Il "nuovo ordine,, nell'Asia orientale

Il "nuovo ordine,, nell'Asia orientale Il "nuovo ordine,, nell'Asia orientale I problemi dell'Oriente estremo | Essono divenuti attuali da almeno ; ziun trentennio; da quando la vitto- < mria del Giappone sulla Russia, nel, m1905, faceva entrare trionfalmente• dil'Impero del Sol Levante tra le ■ Cagrandi Potenze mondiali. \litDa quel momento il Giappone si j (Cponeva alla testa del mondo giallo, partecipava nel 1914-1918 alla guerra mondiale e, subito dopo, sospinto da un dinamismo crescente si dava a creare un « nuovo ordine » nell'Asia orientale. teG(EunL'equilibrio delle forze in con- j dof litto si veniva cosi attuando prò- ! mfondamente e'progressivamente in : mEstremo Oriente sino alla guerra vacino-giapponese iniziata nell'està-:chte del 1937: guerra che si inseri- ecsce nella nuova fase del conflitto zimondiale che data dal settembre Ito1939 e dalla quale dovrà uscirei il una distribuzione di forze del tutto ponuova nel mondo antico e cioè nei catre Continenti di Europa d'Africa'zie d'Asia. Se noi osserviamo una carta delle rotte economiche del mondo sino alla fine del XIX secolo, constatiamo subito che l'economia mondiale era quaranta anni fa unitaria. Tutti gli itinerari marit-ì setimi convergevano verso l'Europa occidentale, centro incontestato di una immensa tela di ragno che copriva l'intero orbe terracqueo. Il Canale di Suez era l'arteria vitale, non soltanto dell'Impero britannico, ma di tutta la navigazione del Continente europeo. Questo Continente era già potentemente industrializzato e costituiva l'officina specializzata del mondo intero che assorbiva i prodotti industriali europei e forniva in cambio i prodotti agricoli. Qualcuno ha già detto, credo il 19siCinlecoamlaptePstdQrpfinmSombart, che l'Europa, con i suoi ! cgrandi centri urbani industriàliz- «zati, era una sola grande città. tmentre gli altri Continenti del'»mondo antico costituivano la cani- ! s,pagna di questa grande città. GlildStati Uniti avevano già realizzato ldgrandi progressi, ma a quell'epoca .«badavano ancora alla messa inimvalore dei territori dell'Ovest del I floro Continente e non avevano ; eancora aperto il Canale di Pana-1 rma. L'economia mondiale obbedì-ifva, in sostanza, a una direzione tunica che apparteneva alla razza!11bianca e che aveva la sua sede neljsvecchio Continente europeo. Si I mparlava indifferentemente di Eu- U"i "ny.t/tXnfoia n ^pttferopa, di civiltà occidentale c razza bianca per esprimere presso a poco lo stesso concetto e per definire una sola realtà. Con il XX secolo questa singolare unità de', mondo liberale e capitalista, che aveva nell'Impero britannico una specie di presidenza concordemente accettata, cessai di esistere. Forze nuove premono ol'cgrni ewsusrc. ««« """r»Sr,ÒVfir» >«e rompono la un forme superficie | e la fitta rete della navigazione e ! ?mdei traffici. Focolari economici in-1 ddipendenti si vengono costituendo, dcon fisionomia sempre più auto- noma. nell America del Nord ei in f Estremo.Oriente. S verifica,qual- dcosa di simile a quello che accadde dal tempo della frattura dell unita .,tempo del mondo romano. Gli Stati Uniti divengono così un nuovo centro di attrazione universale verso cui tendono tutte le frazioni di razza bianca estranee al Continente europeo, mentre nello stesso tempo le razze esotiche, svegliate nel loro lungo sonno, dalle audaci iniziative dei popoli europei, si lanciano nella imitazione e cominciano a rivendicare la loro indipendenza in nome degli stessi