Guai e novità del ciclismo francese

Guai e novità del ciclismo francese Guai e novità del ciclismo francese PARIGI, dicembre. Lo scenario di questa intervista è uno dei camerini dell'A.B.O, teatro di varietà dei granda boulevards. I personaggi sono chi scrive e Maurizio Archambaud, corridore ciclista sui cui meriti è inutile insistere; basterà ricordare agli smemorati che egli è l'attuale detentore del primato mondiale dell'ora, conquistato, anni fa al Vigorelli di Milano dopo un mese di attesa paziente e di sforzi ostinati. — Tornando a Parigi — gli dico mentre cerco posto muovendomi a stento fra un groviglio di biciclette e di pezzi di ricambio gettati alla rinfusa — sono rimasto meravigliato nel vedere il vostro nome insieme a quelli di Mithouard, Chaillot e Choury sul manifesto di un teatro di varietà. A che cosa è dovuta questa metamorfosi? — Ai tempi. Il ciclismo francese è oggi in piena anarchia, e di questa anarchia taluni organizzatori vorrebbero approfittare sfruttandoci senza scrupoli. I ranghi degli « assi » non hanno subito falcidie per cause di guerra. Lamentiamo soltanto la perdita di Emilio Diot, saltato in aria, a quanto si dice, con un autocarro di munizioni, e del povero Mallet, che ha avuto le gambe paralizzate in seguito a una ferita. Eppure, ad onta di tutto questo, ad onta dei programmi interessanti che si potrebbero combinare, se vogliamo guadagnare qualche foglio da cento è qui che ci dobbiamo esibire, al varietà, e non al velodromo d'inverno dove saremmo pagati quasi nulla. Alla inevitabile confusione creata dalla sconfitta si è aggiunto, così, quest'altro fattore di disorganizzazione per mandare lo sport ciclista alla malora. Durante l'inverno che si inoltra, io e 1 miei compagni compariremo sulle... piste di Subivo, dell'Européen, del Houlìn de la Gaiette e dei locali del genere di Parigi. Prima di tutto, il pane quotidiano. E' vero che corriamo, per modo di dire, sui rulli, invece che sulla pista o sulla strada, ma bisogna adattarsi in attesa di tempi diversi, tanto più che le « Sei giorni » hanno cessato di esistere. 911 — Proprio cosi. Le * Sei giorni * appartengono oramai ai passato. L'Unione velocipedistica francese non ha osato annullarli esplicitamente; ha proibito semplicemente le corse eccessivamente lunghe e il tiro è stato giocato. E non è tutto. L'U.V.F. ha pure soppresso la categoria degli indipendenti e. inoltre, ha consegnato al commissario generale dell'educazione fisica e degli sports una lista ridotta dei professionisti da essa riconosciuti per l'anno prossimo. Questa lista comprende 326 nomi invece dei 678 del 1939. A part.re dal mimo gennaio 1941, 352 corridori* cesseranno di essere tali. Essi poti anno correre, è vero, come dilettanti, ma questa concessione appartiene... al novero dei brutti scherzi. Non è il caso di prenderla sul s?rlo, tenuto conto anche che l'U.V.F., dopo avere soppresso tante cose, corre in questo momento il rischio di venire soppressa a sua volta. — Sarebbe a dire? — Sarebbe a dire che dal dieci 1 corrente il commissario degli sport, Jean Borotra, ha incaricato ufficiF.lmente il dottor Zwahlen di I procedere a un'inchiesta sugli affari dell'Unione. Il suddetto dottore non ha nascosto che ha inI tenzione di procedere a cambiaì menti radicali nella gestione del j ciclismo francese ed eccoci in attesa di questo... repulisti. — Riassumendo: la «Sei giorni* jsoppressa, la categoria degli indipendenti pure, 352 corridori elimijnati come professionisti, gli «assi» j costretti ad esibirsi al varietà per (guadagnare un po' di quattrini, un'inchiesta in corso all'U.V.F. che :cambierà certamente di fisionomia e di personale: questo è. a grandi linee, lo stato attuale del ciclismo I francese. Riuscirà la riforma anìnunziata a infondergli nuova vita? IA quali criteri essa si ispirerà? 1 — Stando alle indiscrezioni, | l'Unione, che in avvenire si chia1 mera Federazione francese di cijclismo. non verrà più diretta da 1 persone che si sceglievano scamI bie volrucn te, ma sarà l'emanazione diretta dei corridori francesi. Le società saranno rappresentate nel suo seno da delegati che designeranno, per via di elezione, le diverse commissioni e il comitato direttivo. — Un'ultima domanda: parlatemi un po' di Aymar, che ha battuto l'altro giorno al velodromo d'inverno il locale primato dell'ora con grande facilità percorrendo km. 44,155. In questa occasione la stampa ha affermato, e continua ad affermare, che egli, al Vigorelli di Milano, avrebbe certamente battuto il vostro primato. Siete anche voi di questo parere? — Nemmeno per sogno. Io non mi credo un superuomo e perciò affermo che chiunque può portarmi via il primato dell'ora. Ma bisogna andare piano colle affermazioni. Dal dire al fare c'è sempre di mezzo il mare. Esistono molti corridori, mettiamo cento, che possono fare 44 chilometri in un'ora: ma sono già molto meno quelli capaci di fare 44,155 e cosi via. Battere il mio primato, che è. ricordiamolo, di km. 45,580. non è, perciò, cosa tanto facile. Occorre un insieme di circostanze — la classe, la forma, la buona stagione, il tempo favorevole, ecc. — che bisogna afferrare a volo quando si presenta. Io sono rimasto un mese a Milano per questo motivo. I miei tentativi furono numerosi prima di quello che vitine poi coronato dal successo. Aymar, se vorrà riuscire, dovrà fare come me. Egli ha una possibilità di vittoria, ma non di più. Tutto il resto non è che chiasso giornalistico. Ed ora, caro signore, lasciatemi. Debbo farmi massaggiare e dare un colpo d'occhio alla macchina. L'ora di entrare in scena si avvicina. Arrivederci. So volete del biglietti di favore chiedeteli pure alla cassa a mio nome... Carmelo Puglionisì

Persone citate: Carmelo Puglionisì, Choury, Emilio Diot, Jean Borotra, Mallet, Maurizio Archambaud, Vigorelli

Luoghi citati: Milano, Parigi