LAVORO A FONDO er preparare una catastrofe

LAVORO A FONDO er preparare una catastrofe GLI EBREI E la A GUERRA LAVORO A FONDO er preparare una catastrofe •:, (Dal nostro inviato) PARIGI, dicembre. I A ben considerare quella vasta Operazione a carattere finanzia■fio, diplomatico e politico che, nafta dal patio franco-russo, per'fnotte il trionfo del fronte popolare nelle elezioni del '36 e permette all'alta banca, attraverso la svalutazione del franco, di accrescere le proprie riserve auree e, attraverso le riforme sociali, di impadronirsi e controllare l'industria siderurgica francese, appare fin troppo evidente che il Giudaismo dell'oro neìl'accordarsi con il luddismo della rivoluzione, più e a motivi contine/enti, come il Mesiderio di lucro, abbia obbedi■>Atò al grande motivo permanente della razza: quello di realizzare il dominio d'Israele sulla terra, do♦ninio non solo promesso, ma ordinato ni giudei dal loro Dio. Con il fronte popolare, difatti, e approfittando del lavoro di decomposizione compiuto in un secolo dalla social - democrazia, Leon Karfunkelstein, detto Leon Blum, arriva al potere, erede di tutto il giudaismo marxista. Nello stesso tempo, altri giudei, ugualmente , rivoluzionari e marxisti, possono piazzarsi alla testa delle grandi oqìjanizzazioni politiche, delle legfjto, comitati, amministrazioni e "^Wrfi corpi statali e parastatali. Francia e fuori di Francia, to trionfo politico del giudaiviene accolto dai figli d'Israecon un entusiasmo, una gioia n orgoglio, la cui esagerazione ipunto denota la grande speri. n solo con l'oro,ma col ferro flpfo la manomissione sull'industria siderurgica e, di riflesso, su ifìltta l'industria motoristica francése, benché meno apparente, è 'Jfprse più importante della ìnano- intssione su tutte le leve della vi-\fa politica della terza repubblica.IE la cosa si spiega. Dato l'avven- mo degli Stati Fascisti, difalti, il giudaismo comprende che non può compiere la conquista del ondo attraverso la semplice via nell'erosione, della corruzione e ella decomposizione. La rivoluòne stessa appare sempre più difficile da organizzare e solo una guerra universale potrebbe facilitarla, come la guerra del 'l!t facilitò la rivoluzione bolscevica. ^ X)ra, la guerra, non la si fa solo con l'oro — come dice il proverbio — ma soprattutto col ferro e Ojm gli uomini. L'asserzione non è.'wici. E' di Machiavelli. Nel capitolo II dei suoi Discorsi, infatti, il segretario fiorentino scrive: « Non l'oro, come grida la comune opinione, essere il nerbo della ..guerra, ma i soldati e le buone armi. I Romani, facendo le guer- •A 5* con ferro' non patirono mai ,*'Jfa carestia dell'oro ». Al ferro, dunque, pensa il giudaismo dell'oro. Agli uomini, agli ariani, cioè, che dovranno inconsciamente combattere per il triotifo- d'Israele, penseranno e il giudaismo dell'oro e quello della rivoluzione, oriundo con la stampa con la radio e con le concioni la cosidetta psicosi bellica. Ecco perchè, a cominciare dal 1935, appena messo in cantiere il patto franco-sovietico, si veggono comunisti, socialisti, dirigenti della Lega dei diritti dell'uomo e del cittadino, capi della Confédération Generale du TrHvail, gente tutta che si è sempre mostrata contraria al militarismo, che ha combattuto la politica egemonica dell'unione nazionale di poincariana memoria, denunziate le pericolose manovre del Comité des forges e dei suoi mercanti di cannoni, negato 1 crediti militari, ostacolata la ferma dei due anni, insultata la bandiera nazionale — l'attuale ministro dell'educazione nazionale, Isaia Zacharias, detto Jean Zay, non proclamò forse che il tricolore francese gli serviva coma torchon à c... ? — si vedono, dunque, tutti costoro, come tocchi dalla mano di Dio, diventare nazionalisti convinti, esaltatori della « Marsigliese » e dei « quaranta re che in mille anni fecero la Francia», ergersi a patriota ferventi, proclamare la necessità urgente, Iassoluta, inesorabile per la Francia di armarsi ed esigere dal