Un vecchio conto venuto a scadenza di Giuseppe Piazza

Un vecchio conto venuto a scadenza Alla vigilia del viaggio di Chamberlain Un vecchio conto venuto a scadenza Berlino, 9 gennaio. Alla vigilia della partenza del signor Chamberlain per Roma, la stampa tedesca segue attentamente la polemica internazionale su quelli che saranno gli argonienti che il Primo Ministro britannico si reca a discutere a Roma con Mussolini, intantochè prosegua la disamina della situazione creata dal viaggio del signor Daladier. « Daladier — così scrive oggi la « Koelnische Zeitung » •— torna dal suo viaggio mediterraneo e Chamberlain imprende il suo: l'uno ha eseguito attraverso la Corsica e la Tunisia un arco al largo di Roma, l'altro invece punta come propria mèta proprio su Roma, per incontrarsi con Mussolini >. Diversa condotta nell'«entente» E' questo un avvenimento dal quale il giornalista formula la domanda se pei caso questi due movimenti e contro-movimenti dei due uomini di Stato della <-, Entente Cordiale » non costituiscano, come molti sospettano, una manovra combinata, frutto di ima tattica astuta. * No — risponde — una tale interpretazione troppo misconoscerebbe il fatto innegabile che i rapporti dell'Inghilterra e della Francia coll'Italia sono ben lungi dall' aver proceduto negli ultimi tempi su vie parallele. La migliore e più attuale prova ne è il fatto che quasi contemporaneamente, mentre si ha da una parte la messa in vigore di un accordo italoinglese, dall'altra invece si ha proprio la denuncia di un accordo franco-italiano; da un lato dunque contrasti sorti dalla guerra etiopica sono appianati o per lo meno coperti, mentre dall'altro nuovi conflitti, aggiuntisi ai vecchi, che erano sorti dallo spodestamento del Negus, sono ora scoperti dalla denuncia di un trattato. In altre parole: il triangolo che ha per base l'« Entente * franco-inglese e per cima Roma, ha i due lati che conducono a Roma tutt' altro che uguali 1' uno all'altro ». H giornale risale nel suo ragionamento alla diversa condotta delle due parti dell'Entente » nel regolamento dei loro rispettivi rapporti coll'Italia, nei riguardi dell'impegno da esse preso nel trat■ tato segreto di Londra del 1915 circa i compensi coloniali per lo ingresso dell'Italia in guerra; e nota come l'Inghilterra abbia sempre mostrato un ben diverso atteggiamento di adattamento e di accomodamento nei riguardi dell'Italia, con cui infatti concluse ben presto l'accordo di cessione del Giubaland con Kisimayo, mostrando così nei fatti la buona intenzione almeno di fare onore all'impegno, al contrario della Francia che ha invece trascinato fino all'ultimo nei riguardi dell'Italia la sua attitudine intransigente e negativa. Sicché arrivò alla fine il momento dell'accordo del 1935. Che cosa fece allora la Francia? Cambiò essa forse la sua attitudine verso l'Italia, mostrandosi una volta conciliante od animata da comprensione e riconoscimento? Errori e cattiva volontà La risposta del giornale su questo punto è altrettanto negativa quanto lo è quella di ogni altro organo tedesco che ha in questi ultimi giorni sottoposto alla medesima indagine gli avvenimenti recenti, che hanno preceduto la crisi odierna, come ad esempio la « Frankfurter Zeitung », il cui odierno articolo al riguardo già anticipammo sabato sera. La Francia — così si può riassumere il risultato di questa indagine collettiva della stampa tedesca — ben lungi dall'approfittare con illuminato spirito e con saggia visione delia occasione rara che la storia insperabilmente le offriva, di riparare vecchi torti verso l'Italia, sanando per sempre antiche piaghe nel cuore degl'italiani, proprio all'ultimo e più prezioso mo mento, quando cioè questi venivano dal loro destino lanciati sulla loro nuova via imperiale, ne approfittò invece per tentare quanto potè di strozzarli. Questo fu il trattato del 1935, che dava all'Italia una « mano libera» della quale questa aveva bisogno per una impresa della portata di quella abissina, ma che la Francia diede nella segreta speranza che il Fascismo difficilmente ne avrebbe approfittato senza rischiare tutto se stesso; e la fece pagare cara nei riguardi per esempio di Tunisi, mentre per quanto concerne territori, cedeva soltanto deserti. Tutto considerato, quella del '35 fu da parte della Francia, anziché, come doveva essere, il pagamento di un debito, l'apertura di un nuovo conto che si univa ai vecchi, e che ora scade. Da allora in poi — così continua l'indagine del giornale da cui abbiamo preso le mosse — vi è stata la guerra abissina ed il conflitto delle sanzioni, nel quale la Francia, col suo atteggiamento sanzionista in netto contrasto coll'impegno preso nel '35, rinnegò effettivamente lo spirito di quel trattato. Il nuovo anno diplomatico E' venuta poi anche la sua condotta nella questione spagnola, nella quale ancora una volta essa non ha fatto che confermare il proprio spirito negativo ed ostruttore verso la potenza fascista, dlqSssrntmptlamdSleLfsqvposdpilasstsitLmdddthtdmtgneccNuldcncza discussione sul Mediterraneo può |lasciare da parte alcun settore di !questo mare"e perciò nemmeno la |Spagna ' " I«I problemi del Mediterraneo |sono insoluti. Ed è davanti a que- sta realtà che si trova oggi l'Eli- ropa. L'Italia — conclude il gior-|naie — esige per la sua esuberan- ! te popolazione, l'estensione spazia- ! mettendo sul tavolo nella maniera più vasta e complessa, tutto quan-. to il problema mediterraneo. Questo insieme di questioni, nella loro interezza, non potranno a meno di occupare a Roma, secondo il giornale, i due uomini di Stato inglesi, dappoiché nessuna le che a lei è indicata dalla sua ; L°1n1'TpIXacheai'I^lia^JÙUna' fs°òìa m.d^terrlnea perula quale questo mare non è soltanto una j via, ma è addirittura la vita. E' per questa estensione che essa ha osato ed ha vinto la guerra abis- sina, di cui una conseguenza è la|decadenza, dalla Francia stessa j provocata, del trattato del 35 ed il ritorno al trattato del '15: e se anche Roma non ha ancora presentato ufficialmente le sue richieste, è certo che l'anno diplomatico che si è iniziato si svolgerà sotto il segno di queste esigenze italiane ». Giuseppe Piazza

Persone citate: Chamberlain, Daladier, Entente Cordiale, Mussolini, Negus