Il radio-rapporto di Di Marzio a tutti i professionisti italiani

Il radio-rapporto di Di Marzio a tutti i professionisti italiani Il radio-rapporto di Di Marzio a tutti i professionisti italiani Roma, 28 dicembre. Il Presidente della Confederazione professionisti e artisti ha tenuto questa sera, da una delle stazioni dell'Eiar, un radio-rapporto a tutti i professionisti e artisti di Italia. Il rapporto ha raccolto nelle sedi dei Fasci di Combattimento, dei Dopolavoro e dei Gruppi Rionali delle varie città l'enorme massa degli iscritti ai 26 Sindacati professionisti e artisti dipendenti dala Confederazione. Prima che il rapporto avesse inizio, nelle varie sedi di raduno i gerarchi delle singole Unioni provinciali hanno discusso con i camerati dei rispettivi Sindacati, in un'atmosfera di fattiva collaborazione e comprensione, i problemi delle specifiche categorie, soprattutto in relazione alle particolari contingenze attuali. Il presidente Di Marzio ha inizialo il rapporto, ordinando il saluto al Duce. Egli ha innanzi tutto ringraziato il Segretario del Partito per aver voluto, con senso di cameratismo, che per questo rapporto si aprissero le sedi dei Gruppi Rionali, dei Dopolavoro e dei Fasci di Combattimento. Da questa ospitalità casuale si è autorizzati a ritenere che più stretti e più intimi si possano stringere i contatti tra popolo lavoratore e popolo colto, tra popolo che realizza con la fatica delle braccia, e popolo che offre i mezzi della tecnica ed i ritrovati della mente per dirigerle e regolarle, tra popolo che sente e artisti che esprimono. Accennando quindi all'immenso lavoro di sistemazione e di adeguamento che nel campo dei prefessionisti e artisti viene fatto in seguito all'impulso sempre creatore e propulsivo del Duce, Cornelio Di Marzio ha dicharato che tutta questa varia, difficile, complessa attività che è tentata da noi per la prima volta nel mondo, e che rappresenta una rivoluzione sugli ordinamenti vecchi, sugli usi liberali, sulle viete mentalità, va seguita con spirito alacre, con duttilità di adattamenti, con prontezza di spirito, per non essere lasciati indietro mentre il mondo corre, mentre l'umanità avanza, li esercizi combattono e il fiume della nuova irrompente civiltà straripa. Passando poi a parlare della lotta durissima che conduce l'Italia, ha esaltato gli atti di valore dei soldati italiani, dai mari del Nord a quelli dell'Equatore e ha soggiunto che la guerra procede verso la sua ineluttabile mèta, che è di una fatale, nuova più giusta sistemazione europea. I popoli giovani e poveri sono destinati a vincere sui grassi e lenti, sui vecchi e ricchi e ha cosi concluso: « La salute che noi ci attendiamo — « tutti, camerati professionisti, lavoriamo e lavorammo per ottenerla sempre, più salda e duratura — è fatta di una volontà ferma, che vibra commossa e incontenibile nel cuore di tutti: la vittoria, che, come i nostri padri cantavano, è sempre stata schiava di Roma; una vittoria che caratterizzando la Rivoluzione umana di Mussolini, appartenga alle idee, alle armi, al popolo d'Italia ». Il Presidente confederale ha chiuso l'importante rapporto ordinando il saluto al Duce.

Persone citate: Cornelio Di Marzio, Di Marzio, Duce, Mussolini

Luoghi citati: Italia, Roma