governo che i'armee torni, al più presto, la più forte del mondo e ; se tale non potrà più essere pei Itiumero di uomini metropolitani \lo sia almeno con l'ausilio degli Krabi e dei berberi del Nord-Afri' Ica, dei vegri del Senegal e dei ICongo, dei malgasci e degli indoticinesi, Propaganda affiatata Naturalmente, non si dice allo fonasse che la ferma dei due anni, me massicce spese militari, i pre Barativi bellici dovranno servire a copi egemonici, per i begli occhi Sella sinagoga e dei dirigenti mocoviti. Si afferma, invece, che esercito della Terza Repubblica jlourà servire non solo alla difesa mei suolo patrio, ma alla difesa api beni e dei diritti proletari. Si ricorda la rivoluzione dell'89 e si proclama che, ancora una volta là Francia sarà la maestra e la paladina di tutte le libertà. Potrei citarvi colonne dell'ora torio bellicista dei vecchi antimi: Utaristì diventati militaristi con Ititi. Mi Zfmifo ad un breve, sep r succoso florilegio. Sentiamo primi t capi del partito comata e del partito socialista S.F. 'J$D.: Maurice Thorez, uomo di pa glia del giudeo Dimitrieff, che, al principio del '36 al Velodromo d'Inverno, esclama: «Nulla ci fa paura, nemmeno la guerra, puriv che la rivoluzione proletaria pos-■■ièa riuscire! »; e il giudeo Leon Karfunkelstein, detto Leon Blum, ohe il primo giugno a Ginevra proclama: « Bisogna accettare la eventualità della guerra per salvare la pace!». La guerra per salvare la pace! Il sofista ebraico non si smentisce inai. Bentiamo poi Jouhaux, segretario della Confédération Generale du Travail: <; Per salvare la pace — dice costui, plagiando il sofista ebraico — bisogna mettere al suo selciaio la forza e non indietreggiare davanti all'eventualità di una guerra ». E la giudea Madama- Brunswing, che VII novembre '36, scongiura «le donne francesi a non pronunziarsi più contro gli armamenti, ma a reclamarli! ». E il giudeo ungherese Victor Busch, presidente della lega francese dei diritti dell'uomo e del cittadino, che non esita ad affermare fin dal 1936: «Perchè dobbiamo fare la guerra? Per salvare le istituzioni repubblicane e la libertà, per opporre il blocco invincibi'c delle pacifiche democrazie ai fascismi da preda e, sulle rovine delle mistiche totalitarie, instaurare la pace del mondo ». Il che permetterà più tardi al profeta Leon Karfunkelstein. detto Leon Blum di gridare: «Se dobbiamo fare la guerra, che sia almeno l'ultima.'». Anche nel 'lì,. 10 stesso profeta, fautore della unione sacra, diceva così. Un Comitato internazionale Simile propaganda bellicista, come è facile intuire dagli accenni precedenti, indica come nemico N. 1 il nazionalsocialismo tedesco e come nemico N. 2 il fascismo italiano. Ora, nemmeno a farlo apposta, questi due nemici corrispondono, pur sotto un'altra visuale e per una diversa concezione politica, a quelli che costituiscono le preoccupazioni dell'Alto, comando francese e di certi !jrnpJpi nazionalisti. A tale fortuita concomitanza si deve, perciò, attribuire il passaggio nelle file del giudaismo bellicista di due vecchi nazionalisti, come il de Kerillis e 11 Bure? Sì, se, gratta e gratta, non saltassero fuori i legami do due brillanti giornalisti con il gin rfeo Gerobaamo Rothschild, detto \Georges Mandel, con l'agente fiInanziario di costui, il giudeo orlen la'e Bollack dell'Apnee Econo¬ ^ inique et Financière e della Fournier, e con un terzo giudeo, Andro Meijcr, il quale non è soltanto uno dei dirigenti della Lazar Frères, della compagnia d'assicurazione La Réunion Francaise, della Generale Electrique e dei Docks Rémois, ina è — come dire? — il tesoriere per la Francia del « Comitato di difesa dell'alleanza israelita internazionale ». Dall'avvento del fronte popolare, questo comitato, che in Fran eia è rallegrato dalla presidenza onoraria del barone Edonard de Rothschild e di Leon Karfunkelstein, detto Leon Blum, e dalla presidenza effettiva di David David-Weill, capo della Lazard Frères e membro dell'Istituto (sezione belle arti), e