La vecchia Ungheria e la sua roccaforte di Italo Zingarelli

La vecchia Ungheria e la sua roccaforte La vecchia Ungheria e la sua roccaforte Un mondo aristocratico e il suo modo di vivere definitivamente scomparsi-Quando era gloria andare in prigione - Una lezione a un giovanotto di 81 anni BUDAPEST, dicembre. I cSapete che significa quel ponte ldalle catene che unisce Buda, sul-! Pla destra del Danubio, con Pest, vsulla sinistra? Quei ponte che voij fdi certo conoscerete o per esserci spassati, o per averlo visto in fo- stografia? Significa l'ingrediente! vgrazie al quale Buda e Pest si'qi fusero diventando Budapest, il| zmezzo che permette agli abitantiIndelle due sponde di rimanere aligcontatto anche d'inverno, giac- nchè cento anni addietro, quando li'tDanubio gelava, come adesso, il ponte di barche veniva ritirato e per due o tre mesi, a meno che il ghiaccio non fosse stato duro da sopportare uomini o veicoli, fra l'una e l'altra riva non si comunicava. Buda rimaneva avamposto dell'ovest, Pest prima tappa sul cammino d'Oriente. Chissà la boria della gente di Buda, e dei privilegiati abitatori della Var, la fortezza, che guarda Pest dall'alto, sdegnosa, come si addice a chi ria secoli occupa posizione dominante. di tradizioni La Var è una piccola città a sè, con la Reggia e la Chiesa I dell'incoronazione, i Ministeri, bei J palazzi feudali e palazzine, pochi i negozii, niente officine e quasi !niente ebrei clle clel resto scar- «Wtaj» Buda Tutti sono li beri dl andare ad abitare nella Var, ma prima è bene pensarci : su un paio di volte, e poi una vol ta ancora. La Var ha le sue leggi La Var, rocca dftUmrtalpulpssdmpgctcoMtusimre, essendone degni, scorso, per acquistarsi credito, ci andò à vivere un geniale avventu- non scritte: bisogna saperci vive-, E 1 anno ! ; riero inglese. Quante volte ho varcato la soglia di una casa della Var, mai mi ha aperto un domestico giovane: i domestici sono invecchiati - con i palazzi. Le stanze sono erandi Fma generalmente basse franal' ma generalmente udsw. !Immense le stufe in maiolica, 1 stupendi i camini, rari i termosi: foni. L'area essendo ristretta, i J giardini sono minuscoli e sovente ; chiusi da alte mura. Non passa;n0 tranvai. La notte la quiete è e d'estate, di notte, la I „:,t0 ™"""!fi"= sentite tal- che magari jPet:fetta- vista magnifica. Vi mente a casa vostra, f6 ' di Vienna non sia chiusa: siete o no in una fortezza? Lei strade da voi percorse le calcaì rono Mattia Corvino e dei pascià, o lfnne sangue cristiano e turco il suolo ne ha assorbito parecchio. Forse per questo i fiori che vi crescono sono vivacissimi. Rocca di tradizioni, è la Var, con la sua guardia reale nella vecchia uniforme, e nella Var nessuno si stupirebbe se magnati e funzionari dello Stato si aggirassero in costume nazionale. E se è vero che la burocrazia ungherese è una casta, 1 Siusto è che i suoi uffici più im • portanti siano li. Trovatemi un altro reame, un altro Paese, che tuttora sia governato dal sommo di Un colle: al colle si accede per , beile strade e per una funicolare, ma sia perchè la Var intimidisce, sia perchè l'idea di un'ascensione, dErircanipcprpUvcncpLsdtscnfttnpncrigqBcnvomplotti antiabsburgici. che|Salla seconda edizione dei moti re- pressi col gentile intervento dei mcosacchi, al posto di Budapest sa- \kirebbe rimasto un mucchio di ma- dicerie. Budapest è però ancora ln Gpiedi; sono invece caduti gli; Absburgo, e nella cittadella dis>.armata si va a passeggio. Sotto «i le mura si vendono gassose. j cEI Duelli e tappeto verde alTra il '48 e la fine del dualismo austro - ungarico, avvenuto nel v • 1918, la società ungherese visse: ce una vita che nel tempo sembra1 per quanto comoda, basta da sola a tener la gente lontana, nella Var ci vanno pochi; per meglio dire, solo chi deve veramente andarci. E chi è di passaggio è un intruso. Rispettosa, nelle giornate di festa e di soXq< la folla' anziché riversarsi nella Var, sale alla cit tadella, fortezza di quelle che pas sano allo storia non avendo spa rato un cnipo di cannone: la cit- itadella sol'se, dopo 11 '48 per far caP"'e con la sua Presenza. ai magiari incorreggibili nel forgia 're al j a assai più lontana, romanzesca per| -runo i duelli la cui alcuni versi, splendida per altri, i una vita che in larga parte si!svolse in provincia e nei castelli,Rnon potendo molti aristocratici ed intellettuali, per ragioni politiche, abbandonare l'abituale residenza. I cenacoli letterari e politici e i tavoli da giuoco divennero la risorsa dei confinati e un complemento, ed una conseguenza, fu- scontare ~ non abbienti voga ora e cessata. Il duello era punito col carcere, ma essere stato in car-|cere per tal motivo era titolo dij onore al quale non si rinunzia va. tanto più che le stesse prigioni.; per arredamento e regolamento.! testimoniavano che borsaioli ed eroi del coltello lì non se ne aspettavano. In quelle prigioni abita-1 vano persone di rango, e tutte j amiche, e si narra che lo scrittore Francesco Herceg, finita di una condanna inflittali por duello, sia uscito a libertà| dcon due giorni di ritardo, avendo dovuto terminare una paitita a carte nella quale vinceva. Faccenda piuttosto costosa, il duello