principi liberali che regolano i rapporti interni e internazionali dei popoli e degli Stati europei. Sino a quell'istante il traffico mondiale aveva avuto una sola grande arteria: Suez; e una sola testa: l'Europa. Con l'apertura del Canale di Panama il traffico mondiale ha due grandi arterie e diviene bicefala. Da una parte rimane l'Europa, dall'altra si afferma la grande potenza economica degli Stati Uniti. Il mondo ritorna al vecchio dualismo che si ebbe dopo la frattura dell'unità romana. Allora i due poli erano Roma e Bisanzio, sostituite nell'età moderna da Londra e da New York, Ma mentre New York domina incontrastata in tutto il nuovo mondo, Londra è seguita d'appresso dalle rivali capitali europee, perchè il dioncsazaulunapRpcnnieuropeo ha subito la frattura reli-j giosa della Riforma che ha rotto I l'unità religiosa dell'Evo Medio e poi ha subito la frattura multipla delle unità nazionali in perpetua e organica rivalità e concorrenza. La prima conseguenza dell'apertura del Canale di Panama consiste nel fatto che il Pacifico tende a divenire un centro a sè con relazioni dirette tra le sue sponde. Avviene cosi che l'Europa non è più l'unico centro di gravità dell'intero pianeta. Si sono invece costituite due grandi correnti nell'attività economica del mondo: l'ima che passa per il Canale di Suez per i rapporti tra l'Europa l'Africa e l'Asia: l'altra che passa per il Canale di Panama per srli scambi tra l'Atlantico e il Pacifico^Appare mondnjcòsi un'"nuovo astroTiì Gian-! pone) che illumina tutta l'Asia Orientale. Questa considerazione fa apparire più grave la responsabilità dell'Inghilterra che ha fat*o accendere dal popolo meno responsabile dell'Europa, i polacchi la miccia della nuova guerra pur dl non cedere alle esigenze più che giustificate dell'Asse. Ma questo terribile errore britannico si spiega con la mancanza di una natura e, quindi, di una responsabilità genuinamente europea, nel mondo inglese. Nel nuovo ordine mondiale ni cui sono state gettate le basì con l'Accordo tripartito di Berlino del 27 settembre 1940 viene ad acquistare potente rilievo mondiale un altro grande centro di gravità di interessi mondiali che si aegiunge a quelli dell'Europa e degli Stati Uniti: intendiamo dire il Giappone come centro della più grande Asia Orientale. Anche in questo | lontano settore avvamna naturai- . *_ _ 1 _ „.,.,,..,,. ^qlHaelata Hol mente la guerra: dal! l'estate del 1937 l'ultima fase della guerra cino - giapponese: s5tt;?,nlbre1939 una lotta sorda, forse il pre ludio delle ostilità aperte di do mani; fra Inghilterra e Stati Uniti da una parte e il Giappone dall'a.ltrsL Nel vasto spazio della più grande Asia Orientale la razza gialla è la naturale padrona di casa. Anglosassoni, Olandesi, Francesi Bono invece degli intrusi spinti colà dalla speculazione mercantile Tra i popoli di razza gialla 1 Giapponesi hanno guadagnato tra quelle terre e quei mari 1 effettiva prevalenza politica. Alla prevalenza politica si unisce un proporzionato e dinamico potere bellico capace di reggere il paragone con eli armamenti delle maggiori potenze mondiali. A questi elementi positivi sono da aggiungere un alto incremento demosrrar'co e nr.n poderosa attrezzatura industiiale.E' logico che la situazione in Estremo Oriente richiami l'atten zione degli studiosi di tutto il mondo. Anche in Italia, recente mente, sono usciti due volumi de dicati all'argomento: il primo di Carlo Avarna di Gualtieri: La politlcn giapponese nel nuovo ordine (Casa Editrice Principato Milano