il cui tesoro è aumentato notevolmente in questi due ultimi anni per l'apporto di 3 milioni di dollari (120 milioni di franchi) da parte dei giudei americani, nonché per l'introito di certe decime percepite sui 20-2H miliardi realizzati dall'alta banca con le successive svalutazioni del franco, questo comitato, dunque, ha deciso di portare la sua attività particolarmente sulla Francia, considerata come sentinella avanzata verso gli Stati totalitari, affidando l'amministrazione dei fondi, per quanto riguarda la stampa, al predetto André Meyer, assistito dal direttore dell'Europe Nouvelle e dal Bollack. Lo scopo evidente delle elargì sioni auree di André Meyer e dì Robert Bollack è quello di creare una specie di fronte giudaico con l'estendere la propaganda semita per la guerra in tutte le zone dell'opinione pubblica francese, anche in quelle fondamentalmente contrarie al social-comunismo, con l'attrarre nella corrente associazioni e nomini dalle idee diffeA centi e con il premere sugli stessi sentimenti religiosi. La fine dei 1933 Di qui, il tentativo di inquinare con 7'Agence Fournier gli organi più sani del giornalismo francese; di qui, i passi continui per attutire le diffidenze dei cattolici e attirarsene le simpatie, esagerando il dissidio fra la Germania e il Vaticano, ordinando a Thorez di tender loro la mano, facendo tentativi di approccio nel campo sindacale e solleticando detcrminate vanità. E vi riescono in parte. Quel giovane deputalo cattolico, Philippe Serre, che mise in difficoltà nel collegio del Briey B'rancois de Wendel, il padrone delle ferriere, e riesci a carpirgli suc- c»ttolica Austria, cessivamente il seggio a palazzo Borbone, non entrerà a far parie del secondo ministero Karfunkelstein, bellaiolo al cento per cento? E i cattolici dell'Aube o, per lo meno, i dirigenti della cattolica Aube, nel settembre '38, non accarezzeranno anch'essi un sogno di sangue? Comunque, il '36 c il '37 non sono che anni di preparazione, malgrado l'attrattiva irresistibile, esercitata dalla guerra di Spagna. D'altronde, prima di lanciarsi all'avventura, i giudei giunti al potere secondo le norme costituzionali hanno diverse cambiali da pagare: fra le altre, la cambiale delle rivendicazioni alle masse. Guai se la lasciassero cadere in protesto! Le masse non marcerebbero più. Il fronte giudaico della guerra perciò non potrà essere pronto che ai primi del '-38. Ma, nel frattempo, davanti al marasma provocato e voluto dal governo giudaico, la parte sana, non giudeizzata del paese si ribella. Non ha la forza, è vero, di andare al potere, ma riesce a cacciar via Leon Karfunke'Stein, detto Leon Blum, e parte dei suoi corrazziali. Il gabinetto Chautemps, che gli succede nel luglio 1937, vivacchia per qualche tempo, cade sotto la pressione semita, riaffiora di nuovo e finisce per andarsene a passi /e/pnfi davaìtti uf/'Anschluss, clic Chantemps Principe del Reale Segreto, non osa levare il dito in difesa della Tosto Leon Karfunkelstein, del to Leon Blum, rioccupa palazzo Montignon. La sua parola d'ordine, nel riprendere le redini del potere, sarà: «La Francia vendicherà l'Austria in Spagna!». Il che, in altre parole, significa: « ti giudaismo tenterà di abbattere il fascismo in Spagna! ». Cosi, alla fine del marzo 1938 si registra il primo tentativo, si ha la prima prova precisa della volontà frenetica del fronte giudaico di scatenare la guerra ad ogni costo, qua lunque ne sia il pretesto anche falso, qualunque sia il fronte sul quale essa deve incominciare, purché la « grande opera » sia compiuta. Paolo Zappa Il pugile Emilio Pladner che era cieco da un anno e mezzo in conseguenza di un terribile pugno ricevuto è riuscito con una prodigiosa operazione a riavere la vista. Eccolo col suo medico dopo pochi giorni dal ritorno alla luce. Un' impressionante fase degli esperimenti di difesa antiaerea che si sono svolti a Tokio. La folla fugge, in mezzo a nembi lacrimogeni, coprendosi alla meglio la bocca il naso e gli occhi.