartenenti alle unità inferiori come efficienza (poiché è opportuno dire che forze notevoli sembrano affrettarsi a prendere posizione sulla linea di difesa prossima a Barcellona) costituiscono tuttavia per l'esercito della repubblica una perdita media oscillante fra i mille e i duemila uomini al giorno, solo in quanto a prigionieri. Durante le ultime giornate, quelle di sabato e di domenica, è stata ancora una volta l'ala destra dello schieramento nazionale, quella stessa che ha finora compiuto la parte di punta dell'avanzata, che ha eseguito i più audaci e fortunati movimenti, spingendo di colpo la linea divisoria fra i due eserciti ad alcune diecine di chilometri più ad oriente e procacciando alla Spagna di Franco la conquista di tutta la fascia costiera compresa fra Hospitalet, Rens e le sponde del fiume Gayà ad oriente di Tarragona. Partite all'alba di ieri, quasi senza aver presa riposo dopo la giornata di intensa attività che aveva portato al raggiungimento e alla conquista di Valls. le truppe del Corpo di Esercito di Navarra, che presidiano il settore centrale dell'ala destra, sono scese compatte lungo la strada che conduce al mare, cioè a Tarragona e hanno superato regolarmente i villaggi di Vallmolls e di Garìdells, durante la mattinata. La manovra vittoriosa Compiuta così un'avanzata di undici chilometri, le colonne si sono separate spostandosi attraverso la pianura collinosa a distanze convenientemente separate, si da poter coprire la linea del fiume Gayà, che scende verso il Mediterraneo a oriente di Tarragona. La conversione a sinistra — abiltnente ideata per sorprendere il nemico che si aspettava l'attacco diretto a Tarragona — è stara at¬ tuata in modo felice e ha portato al raggiungimento dei paeselli di La Secuita e Pallaresos situati a distanze da tre a quattro chilometri a oriente della strada VallsTarragona lungo la quale i rossi prevedevano invece di subire la prova più forte; si che essi aggirati nuovamente, hanno doi'ìito all'ultimo momento disporre una precipitosa ritirata. Certo si è che le truppe combattenti nemiche in quel settore non costituivano il grosso- delle forze, le quali già avevano arretrato, sentendo e vedendo l'impossibilità di difendere Tarragona, troppo dipendente, da Valls, perduta ieri l'altro sera. Ma comunque, le truppe abbastanza rilevanti lasciate a difendere il settore, non hanno poI tato continuare la lotta e hanno ■dovuto rapidamente raggiungere ' le sponde del Gayà, varcarle con | mezzi di fortuna e riparare sulla sponda sinistra del fiume. Anche Tarrega Erano le 1B,S0 quando i primi elementi della V Divisione di Navarra, comandata dal generale Bautista Sanchez, entravano nella città di Tarragona. I rossi erano ormai fuggiti. La popolazione rimasta in gran parte nella città, scendeva festante nelle strade ed acclamava l'Esercito vittorioso. Dietro le colonne della fanteria giungevano gli autocarri dell'«Ausilio sociale », che provvedevano alla prima distribuzione di viveri alla popolazione, che da mesi sui bisce un ragionamento eccessiva' mente rigoroso degli alimenti essenziali. Nel porto di Tarragona, i soldati hanno sorpreso parecchie j imbarcazioni predisposte per la \fuga, ma abbandonate all'ultimo \momento. Alcuni reparti presero | immediatamente posizione sulla [spiaggia che si distende da Tarìragoha verso oriente, fino alle fo- ci del fiume Gayà, a dieci clinolmetri dalla città, nei porticciuoli di Tamarit e del Miracolo. Nelle .prime ore del pomeriggio, una snella e forte linea di difesa era costituita dalle truppe navarresi sulle sponde del Gayà, lungo la strada da Tarragona a Barcello[na, e precisamente al chilometro undid da Tarragona, e al chilometro novanta da Barcellona. La conquista di Tarragona involgeva necessariamente quella della cittadina di Reus, che rimaneva a retroguardia, ma nella quale erano entrati quasi simultaneamente i fanti marocchini dell'esercito del generale Yague, i quali provenivano dalle montagne raggiunte nella giornata di sabato a nord della città. Le forze navarresi e marocchine si sono incontrate nei pressi di Reus. Tutti i paeselli della spiaggia, compresi tra Hospitalet e la foce del Gayà, soyio stati rapidamente occupati. Nella serata di ieri la fascia costiera del Mediterraneo, presidiata dalle truppe franchiste, misurava una lunghezza di 125 chilometri dal paesello di Nules, presso Sagunto, fino a quello di Tamarit, a undici chilometri ad oriente di Tarragona. Altri movimenti notevoli sono stati compiuti nelle ultime ore della giornata domenicale dalle forze del settore centrale, che si sono spinte fino a una decina di chilometri dalla cittadina di Cervera ed hanno occupato, fra l'altro, i paeselli di Arano, Figuerosa e Tarrega, a nord e a occidente della cittadina. Riccardo Forte