Battesimo del fuoco dei " Sorci Verdi "

Battesimo del fuoco dei " Sorci Verdi " NXSI CIEImI EImImENICI Battesimo del fuoco dei " Sorci Verdi " (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) DA UN NOSTRO AERODROMO dicembre. , \iS»f» ì L °nZ° ?he\„" °l"''!°J.'.l ".!L"°?Ì'°,;a?r^™'Ue mo un muoio gruppo di «Saar rieri ». ma il servizio giornalistico delle visite e qualche volo di guerra, non mi avevano ancora permesso di vederli da vicino e di intrattenermi con i loro comandanti e con i loro piloti. Me ne fornisce oggi l'occasione la visita compiuta da un gruppo di giornalisti germanici, ai quali si unisce il collega giapponese Hirosi Kitamura, del Jomiuri Shimbun. Simbolo leggendario Mentre si attraversa il campo umido e attaccaticcio a causa di recenti acquazzoni, io racconto al collega giapponese l'avventura di quello « Sparviero » che si buscò ISO colpi di scheggia di mitraglia e che non dì meno' ritornò al campo con tutto l'equipaggio illeso. Il collega annota. Quando si arriva vicino a uno .« Sparviero », egli però cessa di prendere appunti per esaminare con pacata attenzione l'apparecchio. Ad un tratto, puntando il dito, esce in una sonora e larga esclamazione: «1 sorci verdi ». Dice « / sorci verdi » in una maniera tutta sua che Hirosi Kitamura si trova in Italia da poco più di un mese. Io alzo gli occhi sulla fusoliera. Brillano difatti, in un verde lacca, i tre leggendari sorectti dal musetto aguzzo e dalla lunga coda arrotolata all'insù. Il collega giapponese riprende in fretta il libriccino degli appunti e domanda: — Sono quelli della trasvolata da Roma a Rio de Janeiro?' I vincitori della Istres-Damasco-Parir/i? — e aggiunge a spiegazione della sua insospettata competen za: « In Giappone si è parlato molto delle avventure dei Sorci Verdi ». Gli risponde un pilota, un gio vane tenente dalla barbetta ap pena accennata: — Gli apparecchi non sono più quelli e nemmeno i piloti; i piloti del colonnello Bisco e del capitano Bruno Mussolini sono sparsi in vari campi, portano altri apparecchi, che hanno già compiuto numerose e difficili azioni di guerra. Quando la gloriosa pattuglia si sciolse, il simbolo leggendario venne passato al nostro stormo, come portafortuna e soprattutto come segno di vittoria. Noi che siamo tutti giovani e la guerra la vediamo adesso per la prima volta, siamo orgogliosi di tale simbolo. E' uno sprone. E vorremmo essere degni dei vecchi piloti e delle gesta dei vecchi apparecchi. Il giovane tenente dalla barbetta appena accennata parla in questo modo con voce pacata. Le parole sembrano venirgli direttamente dal cuore. E attorno a lui gli uomini dell'equipaggio, gli avieri di manovra, assentono con il capo e con uti brillante lucore negli occhi. Il collega giapponese annota sul suo libriccino con scrini che certo lui solo sarà in grado di comprendere. E così i colleglli germanici, che intanto hanno fatto cerchio. La prima "sdrumata,, Su domande che gli piovono da oani lato, il tenente racconta il primo fatto di guerra dei « Sorci verdi ». — Volemmo essere impiegati il giorno stesso del nostro arrivo. — Venivate da molto lontano? — Abbastanza, ma la stanchezza del trasferimento nessuno la sentiva. Si era desiderato tanto quel gionio... Ognuno aveva fatto j suoi calcoli, si era preparato un suo piano. Inutile dire che in realtà non successe nulla di quello che si era progettato, perchè la guerra è una cosa seria. Si deve combattere secondo un piano che non siamo noi a tìacdare, ma i nostri superiori; e seguire direttive e regole precise. E questo è quanto abbiamo fatto. — E quale fu il vostro primo im ■piego ? — Un impiego di carattere tot tico, nella zona di Ferali. Si doveva battere la strada ri" Gianina a Perati Dio mio, q, andò fummo sull'obici ino c'era fu tutt: noi una certa emozione; si teme • di non li bene. Invece i nostri tiri, ca¬ me in seguito dimostrarono le fqtografie, riuscirono precisi. Tutta la serie di bombe piazzata lungo \la strada. Gli è che nel momento \àello sgancio, l'emozione scampar- U>e completamente da ognuno di noi. Si pensò che si doveva far be- i n e e a l i l ? a o o n e n i a o a n ¬ ne e che si poteva far bene, che naturalmente avremmo fatto bene se non altro per quei tre sorci dipinti sulle nostre fusoliere. In seguito ci prendemmo l'abitudine e delle « sdrnmate » ne abbiamo da te parecchie nella zona SajadaLiopesi-Kotzika nella zona di Mali-Miciani e Miciani-Frasheri e in quella di Sotira. Qui a Sotira abbiamo incontrato la reazione contraerea. — Violenta t — Motto violenta e molto precisa. 1 colpi scoppiavano attorno a noi, in mezzo a noi. Ci seguirono sempre precisi e sempre implacabili, mentre si cercava l'obiettivo, mentre si puntava e mentre si filava via. Per. un certo tempo avemmo l'impressione di tirare fra gli scoppi, di insinuarci fra di essi di evitarne uno, ina di stare attenti a non incappare in un altro, come nelle gare di sci, quando si contornano gli ostacoli. Ci capitò anche un paio di volte di infilare nuvolette di fumo lasciate nel cielo dallo scoppio delle granate dirompenti. Se ne sentì l'odore acre e aliora si ebbe per la prima volta l'esatta sensazione della guerra fi del pericolo della guerra. — Quello perciò è stato il vostro battesimo del fuoco? — domanda un giornalista germanico. ■—■ Si.' In qualche azione precedente si era avuta un po' di reazione contraerea, ma cosi lontana e debole, che non vi si fece nemmeno attenzione. — L'avete già provata la caccia nemica ? — Finora no. E a dirvi la verità, questo ci secca un poco, perchè desideriamo avere anche noi, come gli altri « Sparvieri », come gli « Alcioni » e le « Cicogne », qualche apparecchio nemico abbattuto. — E oggi che fate? Il tenente indica il cielo e specifica: — Qui la visibilità è discreta, ma laggiù... Il bel tempo difatti è durato poco. Stamane i referti meteorologici provenienti dall'Epiro sono poco confortanti. Nubi, doppio e triplo strato di nubi a 1200 e 2500 e !f000 metH. Però — aggiunge il tenente dei Sorci Verdi — abbiamo mandato un apparecchio a vedere; nfl attendiamo il responso da un »mmento all'altro.' Sorpresa fra le nubi Le macchine sono pronte. Il responso difatti non tarderà ad arrivare. Non che il tempo si sia fatto improvvisamente bello, ma la tramontana, che da qualche giorno infuria violentemente, ha operato uno squarcio nella prima coltre nebulosa, ha aperto una voragine, una specie d'imbuto attraverso cui si potrà i^edere l'obiettivo militare e colpirlo. E la pattuglia dei Sorci Verdi si affretta a partire. Sarà di ritorno qualche ora dopo. Corriamo incontro agli apparecchi che atterrano. « Si — c'informa il tenente dei Sorci Verdi — abbiamo incontrato uno squarcio. Ma attraverso lo squarcio non si poteva vedere nessun obiettivo. Allora ci siamo insinuati sotto le nubi e per un buon tratto, abbiamo volato in una vallata fra due lati montagnosi. Non so come i nostri grossi apparecchi siano riusciti a passare là dentro. Certo noi dovemmo arrivare veramente inattesi, perchè si trovarono accampameli ti e assembramenti di truppe allo scoperto. Ci fu facile rovesciar loro addosso il nostro carico. Si volava cosi bassi! ». « Non vi fu una reazione contraerea ? ». « Si, e con le mitragliatrici. Una pallottola mi passò fra le gambe un'altra mi sfiorò il gomito sinistro, una terza: eccola qui, s'incastrò sotto il mio predellino ». «L'avete scampata bella. Una bella fortuna! ». « Naturale che io ho fortuna risponde il pilota; e rivolgendosi verso la fusoliera: — altrimenti che cosa stanno a fare i tre Sorci Verdi ? ». Paolo Zappa

Persone citate: Bisco, Bruno Mussolini, Hirosi Kitamura, Kitamura, Paolo Zappa, Perati

Luoghi citati: Giappone, Italia, Mali, Rio De Janeiro, Roma