L'economia romena col regime di Antonescu di Italo Zingarelli

L'economia romena col regime di Antonescu L'economia romena col regime di Antonescu Eliminazione degli ebrei, nazionalizzazione di aziende, sviluppo degli scambi con l'Asse'! (DAL NOSTRO INVIATO) BUCAREST, novembre. Chi condivida l'opinione di Vilfredo Pareto che il mondo è retto da interessi e da affetti, e che tutto sta a vedere quale dei due fattori di volta in volta prevalga, ha da considerare gli scambi economici una delle realtà tangibili della politica internazionale, realtà di tanta efficienza che riesce a neutralizzare, fra i pcpoli, la diversità j tidelle ideologie. Da ciò risulta che i rapporti fra due Stati o fra gruppi di Stati, possono essere detti perfetti o armoniosi al massimo grado quando all'intensità dei traffici corrisponde l'identità delle tendenze politiche. E sotto questo a-Iròspetto particolarmente favorevole I dacon.„tostemilregs'lesucagradspsi presentano oggi le relazioni fra la Romania e l'Italia (e fra la Romania e l'Asse). Il problema ebraico I popoli latini sono un po' ostili alle scorribande nel mondo economico, nel quale si urta contro tonnellate di carbone, cereali e legnami, montagne di rninerali, piramidi di prodotti chimici e si debbono contare a centinaia i treni di vagoni-cisterne o di carri-bestiame e con cifre quasi astronomiche i filati: questa è materia di tecnici, pensano i popoli latini (che tecnici ne hanno però di ottimi) e non è quindi necessario che le masse sappiano che la potenza in dustriale di certi Paesi si basa sul numero degli altiforni o sul nume ro delle spole delle sue filature. Ma nella nostra epoca caratterizzata dal sostituirsi dei concetti « lavoro » e « merce oro > ai vecchi prlncipii finanziari ed economici non è possibile comprendere nessuna situazione politica, se allo studio dei governanti e delle tendenze di un Paese o di un settore non si accoppia la conoscenza delle condizioni economiche locali, anche perchè la forte ingerenza del capitale straniero è in molti casi il fattore determinante della politica estera dello Stato in questione. L'esempio della Grecia, costretta a giuocare la propria esistenza dall'Inghilterra che ne controlla le entrate e ne amministra i risparmi, è il più recente. Ugualmente si può dire che il problema ebraico non sarebbe mai più assurto, dal punto di vista razziale, all'importanza che tutti conoscono, se nel campo economico non si fossero visti gli ebrei occupare posizioni che permettevano loro d'influire sulla vita politica e sociale. Le ' posizioni tenute qui dagli ebrei erano, come abbiamo visto, nelle banche, nel commercio e nell'industria, dominanti: e salito al potere il regime legionario-nazionale, gli ebrei hanno sospeso ogni loro attività, astenendosi dall'ordinare merci, dal ritirare quelle già centi in dogana e dal saldare fat ture, in quanto considerando incerta la propria situazione e dubbia la conservazione del patrimonio acquisito non si sono neppure spaventati delle conseguenze del l'eventuale fallimento. Qualche loro fabbrica ha ripreso a lavorare solo dopo che il Governo ne ha minacciato l'espropriazione. Grande è lo sforzo che la Romania dovrà compiere per sostituire gli ebrei con elementi nazionali ed è fortuna che questa sostituzione venga facilitata dall'economia di guerra, che eliminando la possibilità della libera concorrenza attenua i rischi e dà tempo agl'inesperti d'impratichirsi. I tecnici stranieri rimangono, d'altro canto, ai loro posti; un vigoroso aiuto si attende dal Reich soprattutto nei rami che più gli premono. Il controllo statale Nell'esaminare l'azione che il nuovo regime vuole svolgere nel campo economico, bisogna tener presenti le premesse fondamentali