Sdegno di autoctoni per le condanne dei desturiani

Sdegno di autoctoni per le condanne dei desturiani Coda al viaggio di Daladier Sdegno di autoctoni per le condanne dei desturiani Tunisi, 11 gennaio. B.S. - I giornali locali di lingua araba a dispetto di tutte le sovvenzioni — e ciò forse anche allo scopo di non sembrare al soldo di chichessla —, esprimono il loro rammarico che è quello di tutta la popolazione mussulmana per l'arresto prima e per la condanna poi dei desturiani (particolarmente per le donne, giovanissime come gli altri nazionalisti, ad eccezione dell'in] digena quasi ottantenne che era j stata colta nella retata della poli zia) i quali hanno estrinsecato i loro sentimenti al passaggio del Presidente del Consiglio francese j da Tunisi invocando il Parlamento tunisino e la liberazione dei de tenuti desturiani che in numero di 400 circa vegetano, come è noto, nelle carceri tunisine dall'aprile dello scorso anno, rei di volere la indipendenza del loro paese o di, almeno, fruire di una parte di quei diritti politici e amministrativi che i « protettori » hanno egoisticamente preso tutti per sè lasciando agli autoctoni solo il diritto di continuare a rimanere semplici contribuenti come degli stranieri. Il giornale Ex Zohra, commentando le condanne, scrive tra l'altro che l'Italia — e questo potrebbe anche essere un ammonimento — aspetta queste occasioni ed ha inaugurato la nuova stazione Radio Tripoli radiodiffondendo le sentenze del tribunale correzionale di Tunisi contro i manifestanti. Radio Tripoli, sempre secondo detto giornale, ha poi commentato le condanne deducendo logicamente che tra l'elemento francese e la popolazione indigena esisteva una evidente tensione e aggiungeva che il governo del protettorato aveva voluto soffocare il movimento deferendo al tribunale i suoi organizzatori anche se donne. L,'Ex Zohra, intanto, conferma I quanto abbiamo a suo tempo det', to e cioè che Radio Tripoli è ascol1 tata con il più vivo interesse dalla j massa dei mussulmani di Tunisi, | nonostante che Radio Tunisi PTT e Radio Tunisi privata si diano quotidianamente da fare con concerti, conferenze, notiziario vario per trattenere l'attenzione degli indigeni. Un altro giornale pure arabo. VEn Niihda, critica dal canto suo una mozione italofoba del partito radicale socialista di Tunisia sul le « mire » italiane scrivendo fra l'altro « Non avremmo nulla in contrario a ciò che le amministrazioni e la campagna vengano popolate da francesi se non avessimo decine di migliaia di uomini alla ricerca di lavoro e una gioventù istruita che non può sfruttare le cognizioni acquisite ». Il giornale si chiede quindi perchè si vuole chiamare dei francesi ad occupare dei posti nell'amministrazione del protettorato e sulla terra tunisina mentre varie regioni francesi sono popolate da stranieri a causa della denatalità francese e ingenuamente esclama: « A che servirebbe collocare in Tunisia un francese il cui posto sarebbe occupato nella metropoli da uno straniero, e quale differen za vi è fra la presenza di un tunisino e quella di un francese qui se tutti e due sono egualmente disposti a difendere l'impero francese? ». La conclusione dolciastra ueiVEn Nahda non fa perdere rulla alle sue osservazioni sull'atteggiamento della nazione protettrice verso i tunisini, atteggiamento di cui si occupa un terzo quotidiano arabo, VIrada, il quale dice le sue quattro verità in una forma che non lascia dubbi sui suoi iwitimenti. Il foglio, dopo avere constatato che la politica francese in Tunisia non ha fatto che seguire il principio di « impadronirsi delle pubbliche funzioni per acquisire una autorità totalitaria », dichiara: « Quando i tunisini si sono accorti del pericolo e hanno voluto reagire contro la corrente de! colonialismo si è inventato, per ingannarli, la politica di collaborazione. Il colonialismo ha ancora ingannato i tunisini con la pretesa politica di fissazione al suoio degli indigeni » e il « capo dei servitori del colonialismo » ( probabilmente VIrada allude al presidente della sezione tunisina del Gran Consiglio di Tunisi) ha tratto la amministrazione del protettorato da una cattiva positura quando dinnanzi al Gran Consiglio essa si e l i è trovata di fronte a statistiche schiaccianti ». Il giornale prosegue la sua requisitoria dichiarando che « se (lrsvnquesta è politica di collaborazione! cì tunisini debbono evitare che lagnobiltà della loro lotta e dei loro L sacrifici sia minimizzata da que- cWste commedie e da questi inganni e qumdi perseverare nella r vendi- cazione del ritorno ai trattati e della loro stretta applicazione, In maniera che essa si armonizzi con la missione di civilizzazione e di l —educazione alla quale la Francia « si è impegnata » verso questo po polo, poi j.iw! TIl giornale" arabo "sTchiédeltlsf le speranze dei tunisini! Rsaranno deluse», ed enumera le|msperanze che la visita di Daladier ' eaveva fatto sorgere nei tunisini:, gsanguinosi dello scorso aprile (li-i dberazione cioè dei desturiani), ri-1 ppristino delle libertà, arresto della qturlxilenza dei •* preponderanti *. si (cosi sono chiamati i grossi coloni lrancesi i quali fruiscono per lo svolgimento della loro opera colonizzatrice di ogni facilitazione e ! cho prpft,riscono tenere gli indi-! gpni a)lr, stato di manovali, nella L a, iorno „„ cW U) afTermazione della sovra-! , ,na (testuale) e conc„,.; CQn t ise le; * La responsabilità del malesse rlc;afle ?-ul &°verno e sulla. mP" l — 0P.°. Lniwupun, sul suo rappresentante in ! Tunisia e sulle forze reazionarie Come si vede lo stato d'animo ltlclla maasa mussulmana della ! Reggenza è messo in rilievo e in |m°do inequivocabile dalle stesse ' enunciazioni degli organi di lin, gua araba che si pubblicano a Tu itaturi3■i "StàSS?!*. Ìi detti fogli non sospetti onde com- F1 provare se ve ne fosse bisogno G quanto già abbiamo avuto occa. sione di dire nei precedenti servizi. an9)to

Persone citate: Daladier, Daladier Sdegno