Messina) ; il secondo, di carat' tere descrittivo, agile e vivo, di Giuliano Stramigioii: II Giappone (Editore Garzanti, Milano). Carlo Avarna di Gualtieri ci dà uno studio serio, approfondito e documentato sul Giappone dalla metà del secolo XIX ad oggi, esa minando gli aspetti più vari del vasto tema: le tendenze ideologiche come le possibilità e i bisogni economici, l'organizzazione finan ziaria come quella militare. Spinto dal suo formidabile dinamismo il Giappone abbandonò nel 1931 la politica della penetrazione pacifi ca in Cina. Incurante dell'opposizione ginevrina, esso creò nel 1932 settentrionale il Manciukuò: uscì nel febbraio 1933 dalla Società delle Nazioni, si ritirò nel gennaio 1936 dalla Conferenza navale di Londra e, infine, nell'estate del 1937 iniziò le operazioni militari nella Cina A questo punto, al conflitto diretto con la Cina, si aggiunge la acuta vertenza diplomatica con la Gran Bretagna, con la Francia e con gli Stati Uniti per l'abolizione dei diritti di extra territorialità, per la revisione del Patto delle Nove Potenze: in sostanza per la creazione di un «ordine nuovo » nell'Asia Orientale. Questo « nuovo ordine >, che si riassume nella tendenza del Giappone ad espandersi verso il Pacifico meridionale e verso il continente asiatico per la conquista dei mercati e delle materie prime ne ! cessane alla sua industria, onesto « nuovo ordine» si urta fatalmen te con S11 interessi e con le posi»<»»* di privilegio acquisite nel ! s,ec9>° *IX Td,a!'» 9ra-n grela?na, lda{Th Stati Uniti, dalia Francia e lda'la s,sl?: . , .«.f™*? dllhb!0 è. questa una P°imica rivoluzionaria che muta pro I fondamente 1 ordine esistente, ma ; e?sa SI. inquadra nella più vasta 1 rivoluzione mondiale che tende a iftrappare alla Gran Bretagna nei tre Continenti del mondo antico, !11™ Poslzl.on.e dl Pregio acquijstata con il favore di una politica I mercantile durata troppo tempo, Un...nuovo equilibrio delle forze ^politiche mondiali tenne a costi¬ tuirsi sulla base dei nuovi elementi del numero, del sangue, della fecondità e dei bisogni dei popoli: elementi che sostituiranno quelli i ormai caduchi del possesso del l'oro e della estensione dei traffi ci. Vogliamo dire che i popoli P gli Stati vanno fissando nuovi rapporti tra loro: rapporti orga¬ >«« fondati su a capac tà e pos | ihiHtfl rii (,;„,.,,,lno 'Pm un te„a. ! ??°mt*_™_F!asFu_n0,' _c?n, SLL^B me costante tra i vari elementi 1 d, territorio della popolazione della rjccnezza g. osservano'insomma, per ef f tt deU>aumeniata popolazione e dejj.enorme sviluppo e rapidità dèlle comunicazioni negli ultimi .,„.„__, ,,„„ fPr,nmenl che anna- , , i a i o a a l , decenni, due fenomeni che appaiono in contrasto e che obbediscono a una medesima logica. Da un canto l'Europa reagisce alla esasperazione del nazionalitarismo ci al particolarismo e alla polverizzazione dei gruppi etnici, e tende a ordinarsi attorno alle grandi unità razziali e geografiche; dall'altra, l'Africa e l'Asia tendono a uscire dalla vasta nebulosa britannica e a ordinarsi organicamente attorno ai nuovi centri indigeni di potenza, di produzione e di vita. Ripetiamo: sono fenomeni che ripetono quelli che si verificarono con la frattura del mondo romano. Così, faticosamente e sanguinosamente, l'Umanità, che pareva impigrita nell'ideale della comodità borghese, riprende il suo duro cammino di civiltà e di progresso obbedendo alle nuove leggi di sviluppo e dl vita. Ugo d'Andrea

Persone citate: Avarna, Carlo Avarna, Giuliano Stramigioii, Gualtieri