La sistemazione della zona Augustea Il grande fregio di Alfredo Biagini

La sistemazione della zona Augustea Il grande fregio di Alfredo Biagini La sistemazione della zona Augustea Il grande fregio di Alfredo Biagini Roma, 25 novembre. (I. b.) — Intorno al rudero del mausoleo di Augusto, dopo le demolizioni avvenute negli anni scorsi, c'è un vasto cantiere che, attraverso le impalcature, rileva le sagome dei nuovi palazzi. L'isolamento del sepolcro imperiale non ha avuto solo uno scopo archeologico, per quanto nobilissimo, ma anche uno urbanistico per facilitare le comunicazioni in uno dei punti vitali del centro: questo va detto per coloro che, non vedendo ancora le strade, potrebbero credere che si sia esagerato per solo amore dell'archeologia. Per ora intorno al rudero non si vede che la piazza disegnata con un criterio unitario evitando la monotonia con le varie modu dnngdinbleesitcqMtSICèinaAlazioni che l'architettura assume ; psulle varie fronti. L'architetto Vit- p'Ssulle varie fronti. L'architetto Vit torio Ballio ha dato ad essa la forma di una C, aperta verso il Lungotevere su un lato, dove è già sorto il Collegio Illirico, la cui loggia sarà adornata da un affresco esaltante i Santi nazionali degli Illirici. Inoltre a fiancheggiare la abside della Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo (quest'abside, sia detto fra parentesi, vale molto più della facciata) sorgeranno le statue dei due santi affidate agli scultori Arturo Dazzi e Attilio Selva, entrambi accademici d'Italia. L'architetto Ballio si è studiato cbdlzgzcrmoiulIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIin di dare alla piazza, ancora senza,gnome ma certo più in là con uni gnome che richiamerà la gloria augustea, il colore di Roma servendosi del travertino nelle sue varie intonazioni: dal bianco di Tivoli al biondo carico di Monsummano, alle cortine rosse di mattone. Gli edifici concepiti modernamente senza staccarsi dalla tradizione italiana si accordano anche con i colori del sepolcro imperiale, il quale sarà sistemato da Antonio Munoz. Tutta la parte monumentale circostante, cioè le chiese di tmtBtptdlgsdSan Rocco, di San Girolamo degli;^Illirici e dei Santi Amoroso Carlo, ricche di arte e di storia. è stata, più che rispettata, messa Sin maggiore evidenza. Ad essa va aggiunto il prezioso gioiello della ■Ara Pacis Augustae custodita | ; provvisoriamente nel prossimo! portico chiuso da grandi lastre di : 'Sfiotóiin nh» in ™t,-a c.Jcristallo che in seguito potrà su-i bire qualche modificazione. L'Istituto fascista della Previdenza Sociale, che si è assunto l'onere finanziario della sistemazione della zona augustea, ha largamente ottemperato alle disposizioni impartite perchè gli edifici costruiti da enti pubblici siano arricchiti di sculture, di pitture, di mosaici. Gli artisti che con le lorc ■ opere figureranno nei palazzi che inquadrano l'Augusteo, formano iun bel gruppo: l'accademico d'Ita- lia Ferruccio Ferrazzi, con un! grande mosaico; gli scultori Rug gerì, Vigni, Coccia, Mirco Vuce- tich, Crocetti, Torresini, Pini, Emilia Vitali, Vannetti, Taddei, Toti, Biagini; i pittori Pippo Rizzo, Barrerà, Rosso. Delle singole opere diremo a suo tempo. Fermiamoci per ora sul primo lavoro di scultura compiuto. E' il fregio di Alfredo Biagini, destinato ad ornare la facciata dell'Istituto di Previdenza, e apre degnamente la serie delle future Mostre. Esso ha una lunghezza totale di 41 metri; è in marmo statuario dsts^ Z^^^T^,\v „°,f ' u «orn- » ^^Ìr,?!^^Ii 1 Snatote E wle e^rfS rannresenta7 one lX varie àtti^l ■^^^^•■'brotette di: ,Yt a;..P/„ „/lsi?" at'.. ?I°„"!„.aJ '„'1'; fr,"L„' ,^/ÌaJ"0 nLuJ'ad essa seguono una scena della j' , fe7faratòre cSfrl» e un cavallo per presentare le ope- ^Spo^^ , „ ; ^?1e"fa,Ji,S»l inwt^f= I aeu «siscenza. au intanzia. Alfredo Biagini ha atteso perjcirca quattro anni al compimento:un terrazziere, un fabbro, un mu ratore, un quadro simboleggiante la maternità, il gruppo della pre¬ di quest'opera che ci' sembra una rielle sue più significative. Egli ha svolto questi motivi qtuasi in istato di grazia preoccupandosi di dare ad ogni figura una espressione di viva spiritualità, così che potessero tutte insieme esaltare la santità della famiglia e del lavoro. Senza ispirarsi a nBssuno dei grandi modelli del passato, senza cadere in nessuna imitazione stilistica, volendo anzi restare moderno, egli è restato nella tradizione e ci ha dato una c.omposidi vasto respiro, per molti zione di vasto respiro, v^OÌ perfetta. I suoi" tipi non che italiani: dai loro voTti tra¬ spaiono la bellezza e la salme, la f°ra e intelligente, la ras- see'nazione alla fatica Pianante accettata, la gioia della vita inAesa come una sacra missione. Con ciò no stati studiati negli ospedale e nej manicomi. e cheBi SU0Ì motftvi *f™ °?*£*r& g™* ,e «guidelli a^mSf nÉ aggiungono a tutto il quadro vivo incanto che non ha nulla di arcadico, nulla di falso, ma si fonda con quello che circonda i volti umanissimi dei bimbi, delle don, dei lavoratori che l'Istituto fa- jscista della Previdenza sociale as:siste e protegge. i ,

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