s—n1 c'era un mecenate, che è morto — che se evitato implicava squa- |lifica — era per gli studenti e ìj per un serio affare: ma mesi fa. ottantacinquenne, l'aulico consigliere Giorgio de Sacella- ry .il quale sovveniva generosoj^o i S" antenati s erano sfogati con ì dadi, i disceDdeiti si sfogavano i ricchi di orgoglio e poveri di quattrini, e- più d'una volta finanziò, imparziale, ambedue gli avversari. L'aulico consigliere appartenne alla generazione che conobbe, come attività sportive, la equitazione, la scherma e la caccia. Al tavolo da gioco, quella ge nerazione sedeva per atavismo: cSpnimnrcs con le carte. Non giocarono forse la Vienna di Maria Teresa e la Parigi di Napoleone, la quale vantò in Talleyrand un assiduo frequentatore di bische? Abbiamo statistiche delle più disparate co se, e neppure un'approssimativa valutazione dei patrimonii giocati qui al tappeto verde: i conti Vic zay perdettero in un anno la tenuta di Ereg, di dodicimila jugeri, e in una notte sola dell'an no successivo le proprietà di Ottevény e Novakpuszta; l'ultimo dei principi Grassalkovich, nel fiore degli anni, sperperò una fortuna considerata la seconda di Ungheria; a Balaton Fured vi mostrano una villa, oggi casa di riposo per ufficiali, persa dall'antico proprietario al gioco non avendo più altro da puntare, ma le storie dovrebbero riempire capitoli, e a Vienna si potrebbe con utilità rovistare negli archivi dell'imperiale e regia casa, ad esempio, per cercare di sapere cosa siano costate a Francesco Giuseppe certe partite non giocate da lui. Francesco Giuseppe, che mandò a Budapest un generale per sanare ufficiali rovinatisi al gioco, permise sovente a don Michele di Braganza, pretendente al trono clel Portogallo e, in attesa, colonnello degli ussari, di fare onore alla parola di principe (don Michele, perseguitato dalla sfortuna, perdeva, poveraccio, ch'era uno strazio) e risarei un ministro di settantamila fiorini sfuimati tenendo compagnia ad Edo- , allora Principe di Gal r les, che giocava bene, giocava forte e se vinceva intascava astenendosi dall'indagare sulle origi .ni: « non olebat ». In uno scrittoidi Eugenio Szontagh si legge che Eduardo lasciò sempre l'Ungheria con guadagni, ed anche grossi. Dedurre da questo che il danaro ha il vezzo di andarsene dove ce n'è sarebbe errore: danaro ne avevano pure quelli che pagavano di tasca propria o ricorrevano, in periodi di magra, a usurai pronti a chiedere interessi del cento per cento. Gran signore nel perdere fu il conte Michele Karolyi, che nel '19 giocò poi con pari indifferenza le sorti di una Ungheria cosi disgraziata da averlo presidente del consiglio e che oggi vive in America, dicono, di miseria e di ricordi: al baccarà soleva raddoppiare la posta perduta, al poker soleva far capire se aveva o no buone carte. Di ritorno da un vaggio a Parigi raccontò che s'era divertito un mondo con dei bari i quali gli avevano frodato 200.000 franchi: s'era divertito a vedere che i bari non s'erano accorti che lui si era accorto di tutto. L'ultimo Principe di Galles Forse in omaggio allo statuto sociale, che vieta i giochi d'azzardo in modo perentorio, il tempio dei giocatori d'alta classe è stato a Budapest, per decennii, il Casino Nazionale, e anche 11 qualcuno diede prova d'esser bravo nel corregger la fortuna. C'era fra gli altri, mezzo secolo addietro, un colonnello che seralmente si misurava ai tarocchi col generale principe Lobkowitz e col presidente del consiglio Colomano Tisza e che da prudente tattico teneva a conoscere i mezzi veri degli avversarii: cosi i tarocchigli resero più dello stipendio. E quando fu morto, il conte Elemer Batthyany, riunitasi di nuovo la compagnia, non ammise che venisse rimpianto: dall'alto, osservò, potrà guardar le carte senza |Slrare » collo II conte Batthya avend° ottantaquattro anni, misf a P°f° 11 conte And!'catCse' \k°nics; *e ne aveva ottantuno, dicendogli che. ai tarocchi non ac Gettava lezioni da un giovincello, ; *on c è più, questa gente: gli >redl Secano molto meno, o non «locano affatto. Non possono gio- j c*™' ° la Pensano dlvlrsarnent«- E l'ultimo Principe di Galles che abbia soggiornato a Budapest, l'attuale Duca di Windsor, alle carte preferi il bere e avendo be vuto si divertiva a spegnere a : colpi di rivoltella, dal balcone del 1 j l'albergo, i fanali sulla sponda del | Danubio. Il funzionario di poli- i zia cne lo seguiva una sera, di!3perato .telefonò in questura solRecitando istruzioni: — Le ha |Cac|Ute j ; ! 1 j un ex ministro | d'ussari "tutto spente già tutte ? — chiesero dalla centrale. Replicò: — Ce ne saranno ancora un paio. — Aspetta che abbia finito e poi ritirati — ordinò il capo. I discendenti di un'aristocrazia che un tempo disdegnava occuparsi di danaro, e non raccoglieva le banconote e le monete a terra e appiccicava il centone, lauta mancia, sulla fronte della zigano, oggidì tentano la via degli affari; contano, ricontano, ragionano, lavorano ed :u:- parano a conoscere gl'intimi nes-si fra orario e disciplina. Cosi mutata è la vita ungherese, che di recente ha det-\to: - A vedere tanti aristocrati-ci in una banca, si ha l'impressione di trovarsi in un reggimento li ebrei. Italo Zingarelli