del suo programma politico: nazionalizzare (ma non sempre e dovunque nel senso di statizzare) e mettere le risorse del paese al servigio della collettività. I criteri dell'Italia e della Germania sono accettati in pieno. Lo Stato afferma il suo diritto d'intervento in modo netto: ove lo imponga un interesse militare o sociale, un'esigenza superiore qualsiasi, lo Stato può assumere l'esercizio di un'azienda industriale che sia stata chiusa o della quale sia stato so speso lo sfruttamento (e non soltanto nel caso che si tratti di una azienda ebraica) affidandolo ad apposita commissione; il proprietario rimane interessato agli utili in una misura limitata al 5 per cento del guadagno netto. Lo Stato legionario nazionale ha pei deciso che avvenendo trapassi di aziende gli operai conservano i loro diritti e che nessun operaio romeno e cristiano può essere licenziato senza il benestare dei competenti organi. Altresì lo Stato controlla, ad evitare l'ingiustificato rincaro di articoli industriali, i cesti di produzione (mediante delegazioni imposte alle varie aziende) e siccome i cartelli di carattere monopolistico esercitarono perniciosa influenza, costringendo i consumatori a subire i loro prezzi, ecco nascere sindacati obbligatori sotto vigilanza statale, che ugualmente hanno il compito di stabilire un più equo rapporto fra costo di produzione e prezzo di vendita e fra prezzo di vendita e potere d'acquisto della popolazione. Al tempo stesso i nuovi sindacati hanno da favorire la romenizzazione delle aziende. Uno dei primissimi sindacati costituiti è stato quello dei macellai grossisti di Bucarest, di poco preceduto dal sindacato delle fabbriche di aceto. Superfluo allungare l'elenco: interessante è il principio, convalidato da una legge contro il sabotaggio economico, che per i colpevoli prevede la confisca dei beni, i lavori forzati nelle miniere e perfino la pena di morte. La direzione sta nelle mani di una specie di Stato Maggiore econemico che deve indagare le condizioni effettive della vita economica romena, elaborare un piano,, steraldgla(dErmttlgcgclanallsCsFrpercpcratpcemlpvslmrdcvntmRdntnsaApdmmzgmdrlltSnnL ! a titoli nominativi rò, per dare un'idea della rapidità|so dell'applicazione di tali leggi, che|aial 5 di ottobre, a un mese di di- ' nicoordinare l'attività dei varii mi-imnisteri economici, armonizzare l'e- ! tr.„.„„,!, hì oiicrra mn la nrivata futonomia di guerra con la privata .sostabihre un equilibrio nei rapporti tleconomici intrattenuti dalla Ro-)Camania con altri Stati, garantire j pril rifornimento della popolazione, regolare il consumo e via di seguito. Per nazionalizzare, lo Stato s'è assicurato il diritto d'invitare le società per azioni a rendere i e cosi riesce untigichladedisubito a sapere dove si nasconda!ancapitale straniero — e di desi-,dugnare commissarii i quali natu-itrralmentc hanno anche il compilo I cadi vigilare affinchè la gestione ri-^P „„; .-.H: iì ni lisponda agi interessi nazionali. Di- |me i o n n o a a d i r a i o o i e o o e i a i a stanza dalla crisi dinastica, già esistevano commissarii per quarantatre aziende; successivamente deedtui i dle ne nominarono per la Società [ mdei telefoni (un emanazione del ; cogruppo americano Morgan), per lela fabbrica di pneumatici Banloc|la(fondata con concorso stranieroitedalla divorziata Regina di Grecia s°Elisabetta, sorella dell'ex Re Ca-Ite. ' . ., . ... „ inrol), per la Società petrolifera Ro-15mano-Americana eccetera ecce-iptera. sin„___„■„ „„_ zCommercio con I Italia ipNon appena lo Stato impugnerà 1^availcaslaabsddcPsdtmiddtrgotutte le leve, anche gli scambi con l'estero potranno e dovranno svolgersi con normalità maggiore, e chi dice « scambi con l'estero » oggi vuol dire scambi con l'Italia e con la Germania, giacche durante la guerra quelli con altri paesi sono praticamente esclusi. In breve accenneremo agli scambi fra Italia e Romania, dove il capitale italiano è anche rappresentato in discreta misui-a, grazie alla Banca Commerciale italo-romena, alla società petrolifera Prahova, alla Foresta, alle Assicurazioni generali di Trieste e alle compartecipazioni alla Dacia, alla Romitcx e ad altri stabilimenti tessili. Però la questione degl'investimenti capitalistici (che conoscitori del paese vorrebbero, malgrado l'incertezza del momento, incoraggiare, essendovi industrie di sicuro avvenire le quali meriterebbero tutto l'interesse e del nostro ca-l lpitale e della nostra tecnica) fencosa diversa: lasciamola studiare ! ne risolvere a chi disponendo mezzi e d intuito sappia anche sol-|slecitamente agire. [dLa Romania fornisce all'Italia petrolio e derivati, cereali e deri-| vati, legname e prodotti derivati, semi oleosi, poco bestiame. L'Italia fornisce alla Bomahia •in primo luogo filati di cotone, canapa, raion e lana (che da soli formano dal 60 al 70 per cento del totale), cereali e loro derivati, ferro e lavori in ferro, apparecchi, macchine e motori, quindi altri prodotti tipici italiani. La bilancia commerciale registra un attivo per la Romania superato unicamente dall'attivo negli scambi fra Romania e Inghilterra: ma ora l'Inghilterra è, come compratrice, eliminata. Per la Romania. l'Italia è sempre stata un'ottima cliente: anche prima della campagna di Abissinia, noi compravamo qui più di quanto non vendessimo e durante la stessa campagna la Romania non prese più nulla da noi, ma noi acquistammo in propor- slrgncsc, sziom ancora maggiori, raggiun-, mgendo importi annui di circa 3001 imilioni di lire. Verso il settembre i adell'anno scorso le nostre fornitu- gre avevano raggiunto di nuovo I pi ml'antico livello, ma le compere ita- sliane risultavano quasi raddoppia-. te, e il petrolio veniva m testa. iSuperfluo dire che scoppiata la nuova guerra europea il ritmo dei nostri acquisti s'è fatto intenso. La Romania ha insomma trovato nell'Italia (come nella Germania, si capisce) compenso per altri mercati che a poco a poco per lei si chiudevano. Ma utile sarebbe accrescere le nostre esportazioni, magari estendendo lo studio di questa possibilità all'intera penisola balcanica, la cui industria tessile attualmente — tanto per dare un esempio — ricerca avida i nostri filati. Or ganlzzazione commerciale e conoscenza dei mercati costituiscono, in materia, le premesse del successo: il produttore che va alla ricerca di un mercato nuovo quando vi arriva non deve com portarsi come uno che cerca di vendere una partita di merce e, basta, senza preoccuparsi nè dei !Gli arabi accolgono con gioiaGli arabi accolgono con gioiametodi nè della concorrenza nè deldomani. Dove la concorrenza stra-l niera s'impóne stabilmente, è per- ì che la sua organizzazione le per- i mette di far credito, di dar merciin deposito e a volte di fornire b,al rappresentante i mezzi per sdo- ;ganare la merce. La scelta del irappresentante esige le principali !cure, va da sè: e in questo cam-;po, mentre dalla vita economica!romena si vanno eliminando dagliebrei, quasi tutto è da rifaraifetedeschi se ne stanno occupando da più di un anno, sostituendo gli ebrei o con romeni, o con società di recente formazione, o con sud- diti del Reich che vengono a sta-bilirsi qui. Non sarà difficile nem- _,„_„ „,,,■,.,.„,. . : meno ali Italia costituire una si-nule avanguardia della sua indu-stria: facendolo, il terreno chean-diamo guadagnando grazie allo stato di guerra, in avvenire sarameglio mantenuto. Italo Zingarelli

Persone citate: Antonescu, Vilfredo Pareto